Come eseguito per le aggregazioni aziendali, ho analizzato i bilanci del campione rispondendo ai quesiti della check list, così da capire in che modo, generalmente, sono riportate e rilevate le attività immateriali nei bilanci redatti secondo i principi contabili internazionali.
Anche in questo caso specifico ho riscontrato un livello di uniformità generale nella rilevazione di questi assets. Infatti i bilanci, seguendo una struttura tipica più o meno estesa, sono risultati efficacemente analizzabili.
Ognuno di essi nella prima parte rileva il valore totale delle attività immateriali nello Stato Patrimoniale. In seguito mostrano distintamente , quando presente, a Conto Economico l’impatto dei costi di ammortamento di tali attività sulla redditività generale per poi proseguire evidenziando nel Rendiconto Finanziario come l’acquisto o la vendita di questi assets ha inciso su di esso.
Successivamente nella parte descrittiva ed indicativa dei principi contabili adottati ogni azienda riporta la descrizione delle attività immateriali facendo riferimento al principio contabile Ias 38.
Infine ogni società prevede una sezione apposita nelle note al bilancio alle attività immateriali, dove ognuna di esse descrive dettagliatamente le attività immateriali detenute e riporta le variazioni annue avvenute spesso attraverso l’utilizzo di una tabella.
Adesso procederò all’analisi vera e propria attraverso la check list:
Anche per queste attività i quesiti si riferiscono alle informazioni integrative del principio contabile Ias 38. La check list riferita alle attività immateriali è suddivisa in 5 gruppi di quesiti, ovvero :
1. attività materiali in generale 2. attività materiali rivalutate 3. ricerca e sviluppo
4. altre informazioni 5. avviamento
nonostante tale suddivisione, ai punti 2 , 3, 4 non ho quasi mai riscontrato risposte sufficienti per una corretta analisi. In particolare, nessuna delle 40 società prese a campione ha rivalutato una attività nell’esercizio preso in esame ( 2015 ) e stessa cosa con riferimento alle altre informazioni come spiegherò in seguito.
6.1 : Attività immateriali
321) Per ogni classe di attività immateriale, distinguendo quelle generate internamente dalle attività immateriali, sono state fornite le seguenti informazioni:
6.1.1
a) Se sono a vita utile definita o indefinita e, se definita, la vita utile o il tasso di ammortamento utilizzato; b) il periodo di ammortamento e il metodo di ammortamento utilizzato per le attività immateriali a vita
utile definita;
Questi primi 2 quesiti pongono una grossa distinzione nella rilevazione delle attività immateriali. Difatti dividono chi, soprattutto al punto a), le rileva correttamente, evidenziando le attività a vita utile definita da quelle indefinita, da chi non esegue questa importante distinzione.
Al punto a) ho riscontrato molte risposte positive, essendo appunto una distinzione cruciale: Atlantia Azimuth Holding Banca Generali Banco BPM Bper Brembo Buzzi Unicem Campari CNH Enel Eni Exor Fca Ferragamo Ferrari A2A S.p.A. Luxottica Mediaset Moncler Poste italiane Prysmian Recordati Stmicroeletronics Tenaris
Terna - Rete Elettrica Unipol
Unipolsai
Fineco Generali
Intesa san Paolo Italgas Leonardo Mediobanca Mediolanum Saipem Snam Telecom Ubi Unicredit 27 ( 67,5 %) 13 (32,5%)
Come è possibile evincere dalla tabella, quasi il 70 % delle società prese a campione rispetto la divisione delle attività immateriali tra quelle a vita utile definita e quelle a vita utile indefinita. Inoltre il punto a) richiede anche che, qualora venga effettuata questa distinzione, venga anche indicato il tasso di ammortamento utilizzato. Per spiegarlo meglio porterò come esempio un caso di una società che esegue questa distinzione con la specifica del tasso di ammortamento e un esempio di società che non ha diviso le attività immateriali.
Ad esempio Eni riporta non esattamente l’aliquota di ammortamento ma gli anni di vita utile dell’attività:
Un caso specifico in cui viene riportato l’aliquota di ammortamento è quello di Azimut S.p.a che evidenzia quella dei software applicativi, unica attività immateriale a vita utile definita detenuta:
Un caso invece in cui non viene fatta espressamente questa importante decisione è quello di Mediaset, che predispone un prospetto con tutte le variazioni annue intervenute , come analizzerò successivamente, senza però distinguere le attività a vita utile definita da quelle indefinita.
Al punto b) invece ho riscontrato risposte positive circa per il 70 % delle società analizzate (campione ristretto alle 27 società che hanno eseguito la distinzione di cui al punto a) ).
