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Fabio Iadeluca. Le associazioni criminali di stampo mafioso straniere in Italia: La mafia russa

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Fabio Iadeluca

Le associazioni criminali di stampo mafioso straniere in Italia:

La mafia russa

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Indice

Capitolo 1: Contesto storico. Il crollo dell’impero pag.3

sovietico

1.1 Diverse tipologie criminali 9

Capitolo 2: La mafia russa 12

2.1 Traffico di materiale nucleare 25

2.2 La criminalità organizzata russa in Europa e 28 negli USA

Capitolo 3: Principali organizzazioni 34

3.1 La criminalità cecena 36

Capitolo 4:Situazione in Italia 38 Capitolo 5: Struttura dell’organizzazione 44 Capitolo 6: Analisi del fenomeno 46

Bibliografia 53

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Capitolo 1

Contesto storico. Il crollo dell’impero sovietico

Dopo la morte di Breznev avvenuta nel 1982, l’URSS si trova in una difficilissima situazione interna.

L’economia era peggiorata; la tecnologia era arretrata, non si era sviluppata una forte industria dei beni di consumo, il sistema di trasporti era antiquato e inefficiente, la popolazione faticava ad ottenere generi alimentari e si era costituito un diffuso mercato nero di ogni genere di prodotti. In politica il regime soffocava sempre di più la libertà, mentre gli intellettuali erano costretti al silenzio nel Gulag o all’esilio.

A questa situazione si era arrivati in quanto i dirigenti sovietici -a fronte della necessità di affermare il ruolo primo piano dell’URSS nel panorama politico internazionale che con gli anni della guerra fredda aveva assunto- continuavano a destinare enormi risorse per gli interventi militari all’estero, mentre all’interno del paese mancavano addirittura i generi di prima necessità.

Le gravi inefficienze del sistema economico, aggravate oltretutto da una diffusa corruzione della nomenklatura del partito, provocarono una continua perdita di fiducia nell’apparato dello Stato.

Nel contempo, inoltre, l’URSS aveva subito cedimenti e sconfitte in politica estera. Ad esempio nell’Afghanistan l’Armata Rossa combatteva una guerra senza fine contro la guerriglia islamica sostenuta dagli Stati Uniti. Inoltre, i rapporti con la Cina, l’altro colosso del comunismo mondiale, si era definitivamente guastati negli anni Settanta e i due Paesi erano giunti allo scontro militare lungo il confine sul fiume Ussuri.

Nell’Europa dell’Est i regimi comunisti davano segni di cedimento e chiedevano più autonomia da Mosca; anche dopo il colpo di stato del generale Jaruzelski, in Polonia la lotta degli operai e della Chiesa contro il regime era continuata in forma ampia e organizzata.

Nel 1985 fu eletto segretario generale del Pcus Michail Gorbaciov.

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Quando salì alla guida del partito comunista l’economia pianificata, che stabiliva dal governo centrale prezzi e distribuzione dei prodotti, quantità da produrre, da produrre salari e stipendi, non era più in grado di reggere.

Con una situazione interna gravemente compromessa, Gorbaciov cercò di salvare il comunismo in Russia con una radicale riforma dello Stato sovietico. Le sue parole d’ordine furono “glasnost” e “perestrojka”.

Glasnost “trasparenza”, indicava un metodo nuovo della politica che partiva da un’informazione chiara e veritiera: i cittadini dovevano conoscere bene chi prendeva le decisioni e quali conseguenze avevano di concreto.

Questa nuovo corso politico, era da considerarsi un primo passo verso la democrazia, anche se in un contesto a partito unico.

Perestrojka “ristrutturazione”, concepita inizialmente come una politica di riforme radicali per modernizzare il sistema del “socialismo reale”, si trasformò in un tempestoso processo di democratizzazione. La liberalizzazione e la fine delle persecuzioni

E la fine delle persecuzioni contro i dissidenti permisero a gruppi e movimenti che fin dal 1988 si imposero sulla scena politica. La separazione dello stato dal partito, inestricabilmente fusi sin dagli anni trenta, portò alla “secolarizzazione” dello stato sovietico e alla nascita di nuove forme di mediazioni istituzionale (Congresso dei deputati del popolo dell’URSS, 1989). Viene intrapresa una vasta opera legislativa per creare uno stato di diritto.

