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3 MATERIALI E METODI

3.2 Analisi della comunità macrobentonica

3.2.1 Tecnica di campionamento

La metodologia di campionamento applicata è riconducibile, nei suoi aspetti di base, alla tecnica “multihabitat proporzionale” (Fig. 6), messa a punto negli Stati Uniti (Barbour et al., 1999). Tale procedura è stata adottata in Europa nell’ambito del progetto AQEM (Hering et al., 2004) ed è attualmente utilizzata quale tecnica di campionamento standard, nei fiumi guadabili, per i macroinvertebrati in Italia (Buffagni & Erba, 2007a).

La procedura prevede che il campionamento venga effettuato in un tratto scelto, lungo 25-50 metri, rappresentativo del sito che si vuole analizzare e comprensivo di una sequenza riffle/pool (§ 3.1.4). Il campionamento comporta la raccolta di 20 repliche. Propedeutica alla raccolta è la scelta e la quantità dei microhabitat da campionare che dipende dalla distribuzione percentuale degli stessi nel tratto fluviale considerato. Vengono quindi effettuate 20 repliche (10 posizionate nella zona di

riffle e 10 nella zona di pool) distribuite in modo proporzionale all’occorrenza dei microhabitat

presenti nel sito di campionamento (Figura 6).

In Tabella 8 viene fornita la lista dei microhabitat rinvenibili (AQEM consortium, 2002) e delle abbreviazioni utilizzate nel corso della tesi. I principali microhabitat rinvenibili in un fiume possono essere raggruppati in due categorie: microhabitat minerali e microhabitat biotici. A fini applicativi, ciascun microhabitat minerale è caratterizzato da un codice a tre caratteri, mentre i codici dei microhabitat biotici sono di due caratteri. Tali codici sono stati riportati sulle etichette dei campioni raccolti, unitamente al nome del sito, alla data e all’area del fiume in cui sono stati raccolti (e.g.

riffle, pool, altro).

I microhabitat minerali sono catalogati in base alle dimensioni del substrato rilevate lungo l’asse intermedio. I substrati minerali più grossolani (MIC, MES, MAC, MGL) sono spesso caratterizzati dalla presenza di substrato a granulometria più fine che si deposita negli spazi interstiziali presenti tra le pietre più grosse. Il riconoscimento del microhabitat viene effettuato osservando la frazione maggiormente presente nel punto scelto per ciascuna replica.

Figura 6. Fotografia di una rete Surber e posizionamento delle repliche nel tratto di campionamento.

Tutte le repliche sono state mantenute separate in modo tale da consentire non solo di conoscere quali taxa sono stati trovati in quali siti, ma anche di caratterizzare gli habitat presenti attraverso i taxa rinvenuti in ognuno di essi. Oltre al tipo di substrato (espresso dal tipo di microhabitat) per ciascuna replica sono state registrate anche una serie di informazioni accessorie secondo la compilazione della scheda di campionamento riportata in appendice, quali: profondità, velocità di corrente, tipo di flusso, distanze dalla riva destra e sinistra.

3.2.2 Prelievo ed identificazione degli organismi

La raccolta dei macroinvertebrati è stata effettuata per mezzo di una rete surber con maglie di 500 µm. Tale rete ha un telaio di alluminio di 25 cm di lato, che delimita un’area di campionamento pari a 0.05 m² (Figura 6). La rete viene appoggiata sul fondo in corrispondenza del microhabitat da campionare, con l’imboccatura controcorrente; con le mani si smuove il substrato nella zona delimitata dal telaio, in modo che gli animali entrino nel retino trascinati dalla corrente, fino ad arrivare al barattolo posteriore.

Gli animali, trasferiti in vaschette con acqua pulita, sono stati smistati, cioè separati dal substrato, direttamente sul campo utilizzando delle pinzette e sono stati fissati in alcol etilico all’80%. Ciascun campione è stato identificato tramite un’etichetta scritta a matita riportante le seguenti informazioni: nome del fiume, nome del sito, data di campionamento, area di campionamento (i.e. pool o riffle), numero della replica (unità di campionamento).

In laboratorio l’attività di identificazione è stata effettuata mediante l’ utilizzo di uno stereoscopio Leica S8AP0 a 20, 40, 63 e 80 ingrandimenti, e di un microscopio ottico OLYMPUS

appositi atlanti e guide di identificazione (Rivosecchi, 1978; Consiglio, 1980; Belfiore, 1983; Carchini, 1983; Moretti, 1983; Sansoni, 1988; Tachet et al., 1991; Campaioli et al., 1994).

Tabella 8. Elenco e descrizione dei microhabitat rinvenibili (sia inorganici che organici) e delle relative sigle.

Microhabitat codice Descrizione

Limo/Argilla (< 6 µm) ARG Substrati limosi, anche con importante componente organica, e/o

substrati argillosi composti da materiale di granulometria molto fine che rende le particelle che lo compongono adesive,

compattando il sedimento che arriva talvolta a formare una superficie solida

Sabbia (6 µm – 2 mm) SAB Sabbia fine e grossolana

Ghiaia (0.2 – 2 cm) GHI Ghiaia e sabbia molto grossolana (con predominanza di ghiaia)

Microlithal (2 – 6 cm) MIC Pietre piccole

Mesolithal (6 – 20 cm) MES Pietre di medie dimensioni

Macrolithal (20 – 40 cm) MAC Pietre grossolane della dimensione massima di un pallone da

rugby

Megalithal (> 40 cm) MGL Pietre di grosse dimensioni, massi, substrati rocciosi di cui viene

campionata solo la superficie

Artificiale ART Calcestruzzo e tutti i substrati solidi non granulari immessi

artificialmente nel fiume

Igropetrico IGR Sottile strato d’acqua su substrato solido, spesso ricoperto da

muschi

Alghe AL Principalmente alghe filamentose; anche diatomee o altre alghe in

grado di formare spessi feltri perifitici

Macrofite sommerse SO Macrofite acquatiche sommerse. Sono da includere nella categoria

anche muschi, Characeae, etc.

Macrofite emergenti EM Macrofite emergenti radicate in alveo (e.g. Thypha, Carex,

Phragmites)

Parti vive di piante terrestri

TP Radici fluitanti di vegetazione riparia, non lignificate

Xylal XY Materiale legnoso grossolano (rami, radici), legno morto, parti di

corteccia

CPOM CP Deposito di materiale organico particellato grossolano (foglie,

rametti)

FPOM FP Deposito di materiale organico particellato fine

Film batterici BA Funghi e sapropel (Sphaerotilus, Leptomitus), solfo batteri

(Beggiatoa, Thiothrix)

Il livello di dettaglio dell’identificazione tassonomica è stato diverso nei vari taxa. Per la maggior parte dei taxa è stato raggiunto il livello tassonomico di genere, i Ditteri sono stati identificati a livello di famiglia o sottofamiglia, e gli Oligocheti sono stati esclusi dalle analisi dei

Una volta identificati e contati, gli organismi sono stati inseriti in un database Microsoft Access dal quale è stato possibile esportare un foglio elettronico.