Banca Generali Banco BPM Brembo Campari Enel Eni Exor Fca Fineco Generali
Intesa san Paolo Italgas Atlantia Azimuth Holding Bper Buzzi Unicem CNH Ferragamo Ferrari Unicredit
Leonardo Mediobanca Mediolanum Saipem Snam Telecom Ubi 19 ( 70,37 %) 8 (29,63%)
6.1.2
c) il valore contabile lordo e l’ammortamento accumulato (insieme alle perdite per riduzione di valore accumulate):
• all’inizio dell’esercizio • alla fine dell’esercizio
In risposta a questo punto c), in ognuna delle 40 società analizzate, è stato possibile ottenere questa informazione. Difatti tutte le società riportano il valore contabile lordo dell’attività immateriali e l’ammortamento fin li accumulato e qualora ci siano, le perdite di valore.
Come già ho accennato precedentemente, quasi tutte le azione predispongono una tabella per le variazioni annue, che mostra per ogni attività immateriale il valore contabile all’inizio dell’esercizio, le variazioni intervenute ed infine il valore contabile a fine esercizio. Così facendo danno l’informazione del valore contabile dell’attività immateriale in questione facendo vedere le variazioni durante l’esercizio.
Ad esempio la società A2A SPA , ha proposto una tabella riassuntiva all’inizio della sezione riguardante le attività immateriali, per mostrare sin dal principio le variazioni dei valori:
Questo è appunto esempio che mostra chiaramente come vengono riportate le attività immateriali nel bilancio. Viene predisposta questa tabella da quasi tutte le entità esaminate ed è chiaro come venga rilevato sia il valore lordo finale che l’ammortamento di competenza dell’esercizio, ma su questo mi ci soffermerò più tardi.
6.1.3
d) la voce ( voci ) del prospetto ( dei prospetti ) dell’utile / (perdita) d’esercizio e delle altri componenti di conto economico complessivo in cui è incluso l’ammortamento delle attività immateriali:
Atlantia Azimuth Holding Banca Generali Banco BPM Generali Mediolanum Intesa san Paolo Italgas
Ubi Unipol Unipolsai
A2A S.p.A. Bper Brembo
Buzzi Unicem Campari
CNH Enel Eni Exor Fca Ferragamo Ferrari Fineco Mediobanca Luxottica Leonardo Mediaset
Moncler Poste italiane
Prysmian Recordati
Saipem Snam
Stmicroeletronics Tenaris Terna - Rete Elettrica Telecom
Yoox-Net-A-Porter Unicredit
11 ( 27,5%) 29 (72,5%)
Come si evince dalla tabella, poche aziende, appena il 27,5 % di esse, riporta il valore dell’ammortamento nel conto economico complessivo specificando quello riferito appunto alle attività immateriali. Solitamente le aziende nella relazione annuale finale riportano il valore delle attività immateriali di iscrizione a Stato Patrimoniale e successivamente registrano l’impatto degli acquisti o delle vendite di esse sul rendiconto finanziario. Pochi sono stati i casi in cui appunto ho trovato il valore dell’ammortamento delle attività immateriali riportate nel conto economico complessivo.
Un esempio potrebbe essere quello di Atlantia Spa. Questa società successivamente al rendiconto finanziario propone il prospetto di Conto Economico complessivo, evidenziando tra i costi quelli di ammortamento :
25
Viene quindi mostrato come il valore finale degli ammortamenti è composto e quindi viene evidenziato il valore dell’ammortamento delle attività immateriali dell’esercizio. Come è possibile notare nell’esercizio 2015 il costo per l’ammortamento delle attività immateriali è stato di 64.671 euro.
6.1.4
e) una riconciliazione del valore contabile all’inizio e alla fine dell’esercizio che mostri:
i. Gli incrementi, indicando separatamente quelli derivanti dallo sviluppo interno, quelli acquisiti separatamente e quelli acquisiti tramite aggregazioni aziendali:
A questo riguardo è più corretto, per una analisi precisa, scindere il quesito in 2 parti. La prima in cui viene chiesto se le aziende riportino una riconciliazione del valore contabile mostrano gli incrementi e la seconda in cui esse mostrino questi incrementi indicando separatamente quelli da sviluppo interno, acquisiti separati o da business combination.
