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Analisi delle possibili certificazioni che l’azienda potrebbe ottenere.

PRINCIPALI ETICHETTE ECOLOGICHE DI TIPO

3.7. Analisi dell’azienda Lube in termini di certificazioni ecologiche.

3.7.5. Analisi delle possibili certificazioni che l’azienda potrebbe ottenere.

Alla luce di quanto esposto, emerge l’immagine di una realtà aziendale incentrata esclusivamente nell’ambito delle certificazioni ecologiche di prodotto di tipo II, le cosiddette autodichiarazioni del produttore.

Come si è già avuto modo di spiegare, tali ecolabels sono di grande valore ed importanza, essendo legati al rispetto di precisi requisiti dalla norma ISO 14021, tuttavia un’azienda di grandi dimensioni come la Lube, che vuole distinguersi anche come modello di azienda green, non può non vantare anche certificazioni ecologiche di tipo I, che contraddistinguono notoriamente prodotti il cui alto valore selettivo viene garantito da un ente terzo indipendente.

Da qui l’esigenza di conseguire almeno una delle menzionate certificazioni di tipo I che interessano il settore della produzione di mobili in legno.

Essendo noto come il prodotto commercializzato dall’azienda Lube sia complesso e ricco di componenti differenti, nonché suddiviso in svariati modelli, si potrebbe ipotizzare di immettere sul mercato un unico modello di cucina interamente certificato con una delle etichette

148 certificato FSC 100%, ossia proveniente solo da foreste certificate FSC.

Sarebbe questa una strategia per offrire al consumatore particolarmente sensibile al tema del rispetto dell’ambiente una cucina realizzata interamente con legno proveniente da foreste gestite correttamente, secondo precisi standard ambientali certificati.

Passando alle etichette di Tipo II, sebbene l’azienda sia già in possesso di importanti ecolabels, si ritiene opportuno fare una puntualizzazione.

Come si è già avuto modo di vedere, la Lube utilizza per i componenti esterni delle proprie cucine pannelli ecologici contraddistinti dal marchio Pannello Ecologico o Cuore Verde, che assicurano livelli di emissione di formaldeide conformi al livello E1 previsto dalla normativa europea, mentre la struttura e le altre parti interne sono realizzate con pannelli contraddistinti dal marchio Lube Ecologic conformi al livello E0.Ciò viene fatto essenzialmente per ragioni economiche, essendo il pannello E1 più a buon mercato rispetto a quello di livello E0.

Tuttavia, per differenziare l’offerta, sarebbe interessante ipotizzare la creazione di almeno un modello di cucina interamente realizzato con pannelli E0, sia per le componenti interne che per quelle esterne, garantendo al consumatore un prodotto finito con livelli di emissioni di formaldeide conformi allo standard F4 stelle. Si potrebbe addirittura scegliere di adottare il Pannello Ecologico nelle versioni LEB o IDROLEB, e pubblicizzare attraverso tali etichette ecologiche le prestazioni del prodotto, che garantiscono oltre alla sua totale realizzazione con materiale legnoso di recupero, la loro conformità ai

più bassi livelli di emissioni di formaldeide al mondo, addirittura inferiori ai limiti imposti dallo standard giapponese F4 stelle.

Per quanto riguarda invece le etichette ecologiche di Tipo III, occorre ribadire che il conseguimento dell’etichetta EPD sarebbe poco auspicabile per l’azienda Lube, essendo le cucine componibili prodotti estremamente complessi e ricchi di elementi diversi, per i quali l’analisi e la quantificazione dell’impatto ambientale legato all’intero ciclo di vita potrebbe rivelarsi di difficile attuazione.

A conferma di quanto asserito, accedendo al Database EPD nel sito www.environdec.com, è possibile notare che all’interno della categoria “Furniture and other goods” sono presenti per lo più singoli elementi di arredo come sedie e tavoli, e sono invece assenti prodotti complessi e ricchi di numerosi componenti.

Passando infine alle certificazioni di processo, abbiamo già constatato come l’azienda allo stato attuale ne sia sprovvista.

Tuttavia, negli ultimi mesi la direzione ha mostrato la propria intenzione di intraprendere un percorso per l’adozione di un Sistema di Gestione Aziendale, a dimostrazione del fatto che l’esigenza di un investimento in tale direzione è oramai inevitabile se la Lube vuole mantenere il proprio impegno per uno sviluppo sostenibile di lungo periodo.

In conclusione, per implementare il proprio sistema di certificazioni ambientali, l’azienda dovrebbe muoversi su due piani paralleli.

150 sua offerta e garantire alti standard per tutti i tipi di consumatori, inclusi i più sensibili alla tematica ecologista.

Inoltre, a completamento di un percorso già iniziato, la Lube potrebbe puntare a garantire al consumatore finale i più bassi livelli di emissione di formaldeide secondo lo standard F4 stelle per tutte le componenti relativamente ad uno o più modelli di cucina, in modo da differenziare l’offerta con uno sforzo relativamente limitato, poiché le componenti interne sono già conformi.

3.8. Conclusioni

Attraverso il presente capitolo si è voluto fornire un quadro più esauriente possibile sul complesso mondo delle certificazioni ecologiche, con tutte le loro classificazioni e caratteristiche, focalizzando l’attenzione in particolare sulle più rilevanti per le aziende operanti nel settore della produzione di mobili in legno.

Resta ora da affrontare il problema della tutela del consumatore dalle condotte scorrette che possono essere messe in atto dai professionisti in tale ambito.

Coerentemente al ruolo crescente che le varie tipologie di certificazioni ecologiche stanno assumendo all’interno dell’attuale modello di sviluppo economico, si ritiene infatti opportuno focalizzare l’attenzione sull’eventualità che l’utilizzo delle stesse da parte delle aziende possa comportare l’adozione di comportamenti scorretti nei confronti dei consumatori.

Si pensi ad esempio alle etichette ecologiche di tipo II, che vengono realizzate direttamente dai produttori, importatori o distributori dei prodotti certificati.

152 Lo stesso standard ISO 14021 dichiara esplicitamente che le etichette ecologiche di tipo II devono contenere dichiarazioni non ingannevoli, verificabili, specifiche e chiare.

In considerazione di ciò, è evidente come il mancato rispetto di tali requisiti determinerebbe la messa in atto da parte del professionista di una pratica commerciale scorretta, disciplina ampia ed articolata che si intende approfondire nel capitolo successivo.

A tal proposito, si intende offrire una panoramica generale della suddetta disciplina nonché rendere noti i diversi strumenti di tutela a disposizione del consumatore nel caso in cui le aziende rilascino informazioni relative alle certificazioni ecologiche non veritiere o comunque ingannevoli.

CAPITOLO 4. Pratiche commerciali scorrette e certificazioni