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Analisi complementare ed eterodossa di Heart of Darkness e Meu tio o Iauaretê

3.3.1. Going wild

Proviamo ad entrare più profondamente nel testo e nell’arte narrativa di Conrad e di Guimarães Rosa attraverso l’analisi di due racconti esemplari. Se Heart of Darkness è il testo di Conrad più letto nella storia, da cui molti autori hanno tratto ispirazione, quello più sviscerato e più amato, che ha generato una progenie di studi critici, Meu tio o Iauaretê non vanta certo lo stesso sterminato numero di edizioni, ma è senz’altro uno degli scritti più significativi di Guimarães Rosa. Fu pubblicato per la prima volta nel 1961 sulle pagine della

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rivista «Senhor», ma solo in una versione provvisoria. Fu poi incluso nella raccolta postuma Estas Estórias (1969). Il racconto non trovò mai una sua versione definitiva (forse non l’avrebbe comunque trovata) e fu sempre sottoposto ad un continuo lavoro di revisione linguistica. Ho scelto questi due testi perché sono un po’ come le perle più preziose dei due autori, testi in cui è possibile rintracciare tutti i motivi delle rispettive poetiche concentrati in poche pagine, a cavallo di storie semplici e autentiche, avvolte da una buona dose di indeterminatezza.

Ma non sarà una comparazione, per così dire, ortodossa. In questo capitolo vorrei tentare un esperimento che spero dia perlomeno qualche risultato. Il punto di partenza di tale esperimento è anche una delle tesi che tenterò di dimostrare: Meu tio o Iauaretê comincia dove finisce Heart of Darkness. Ovviamente è un’assurdità pensare che l’affermazione suddetta abbia un qualche riscontro nella realtà storico-letteraria. Possiamo essere abbastanza sicuri che Guimarães Rosa, scrivendo il suo racconto, non voleva fornire né un’integrazione né un proseguo al capolavoro conradiano. In apparenza, e anche un po’ oltre l’apparenza, i due testi mettono in scena situazioni, tempi e luoghi diversi, fanno comparire personaggi culturalmente distanti e sono retti da strutture narrative del tutto diverse. Tuttavia, la lettura consecutiva dei due racconti, potrà rivelare tra loro un rapporto di complementarità. Per questo motivo sarà come leggere una sola storia, dato dalla summa dei due racconti.

Ognuno dei due testi sembra essere stato “amputato” di una parte, di un arto importante ma non fondamentale per la sua sopravvivenza. I vuoti di ciascun racconto sono ampiamente colmati dall’altro. Nessuno dei due – è superfluo specificarlo – lamenta la benché minima manchevolezza contenutistica, poiché sono testi dall’eccezionale valore letterario. Quelle che chiamo impropriamente “amputazioni” sono semplicemente dei «blank spaces» significativi di per sé, proprio perché lasciati in bianco. Questa sorta di collage non vuole assolutamente essere una pratica per modificare il testo, come un bizzarro esperimento del Dottor Frankenstein (sarebbe oltremodo brutale e ingiustificato), ma semmai una modalità di lettura dei due racconti da tenere sullo sfondo durante l’analisi, un espediente per suscitare suggestioni e spunti riflessivi. Le sovrapposizioni e le connessioni tra i testi, se prese alla lettera, risulteranno quindi imprecise, lacunose e incongruenti, ma sarà sempre possibile avvertire una forte assonanza.

Il punto di contatto potrebbe essere collocato temporalmente negli ultimi minuti di vita di Mistah Kurtz e spazialmente sul vaporetto di ritorno da

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Stanley Falls. È sdraiato sottocoperta, di fronte a lui il silenzioso capitano Marlow. Proviamo quindi ad immaginare che invece del grido «The horror! The horror!», Kurtz si lanci in un appassionante racconto e dia finalmente sfoggio di quell’eloquenza da tutti lodata come prodigiosa. Sarebbe stato perlomeno plausibile e ne avrebbe avute di cose a raccontare. Vista la sua reticenza, immaginiamo allora che sia il protagonista del racconto di Guimarães Rosa a parlare per lui e a raccontarci il cuore di tenebra. Ovviamente il Kurtz in questione è del tutto diverso: è brasiliano, mezzo indio, non va a caccia di avorio ma di giaguari; e poi le cose da raccontare sono del tutto differenti. Le tenebre, invece, sono molto simili.

In una notte, in un imprecisato luogo del sertão brasiliano, questa volta ricoperto da una fitta foresta vergine, un uomo bussa alla porta della capanna di un onceiro, un cacciatore di onças, i grandi felini della foresta. È di quest’ultimo che apprenderà e apprenderemo la storia attraverso un resoconto non lineare, fatto di corsi e ricorsi, di un flash-back sull’altro, di verità, di mezze verità e di pure falsità. Ma della storia ci occuperemo più avanti. Per adesso ci basti notare come la situazione narrativa del racconto è simile a molte altre, una su tutte quella di Grande sertão: veredas. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un dialogo-monologo che riporta sul testo la parola di uno solo dei due personaggi, ma che palesa inequivocabilmente la presenza del secondo. Siamo ancora nella dimensione narrativa dell’oralità, in uno spazio della voce delimitato da un narratore, una storia straordinaria da raccontare e un ascoltatore. Lo spazio di frontiera dentro il quale è inserito tutto questo è, ancora una volta, la foresta, buia e inesplicabile come quella di Heart of Darkness.

Dunque sono ancora lo spazio e l’ambiente a promuovere un confronto tra i testi, anche se questo non è il solo elemento a tenerli assieme. C’è il motivo narrativo del viaggio e della ricerca di un qualcosa di oscuro ed estremamente altro da chi cerca. C’è, inoltre, la presenza tutt’altro che accessoria della cultura indigena, che viene rappresentata in maniera critica e inquietante. Infine c’è il tema centrale dell’indagine negli angoli più bui dell’animo umano, dove il male, la paura, la menzogna e la follia sfociano nel non-umano.

Sono elementi già incontrati più volte nel corso di questo lavoro e che, messi in una successione logico-narrativa, sembrano essere il plot del racconto virtuale dato dall’unione dei due testi. Se consideriamo, cioè, Meu tio o Iauaretê come parte integrante (più che come continuo) di Heart of Darkness, ci accorgiamo che abbiamo sullo stesso tessuto narrativo tutti gli elementi della Narrativa di