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Analisi del disaccoppiamento in Emilia-Romagna

6 Disaccoppiamento tra indicatori energetici ed economici

6.2 Analisi del disaccoppiamento in Emilia-Romagna

L’analisi delle statistiche sul settore elettrico messe a disposizione da Terna permettono di effettuare dei confronti utili a capire come si modificano le relazioni fra indicatori energetici ed indicatori rappresent della ricchezza economica in differenti contesti regionali, caratterizzati da dinamiche produttive profondamente differenti.

Figura 6-17. Consumi elettrici finali totali in Emilia

I consumi elettrici in Emilia-Romagna mostrano una fase di rapida crescita dal 2000 al 2008, per poi calare drasticamente in corrispondenza della crisi del 2009. Nel biennio 2010

per poi diminuire sino al 2014. La ripresa dei consumi prosegue poi sino al 2017, intervallata da una fase di stallo degli stessi dal 2015 al 2016.

L’intensità elettrica per l’Emilia-Romagna è mostrata dalla figura sottostante. Si ricorda che questo indice viene definito dal rapporto tra i consumi elettrici finali ed il PIL a valori concatenati 2010. Un aumento del suo valore viene quindi associato ad una diminuzione dell’efficienza complessiva del sistema elettrico regionale.

coppiamento in Emilia-Romagna

L’analisi delle statistiche sul settore elettrico messe a disposizione da Terna permettono di effettuare dei confronti utili a capire come si modificano le relazioni fra indicatori energetici ed indicatori rappresent della ricchezza economica in differenti contesti regionali, caratterizzati da dinamiche produttive

. Consumi elettrici finali totali in Emilia-Romagna (GWh; elaborazione su dati Terna, 2019).

Romagna mostrano una fase di rapida crescita dal 2000 al 2008, per poi calare drasticamente in corrispondenza della crisi del 2009. Nel biennio 2010-2011 recuperano i valori pre

minuire sino al 2014. La ripresa dei consumi prosegue poi sino al 2017, intervallata da una fase di

Romagna è mostrata dalla figura sottostante. Si ricorda che questo indice finito dal rapporto tra i consumi elettrici finali ed il PIL a valori concatenati 2010. Un aumento del suo valore viene quindi associato ad una diminuzione dell’efficienza complessiva del sistema elettrico

81 L’analisi delle statistiche sul settore elettrico messe a disposizione da Terna permettono di effettuare dei confronti utili a capire come si modificano le relazioni fra indicatori energetici ed indicatori rappresentativi della ricchezza economica in differenti contesti regionali, caratterizzati da dinamiche produttive

razione su dati Terna, 2019).

Romagna mostrano una fase di rapida crescita dal 2000 al 2008, per poi calare 2011 recuperano i valori pre-crisi, minuire sino al 2014. La ripresa dei consumi prosegue poi sino al 2017, intervallata da una fase di

Romagna è mostrata dalla figura sottostante. Si ricorda che questo indice finito dal rapporto tra i consumi elettrici finali ed il PIL a valori concatenati 2010. Un aumento del suo valore viene quindi associato ad una diminuzione dell’efficienza complessiva del sistema elettrico

Figura 6-18. Intensità elettrica del PIL per la Regione Emilia Terna e Istat).

Come si è già sottolineato precedentemente il valore nel tempo di questo indice serve a valutare traiettorie di eco-efficienza per il settore energetico considerato, indicando periodi di eventuale criticità delle dinamiche di consumo di risorse rispetto alla ricchezza generata.

I valori dell’intensità elettrica sono in media inferiori rispetto a quelli nazionali, ma ne seguono l

di crescita sul periodo e dopo una fase di rapido aumento dal 2000 al 2003, si stabilizzano tra i 0,190 e 0,195 kWh/euro, ad esclusione di un picco negativo del 2007 (pari a 0,188 kWh/euro), corrispondente ad una forte riduzione dell’intensità dovuta ad un netto aumento del PIL, in concomitanza di consumi prossimi al massimo storico (avvenuto nel 2008) e di un picco positivo al 2010 (pari a 196 kWh/euro).

