4. La diffusione della contrattazione integrativa al Contratto collettivo nazionale
4.4 La rilevazione su caratteristiche e diffusione della contrattazione decentrata
4.4.2 L’analisi dei sistemi di integrazione salariale regolata dalla contrattazione
Nel presente documento si osservano i dati relativi esclusivamente alle imprese del comparto privato con almeno 10 dipendenti, escludendo quindi dall’analisi, le imprese del settore pubblico, i cui dipendenti costituiscono il 28,5% dell’occupazione dipendente nazionale rappresentata da 11,7 milioni di dipendenti. La diffusione dei CCNL e alcune indicazioni sullo stato delle relazioni industriali e sindacali. I dati rilevati sono stati integrati con gli archivi INPS relativi a diverse tipologie di CCNL applicati (fino a nove CCNL) a livello di dipendente71 e quindi di unità locale. In questo senso quindi il dato sul CCNL può essere considerato statisticamente esaustivo del fenomeno. Non è tanto l’attività economica principale delle imprese ad influenzare l’adozione di CNNL, quanto la complessità aziendale in termini e prodotti e servizi offerti.
I dati mostrano che il 99,4% delle imprese osservate applica almeno un CCNL. Nel 75,7% un’unica tipologia contrattuale copre il 100% dei dipendenti. Se si considerano i quattro principali CCNL nel 93,6% delle imprese si arriva a coprire contrattualmente tutti i dipendenti.
Tavola 4.1 Imprese rispetto alla copertura del/dei CCNL sui dipendenti (valore percentuale
sul totale imprese del settore)
69 Si ringrazia in particolare per l’attenzione, gli spunti di analisi e i suggerimenti nella definizione dei diversi Moduli sulla Contrattazione nazionale e decentrata: prof. Riccardo Leoni Università di Bergamo), prof.ssa Marina Schenkel (Università di Udine) e prof. Mario Biagioli. (Università di Modena).
70 La metodologia dell’indagine coincide con quella della Rilevazione sulla struttura del costo del lavoro in Italia (http://www.istat.it/it/archivio/143789 ), tranne che nella parte relativa alla definizione del campione oggetto delle stime finali. Quello del Modulo aggiuntivo qui presentano è un sottoinsieme della rilevazione. In una prima fase sono state selezionate le imprese rispondenti al Modulo, non obbligatorio nella compilazione effettuata via web. In una seconda fase si è analizzata la struttura campionaria risultante, valutando la presenza di strati campionari iniziali non rappresentati nel sotto-campione. Si è quindi proceduto all’integrazione delle mancate risposte totali negli strati vuoti , procedendo all’integrazione di circa 600 imprese rispondenti invece alla Rilevazione generale- Su queste si è proceduta all’integrazione delle mancate risposte parziali. Questa fase è stata progettata ed elaborata da Cardinaleschi-De Santis (ISTAT).
71 Il dato INPS ha permesso di ricostruire a livello di impresa la percentuale dei dipendenti coperti da uno o più contratti applicati. Il dato può considerarsi esaustivo del fenomeno.
106 presenza di CCNL principale attraverso CCNL principale co pertura to tale dipendenti co n al massimo 4 CCNL
Industria in senso stretto 99.8 77.6 95.5
Co struzio ni 100.0 75.0 94.5
Servizi o rientati al
mercato 99.4 75.0 92.4
Servizi so ciali e perso nali 96.7 71.8 90.5
T o t a le 9 9 .4 7 5 .7 9 3 .6
Setto re di attività eco no mica
imprese co n co pertura to tale dei dipendenti
Fonte: Istat Modulo sulla contrattazione nazionale e decentrata anno 2012-2013
Le imprese che applicano al totale dei loro dipendenti un unico tipo di CCNL sono pari all’81,6% di quelle con meno di 50 dipendenti e appena il 12,2% di quelle con almeno 500 dipendenti, dove è la complessità della struttura produttiva e la diversificazione delle attività a prevedere più di una tipologia contrattale (Tavole da A1 ad A3 in Appendice). La maggiore concentrazione di contratti “unici” e a copertura di tutti i dipendenti viene rilevata nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione e nell’Istruzione e dalle attività. Maggiore diversità dei CCNL applicati dall’impresa si rileva nelle attività di fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata e quelle finanziarie e assicurative72.
