• Non ci sono risultati.

Per rendere più chiara e meglio fruibile la mia esposizione delle conclusioni, presenterò dapprima ciò che concerne gli allievi della scuola per l’infanzia e in seguito quanto riguarda il secondo ciclo della scuola elementare.

Dal confronto tra le produzioni dei bambini della scuola dell’infanzia a cui è stata proposta una presentazione semplice limitata all’osservazione dei disegni dei due artisti, emerge con evidenza l’aggiunta dei tratteggi per rappresentare il vento. Nelle 8 produzioni prese in considerazione, si passa dalla totale assenza, alla sua totale presenza: nel secondo disegno tutti i bambini rappresentano il vento. Il confronto tra i disegni in uscita degli allegati 5, 6, 7 e 8 dimostra come la natura di tale tratteggio sia però sempre differente. In alcuni casi occupa la totalità del campo a disposizione (allegato 8), in altri solo una porzione (allegato 5), in alcuni casi il tratteggio è fitto, in altri non lo è, in un caso è addirittura rappresentato con qualche linea sinuosa (allegato 7). Due bambini presentano inoltre il vento con un segno non direzionale. Solo in 3 delle 8 produzioni, tra cui quella di Le. (allegato 5), i rami vengono raffigurati (e in 2 di questi 3 casi in modo poco espressivo e dinamico), dimostrando che vi è una scarsa integrazione della tecnica dei due artisti.

È interessante notare come l’impianto strutturale della pianta generalmente non varia tra la prima e la seconda produzione: chi aveva proposto un impianto verticale lo ha mantenuto, così come chi proponeva un tronco obliquo. Vi è tuttavia qualche eccezione: An., oltre ad aggiungere le radici, è l’unico bambino a cambiare la struttura della pianta, che da verticale propone obliqua nel secondo disegno (va fatto notare che la direzione dell’obliquità è verso sinistra, contrariamente al senso di lettura e alla direzione del vento proposta nei disegni degli artisti). En. allarga il tronco e aggiunge delle foglie al vento (allegato 6), altri due bambini modificano leggermente la forma della chioma, ma non in

maniera aderente a quella presentata nei disegni degli artisti. È il caso di Le., che al posto della chioma a nuvola, introduce dei rami orientati nella direzione del vento (allegato 5). L’osservazione del suo secondo disegno dimostra come questi rami siano però disegnati e non tratteggiati in modo espressivo. Questi cambiamenti sono probabilmente gli unici a dimostrare la ridotta influenza dei disegni degli artisti sulle produzioni dei bambini. Infatti non è possibile considerare il tratteggio del vento come influenza dell’opera a causa di un problema metodologico che mina fortemente la validità di questo dato. Nel momento della seconda produzione tutti i bambini sono stati raggruppati in un’aula e hanno preso posto nei 5 banchi a disposizione in modo misto, nel senso che i bambini dei due gruppi erano mischiati tra loro. Mentre disegnavano, un bambino (Ar., appartenente al secondo gruppo) ha iniziato a tratteggiare la chioma del suo albero e il rumore della matita sul foglio, tipico del tratteggio ripetuto delle linee del vento, era udibile da tutti. Diversi bambini, incuriositi, hanno avuto modo di vedere la sua produzione o il suo modo di agire e hanno iniziato a tratteggiare a loro volta il loro disegno, forse ricordandosi di quanto mostrato nelle presentazioni; è il caso di Ia. (allegato 8). Considerando vicariante il fenomeno del tratteggio e in base a quanto ho potuto osservare durante il momento di disegno, sono dell’avviso che molti meno bambini avrebbero inserito questo aspetto nella loro seconda rappresentazione.

Dai dati raccolti risulta possibile corroborare l’ipotesi per cui questo primo campione non avrebbe introdotto nelle successive produzioni la componente segnica nella declinazione espressiva presente nei disegni degli artisti considerati, così come l’ipotesi per cui la semplice presentazione, limitata a mostrare i disegni degli artisti, non avrebbe portato a un cambiamento nelle successive produzioni (ciò vale però unicamente per il tratteggio espressivo dei rami, e non per altre modalità finalizzate a rendere l’albero mosso dal vento).