Lo studio dell’andamento normalizzato degli indicatori che compongono l’intensità elettrica

individuare le motivazioni alla base delle dinamiche di crescita dell’intensità elettrica. Si considera in particolare la serie storica di dati sui consumi finali di energia elettrica in Emilia

e la serie storica di dati Istat su PIL a valori concatenati 2010.

. Intensità elettrica del PIL per la Regione Emilia-Romagna (kWh/euro; elaborazione su dati

Come si è già sottolineato precedentemente il valore nel tempo di questo indice serve a valutare traiettorie a per il settore energetico considerato, indicando periodi di eventuale criticità delle dinamiche di consumo di risorse rispetto alla ricchezza generata.

I valori dell’intensità elettrica sono in media inferiori rispetto a quelli nazionali, ma ne seguono l

di crescita sul periodo e dopo una fase di rapido aumento dal 2000 al 2003, si stabilizzano tra i 0,190 e 0,195 kWh/euro, ad esclusione di un picco negativo del 2007 (pari a 0,188 kWh/euro), corrispondente ad ovuta ad un netto aumento del PIL, in concomitanza di consumi prossimi al massimo storico (avvenuto nel 2008) e di un picco positivo al 2010 (pari a 196 kWh/euro).

Lo studio dell’andamento normalizzato degli indicatori che compongono l’intensità elettrica

individuare le motivazioni alla base delle dinamiche di crescita dell’intensità elettrica. Si considera in particolare la serie storica di dati sui consumi finali di energia elettrica in Emilia-Romagna, fornita da Terna

Istat su PIL a valori concatenati 2010.

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Romagna (kWh/euro; elaborazione su dati

Come si è già sottolineato precedentemente il valore nel tempo di questo indice serve a valutare traiettorie a per il settore energetico considerato, indicando periodi di eventuale criticità delle

I valori dell’intensità elettrica sono in media inferiori rispetto a quelli nazionali, ma ne seguono la tendenza di crescita sul periodo e dopo una fase di rapido aumento dal 2000 al 2003, si stabilizzano tra i 0,190 e 0,195 kWh/euro, ad esclusione di un picco negativo del 2007 (pari a 0,188 kWh/euro), corrispondente ad ovuta ad un netto aumento del PIL, in concomitanza di consumi prossimi al massimo storico (avvenuto nel 2008) e di un picco positivo al 2010 (pari a 196 kWh/euro).

Lo studio dell’andamento normalizzato degli indicatori che compongono l’intensità elettrica aiuta ad individuare le motivazioni alla base delle dinamiche di crescita dell’intensità elettrica. Si considera in Romagna, fornita da Terna

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Figura 6-19. Andamento normalizzato di PIL a valori concatenati 2010 e consumi elettrici finali in Regione Emilia-Romagna (valore al 2000=100; elaborazione su dati Istat e Terna).

Per i due indici PIL e consumi elettrici c’è un andamento mediamente correlato in termini di dinamica generale nel periodo 2000-2017. I consumi elettrici, però presentano una crescita molto più marcata (al 2017 superano di 21 punti il valore del 2000) rispetto all’indice economico. Il PIL raggiunge il suo massimo assoluto nel 2007 (aumentando di 10 punti il valore del 2000), per poi calare bruscamente in occasione della crisi del 2009, recuperare un nuovo massimo relativo al 2011 e cedere nuovamente punti percentuali verso il nuovo minimo relativo del 2013. Da questa data in poi si assiste ad una costante ripresa del PIL regionale che però al 2017 ancora non recupera il massimo storico relativo al 2007.

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Figura 6-20. Variazioni rispetto all’anno precedente dei valori di consumo finale totale di energia elettrica e del PIL a valori concatenati 2010 per la Regione Emilia-Romagna (in %; elaborazione su dati Istat e Terna).

