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Questo breve ma interessante lavoro mi ha permesso di trarre interessanti conclusioni riguardo alle condotte pedagogico-didattiche adottate dal docente nell’ambito dell’educazione visiva. Ho inoltre avuto modo di constatare il prezioso apporto che la ricerca offre, da cui ho potuto maturare una maggiore consapevolezza sul mio futuro intervento educativo, anche in riferimento alle varie fasce di età che la scuola dell’infanzia e la scuola elementare abbracciano.

Alla luce di quanto ho potuto osservare, appare chiaro (almeno per la tematica trattata) che per svolgere un intervento educativo efficace nel secondo ciclo, non sia sufficiente mostrare un’opera d’arte affinché i bambini ricevano i necessari aiuti e le auspicate conoscenze per migliorare il loro disegno e non perdano per strada la loro potenzialità creativa come spesso e purtroppo accade. A questo proposito il docente deve considerare maggiormente un intervento diretto, agito e fondato sui bisogni del bambino, che permetta a quest’ultimo di migliorare la sua prestazione. In riferimento a quanto accennato riguardo alle condotte pedagogico-didattiche, mi pare ora chiaro quanto un ragionevole compromesso tra l’approccio permissivo del laissez-faire e quello prettamente direttivo in cui il bambino risulta essere più un esecutore che un creativo, sia adeguato ai fini di una didattica funzionale. Dal confronto dei dati della mia ricerca risulta evidente la

pregnanza della presentazione agita dell’opera d’arte. Oltre a mostrare il

quadro, è importante che ci sia un complemento informativo. La sola osservazione dell’immagine, non accompagnata da spiegazioni o commenti, non è infatti sufficiente per aspettarsi un cambiamento nella modalità di rappresentazione del bambino. Ciò è in stretta relazione da un lato con la rigidità dell’allievo del secondo ciclo nell’ambito artistico, in riferimento alla crisi del disegno che si manifesta nella maggior parte dei casi, e dall’altro dalla sempre maggiore propensione verso una modalità di assimilazione di tipo prettamente cognitivo.

Ben diverse sono le mie considerazioni rispetto all’insegnamento nella scuola

dell’infanzia e nel primo ciclo, in cui questo tipo di approccio agito non sembra

avere grande influenza. I bambini hanno già sviluppato un seppur minimo bagaglio di elementi, di segni e di simboli che sono più che sufficienti per visualizzare ciò che vogliono esprimere. Tengo però a specificare che questo discorso non vale evidentemente per un apprendimento di tipo tecnico, ad esempio la tecnica di pittura con i pastelli oppure le altre tecniche pittoriche trattate già con i più piccoli, che necessita questo tipo di intervento. Ma se da un lato è plausibile affermare che l’intervento agito non sia pregnante nel primo ciclo, i dati raccolti attestano che alcuni allievi hanno comunque saputo, grazie a tale intervento, modificare le loro rappresentazioni. In una didattica in cui il bambino con le sue specificità è considerato il centro del processo di apprendimento, il docente dovrà determinare e differenziare il suo agire in funzione del singolo allievo e delle sue necessità. Per concludere posso quindi affermare che nessuna delle modalità sopra citate va presa e applicata in modo assoluto. In un’ottica di insegnamento differenziato che prende in considerazione l’individuo con le sue specificità, i suoi ritmi, le sue conoscenze e quant’altro, solo l’attenta osservazione del singolo allievo permetterà al docente di agire in modo adeguato. Ed è proprio questa constante attenzione al singolo, unita a una metodologia di ricerca efficace, che fa di un docente un buon docente, e sarà pertanto un valore che porrò al centro del mio lavoro di insegnante nel corso della mia carriera professionale.

Bibliografia

Volumi:

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Corsi:

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Crivelli, A., Minotti, R., & Poletti, F. (anno accademico 2008-2009). MET

Sviluppo, apprendimento, insegnamento. ASP Locarno

Crescentini, A. (anno accademico 2009-2010). MIT La ricerca come

Allegati

A sostenere il mio discorso di analisi dei dati ho scelto, per ogni gruppo di intervento, alcuni allegati significativi. Questa scelta è stata un compromesso per rendere comunque chiaro e concreto il mio discorso, evitando l’aggiunta eccessiva di disegni che avrebbero reso più dispersiva una consultazione del documento.

Per quanto concerne le produzioni dei bambini, ho scelto di inserire sia il

primo disegno in “entrata” (in alto), sia il secondo disegno, quello “in uscita”,

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