Per quanto riguarda il secondo gruppo della scuola dell’infanzia, che ha ricevuto una presentazione articolata e agita delle opere degli artisti, il discorso legato alla rappresentazione del vento è analogo al primo gruppo. Dalla totale assenza del tratteggio si passa alla sua presenza in tutte le produzioni. In 3 casi i tratteggi non sono direzionali (allegato 12). Sulla validità di questi dati, valgono le osservazioni espresse in precedenza. Va però specificato che Ar. è stato il primo bambino a tratteggiare la chioma della sua pianta e questo dato va sicuramente considerato come valido. Egli non ha mantenuto la monodirezionalità del vento, ma è stato l’unico a rappresentare i rami attraverso un tratteggio “espressivo” e dinamico, integrando la modalità proposta durante la presentazione agita (allegato 10).

Rispetto al primo gruppo, si può notare qui una maggiore evoluzione delle rappresentazioni dalla prima alla seconda produzione (tale evoluzione emerge soprattutto da un’analisi qualitativa dei disegni, più che dal confronto tra i dati statistici presentati nelle tabelle 2 e 3). So. disegna obliquamente (e in un’unica direzione, verso destra) i rami superiori della pianta (allegato 12), Lid. (allegato 11) e Nat. introducono un’obliquità molto marcata nel tronco, Anst. cambia radicalmente la raffigurazione della chioma, rappresentata con una modalità che ricorda il tratto movimentato del vento presente nei disegni degli artisti (allegato 9): da una forma arrotondata il bambino passa a un tratteggio spigoloso di tendenza monodirezionale obliqua. L’influenza degli artisti è forse attestata inoltre dalla colorazione del tronco con un segno rapido, proposta da 3 bambini (allegati 9, 10 e 11). Per concludere è interessante notare come la natura di queste integrazioni abbracci elementi di base, come il tratteggio del vento oppure qualche foglia che vola via, e il più complesso e meno evidente aspetto della rappresentazione dei rami attraverso un segno “espressivo” venga considerato in due soli casi.

In base a queste considerazioni è possibile affermare che è manifesta una maggiore pregnanza delle opere degli artisti per questo secondo gruppo, e quindi

corroborare l’ipotesi per cui risulta rilevante (seppur in scarsa misura) la modalità di presentazione dell’opera d’arte per i bambini della scuola dell’infanzia.

Anche rispetto a queste conclusioni vanno considerati alcuni problemi metodologici che ne relativizzano la validità. Innanzitutto l’osservazione dei compagni è sicuramente un aspetto che andrebbe controllato con maggior efficienza (ad esempio facendo disegnare un bambino alla volta). Un secondo aspetto è legato alla mia interpretazione di alcuni disegni, che potrebbe essere scorretta. A questo proposito sarebbe stato meglio prevedere un momento di colloquio individuale con i bambini, in modo da poter chiedere loro direttamente quanto stavano disegnando e quindi ottenere un quadro più preciso dell’influenza delle rappresentazioni degli artisti e della modalità di presentazione. Nel disegno di ricerca ha poi a mio avviso assunto un ruolo fondamentale il tempo trascorso dalla presentazione delle opere degli artisti al momento della successiva raccolta dei dati. Sarebbe interessante poter verificare se tempi differenti porterebbero un eventuale cambiamento dell’influenza dell’opera d’arte sulla produzione dei bambini e a questo proposito sorge un’ulteriore interrogativo: quanto la variazione di questo intervallo temporale influisce le successive produzioni?

Un problema metodologico che va considerato è legato alla formazione dei gruppi, che non garantiscono l’uniformità dei campioni, sebbene gli accorgimenti adottati auspicavano all’omogeneità dei medesimi. I gruppi sono infatti stati scelti in base a un’accurata osservazione dei primi disegni. Ho cercato di inserire in ogni gruppo un numero uguale di disegni “simili”, in cui figuravano le stesse strategie di rappresentazione del vento.