Tabella 6-2. Variazioni rispetto all’anno precedente dei valori di consumo finale totale di energia elettrica e del PIL a valori concatenati 2010 (%; elaborazione su dati Istat e Terna). Si evidenziano gli anni in cui si verifica un disaccoppiamento assoluto (variazione percentuale di segno opposto) e relativo (variazione percentuale a diversa “elasticità” fra consumi elettrici e PIL, dove per elasticità si intende il coefficiente angolare della retta tangente alle curve del PIL e dei consumi elettrici).

Anno PIL Consumi elettrici Disaccoppiamento

2001 1,2% 2,4% 2002 -0,1% 4,3% 2003 0,1% 4,3% 2004 1,7% 2,3% 2005 1,1% 2,2% 2006 3,6% 2,1% 2007 2,3% 0,6% 2008 -0,9% 0,4% 2009 -6,9% -6,3% 2010 2,1% 4,7% 2011 2,6% 1,6% 2012 -2,7% -2,5% 2013 -0,8% -0,7% 2014 0,9% -1,5% 2015 0,7% 3,3%

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Anno PIL Consumi elettrici Disaccoppiamento

2016 1,4% -0,02%

2017 1,8% 2,8%

Dal 2001 al 2003 si assiste ad una rapida crescita dei consumi che non viene accompagnata da un recupero del PIL, che a sua volta registra la sua prima flessione negativa. Nel 2002 il PIL regionale diminuisce a fronte di un aumento consistente dei consumi. E questa dinamica imprime la prima spinta in aumento all’indice di intensità elettrica regionale. Nel 2005 si assiste ad un rallentamento di entrambi gli indicatori ma più marcato per la crescita economica e questo potrebbe spiegare il massimo relativo dell’intensità elettrica manifestatosi in quest’anno. Nel 2006 il PIL dell’Emilia-Romagna trascina l’intensità elettrica verso valori di eco efficienza più elevati, che portano ad un minimo relativo dell’intensità elettrica nel 2007. Sempre al 2007 il PIL regionale tocca il suo massimo storico mentre i consumi, sebbene in aumento, subiscono un lieve rallentamento. Nel 2008 il PIL perde quasi un punto percentuale anticipando la dinamica recessiva, che diventa evidente nel 2009 con un netto calo di PIL e consumi elettrici. Al 2010 si assiste ad un discreto recupero dell’indice economico e contestualmente ad un aumento netto dei consumi elettrici, e questo spinge l’intensità elettrica verso il massimo assoluto nel periodo dal 2000 al 2017 (pari a 0,196 kWh/euro). Dal 2011 al 2013 I’intensità elettrica rimane costante (intorno a 0,195 kWh/euro) e negli stessi anni consumi e PIL presentano dinamiche concordi. La crisi economica del 2012-2013 trascina i consumi, mentre nel 2014 si assiste al primo disaccoppiamento assoluto, ossia una condizione tale per cui ad un aumento dell’indicatore della ricchezza regionale si associa una dinamica di rallentamento dei consumi elettrici dei settori che producono quella stessa ricchezza. Un altro disaccoppiamento assoluto caratterizza anche il 2016. E proprio in corrispondenza di questi due anni l’efficienza elettrica regionale subisce un miglioramento (più marcato nel 2014 e più lieve nel 2016). La ripresa dei consumi elettrici del 2017 guida poi un nuovo leggero rialzo dell’indice di intensità. La successione ravvicinata di due anni in cui si verifica un disaccoppiamento assoluto tra indice di pressione ambientale e indice economico potrebbe essere prodromica di una fase di sviluppo più eco-efficiente dei settori economici regionali.

La valutazione dei consumi settoriali può facilitare la comprensione delle dinamiche descritte nei paragrafi precedenti.