L’intento di Gorbaciov era quello di riformare l’Unione Sovietica perché potesse continuare a esistere. Ma la spinte per la liberalizzare l’economia e l apolitica crearono aspettative di autonomia e di libertà anche tra le Repubbliche che componevano lo Stato federale sovietico.

L’URSS, come già prima della Russia degli zar, era composta da un complesso mosaico di nazioni ed etnie diverse difficili da tenere unite in un organismo statale. Era la forza del Partito comunista a garantire l’unità e l’obbedienza a Mosca.

La politica portava avanti da Gorbaciov aveva come punto nodale quello di non cambiare il sistema fondato sul partito unico, ma di fatto già con le elezioni del 1989, di

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promuovere la nascita di partiti alternativi al Pcus. Un sistema pluralista era da intendere come la fine dell’egemonia politica dei comunisti e del conseguente controllo sugli Stati dell’Unione.

Nel febbraio 1990 l’URSS divenne una Repubblica presidenziale e Gorbaciov, già segretario del partito, venne eletto presidente nel marzo 1990. Ma questa fu la sua ultima vittoria in quanto lo Stato sovietico era ormai disgregato.

I paesi baltici, Lituania, Estonia e Lettonia, erano stati invasi e annessi all’unione Sovietica nel 1939, dopo l’accordo tra Hitler e Stalin. I popoli baltici in questo nuovo scenario politico rivendicano l’indipendenza e costituiscono formazioni politiche non comuniste, i Fronti nazionali, che ottennero propri rappresentanti nelle assemblee dell’Unione.

Più grave la situazione nel Caucaso, dove le forti rivalità religiose ed etniche tra l’Armenia cristiana e l’Azerbaigian musulmano degenerarono in eccidi delle minoranze armene in Azerbaigian e azere in Armenia. In questa situazione di estremo pericolo interno, per porre fine alle stragi fu necessario l’intervento dell’Armata Rossa.

Gli Stati dell’Asia centrale federati all’URSS, abitati da popolazioni musulmane, risentivano delle spinte autonomistiche provenienti dal vicino mondo islamico, in particolare Iran e Afghanistan.

La presenza di tante diversità politiche, etniche e religiose portò al collasso dell’Unione Sovietica e alla sconfitta di Gorbaciov. Egli cercò di tenere unite le diverse Repubbliche che componevano l’URSS proponendo nel 1991 un nuovo patto federativo; ma nell’agosto di quell’anno venne sospeso dalle funzioni e arrestato dagli oppositori raccolti negli ambienti conservatori del Partito comunista, della polizia segreta e dell’esercito. Si trattava di un vero e proprio colpo di stato.

Boris Eltsin, presidente dello Stato russo, guidò la lotta contro i reazionari autori del colpo di stato, li sconfisse con le truppe fedeli al governo riformista, permise la liberazione di Gorbaciov e ottenne un vasto consenso. Estonia, Lettonia e Lituania intanto dichiararono la propria indipendenza e si staccarono dall’Unione Sovietica. Le altre Repubbliche firmarono un accordo per la costituzione della CSI, comunità di Stati

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L’URSS non esisteva più, il suo presidente Gorbaciov si dimise il 25 dicembre 1991 e Boris Eltsin fu eletto presidente della CSI1.

Nell’ Europa orientale fino a quando il regime socialista era solido, il crimine non aveva mai assunto -almeno dal punto di vista dell’ufficialità- l’appellativo “organizzato”, in quanto i vari regimi comunisti rivendicavano nella lotta alla criminalità di aver posto in essere un’attività particolarmente efficace sia a livello preventivo che repressivo.

