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Dall’analisi delle relazioni della Direzione Investigativa Antimafia nel periodo che va dal primo semestre del 1998, emerge una recrudescenza della criminalità di stampo mafioso russo, fino ad arrivare a quanto descritto nella relazione approvata dalla Commissione parlamentare antimafia in data 30 luglio 2003.

Nello specifico:

“Nell'incontro G/7-P/8 tenutosi a Londra il 19 e 20 gennaio 1998, è stata ribadita la minaccia della criminalità dell'ex area sovietica, riferita eminentemente ai delitti associativi.

In particolare, nella valutazione complessiva del fenomeno, è emersa la pericolosità della criminalità organizzata russa che opera in Italia, per le sue enormi possibilità di

"mimetizzarsi" nell'ambiente socio-economico e per l'alto grado di infiltrazione nel settore imprenditoriale attraverso l'utilizzazione di attività economiche lecite.

In tal senso, nel corso del semestre, sono emerse nuove forme di contrasto preventivo, che consentono di individuare flussi sospetti di danaro, che vanno o provengono dai Paesi dell'ex URSS.

Quindi è stata avviata l'elaborazione di uno studio analitico sia sui flussi monetari reciproci tra Italia e tali Paesi che sugli interessi economico-finanziari dei cittadini provenienti da tale area geografica sul nostro territorio, al fine di verificare eventuali tentativi di insediamento della cosiddetta mafia russa. Gli accertamenti condotti attraverso la consultazione di tutte le banche dati disponibili si concluderanno con la redazione di un quadro di riferimento il più preciso possibile che consentirà di valutare la opportunità di dare avvio a mirate indagini preventive anche avvalendosi, se del caso, dei poteri istituzionalmente attribuiti al Direttore della DIA”

“la criminalità dei Paesi dell’ex Unione Sovietica rappresenta un fenomeno pericoloso per le ampie capacità finanziarie di provenienza illecita di cui dispone. Le più recenti risultanze investigative fanno ritenere che l’Italia costituisca un territorio per il riciclaggio di parte di tali enormi disponibilità finanziarie mediante l’investimento in attività - soprattutto di natura finanziario - creditizia-apparentemente lecite”.

“Numerose sono le presenze sul nostro territorio, anche nel semestre in esame, di cittadini di repubbliche dell'ex Unione Sovietica, segnalati come appartenenti alla criminalità organizzata di quegli Stati, genericamente nota come mafia russa, i quali utilizzerebbero il nostro Paese anche come punto d'incontro per il perfezionamento di accordi in merito alla organizzazione di attività illecite.

Soggetti collegati a tali organizzazioni sembra abbiano intrapreso in Italia una serie di attività

economiche che possono considerarsi prodromiche ad un insediamento nel nostro Paese di quelle realtà criminali e dei relativi interessi.

Tale presenza si è riscontrata in particolare nella produzione in proprio di oggetti di largo consumo da inviare nei Paesi dell'Est (scarpe, vestiti, accessori, elettrddomestici), attraverso l'acquisto di piccole e medie aziende, specie di tessuti e di pellame, nelle quali spesso viene sfruttata manodopera clandestina.

In Emilia Romagna e nelle Marche, si registrano tuttora acquisti di strutture turistico alberghiere, finalizzate a programmare a costi contenuti, e quindi controllare, il turismo dagli Stati dell'ex Unione Sovietica, spesso collegato al cosiddetto "shopping tour".

Allo stesso modo potrebbero essere interpretati i consistenti investimenti immobiliari, con riferimento a centri commerciali, accertati ad esempio sulla Riviera Ligure, in Sardegna ed in Veneto, dove anche la riscontrata presenza di tali immigrati nella gestione di società di intermediazione finanziaria, potrebbe essere finalizzata al riciclaggio. Soprattutto in Lombardia desta perplessità la frequenza con cui cittadini dell'ex Unione Sovietica acquistano e ristrutturano immobili di pregio.

L'elemento nuovo ed inquietante che ha caratterizzato lo scorcio del semestre in esame è rappresentato dall'omicidio di PASTUKHOV Oleg, uomo d'affari russo, sospettato di essere colluso con la criminalità organizzata di quel Paese, avvenuto a Milano nel dicembre 2000.

In Italia infatti, contrariamente ad altri paesi europei, simili delitti non si erano mai verificati, a testimonianza dell'interesse soprattutto di natura economica e finalizzato agli investimenti che rivestiva la nostra penisola, per i cittadini degli Stati dell'ex URSS, ritenuti collegati alla criminalità di quei Paesi.