L’elemento di garanzia retributivo (EGR)73
, introdotto per stimolare la diffusione dei contratti integrativi al CCNL, viene utilizzato nel 17,9% delle imprese, il 11,6% lo applica in maniera esclusiva senza prevedere altre forme di incentivi retributivi integrativi al CCNL.
Figura 4.1 Imprese che applicano l’EGR in totale e in modo esclusivo persettori di attività
economica (percentuali sulle imprese di settore)
18.3% 15.4% 19.4% 9% 17.9% 10.8% 9.9% 13.5% 5.7% 11.6% 0.0 5.0 10.0 15.0 20.0 25.0 Industria in senso stretto
Costruzioni Servizi orientati al mercato
Servizi sociali e personali
Totale
Applicazione EGR Applicazione solo EGR Fonte: Istat Modulo sulla contrattazione nazionale e decentrata anno 2012-2013
72 Nella rilevazione, sono state indicati dalle imprese circa 200 CCNL diversi ad indicare l’esistenza di una elevata polverizzazione degli ambiti negoziali.
73 L’EGR si applica ai lavoratori dipendenti di aziende prive della contrattazione di secondo livello che non hanno percepito altri trattamenti economici oltre a quanto stabilito dal CCNL. Si ricorda che non tutti i CCNL prevedono al loro interno la possibilità di distribuire tale forma di integrazione della retribuzione.
107 A livello territoriale l’EGR è più diffuso nel Nord-est e Nord-ovest (rispettivamente nel 20% e nel 19,5% delle imprese), ma viene maggiormente utilizzato nel Nord-est (13,6%) e nel Centro (11,83%). Il Sud fa registrare i livelli minori: il 12% utilizza EGR il 9,7% in forma esclusiva. Si vede una maggiore propensione delle imprese con meno di 200 dipendenti all’adozione di questo istituto contrattuale, la cui presenza nelle aziende si riduce al crescere della sua dimensione.(Tavole da B1 a B3 in Appendice).
Va evidenziato che non tutti i CCNL prevedono la possibilità di introdurre l’EGR come incremento fisso della retribuzione contrattuale e inoltre la sua applicazione potrebbe condizionare il futuro sviluppo della contrattazione di tipo collettiva, che dovrebbe garantire margini retributivi superiori.
Altri incentivi riguardano meno di 1 impresa su 100 (0,8%), con il valore più elevato, ma sempre esiguo, nelle costruzioni dove l’1,6% applica incentivi integrativi al contratto di primo livello, EGR escluso.
Le RSU 74 e RSA appaiono ancora poco diffuse, essendo rispettivamente presenti nel 12,1% e 11,8% delle imprese. Posto uguale a 100 il totale nazionale, il 53,1% delle RSU e il 65,1% RSA sono nell’industria in senso stretto , con una maggiore presenza nel Nord-ovest (Tavole da C1 a C4 in Appendice). La presenza di tali rappresentanze aumenta al crescere della classe dimensionale delle imprese: in quelle con 10-49 dipendenti la percentuale in cui è presente la RSU e la RSA sono 7,5% e 8,4% mentre in quelle con almeno 500 dipendenti tali percentuali arrivano rispettivamente a 61,5% e 57,6%).
Figura 4.2 – Imprese che dichiarano la presenza di RSU e/o RSA (Valori percentuali sul
totale imprese di settore.