Inoltre, e questo è importante per avere un quadro definito della situazione che ha portato allo sconvolgimento socio-politico-economico dell’ex Unione Sovietica, quanto indicato nel rapporto annuale sul fenomeno della criminalità organizzata per il 19942, nel quale si evidenziano i punti chiave che hanno favorito lo sviluppo e il radicamento della criminalità organizzata russa prima nell’ affermarsi, e poi diventare un problema a livello nazionale ed internazionale:

“il collasso dell’Unione Sovietica e l’esistenza travagliata delle Repubbliche sorte successivamente a quella che è stata la “seconda potenza mondiale” appaiono il risultato dell’interazione di vari fattori esogeni ed endogeni socio-politici, oltre che di decisioni di natura economica.

Le crisi politiche interne del Tagikistan, dell’Uzbekistan e del Kazakistan, sommandosi ai conflitti armati esplosi in Abkhassia, nel Nagorno Karabah, in Georgia e, ultimamente, in Cecenia, hanno reso complessa una situazione che, ottimisticamente, era stata definita ad “un nuovo livello di aggregazione”.

Dopo quasi tre anni di vita la C.S.I. pur contando sull’unione di 12 delle 15 ex repubbliche sovietiche, non appare in grado di influire decisamente sul miglioramento della situazione, anche a causa della complicata posizione economica: i danni causati da decenni di pianificazione centralizzata sono amplificati dalle precipitose politiche di

1 CSI: associazione fra dodici Repubbliche ex sovietiche (Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turlmenistan, Uzbekistan, Georgia), che mantengono piena sovranità e indipendenza nazionale. La CSI è stata istituita , in seguito allo scioglimento dell’URSS, il 21 dicembre 1991 ad Alma Ata, capitale del Kazakistan, dopo che l’accordo di Minsk tra i presidenti delle Repuubliche di Russia, Ucraina e Bielorussia ne avevano gettato le basi. Organi della CSI sono il Consiglio dei capi di Stato e il consiglio dei capi di governo. Sono previsti anche dei Comitati ministeriali e un Segretariato, con sede a Minsk.

2Ministero dell’Interno.Rapporto annuale sul fenomeno della criminalità organizzata per il 1994 (aprile 1995). La criminalità organizzata nei paesi dell’Est europeo, pag. 449.

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riforma della Perestroika. La riforma dell’impresa pubblica del 1987 ha causato forti aumenti dei prezzi, una riduzione di produzione con un conseguente aumento della disoccupazione.

La Federazione Russa con i suoi 149,5 milioni di abitanti distribuiti su una superficie che è circa 56,6 volte quella italiana, potenza nucleare e paese ricchissimo di materie prime, sta attraversando indubbi momenti di difficoltà.

La crisi politica, che ha raggiunto il suo culmine nell’attacco alla sede del Parlamento nell’ottobre del ’93 per ordine di Eltsin, appare agli osservatori ancora complessa.

L’approvazione della nuova Costituzione, nel dicembre del 1993, è stata vanificata dai risultati delle elezioni che hanno consegnato al Paese un Parlamento pressoché ingovernabile nel quale il partito di Eltsin si trova in minoranza.

Sul piano economico la situazione non è certamente migliore. Negli Ultimi due anni il Governo è stato continuamente ostacolato nel perseguimento delle riforme dal Parlamento. Ciò ha portato diversi ministri, propugnatori del liberismo economico, a dimettersi o a vedersi revocato l’incarico.

Gli stessi dati economici (Crosnier, 1994) sono poco chiari.

I salari non sono più idonei a garantire una vita dignitosa e ilo reddito dei ceti più agiati è superiore di circa 35 volte quello dei ceti più poveri.

La produzione ha subito una riflessione del 30%, il rublo ha perso un terzo del suo potere di acquisito anche se, stranamente, l’infrazione risulta stabilizzata intorno al 10 %.

Sebbene nel 1994 risulti privatizzato il 70% delle piccole imprese commerciali, la crisi di liquidità soffoca il sistema economico causando indebitamenti ai quali risulta difficile fra fronte.

Un tentativo di risanare tale situazione è quello di fondare su nuove regole i rapporti economici con le altre repubbliche. Tuttavia, le barriere doganali e le nuove tariffe delle risorse energetiche hanno portato nella recessione le altre repubbliche aumentando, in tal modo, i fattori di crisi nell’interno della C.S.I3.”

