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2. PERCORSI COMUNI

2.5. Analisi economica 10

Per valutare la complessa realtà delle cooperative e delle associazioni che si occupano di alloggi per immigrati nel Veneto, è opportuno considerare anche gli aspetti strettamente economici e patrimoniali. Si deve tuttavia tenere presente che nel bilancio trovano riflesso solo le attività economicamente rilevanti, mentre sfuggono completamente quelle di puro “volontariato” senza corrispettivo, che costituiscono invece la parte più significativa del servizio prestato agli ospiti e che impegnano non poco i promotori delle iniziative.

Un’ulteriore premessa è che la valutazione di efficienza delle cooperative non può essere fatta con la tradizionale analisi di bilancio applicata alle imprese. L’efficienza deve essere valutata come capacità di mettere a disposizione senza discriminazione, alloggi a prezzi possibilmente inferiori a quelli che pretenderebbe un privato, mosso da logica economica, per lo stesso servizio. La logica sociale delle cooperative, che coniuga compatibilità dell’affitto con il reddito della persona, deve anche essere coniugata con la necessità di equilibrio patrimoniale, perché le attività di sola assistenza senza un contributo dell’ospite possono reggersi solo con finanziamenti a perdere pena il fallimento dell’iniziativa.

Sono stati raccolti gli ultimi bilanci chiusi (31.12.98) delle Cooperative aderenti al CVA: queste, a differenza delle associazioni, presentano caratteri economici ben definiti e sottostanno a precisi obblighi contabili e fiscali, per i quali è prevista la stesura del bilancio e in un formato (IV Direttiva CEE) che li rende confrontabili tra loro. Ciò non toglie l’emergere di diversità anche consistenti nella appostazione dei dati, dovute sia alle diverse classificazioni delle Cooperative sia a scelte contabili “tradizionali” che non riflettono la natura effettiva dei fenomeni rilevati. Ad esempio l’appostazione degli immobili nel “magazzino”, tipico delle Cooperative Edili, o dei contributi in conto capitale nei “risconti passivi”, voce classificata nel “passivo a breve termine”, laddove invece trattasi di contributi a fondo perduto da classificare nelle riserve patrimoniali. Qualche fatto andrebbe approfondito: ad esempio la percentuale annua di ammortamento dei beni immateriali (di solito ristrutturazioni sostenute dalla Cooperativa su beni di proprietà di terzi) non ammortizzate per la loro effettiva utilità (ragionevolmente stimata in 20 anni) ma

10 L’analisi dei bilanci presentata in questo paragrafo è stata fatta dal dott. Renato Ferraro, funzionario della CariVerona.

secondo una quota fiscale standard del 20%, con rilevanti effetti sulla riduzione del reddito dichiarato.

I bilanci sono stati singolarmente “riassunti” in modo semplificato, sia nello stato patrimoniale che nel conto economico, sommandoli in un aggregato che dà delle indicazioni di media.

Dopo la rielaborazione così effettuata un analista, nel tentativo di classificare questi bilanci, si troverebbe disorientato: si tratta di imprese immobiliari, edili o di servizi? Se si può coniare una definizione si tratta di “società di servizi ad alto capitale immobilizzato”, nè potrebbe essere diversamente, visto che l’attività principale è quella di fornire servizi abitativi.

Balza subito all’occhio la consistenza degli immobilizzi: quasi 700 milioni in media pari al 79% del capitale investito.

L’equilibrio strutturale impone quindi di valutare, a fronte di tali immobilizzi, quali sono i capitali permanenti delle cooperative: il patrimonio netto rappresenta in media il 45,5 % dell’investito (quota di tutto rilievo, difficilmente riscontrabile tra le aziende private: ma in questo una cooperativa è sicuramente avvantaggiata rispetto all’iniziativa privata perché può far leva sulla sensibilità dei donatori, e, nel caso del veneto, sulla Legge 9/90 che è stata ampiamente utilizzata). Se a questo si aggiungono le fonti di finanziamento di medio o lungo termine, pari al 39,3 %, i mezzi permanenti arrivano complessivamente all’84,8 del capitale investito, coprendo adeguatamente gli immobilizzi.

Bisogna dire che nel passivo a lungo termine, proprio per la natura no-profit, le cooperative annoverano anche finanziamenti infruttiferi di soci e altri sovventori: difatti gli oneri finanziari lordi sostenuti nel 1998 (85,9 milioni totali) rappresenterebbero, rispetto ai debiti oltre i 12 mesi (1685,2 milioni), un tasso d’interesse del 5,1 % al di sotto dei valori di mercato del 1998.

Come dato indicativo, sempre per gli immobilizzi netti esclusi quelli finanziari, è stata calcolata la percentuale degli ammortamenti del ’98: si va dal 4,2 all’11 % con una media del 7,8 % (una media probabilmente superiore all’utilità temporale dei beni).

Punto problematico dello stato patrimoniale è la presenza di crediti verso soci per affitti non incassati (difficoltà nel recupero dei crediti).

Il conto economico delle cooperative è stato riclassificato per valutare l’efficienza della gestione ordinaria, tenendo quindi separati gli ammortamenti, la gestione finanziaria e gli eventi straordinari.

Il “margine operativo lordo” non sempre è positivo: segno che il pareggio medio finale di conto economico è raggiunto con contributi straordinari (o almeno classificati tali) essenziali per la cooperativa, che dovrebbero essere ordinari per il riconoscimento della funzione sociale svolta. Purtroppo la carenza di fondi pubblici può assottigliare questa entrata, imponendo per il futuro un ripensamento del “pricing” dei servizi offerti se si vuole che le iniziative abbiano continuità.

La quantificazione degli affitti è una delle valutazioni che le cooperative devono fare molto attentamente: in calce agli schemi di bilancio è stato calcolato il ricavo medio ordinario per posto letto, quello che dovrebbe garantire il pareggio economico. Si va dalle 124 alle 197 mila lire mensili: è sintomatico che la cooperativa con valore minimo registri una perdita finale.

Un bilancio a sé meriterebbe la gestione degli alloggi subaffittati (tra i costi generali distinti con la voce “godimento di beni di terzi”, mentre i ricavi sono indistinti con gli alloggi di proprietà): probabilmente questa gestione risulta in perdita, gravando sull’attivo che deriva dalla proprietà.

In definitiva, di fronte a questi bilanci, si può sostenere che si tratta di iniziative solide e ben patrimonializzate, quasi tutte in crescita, sicuramente con qualche margine di miglioramento nell’efficienza economica, ma anche vitali che, alla luce delle risorse fin qui reperite e che sono sicuramente in grado di mobilitare, meritano ampia considerazione da parte degli enti pubblici e degli altri attori preposti ad affrontare l’emergenza abitativa degli immigrati nella nostra regione.

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