Dal 2000 al 2017 la composizione dei consumi elettrici regionali è notevolmente mutata per i tre settori più energivori (industria, domestico e servizi), mentre l’agricoltura rappresenta sempre il 3% dei consumi elettrici regionali. In particolare, si assiste ad una riduzione della quota di consumi elettrici del settore industriale, che passa dal 53% del 2000, al 44% del 2017; il settore domestico perde due punti percentuali sul totale dei consumi elettrici regionali (dal 20% al 18%), mentre il peso del settore terziario aumenta in maniera considerevole (dal 24% del 2000 al 35% del 2017).

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Figura 6-22. Composizione percentuale dei consumi elettrici per macrosettore (anno 2017; elaborazione su dati Terna, 2018).

Figura 6-21. Composizione percentuale dei consumi elettrici per macrosettore (anno 2000; elaborazione su dati Terna, 2018).

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Figura 6-23. Trend storico dei consumi elettrici settoriali in Regione Emilia-Romagna (GWh, 2000-2017; elaborazione su dati Terna, 2019).

Il grafico sopra evidenzia qualitativamente alcune dinamiche macroscopiche relative ai consumi elettrici dei settori economici. Mostra i valori assoluti dei consumi elettrici in GWh, ed è utile in particolare per valutare le tendenze di lungo periodo e per meglio attribuire responsabilità di consumo. Il prospetto dei consumi elettrici settoriali sul periodo è simile a quello nazionale. Si nota in particolare una marcata modifica strutturale del settore elettrico, che per lungo tempo è stato caratterizzato da sostanziale stabilità. È evidente anche la progressiva riduzione dei consumi del settore industriale a vantaggio del settore terziario, la tenuta del settore domestico e dell’agricoltura.

Nonostante la flessione dal picco del 2007 in poi, l’industria rimane il settore più rilevante nella struttura di consumo elettrico regionale. Il terziario sembra essere il settore più dinamico e presenta una tendenza alla crescita molto accentuata, che appare destinata a divenire preponderante, nonostante abbia risentito del periodo recessivo del 2012-2013 rispondendo con una flessione marcata nel 2014. Il settore domestico, su un andamento lievemente crescente, ha toccato un massimo nel 2010. Anche se il suo andamento si ritiene legato debolmente ai fattori di tipo economico e invece strettamente legato alle temperature medie stagionali, oltre che agli effetti del calendario, sembra aver risentito della flessione economica del 2012- 2013, presentando due minimi relativi (nel 2012 e nel 2014). L’aumento dei consumi del 2015 sembra più

88 legato alle condizioni climatiche particolarmente eccezionali dell’estate. Il 2016, anno mite, vede un calo dei consumi domestici. Nel 2017 i consumi del settore residenziale ricominciano a crescere.

Per valutare il comportamento dei consumi settoriali rispetto alla creazione di ricchezza si utilizzano invece i diagrammi degli andamenti normalizzati, rispetto ad un anno di riferimento posto uguale a 100, degli indicatori di consumo elettrico dei vari macrosettori economici e dei relativi Valori Aggiunti.

Figura 6-24. Andamento normalizzato del Valore Aggiunto a valori concatenati 2010 e dei consumi elettrici finali del settore industria in Regione Emilia-Romagna (valore al 2000=100; elaborazione su dati Istat e Terna).