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Di seguito risulta importante la descrizione del fenomeno della criminalità in URSS prima dell’avvento della Perestrojka:

“La difficile situazione socio-politica-economica delle ex repubbliche sovietiche è stata l’habitat naturale per il proliferare della criminalità organizzata.

Tuttavia il fenomeno definito “crimine organizzato” è, verosimilmente, il logico sviluppo di una società in via trasformazione.

Fino a quando il sistema sovietico ha retto, le attività economiche dei privati si sviluppano al di fuori delle rigide regole costituenti il sistema di pianificazione centralizzata. In tale contesto il “mercato nero” e il “mercato grigio” costituivano il mezzo più idoneo per ottener quanto il mercato ufficiale non poteva erogare.

Del mercato nero, del tutto clandestino, derivava il contrabbando di merci, lo spaccio di stupefacenti e di materiale pornografico e l’acquisito di valuta estera.

Il mercato grigio, fornendo beni e servizi in concorrenza con mercato ufficiale ma a prezzo di mercato, aveva dato luogo alla corruzione dei funzionari pubblici. Tale situazione aveva ingenerato nella popolazione la convinzione che una legge poteva essere rispettata fino a che non diveniva incompatibile con i propri interessi e tale constatazione favoriva una sorte di intraprendenza personale che sfociava in rapine, furti, reati economici e valutai.

Secondo alcune statistiche (Gurov, 1992), dal 1961, anno di emanazione di un nuovo codice penale, al 1987, in U.R.S.S. sono stati condannati 24 milioni di persone (per la polizia sono oltre 35 milioni) di cui 1/3 è diventato recidivo. Più del 70% degli illeciti riguardava i reati contro il patrimonio. Dei 2 milioni di vagabondi esistenti, oltre 300.000 subivano delle sanzioni penali.

Inoltre, per la prima volta dal 1933, quando per ordine di Stalin ne fu vietata la pubblicazione, nel febbraio ’89 l’URSS ha reso note le statistiche sulla criminalità riguardanti il biennio 1987-88.

Le statistiche, peraltro lacunose, segnalavano un aumento del 44,4%. I furti gravi raggiungeranno quota 1.916 aumentando del 42,8%; i furti lievi registravano un aumento del 24,9%. Altri reati contro la proprietà erano aumentati del 36,6%. Le attività di mercato nero erano incrementate del 4,3%. Gli omicidi erano aumentati del 14,1% e le

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lesioni personali avevano raggiunto un notevole incremento percentuale. Nel 1988 17.658 donne avevano subito violenza sessuale e 183.953 minorenni erano stati fermati per aver commesso reati. Inoltre, nel 1987 sono scomparse 87.252 persone. Stranamente non risultano presenti le voci “droga” e “prostituzione” 4”.

Altro aspetto rilevante, è vedere come si è l’evoluzione della criminalità organizzata nella C.S.I.:

“La mafia sovietica è un mostro generato da un genitore mostruoso, che per decenni esercitò violenza sulle oggettive leggi di sviluppo economico e sociale della società” (Volobujev, 1993).

Ancora:

“nell’evoluzione del crimine organizzato fattore fondamentale si è rilevato il fallimento del tentativo di trasformare l’economia pianificata in economia di mercato. E’

convinzione generale che, oltre alle oggettive difficoltà economiche a determinare il fallimento della nuova politica sovietica abbiano contribuito due decisivi fattori:

la nomenklatura, preoccupata di perdere i privilegi di cui aveva goduto nella gestione delle enormi risorse finanziarie;

il complesso militare industriale, da sempre determinante nelle scelte socio- politico-militare.

Minato alla base e ostacolato da più parti, il progetto economico di Gorbaciov ha prodotto una pericolosa corsa all’arricchimento. Il 1987 ha visto, infatti, il sorgere di una miriade di imprese private, società, associazioni e finanziarie che avevano come unico scopo quello di legalizzare rapidamente i proventi illeciti di attività che, nella maggior parte dei casi, erano illegali5.