Per quanto riguarda la prima parte, ognuna delle società analizzate, quindi il 100% di esse, riporta nelle note al bilancio gli incrementi avvenuti nell’esercizio. Come già ho mostrato precedentemente, tutte le società postano in bilancio una tabella indicativa delle variazioni annue intervenute nelle attività immateriali. Solitamente partono dal valore contabile a 31 / 12 /2014, ovvero dell’esercizio precedente e ci vengono sommati gli incrementi e sottratte le diminuzioni. Quindi , anche se per caso non sono presenti durante un esercizio , aumenti o incrementi del valore contabile, ci sarà una tabella che mostrerà come l’incremento intervenuto nel 2015 sia nullo.
Con riguardo alla seconda parte invece , non tutte le società hanno eseguito una distinzione in tali incrementi. Le attività immateriali, come suggerisce il quesito possono essere incrementate in 3 modi diversi: possono essere sviluppate internamente, possono essere acquisite separatamente o posso entrare a far parte degli assets aziendali in seguito ad una business combination. Eseguire una tale distinzione rende più veritiero e più corretto il bilancio. A tale seconda parte del quesito quindi la grande maggioranza delle aziende non ha risposto, non evidenziando tale distinzione.
Banca Generali Banco BPM Bper Generali Mediolanum Intesa san Paolo Prysmian Unicredit
A2A S.p.A. Atlantia
Azimuth Holding Brembo
Buzzi Unicem Campari
CNH Enel Eni Exor Fca Ferragamo Ferrari Fineco Italgas Leonardo Luxottica Mediaset Mediobanca Moncler Poste italiane Recordati
Saipem Snam
STM Tenaris
Terna - Rete Elettrica Telecom
Unipol Unipolsai
Ubi YNAP
8 ( 20%) 32 (80%)
Difatti soltanto 8 di esse, ovvero il 20% esegue una distinzione ben dettagliata degli incrementi che avvengono durante l’esercizio.
Ad esempio , per quanto riguarda Intesa San Paolo:
Dalla lettura di questa tabella si può notare come la sezione B relativa agli aumenti prevede delle voci ben precise per gli acquisiti distinguendo quelli intervenuti a seguito di una business combinations e anche una voce per gli incrementi di attività immateriali interne. Anche nei restanti 7 casi lo schema utilizzato è più o meno lo stesso.
ii. Le attività classificate come possedute per la vendita o incluse in un gruppo a dismettere classificato come posseduto per la vendita in conformità all’IFRS 5 e altre dismissioni
Ai sensi dell’IFRS 5, come già sopra menzionato, quando una azienda detiene una attività non corrente destinata alla vendita, ne deve dare espressa informazione in bilancio. La ratio di questa regola soggiace al
principio della prevalenza della sostanza sulla forma, perché potenziali investitori hanno il diritto di conoscere se un asset continuerà a far parte del patrimonio dell’impresa o se esso è in uscita.
Nessuna delle società analizzate ha rilevato dettagliatamente attività immateriali destinate alla vendita durante l’esercizio 2015. Le uniche società che però ne danno informativa nelle note al bilancio sono Eni e FCA. Infatti nei bilanci vi è , nella descrizione delle attività immateriali, una nota che fa riferimento alla valutazione delle discontinued operations.
Nel bilancio di Eni vi è riportato “La riclassifica a discontinued operations e ad attività destinate alla vendita
di €406 milioni è riferita per €395 milioni alle discontinued operations e per €11 milioni alle attività destinate alla vendita”. Quindi del totale delle attività immateriali , 11 milioni sono destinate alla vendita.
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iii. Gli aumenti o le diminuzioni avvenute nel corso dell’esercizio dovute a rivalutazioni in base allo IAS 38.75, 38.85 e 38. 86 e (qualora esistano) alle perdite per riduzione di valore rilevate o eliminate contabilmente tra le altre componenti di conto economico complessivo secondo le disposizioni dello IAS 36.
Prima di presentare i risultati dell’analisi occorre specificare che tipo di rivalutazioni siano quelle richieste dal quesito soprariportato. Lo IAS 38.75 riguarda la rivalutazione delle attività immateriali, dicendo che dopo la rilevazione iniziale, un'attività immateriale deve essere iscritta in bilancio all'importo rideterminato, cioè al fair value alla data di rideterminazione del valore al netto di qualsiasi successivo ammortamento accumulato e di qualsiasi successiva perdita per riduzione di valore accumulata. Per l'applicazione delle
26 eni.com/docs/it_IT/eni-com/documentazione-archivio/documentazione/bilanci-rapporti/rapporti-2015/Relazione- finanziaria-annuale-2015.pdf
rideterminazioni del valore in conformità alle disposizioni del principio IAS 38, il fair value deve essere misurato facendo riferimento a un mercato attivo. Tali rideterminazioni devono essere effettuate con una regolarità tale da far sì che alla data di riferimento del bilancio il valore contabile dell'attività non si discosti significativamente dal suo fair value (valore equo). Occorre anche menzionare, in relazione alla determinazione del fair value, che benché possa accadere, è insolito che vi sia un mercato attivo per un'attività immateriale. Quindi il prezzo pagato per un'attività potrebbe non fornire prova sufficiente del fair value (valore equo) di un'altra attività. Inoltre, i prezzi sono spesso non disponibili al pubblico. La frequenza delle rivalutazioni dipende dalla volatilità dei fair value (valore equo) delle attività immateriali oggetto di rivalutazione.