L’industria è il settore elettricamente più energivoro in Regione Emilia-Romagna. Il grafico mostra una buona correlazione tra consumi elettrici e Valore Aggiunto, soprattutto a partire dal 2007. Il settore industriale presenta un incremento sostenuto e costante dei consumi elettrici sino al 2005 per poi rallentare la crescita sino al picco del 2007. Nello stesso periodo il Valore Aggiunto industriale segue una crescita moderata sino al 2005 per poi accelerare sino al picco del 2007. Entrambi gli indici seguono poi un deciso tracollo in corrispondenza del default mondiale del 2009. I consumi elettrici industriali ed il relativo Valore Aggiunto crescono nuovamente in modo significativo al 2010 e più contenuto sino al massimo relativo del 2011. Gli stessi calano poi in corrispondenza del rallentamento dell’economia regionale del 2012, e presentano nel biennio 2012-2013 il primo disaccoppiamento assoluto (i consumi calano, anche se debolmente, a fronte di una lieve crescita di ricchezza settoriale). Dal 2013 e dopo una fase di stallo dell’economia industriale sino al 2014 entrambi gli indici presentano una crescita moderata e correlata. Tra i settori più energivori si segnala, nel periodo considerato, una riduzione dei consumi del comparto chimico e della ceramica, ed un aumento dei consumi elettrici del settore alimentare e meccanico.

89 Il grafico sopra mostra come la dinamicità del settore industriale dell’Emilia-Romagna vada in contro tendenza rispetto alle indicazioni fornite dall’andamento dell’Intensità elettrica regionale (in crescita) e dal diagramma normalizzato che rappresenta l’indice aggregato della ricchezza regionale (PIL) ed il totale dei consumi elettrici. Evidenzia come l’uso della risorsa elettrica, grazie anche alle diagnosi energetiche che suggeriscono le più efficaci misure di riduzione dei consumi per ciascun processo produttivo ed ai numerosi interventi di efficientamento nei settori chiave per l’economia regionale, cresca con un tenore inferiore rispetto alla creazione di valore.

Le figure seguenti mostrano le performance degli altri macrosettori economici regionali, ed in particolare del terziario e dell’agricoltura.

Figura 6-25. Andamento normalizzato del Valore Aggiunto a valori concatenati 2010 e dei consumi elettrici finali del settore terziario in Regione Emilia-Romagna (valore al 2000=100; elaborazione su dati Istat e Terna).

Il diagramma normalizzato sopra mostra una netta dinamica di crescita dei consumi del settore dei servizi, non accompagnata da una altrettanto spiccata crescita economica del settore terziario. I consumi elettrici crescono anche in corrispondenza delle recessioni del 2009 e del 2012, mentre subiscono un netto calo al 2014, quando il Valore Aggiunto settoriale ottiene una modesta ripresa. Dal 2014 gli stessi consumi ricominciano l’andamento crescente. Si osserva una dinamica di crescita marcata degli “altri servizi vendibili”, che dovrebbe essere approfondita, per valutarne adeguatamente le cause e le modalità di controllo. In generale il settore contribuisce in maniera rilevante all’aumento dell’intensità elettrica

90 regionale. Per questo motivo è importante continuare ad implementare gli strumenti di innalzamento dell’efficienza energetica del settore terziario analizzando le peculiarità di consumo per tipologia di servizio fruito.

Il grafico sottostante mostra gli andamenti normalizzati dei consumi elettrici e del Valore Aggiunto del settore agricoltura.

Figura 6-26. Andamento normalizzato del Valore Aggiunto a valori concatenati 2010 e dei consumi elettrici finali del settore agricoltura in Regione Emilia-Romagna (valore al 2000=100; elaborazione su dati Istat e Terna).

Il settore agricolo mostra negli anni dal 2001 al 2003 un netto disaccoppiamento “non virtuoso”, caratterizzato da una diminuzione brusca del valore della produzione di ricchezza da parte del settore contestuale ad un aumento altrettanto deciso dei consumi. A partire dal 2003 si avvia una fase di crescita ad elasticità tendenzialmente costante (a parte i picchi positivi del 2004, 2011 e 2016) del Valore Aggiunto, che recupera al 2010 il valore del 2000. I consumi elettrici, dal 2003, seguono un andamento crescente (ad eccezione dei cali del 2008 e 2010) sino al massimo assoluto del 2011 (in cui i consumi superano di 30 punti il valore del 2000). Dal 2012 al 2014 consumi calano in corrispondenza di un aumento del Valore Aggiunto, determinando un disaccoppiamento virtuoso che però viene confermato solo nel passaggio dal 2015 al 2016. In generale quindi i consumi non sembrano correlati all’indicatore di creazione di ricchezza; presentano fenomeni di disaccoppiamento virtuosi che non si strutturano nel tempo. Tuttavia, essendo il settore complessivamente poco energivoro (rappresenta il 3% dei consumi), questa dinamica non implica un apporto significativo alla riduzione dell’efficienza elettrica regionale complessiva.