1.1 Diverse tipologie criminali

Dopo aver fatto un’excursus degli avvenimenti che hanno caratterizzato il fenomeno in questione, è interessante focalizzare le categorie delinquenziali di cui si compone

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l’universo criminale russo: “per una teoria accreditata (Gurov, 1992) il mondo criminale russo è costituito da sei categorie di delinquenti gerarchicamente ordinata e ancor oggi esistenti, sebbene i confini e le distinzioni siano meno marcati. Al livello inferiore sono situati i “non professionisti”, tra i quali spiccano i “pacany”, i giovani. La criminalità minorile, in continuo aumento, si fonda su proprie leggi, strutture e autorità.

E’ tuttavia riscontrabile un diffuso tentativo di imitare la criminalità “adulta”. La maggior parte dei reati consumati riguardano le offese al patrimonio e alla proprietà. I corpi di reato, oltre al denaro, sono quasi sempre costituti da beni di consumo.

Nei primi dieci mesi 1994, 177.300 reati sono stati commessi da adolescenti, o con la loro complicità, con un incremento dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nelle regioni della Kalmykija, di Amur, di Archangel’sk, di Kaliningrad, di Niznij Novgorod, di Novosibirsk, di Sachalin e di Cita l’incremento della delinquenza minorile ha raggiunto il 16,25%6. Un altro dato importante, che dovrebbe destare allarme sociale, è l’incremento della criminalità femminile: nei primi dieci mesi del 1994 le donne incriminate sono state 153.115, cioè il 13,1% del totale con un ritmo di crescita del 34,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Nel gradino successivo, col compito di svolgere attività di bassa manovalanza, troviamo i

“sesterzi”. L’etimologia del nome, “numero sei”, indica l’atteggiamento curvo di sottomissione che questi devono avere per le più alte gerarchie. L’attività svolta consiste nell’esecuzione materiale dei delitti.

Ad un livello superiore sono posizionati i “kataly”. Tradizionalmente legati al gioco d’azzardo, dalla metà degli anni sessanta si sono legati al mondo del mercato nero grazie alle collusioni con burocrati, esponenti della polizia o dell’amministrazione della giustizia.

Godono di un raggio di azione che copre tutti gli stati della C.S.I., con esclusione di quelli in cui si è sviluppata una forte organizzazione su base locale.

I reati economici sono appannaggio dei “del’cy”, gruppo molto omogeneo, fondato sulla corruzione: la maggior parte dei componenti di tale categoria svolge un’attività legale di amministrazione di fabbriche, società, enti commerciali.

6 Ministero Affari Interni Russo, 1994.

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La quinta categoria è quella degli “autoritety”, circa 20.000 individui svolgono un ruolo di primaria importanza: attorniati da una cerchia di fedeli si occupano principalmente di truffe e di estorsioni.

Al livello più alto si collocano i “vory v zakone” cioè “ladri che professano un codice”.

Ormai conosciuti come i grandi padrini della criminalità organizzata russa, hanno, quasi tutto, abbandonato i simboli e riti per diventare o veri protagonisti del mutamento in atto nell’ex Unione Sovietica.

Secondo fonti del Ministero degli Affari Interni russo, sono oltre 500 i vory operanti nella C.S.I. i quali, dopo essersi infiltrati in banche, mercati e società commerciali, sono entrati in politica per gestire direttamente il cambiamento e trarre i maggiori profitti.

In uno studio effettuato dal Ministero degli Interni della Federazione Russa e pubblicato sul settimanale SCIT i MEC il 15 dicembre 1994 si ritiene che: “si è conclusa la fase di crescita spontanea di gruppi criminali nella quale proliferavano piccoli gruppi delinquenziali (3-4 membri) con specializzazioni ristrette e zone di influenza di carattere locale. Inizia la fase di formazione di più ampia associazioni criminali, dotato di strutture organizzative complesse e gerarchizzate (50-70 membri), capaci di volgere diversificate attività criminose su scale regionale ed interregionale”.