Sebbene l’intervento proposto alla scuola per l’infanzia sia stato molto interessante, rispetto ai problemi metodologici sopra indicati non posso ritenermi pienamente soddisfatto del lavoro svolto. Le mancanze logistiche e organizzative, unite (e in parte anche determinate) al poco tempo a disposizione, mi hanno portato ad avere dei dati parziali e scarsamente attendibili. Inoltre il numero di

allievi presi in considerazione nel campione di riferimento è di gran lunga inferiore a un numero che renda generalizzabili le conclusioni proposte.

Ben diverso è stato l’approccio alla scuola elementare, dove gran parte dei problemi metodologici riscontrati con i più piccoli sono qui stati meglio gestiti. Dall’osservazione delle produzioni del primo gruppo, a cui i disegni degli artisti sono stati unicamente mostrati attraverso una presentazione semplice, si può constatare una certa influenza principalmente per gli aspetti legati all’obliquità dell’albero e ai tratteggi di rappresentazione del vento. Nelle prime produzioni, 5 bambini su 10 proponevano un albero obliquo, mentre nelle seconde tutti hanno considerato tale caratteristica. Interessante a questo proposito il caso di Luc., che passa da un tronco piegato a sinistra a uno rivolto a destra, direzione analoga a quella dei disegni degli artisti (allegato 14). Non così netto, ma comunque notevole, l’incremento dei tratti di rappresentazione del vento, da 6 su 10 si passa a 8 su 10. Occorre però fare un appunto riguardo alla tipologia di questi segni. Tre bambini non raffigurano il vento con una riga diritta, bensì con una sorta di spirale (allegato 16). Questa tipologia rappresentativa non viene in nessun caso modificata nel secondo disegno. L’importante aspetto del tratteggio dei rami viene però proposto in modo inequivocabile solamente da 2 bambini (allegati 13 e 17). Sof. in particolare si limita a tratteggiare i rami per la resa del tema, tralasciando nel suo secondo disegno altri aspetti, quali le linee del vento oppure le foglie che si staccano (allegato 17). In 3 casi vengono raffigurate le radici, sempre alla sinistra del tronco (allegati 13 e 14), la cui assenza nel primo disegno dimostra una certa influenza dell’opera degli artisti. Lia. invece, oltre a invertire la direzione del tronco obliquo, inserisce l’erba ai piedi della pianta, raffigurata con lunghi e rapidi tratti verso destra (allegato 15), analogamente a quanto si può osservare nel disegno di Millet.

In base a queste considerazioni emerge come i bambini abbiano introdotto nella loro seconda proposta elementi che hanno saputo riconoscere, senza la

mediazione di altri, come simboli per la rappresentazione del vento. Di conseguenza è parzialmente scorretta, e quindi confutata, l’ipotesi secondo cui non sempre i bambini del secondo ciclo introducono il tratteggio per rappresentare il vento. E per “parzialmente” intendo che vi è sì un’integrazione di elementi che riguardano il vento (dall’obliquità del tronco alla presenza di foglie etc.), ma solo in 2 casi questa evoluzione prende in considerazione l’aspetto principale della ricerca, ovvero l’adozione dell’aspetto segnico per la raffigurazione dei rami.

Dal confronto con il primo gruppo della scuola dell’infanzia, risulta come quantitativamente vi sia una maggiore evoluzione nei disegni proposti dagli allievi del secondo ciclo: l’ipotesi per cui nel secondo ciclo SE l’integrazione è maggiore è pertanto corroborata.

Differente è il discorso per quanto riguarda l’analisi dell’evoluzione delle rappresentazioni del secondo gruppo di scuola elementare, a cui i disegni dei due artisti sono stati presentati in modo accurato, discutendo con i bambini e dimostrando in modo agito la tecnica di raffigurazione (allegato 4). Anche in questo caso si passa alla totale considerazione dell’obliquità dell’albero (allegati 18, 19, 20, 21, 22 e 23), presente inizialmente in soli 5 disegni su 9. Nettamente maggiore rispetto al primo gruppo SE l’incremento dei segni per rappresentare il vento. Da 3 allievi su 9 nel disegno iniziale, si raddoppia a 6 disegni su 9 (allegati 18 e 20). Un altro dato interessante riguarda la raffigurazione delle radici, a cui è stato fatto riferimento nella discussione durante la presentazione dell’opera di Millet. Solamente 2 bambini le hanno inserite nel loro secondo disegno (allegato 19). È chiaro come le radici possano dare l’impressione di un albero sradicato a causa del forte vento, ma è altrettanto vero che la consegna data era di disegnare un albero mosso dal vento, e mosso non significa necessariamente sradicato. Ciò ha probabilmente portato la maggioranza dei bambini a non considerare le radici nella successiva produzione. Da prendere in considerazione anche quanto proposto da Giu., che ha dimostrato una scarsa evoluzione nel suo secondo