91 L’analisi di disaccoppiamento mostrata nei paragrafi precedenti mostra come in Emilia-Romagna le misure di efficientamento elettrico del settore industriale abbiano portato ad una complessiva riduzione dell’intensità elettrica regionale, anche se in parte la tendenza alla riduzione dei consumi è stata influenzata da fenomeni recessivi del 2008 e 2012 che ancora oggi non hanno fatto raggiungere i livelli di crescita pre- crisi. Si nota comunque, un miglioramento nell’uso delle risorse utile alla produzione di ricchezza del settore industriale causato dalla maggiore forza di crescita del Valore Aggiunto rispetto alla accelerazione dei consumi, soprattutto nel decennio 2007-2017.

Altra considerazione di notevole importanza riguarda la maggiore correlazione dei consumi elettrici industriali al Valore aggiunto industriale rispetto a quella esistente tra i consumi energetici totali industriali (comprendenti anche il calore e l’energia di processo) e lo stesso Valore Aggiunto.

Per la Regione Emilia-Romagna infatti, i consumi totali presentano il picco storico al 2006, per poi cominciare in maniera prodromica il declino verso la crisi del 2009, mentre i consumi elettrici industriali seguono perfettamente l’andamento del Valore aggiunto.

In Emilia-Romagna i consumi del settore terziario non sembrano correlati al relativo Valore Aggiunto, ma condizionano negativamente l’intensità elettrica.

Rispetto all’impostazione metodologica dell’Unep (Unep 2011) che puntava al disaccoppiamento assoluto tra consumi di risorse naturali e crescita economica, la constatazione di alcune dinamiche economiche di realtà regionali che in certa misura hanno strutturato la congiuntura economica di estrema difficoltà iniziata con la crisi mondiale del 2009, evidenzia l’importanza e l’utilità delle analisi sugli indici di eco- efficienza, e sui differenti tipi di disaccoppiamento, che indicano segnali importanti sulle relazioni esistenti tra i consumi di risorse e gli andamenti dell’economia.

In questo periodo di trasformazioni e transizione energetica siamo stati abituati ad analizzare piani e programmi energetici elaborati ai vari livelli istituzionali (dai contesti municipali, con i Patti dei sindaci, sino alla programmazione europea), in cui erano presentate sostanziali differenze di ipotesi strategiche sulle modalità e nel mix di produzione energetica tra i diversi scenari predittivi. Nonostante ciò, tutti i piani considerano la diffusione e l’adozione completa di misure di efficienza energetica, in tutti i settori di uso finale, come pilastro centrale e trasversale a tutti gli scenari, al pari di un’invariante. L’importanza e i benefici dell’efficienza energetica sono stati ben documentati e dimostrati in tutti i settori economici chiave, sia nelle economie sviluppate che in quelle emergenti ed i governi sono sempre più consapevoli che le misure di efficienza energetica possano offrire molteplici benefici all’economia, tra cui risparmi sui costi, un basso livello di emissioni, sicurezza energetica, produttività e miglioramenti delle bilance commerciali e una migliore integrazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Numerosi sono gli strumenti messi a disposizione dai singoli governi europei per rendere questa invariante una caratteristica

92 ubiquitaria in Europa, orientata alla riduzione dell’intensità energetica in un’ottica di crescita economica diffusa.

Puntare sui settori economici più eco-efficienti e innovare le tecniche di risparmio ed efficienza in quelli più energivori dovrebbe essere la priorità.

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