Secondo questo studio all’inizio del 1994 operavano nella Federazione 155 organizzazioni criminali, composte in media da 76 membri. A tali associazioni criminali partecipavano 3.916 funzionari dello Stato. L’entità dei profitti illeciti raggiungeva 2.000 miliardi di rubli7”.

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Capitolo 2 La mafia russa

Le organizzazioni criminali dell’Est europeo vanno moltiplicandosi giorno dopo giorno in relazione a diversi fattori di geopolitica, come la caduta del comunismo, la disgregazione dell’URSS, l’introduzione dell’economia di mercato e gli alti livelli di corruzione. Le condizioni di incertezza politica o i repentini stravolgimenti di assetti strutturali dello Stato agevolano la nascita, lo sviluppo e il radicamento di realtà criminali organizzate nel territorio. Per quanto riguarda la nascita, il primo riferimento che si deve fare è quello del contesto sociale, ovvero a un complesso sistema legislativo, economico e politico. In questi contesti il perseguimento delle varie attività illecite può portare fino al condizionamento delle scelte politiche-economiche di un intero paese. Altre condizioni favorevoli allo spuntare della criminalità organizzata sono legate a nuove imprevedibili sopravvenienze, sia di carattere naturale (es. i disastri ambientali) sia di carattere evolutivo tecnologico che determinano un’attivazione in capo a quei soggetti che riescono a sommare velocità decisionale, disponibilità economica e spregiudicatezza.

Il secondo aspetto è quello legato allo sviluppo della criminalità organizzata , uno sviluppo che parte dalla cosiddetta fase predatoria, cioè della delinquenza pura, e che poi passa alla penetrazione nel tessuto legale (es. si pensi alla corruzione, alla collusione, alla pressione elettorale o addirittura alla partecipazione alla vita politica) sia politico, sia economico e alla penetrazione nel tessuto sociale (es. con offerte di servizi sottocosto al fine di condizionare la mentalità sociale fino a indurla a considerare conveniente e quindi accettabile un progressivo coinvolgimento in attività illegali di forte redditività). Anche lo sviluppo della criminalità organizzata è condizionato dallo sviluppo tecnologico, in quanto ingenti disponibilità di risorse economiche in capo a gruppi mafiosi può loro consentire una disponibilità di mezzi, quindi un notevole vantaggio rispetto all’apparato di contrasto.

Infine, per quanto concerne il radicamento della criminalità organizzata avviene prima nelle aree criminali lasciate scoperte dalla criminalità endogena (es. prostituzione, allo spaccio al minuto di sostanze stupefacenti, alla collocazione di manodopera di immigrati

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sotto costo); successivamente si stabiliscono dei reciproci contatti dai quali possono nascere alleanze (con trasmissione di know e how), scontri oppure posizioni di subalternità.

In questo nuovo contesto socio-economico-politico che ha stravolto i paesi dell’Europa dell’Est, grande attenzione viene riservata a livello mondiale, alla mafie russe. Queste pur costituendo un fenomeno “nuovo” dalle origini assai poco conosciute, tali organizzazioni si stanno espandendo con estrema rapidità e rappresentando ormai, nel panorama della criminalità organizzata transnazionale, una realtà oramai consolidata; Boris Eltsin nel febbraio del 1993, alla conferenza nazionale sulla lotta al crimine, aveva dato l’annuncio

“Stiamo superando Paesi come l’Italia, che sono stati sempre in prima linea, Abbiamo strutture mafiose che stanno letteralmente corrodendo la Russia da cima a fondo8

Dal punto di vista industriale inoltre, la Russia deve considerarsi un paese molto ricco di materie prime

(es. petrolio, gas ecc., anche se queste non riescono ad assicurare una posizione di rilievo nel quadro dell’economia mondiale), con un grande apparato industriale ( anche se gli impianti sono obsoleti). Ma a queste indubbie potenzialità, va di contro riferito però, che la condizione di vita si avvicinano più ai paesi del terzo mondo che all’occidente.

Secondo l’Accademia del management e del mercato di Mosca la scala dei redditi in base alla qualità della vita comprende quattro fasce: il 15% della popolazione vive in condizioni agiate, solo il 2 % ha una posizione intermedia, mentre il 58% può considerarsi in condizioni di povertà e il 25% in miseria9.