Il principio sotteso allo IAS 38.85, poi specifica che nel caso vi sia avvenuta una rivalutazione ai sensi dell’appena descritto IAS 38.75, dove va imputata e come va rilevata contabilmente tale rivalutazione. Infatti esso esplicita: “Se il valore contabile di un’attività immateriale è aumentato a seguito di una rideterminazione del valore, l’incremento deve essere rilevato nel prospetto delle altre componenti di conto economico complessivo e accumulato nel patrimonio netto sotto la voce riserva di rivalutazione. Tuttavia, l'aumento deve essere rilevato nel conto economico nella misura in cui esso ripristina una diminuzione di una rivalutazione della stessa attività rilevata precedentemente nel conto economico”. Successivamente lo IAS 38.86 prevede il caso contrario invece, ovvero il caso in cui il valore contabile è diminuito a seguito di una rideterminazione del valore e prevede che “la diminuzione deve essere rilevata nel conto economico. Tuttavia, la diminuzione deve essere rilevata nel prospetto delle altre componenti di conto economico complessivo come eccedenza di rivalutazione nella misura in cui vi siano eventuali saldi a credito nella riserva di valutazione in riferimento a tale attività. La diminuzione rilevata nel prospetto delle altre componenti di conto economico complessivo riduce l’importo accumulato nel patrimonio netto sotto la voce riserva di rivalutazione”.
Collegato a tale prima parte del quesito, vi è un quesito successivo, ovvero il numero 323, che prevede espressamente “ attività immateriali rivalutate”, ovvero se si riscontrano in questa prima analisi, casi di rivalutazione delle attività immateriali, in tale quesito successivo si scende più nel dettaglio.
La seconda parte del presente quesito analizzato invece fa riferimento ad un altro principio contabile internazionale, ovvero lo IAS 36, quello dell’impairment test. Nel caso in cui un’attività , nel nostro caso specifico , immateriale, sia iscritta ad un valore maggiore di quello recuperabile, allora gli amministratori devo procedere ad una svalutazione di esso. Per valutare il valore recuperabile è necessario fare l’impairment test così appunto da poterlo confrontare successivamente con il valore al quale è iscritto. I due quesiti successivi si rifanno anch’essi a questo principio quindi cercherò di trattarli congiuntamente. Atlantia Brembo Buzzi Campari Eni Enel
A2A S.p.A. Azimuth
CNH Banca Gen
Banco BPM Bper
Ferragamo Ferrari
Fineco Italgas
Exor Fca Leonardo Mediaset Poste italiane Prysmian Telecom Tenaris Unicredit Luxottica Mediolanum Mediobanca Moncler Recordati Saipem Snam STM Tenaris Terna Telecom Unipol Unipolsai Ubi YNAP 15 ( 37,5%) 25 (62,5%)
Il quesito in concreto richiede una riconciliazione del valore contabile che mostri all’inizio ed alla fine dell’esercizio gli aumenti o le diminuzioni di esso , in base a rivalutazioni o perdite per riduzione di valore. Ogni società nelle tabelle già descritte delle variazioni annue , mostra tutto il movimento delle poste contabili delle attività immateriali lungo l’esercizio analizzato, dedicando una sezione di questa tabella, quando esistenti, a rivalutazioni o svalutazioni.
Il 37,5 % delle aziende analizzate ha riportato nel proprio bilancio indicazioni di rivalutazioni o svalutazioni. Ne è stata data informazione nella ricorrente tabella delle variazioni annue. In 3 casi, precisamente, Brembo ,Buzzi Unicem e Poste italiane è stata fatta una rivalutazione, mentre nei 12 casi restanti è stato indicata una svalutazione delle attività immateriali.
Ad esempio Poste italiane mostra nella casella della tabella denominata “riclassifiche” gli aumenti del valore delle attività immateriali:
I Diritti di brevetto industriali, immobilizzazioni in corso acconti, marchi eccetera , crescono di 63 milioni, così come le altre immobilizzazioni immateriali crescono a loro volta di ulteriori 5 milioni. Tale crescita di 69 milioni totale è compensata con la svalutazione effettuata sull’avviamento.