8.4% 28.3% 41.8% 57.6% 7.5% 34.7% 58.8% 61.5% 0 10 20 30 40 50 60 70 10-49 50-199 200-499 500 e oltre RSA RSU
Fonte: Istat Modulo sulla contrattazione nazionale e decentrata anno 2012-2013
Le RSU, introdotte agli inizi degli anni ’90, hanno sostituito progressivamente, per loro natura e definizione, le RSA in ogni realtà produttiva, ma sono ancora compresenti nel 3,2% delle imprese nazionali, in quelle cioè dove le RSA non
74 Le Rappresentanze Sindacali Unitarie, in virtù della loro natura elettiva, dovrebbero favorire la partecipazione alle relazioni industriali anche ai lavoratori non inscritti al sindacalo. Le Rappresentanze Sindacali aziendali tutelano di fatto i diritti dei lavoratori iscritti al sindacato.
108 sono state ancora sciolte, come previsto nei recenti accordi interconfederali. La presenza di Comitato Aziendale Europeo (CAE)75 appare limitata, coinvolgendo solo lo 0,4% delle imprese. Va ricordato che in Italia viene costituito attraverso un accordo interconfederale e interessa solo le imprese che occupano almeno 1.000 lavoratori dell’UE e almeno 150 in due stati membri. Sono maggiormente presenti nell’industria manifatturiera, dove è rappresentato il 45,8% dei Comitati segnalati.76
Il 48% delle imprese dichiara di aderire ad una delle numerose Associazioni di Categoria esistenti a livello nazionale, soprattutto le imprese industriali (58,8%), seguite dal settore edile (50,6%) e dai servizi: il 47,5% di quelli sociali e personali e il 38% di quelli orientati al mercato. Aumenta l’adesione al crescere della dimensione aziendale: interessa il 43,9% delle piccole imprese, ma l’85,2% di quelle con almeno 500 dipendenti. A livello territoriale più del 50% delle imprese del Nord-est e Nord-ovest aderisce ad associazioni di categoria, mentre inferiore al 30% è il dato relativo al Sud (Figura 4.3).
Figura 4.3 Imprese che dichiarano di aderire ad Associazioni Nazionali di Categoria
(percentuale sulle imprese di settore)
43.89 69.85 81.35 85.19 47.95 0 20 40 60 80 100 10-49 50 - 200 200 - 500 500 e oltre Totale
Fonte: Istat Modulo sulla contrattazione nazionale e decentrata anno 2012-2013
In particolare, la propensione ad aderire ad associazioni di categoria è maggiore nell’industria manifatturiera (68,2%) e nelle attività finanziarie e assicurative (67,5%). Nel settore del commercio e dell’istruzione l’adesione si dimezza, passando in termini percentuali, rispettivamente al 32,2% e al 31,2% (Tavole da C1 a C4 in Appendice).
La rilevazione ha chiesto alle imprese di indicare il numero di quote sindacali raccolte direttamente in busta paga. I dati mostrano come circa 30 dipendenti su 100 sono iscritti al sindacato77, al netto delle quote versate direttamente dai dipendenti, che potrebbero essere osservate solo a livello individuale, e non
75 Il CAE è istituito dalla direttiva dell’Unione Europea 94/45 CE del 22 settembre 1994, Organismo sovranazionale per l’informazione e la consultazione dei lavoratori nelle imprese multinazionali.
76 Su 13.400 imprese rilevate solo 694 ne dichiarano la presenza.
77 Il tasso di sindacalizzazione rappresenta una sottostima di quello effettivo in quanto al netto delle quote versate direttamente dai dipendenti, su cui non esistono dati ufficiali.
109 nell’impresa a cui si rivolge la rilevazione, e che attualmente non vengono statisticamente rilevate.
Valori più elevati caratterizzano le imprese dell’Industria in senso stretto (33,1%), rispetto ai servizi orientati al mercato (31,5%) e ai servizi sociali e personali (27,3%), mentre il tasso minimo si rileva nel settore delle costruzioni (23,7%) (Tavole da D1 a D3 in Appendice).
Il tasso di sindacalizzazione aumenta all’aumentare della dimensione aziendale: dal 30,6% delle imprese che occupano tra i 10 e 49 dipendenti al 37% di quelle di maggiore dimensione. Supera il 40% nelle imprese industriali del Sud e Isole e in quelle dei servizi di mercato del Sud.