Secondo stime del F.B.I. nella confederazione Russa esistono oltre 9.000 gruppi o cosche criminali a cui fanno riferimento oltre 100.000 persone ed oltre 3.000.000 di fiancheggiatori10.

Nella capitale russa, una delle organizzazioni criminali più attive è quella di origine cecena: la sua organizzazione monolitica e i legami etnici che la caratterizzano, stretti al

8 L. Violante, Non è la piovra. Dodici Tesi sulla mafia. Einaudi, Torino, 1994.

9 C. Fracassi, Russia, Che succede nel Paese più grande del mondo, Libri dell’AltrItalia, Roma, 1995, pag. 43 e segg..

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punto da non permettere l’entrata nel gruppo di elementi non appartenenti alla stessa etnia, la rendono particolarmente pericolosa, sia a livello locale che internazionale.

Nell’assetto attuale della criminalità organizzata russa, un ruolo importante è giocato dal consolidamento e dall’adattamento ai mutamenti degli ultimi anni dei gruppi criminali noti come vory v zakone, i “ ladri che seguono il codice”. Nel mondo della malavita russa, queste organizzazioni occupano tradizionalmente una posizione di prestigio e di autorità: i vory v zakone disprezzano tutto ciò che è collegato alla società “comune” e, secondo il loro codice di condotta, devono vivere solamente di ciò che deriva dalla loro condotta, devono vivere solamente di ciò che deriva dalle loro attività illecite. Le caratteristiche di questo gruppo criminale- oltre a quello di essere strutturato su livelli gerarchici- sono:

la capacità di adattarsi molto bene ai cambiamenti sopravvenuti nell’ex Unione Sovietica;

un’età media molto bassa dei membri dell’organizzazione;

la capacità di diffondere tra i giovani la propria ideologia criminale;

la continua espansione territoriale sia nel panorama locale che sopranazionale.

Secondo informazioni del Ministero dell’Interno russo, queste organizzazioni criminali si stanno espandendo dall’area urbana moscovita sia verso altre regioni del paese, sia a livello internazionale.

Una delle caratteristiche delle mafie russe è che queste sono opportuniste, ovvero si indirizzano dove vi sono affari da fare, e questo sua a livello locale che sui mercati internazionali. Una caratteristica che accomuna la Mafia siciliana a quella russa, è nell’estenuante controllo del territorio, eliminando, se necessario, i possibili criminali rivali, mentre a livello internazionale questi tendono a utilizzare le proprie capacità di traffico e di commercio illegale per qualsiasi bene che possa rappresentare un’opportunità di guadagno, dalle automobili alle armi, dai medicinali alle materie prime.

Le organizzazioni criminali collegate ai paesi dell’ex Unione Sovietica (c.d. mafia russa) sono rappresentate da molteplici gruppi criminali.

Queste organizzazioni criminali presentano la caratteristica di avere continui obbiettivi espansionistici, soprattutto verso i paesi dell’est europeo (Bulgaria,Ungheria,Repubblica

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Ceca, Polonia), e sembrano fare capo ad un organismo sovraordinato ai singoli gruppi ( una sorta di cupola mafiosa).

Siffatte organizzazioni dispongono di ingenti flussi di risorse finanziarie derivanti dall’acquisizione di ingenti quantità di risorse immobiliari e di titoli rappresentativi della ricchezza nazionale nell’ambito delle privatizzazioni avvenute in passato nell’ex Unione Sovietica, Infatti, mentre la grande maggioranza non dispone di capitali per partecipare ai programmi di privatizzazione, le organizzazioni criminali hanno trovato un’opportunità per riciclare il denaro sporco e controllare una quota dell’economia in molte città, grandi e piccole.

Le organizzazioni in esame hanno stipulato piani di riciclaggio che prevedono:

a) operazioni bancarie associate al cambio di rubli in disponibilità finanziarie estere;

b) creazione di società fantasma;

c) infiltrazione nell’economia legale e negli organi esecutivi o nei servizi di sicurezza delle società.