Circa l'episodio, oggettivamente, non si può non rilevare che le modalità dell'omicidio - utilizzo da parte degli autori di un'auto di grossa cilindrata rubata in Germania 5 giorni prima, delitto compiuto da un commando di tre persone di nazionalità presumibilmente ucraina e professionalità nell'esecuzione - inducono a ritenere che la decisione di uccidere PASTUKHOV sia maturata nell'ambito della delinquenza organizzata russa. E' sicuramente preoccupante la gravità intrinseca del reato, e fa paventare che sia solo l'inizio di altri fatti cruenti”.

“Tale forma di criminalità ha assunto le caratteristiche peculiari e le proporzioni di una vera e propria "holding" di gruppi internazionalmente organizzati secondo specifiche sfere di influenza ed interconnessioni nello svolgimento di attività illecite.

L'elevato numero di affiliati, la diffusione in quasi tutti i Paesi dell'Europa occidentale, la continua mobilità, la notevole disponibilità di denaro, la profonda conoscenza dei mercati societari e finanziari, sono gli elementi genericamente caratterizzanti la criminalità organizzata dell'ex URSS, che continua ad operare in Italia principalmente nel campo del traffico di armi, del riciclaggio e dei reati di tipo economico finanziario in genere, oltre che utilizzare il nostro Paese per incontri e riunioni d'affari, leciti e non, come dimostrano le attività di polizia giudiziaria (arresto di ZHUKOV Alexander e di MININ Leonid) di questo semestre, che hanno rivelato l'esistenza di grossissimi traffici di materiale bellico, proveniente dai Paesi dell'ex URSS e destinato a Paesi sottoposti ad embargo ONU, oltre all'esistenza di cospicue interessenze finanziarie e commerciali di non giustificata provenienza, nel nostro e nei Paesi limitrofi.

Si evidenziano inoltre segnali di come sul nostro territorio, in aree geografiche contigue a quelle già note quali le Marche, la Sardegna, l'Emilia Romagna, la Lombardia e il Piemonte, prosegua

l'azione di inserimento nel tessuto socio-economico di soggetti, in particolare della Federazione Russa e dell'Ucraina, collegati con le organizzazioni criminali della cosiddetta "Mafia russa"”.

“L’analisi dei fenomeni criminali riconducibili a soggetti originari dei Paesi dell’est Europa, h atra l’altro consentito di individuare e ricostruire le metodiche operative, che si possono definire certamente mafiose, ben sedimentate nei Paesi di origine e con una spiccata tendenza ad allungare il proprio raggio di azione e di affari a livello transnazionale. A questo proposito, desta sicuramente apprensione la loro capacità di far circolare notevole liquidità di denaro di sospetta provenienza sui mercati finanziari attraverso spregiudicate operazioni effettuate mediante l’azione coordinata di numerose società presenti in diversi Stati, costituisce secondo il modello delle così dette scatole cinesi, l’origine delle quali è quasi sempre in aree considerate paradisi fiscali. La maggiore difficoltà riscontrate dalle autorità giudiziarie e dalle Forze di Polizia impegnate nel contrasto di tale fenomeno, consiste proprio nel dimostrare o reato origine della sospetta attività di riciclaggio in essere da tali organizzazioni mafiose.

Ci si trova invece di fronte ad una criminalità non impianta nel nostro territorio in attività delittuose ad elevato allarme sociale, bensì operante prevalentemente nel settore economico, con investimenti immobiliari, ed in quello finanziario, mediante cospicue transazioni di denaro o di valori mobiliari, la cui riconducibilità ad attività illecite è spesso sapientemente celata attraverso operazioni societarie internazionali, parte delle quali effettuate nei cosiddetti “paradisi fiscali”.

Tale forma di criminalità ha ormai assunto le caratteristiche peculiari delle associazioni di tipo mafioso, e le proporzioni di una vera e propria confederazione internazionale di gruppi organizzati, secondo specifiche sfere d’influenza ed interconnessioni nello svolgimento delle attività illecite.

L’elevato numero di affiliati, la diffusione in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, la continua mobilità, la notevole disponibilità di denaro, la profonda conoscenza dei mercati societari e finanziari e l’inesistenza di una vera e propria gerarchia tra i gruppi, sono gli elementi genericamente caratterizzanti la “mafia russa”, che continua ad operare in Italia, a volte con la complicità d’imprenditori e uomini d’affari del nostro Paese, principalmente nel campo del riciclaggio e dei reati di tipo economico finanziario in genere, oltre ad utilizzare il territorio nazionale per incontri e riunioni d’affari, leciti e non”.

“La presenza di soggetti appartenenti alla c.d. mafia russa sul nostro territorio è stata caratterizzata da un notevole dinamismo sia nel settore economico, con investimenti immobiliari, sia in quello finanziario, mediante cospicue transazioni di denaro o di valori mobiliari, la cui riconducibilità ad attività illecite è spesso sapientemente celata attraverso operazioni societarie internazionali.