disegno (allegato 22). Egli mantiene la chioma “a nuvola” e introduce una maggiore obliquità del tronco, verso sinistra. Ciò che comunque colpisce è la differente natura dei segni orizzontali del vento, raffigurati in modo più rapido (rispetto al suo primo disegno) e aderente a quanto dimostrato nella presentazione agita. Il dato più significativo riguarda il tratteggio dei rami secondo la tecnica adottata dagli artisti. Questa modalità raffigurativa, sfruttata inizialmente solo da 2 bambini, è stata introdotta nelle seconde produzioni di ben 7 allievi (allegati 18, 19 e 20). Vi sono tuttavia 2 casi in cui la tecnica non è stata riproposta in maniera ottimale. Nell’esempio di Chi. (allegato 23) si nota una netta evoluzione nella rappresentazione dell’albero. Da una chioma “a nuvola” si passa a una raffigurazione che propone dei rami sinuosi obliqui verso destra, da cui si snodano più piccoli rametti, tratteggiati però in modo differente da quanto mostrato nella presentazione agita rispetto ai disegni degli artisti. Anche se questi due casi, che potrebbero essere considerati ambigui, venissero scartati, risulterebbe comunque evidente un netto incremento rispetto agli altri gruppi.

L’ipotesi per cui una presentazione agita e commentata del tratto grafico con cui i due artisti rappresentano l’albero mosso dal vento avrebbe influenzato maggiormente le produzioni successive dei bambini, rispetto a una più semplice modalità di presentazione che si limita a mostrare i disegni senza aggiungere nessun commento riguardo la tecnica di raffigurazione, è pertanto corroborata, così come l’ipotesi per cui una presentazione agita e commentata sarebbe stata più pregnante, e quindi avrebbe comportato un cambiamento delle produzioni, per quanto riguarda i bambini del secondo ciclo.

Come già accennato in precedenza, ritengo che i dati raccolti nelle scuole elementari consentano di trarre delle conclusioni più attendibili rispetto alla scuola per l’infanzia. In primo luogo il problema dell’osservazione del disegno dei compagni è qui stato fortemente ridotto mettendo un classatore tra un bambino e l’altro e spostando i banchi. Strategia comune nelle scuole elementari durante le

verifiche che però non è adottabile alla scuola dell’infanzia, in cui i bambini non sono abituati a uno scenario simile.

Tuttavia vanno considerati gli evidenti limiti del lavoro. Anche in questo caso la formazione dei gruppi non garantiva l’uniformità dei campioni. Inoltre vale il discorso per cui la mia interpretazione di alcuni disegni non sia del tutto corretta e un eventuale colloquio con i bambini avrebbe reso più sicure le interpretazioni e quindi il confronto tra i dati. Infine la scarsità di soggetti presenti nei gruppi, impedisce qualsiasi generalizzazione delle conclusioni.

Da ultimo occorre precisare che le conclusioni tratte si limitano alla tematica dell’albero mosso dal vento, ovvero di quel tratteggio dei rami di cui ho verificato la pregnanza. Sarebbe interessante adottare un impianto di ricerca analogo per altre tematiche. Anche per ciò che concerne la presentazione agita, il mio lavoro si limita a paragonare i due tipi di presentazione presi in considerazione, ma esistono tuttavia svariate altre possibilità e una più approfondita indagine a questo proposito permetterebbe di comprendere meglio i vari approcci. Ad esempio si potrebbe favorire la sollecitazione di altri canali sensoriali, proponendo presentazioni di tipo teatrale e facendo mimare ai bambini la tematica presente nelle opere, oppure accompagnare la presentazione da un brano musicale.

Documenti correlati