Questo è comunque un indicatore del fatto che delle aziende osservate a parte questi 3 casi dove si può notare una rivalutazione, la maggioranza assoluta di esse non ha effettuato rivalutazioni ed è quindi sintomatico di come sia rigorosa la normativa che permette di rivalutare un’attività e come quindi in concreto sia difficilmente realizzabile.
Per quanto riguarda invece il riporto in conto economico complessivo delle perdite derivanti da svalutazioni ai sensi dello IAS 36, mi collego con i 2 quesiti successivi.
iv. Le perdite per riduzione di valore ( qualora esistano ) rilevate nell’utile / (perdita) d’esercizio secondo le disposizioni dello Ias 36;
v. Il ripristino delle perdite per riduzione di valore (qualora esistano) rilevate nell’utile / (perdita) d’esercizio secondo le disposizioni dello Ias 36;
Come già detto , 12 delle 40 aziende studiate hanno proceduto a svalutazioni delle attività immateriali durante l’esercizio considerato. Come nel caso precedente, nella tabella delle variazioni annue, le società hanno dedicato, quando presenti , una colonna/riga di tali tabelle alle svalutazioni. Non in tutti i 12 casi però le entità , hanno riportato le svalutazioni nel conto economico complessivo o nell’utile / perdita di esercizio come richiesto dallo Ias 36 e come specificato in tali ultimi 2 quesiti.
Nella riga dedicata alle perdite di valore si può notare come ci sia stata una perdita di valore di 995 migliaia sui costi di sviluppo. Tali perdite di valore come scritto in bilancio “sono relative a costi di sviluppo
sostenuti principalmente dalla Capogruppo Brembo S.p.A. relativi a progetti che, per volontà del cliente o di Brembo, non sono stati portati a termine o per i quali è stata modificata la destinazione finale”. Queste perdite per riduzione di valore pari a € 995 migliaia sono incluse nella voce di Conto economico “Ammortamenti e svalutazioni”:
Quest’ultima tabelle indica precisamente la composizione dettagliata della voce di conto economico complessivo “ ammortamento e svalutazione” dove viene riportato il valore della perdita di valore di 994 milioni.
Come secondo esempio ho scelto quello di Campari. Essa mostra l’impairment eseguito e indica anche dettagliatamente l’impairment loss, ovvero la perdita per svalutazione.
La tabella riporta così:
Nel bilancio è scritto: “Si segnala che l’impairment loss è registrato sul marchio X-Rated, denominato in
USD, è registrato a conto economico nell’esercizio per € 14,9 milioni convertito al cambio medio. Si segnala che a seguito delle procedure di impairment test è stata rivista la vita utile del marchio a un orizzonte temporale di dieci anni”.
Non sempre però le aziende sono state così precise e minuziose nella descrizione. La maggior parte di esse infatti si è limitata a dare informativa della svalutazione indicando soltanto l’importo di essa nella tabella delle variazioni annue, senza poi specificarne i riflessi in conto economico complessivo e tanto meno nel prospetto dell’utile/ perdita di esercizio.
È il caso di Exor che nella solita tabella della variazioni annue mostra come le attività a vita utile definita siano state svalutate e
In bilancio la società riporta “Nel corso del 2015 il Gruppo FCA, al fine di riflettere la nuova strategia di
prodotto, ha rilevato svalutazioni per complessivi € 176 milioni (€ 75 milioni nel 2014) principalmente per riallineare la capacità produttiva nell’area NAFTA sulla base della domanda di mercato per pickup RAM e veicoli Jeep”. Oltre a questa informazione, non è possibile riscontrare tale valore nel conto economico
complessivo.
Al termine di questa analisi si può capire che, nonostante alcune aziende abbiano proceduto a svalutare alcune attività immateriali, e nonostante che alcune di loro lo abbiamo riportato in conto economico, nessuna di loro risponde positivamente al quesito IV e V poiché nessuna società ha rilevato le perdite di valore nell’utile d’esercizio e nessuno ha proceduto al conseguente ripristino delle perdite per riduzione di valore.
vi. L’ammortamento rilevato nel corso dell’esercizio;
Ognuna delle società analizzate ha indicato nel proprio bilancio l’ammortamento di competenza dell’esercizio. In principio viene indicata la somma totale nel conto economico complessivo e
successivamente, nella tabella delle variazioni annue , viene evidenziato per ogni attività immateriale