Tale forma di criminalità ha ormai assunto una spiccata tendenza ad allargare proprio raggio di azione e di affari a livello transnazionale, come confermato da una vasta e significativa indagine di polizia, nel corso della quale, con la collaborazione anche dell’F.B.I. americano e delle Polizia di diversi Paesi dell’Unione Europea, si è scoperto che referenti della mafia russa, segnatamente con la sua componente Solnetskaja (Brigata del sole), individuati riciclavano e reimpiegavano nel nostro Paese (soprattutto in Emilia Romagna, Veneto e Marche) denaro proveniente dai traffici di armi, droga ed esseri umani.Tale complessa attività di indagine ha, inoltre, evidenziato che il flusso di danaro che dagli Stati dell’ex Unione Sovietica, attraverso bonifici e false fatturazioni, giungeva in Italia, tornava poi nei Paesi di origine anche sotto di merci, quali macchinari, legmame, mobili e capi di abbigliamento, In conclusione, trova conferma ancora una volta l’ipotesi che la criminalità organizzata proveniente dai Paesi dell’ex URSS abbia assunto caratteristi9che transnazionali, operando in modo tale da non suscitare, con una

delittuosità violenta o eclatante. Particolare allarme sociale, ma inserendosi invece subdolamente nelle attività economiche e finanziarie”

“Tale struttura criminale è organizzata in modo moderno e dinamico con una serie di reti a maglie larghe e composta da "imprenditori criminali" semi-indipendenti. A differenza della mafia tradizionale, questa manca della disciplina e di una struttura verticistica; essa comprende, infatti, una serie di bande, gruppi ed individui che operano in buona parte autonomamente.

Le indagini in corso, infatti, non hanno evidenziato collegamenti di carattere stabile ed operativo, mettendo semmai in luce l'occasionalità di tali circostanze, che si verificano soprattutto per la gestione di singoli affari o l'organizzazione di traffici illeciti che presuppongono la presenza sul territorio, come, ad esempio, lo sfruttamento della prostituzione. Pertanto, l’attività investigativa si p rivolta verso il contrasto di traffici su vasta scala, opererai da personaggi di rilievo del panorama criminale russo internazionale, attivi nell'intraprendere commerci finalizzati a trarre profitto dalla vendita di armamenti a Paesi e/o organizzazioni colpiti da embargo O.N.U. o comunque in stato di conflittualità. Traffici questi gestiti attraverso un complesso contesto di relazioni economiche e imprenditoriali internazionali che, per il solo fatto di essere stato realizzato, oltre ad evidenziare le capacità relazionali criminali dei soggetti interessati, consente di ipotizzare la reiterazione del reato, in un ambito territoriale diverso da quello che ha visto il successo dell'attività investigativa.

In tale campo particolare, a differenza di quello finanziario, sono stati conseguiti successi investigativi anche grazie ad un intenso lavoro di coordinamento e ad una maggiore collaborazione con collaterali organismi di numerosi paesi (Ucraina, Bulgaria, Israele, Russia, Ungheria, Francia, Germania, USA, Spagna, Inghilterra, Austria e Grecia).

A titolo di esempio si menzionano le indagini che hanno ricostruito il contesto criminale, finanziario e societario che si trovava dietro un vasto traffico di armi, bloccato nel 1994 con il sequestro di 2000 tonnellate di armamenti, operato nel basso Adriatico dalle navi in servizio di vigilanza nel rispetto all'embargo ONU nei confronti dei paesi e delle organizzazioni belligeranti nel conflitto inter-etnico jugoslavo; tali attività hanno consentito l'emissione di nove provvedimenti restrittivi (cinque nel 2000 e quattro nel 2001), dei quali sei eseguiti, nei confronti di un cittadino greco, un croato, due ucraini e cinque russi, responsabili a vario titolo del traffico internazionale di armi, nella circostanza verosimilmente verso la Croazia.

Nel periodo in esame è stata sicuramente eclatante, per il coinvolgimento di professionisti italiani, l'operazione di polizia, denominata convenzionalmente "Girasole due", che ha consentito di sgominare una articolata organizzazione criminale internazionale collegata alla cosiddetta "mafia russa", alla quale l'Autorità Giudiziaria ha contestato il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, dedita al traffico di esseri umani al fine dello sfruttamento della prostituzione ed altri reati connessi.

L'organizzazione, che aveva base in Ucraina ed in Russia, nonchè cellule operative in diverse regioni della Penisola, tra le quali Lazio, Umbria, Campania, Calabria e Puglia, con ramificazioni in alcuni Paesi dell'Unione Europea, prelevava le donne dai Paesi dell'ex URSS e le introduceva in ambito Shengen, dove venivano costrette a prostituirsi in condizioni di vera e propria schiavitù. Il sistema era sicuramente ben articolato e subdolo, perché dotato di scarsa visibilità rispetto alle ormai tradizionali metodiche utilizzate da altri gruppi criminali etnici. Ciò conferma l'ipotesi che la presenza di numerosi cittadini ucraini, frequentemente di sesso femminile e clandestini, che nelle principali città italiane sono costretti a svolgere lavoro nero, sia legata, e comunque gestita, da strutture criminali.

Accanto a queste attività delittuose spesso violente e comunque "tradizionali", la criminalità

economico, attraverso l’immissione nello stesso di denaro di ignota provenienza.

Figura 9. Zone sensibili al riciclaggio da parte della criminalità organizzata russa.

Fonte. DIA

Continuano infatti gli acquisti, da parte di investitori russi, di immobili e strutture commerciali di alto livello nei principali centri cittadini in Lombardia, nelle Marche in Emilia Romagna, non trascurando la Sardegna, da tempo nel loro mirino. Ciò che balza subito agli occhi è sovente la relativa giovane età di tali soggetti, connessa ad una cospicua disponibilità di denaro contante in linea di massima non giustificata da alcuna attività svolta nel nostro Paese, nonché la grande mobilità sul territorio italiano ed in ambito UE. Spesso non hanno nemmeno la residenza in Italia, ma vengono solo per investire.

E’ da sottolineare che è altresì impossibile individuare con precisione le aree territoriali di possibile aggressione di questo tipo di criminalità economica, in quanto è stato verificato che le zone variano a secondo degli interessi e del possibile coinvolgimento di soggetti autoctoni, sempre necessari in tale attività. Pertanto, se è vero che le aree più sviluppate sono maggiormente appetibili, non vengono tralasciate per esempio quelle turistiche o potenzialmente tali”.

Infine si vuol rimarcare l'attenzione sul traffico di ermi, specialmente di tipo bellico, provenienti dagli arsenali degli Stati dell'ex URSS. Infatti, nel passato anche recente, cittadini di quei Paesi, quali Minin e Zukov, sono risultati coinvolti in tali traffici, che hanno visto l'Italia quale luogo di transito di numerosi "container" pieni di armi”.

“Le organizzazioni malavitose provenienti dall'area dell'ex URSS, genericamente indicate come

"mafia russa", sono solite infiltrarsi nell' economia di mercato dei paesi d’interesse inserendosi in specifici settori e creando collegamenti con il tessuto sociale imprenditoriale, affermandosi grazie alla loro spregiudica dinamicità e flessibilità. Tra le caratteristiche di tali gruppi criminali vi è la sistematica pratica della corruzione dei funzionari pubblici ed il riciclaggio. In paesi off-shore, dei capitali illecitamente guadagnati con la creazione di strutture commerciali che vanno ad alterare le varie economie di mercato. Tale fenomeno criminale, contraddistinto da spiccata dinamicità e da una struttura a maglie larghe composta da “imprenditori criminali”, si differenzia dalle tradizionali “mafie” in quanto manca di una e vera e propria struttura verticistica nel cui ambito possa essere esercitata una sorta di disciplina interna. La mafia russa, infatti, risulta essere composta da una serie di bande, gruppi ed individui che operano in buona parte autonomamente.

In tale contesto generale, ed in relazione al particolare campo d'azione di tali organizzazioni ed alle difficoltà di realizzare una proficua cooperazione internazionale,

risulta particolarmente complesso l'impegno investigativo

negli ambienti finanziari e/o nell'ambito dei sistemi bancari, allo scopo di evidenziare l'utilizzo di transazioni triangolari, finalizzate a nascondere l'illecita provenienza dei capitali impiegati.

Per tali circostanze le molteplici investigazioni di questa Direzione, condotte per il contrasto di tale forma di criminalità, pur non consentendo l'individuazione ed il sequestro di capitali illeciti, hanno evidenziato che i maggiori insediamenti sono localizzati in Lombardia, ove risultano presenti numerose società attive nei settori dell'import-export o turistico-alberghiero, in Liguria e nelle più famose località turistiche montane, con l'acquisizione di prestigiose proprietà immobiliari, nelle province centrali adriatiche, luogo di transito di merci e persone, che vanno ad alimentare attività illecite, in particolare quello della prostituzione ad "alto livello".

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Direzione Investigativa Antimafia, Relazione 1° semestre 2001;

Direzione Investigativa Antimafia, Relazione 2° semestre 2001;

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