Secondo quanto indicato nella relazione annuale della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, approvata in data 30.07.2003 “il crimine e la corruzione hanno inciso sull’economia russa, consentendo alla mafia di movimentare capitali, acquisire consistenti risorse, soprattutto a seguito alle privatizzazioni delle aziende statali, raggiungere il controllo di molti importanti istituti di credito e società finanziarie. I gruppi criminali hanno adottato una strategia di graduale penetrazione finanziaria versando costantemente enormi quantità di danaro liquido negli istituti di credito in difficoltà sino ad acquisirne, in pratica, il controllo e non disdegnando di fare ricorso a pratiche estorsive ed intimidatorie. In Russia esiste tuttora una dilagante corruzione di funzionari o ex funzionari pubblici, che determina una insolita presenza di diverse professionalità nell’ambito della criminalità organizzata (militari, amministratori politici e tecnici. L’assenza di una normativa contro il riciclaggio, che si traduce in un ostacolo rilevante per i Governi dei Paesi dell’ex URSS, costituisce un limite nel perseguire questo tipo di reato e si riflette, peraltro, sul piano dei rapporti e della cooperazione internazionale. La Federazione Russa è

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sensibilmente in ritardo nell’utilizzo degli standard internazionali per prevenire, rilevare e perseguire questa tipologia criminale.

La Direzione Nazionale Antimafia segnala che il sistema bancario nei Paesi dell’ex URSS, è estremamente vulnerabile e permette alle organizzazioni criminali, con relativa facilità, di controllare gli investimenti economici, di condizionare la macro economia nonché utilizzare gli istituti di credito nelle attività di esportazione di capitali, da riciclare. Questa tipologia di illeciti è a sua volta facilitata sia dall’assenza di una normativa, che preveda poteri di controllo della Banca Centrale sulle transazioni effettuate all’estero, sia dalla mancanza dell’obbligo per le banche di immagazzinare dati relativi alle persone fisiche e giuridiche che abbiano attivato conti correnti, in valuta nazionale o estera, presso le loro sedi11”.

Forme di controllo, di infiltrazione o di influenza riguardano addirittura il 40% delle imprese private, il 60% delle imprese statali , il 50-85% delle banche (non a caso 30 banchieri assassinati costituiscono una tragica caratteristica della seconda metà degli anni

‘90) , il 70-80% delle attività commerciali.

Comunque, una siffatta rete è consolidata dalla presenza nel Parlamento e nelle istituzioni locali di rappresentanti legati alla criminalità.

L’espansione criminale è stata resa possibile sia dai processi di privatizzazione dell’economia seguita al superamento del regime sovietico, sia dalla inesistenza, fino al 1996, di previsioni penali che sanzionassero i fatti di bancarotta fraudolenta , falso in bilancio, etc.

La mafia russa, inoltre, può contare su diffuse presenze in paesi esteri quali la Gran Bretagna (dove è interessata alla fornitura di armi all’IRA) in Svizzera ed in Austria ( dove a forti interessi finanziari), in Germania dove gestisce case di prostituzione di lusso e contrabbando di materiale strategico, negli USA dove ha contatti con la criminalità italo-americana per la gestione del traffico di stupefacenti, del riciclaggio, della prostituzione e del racket del mercato della benzina.

11 Senato della Repubblica - Camera dei Deputati- Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa e similare. Relazione annuale, approvata in data 30.07.2003, XIV Legislatura. XXIII, n. 3.pag. 130 e segg.

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Le indagini svolte in Italia hanno permesso di evidenziare anche un’intensa attività delinquenziale dei predetti gruppi criminali in Russia e progetti di impiego dei proventi illeciti in campo economico in Italia (esportazioni d’oro, acquisto di fabbriche del pesce, commercio di prodotti petroliferi, ecc.).

Dall’esito degli accertamenti info-investigativi e le evidenze delle inchieste giudiziarie fanno ritenere che i criminali provenienti dall’ex Unione Sovietica:

- abbaino rilevanti quantità di denaro;

- denotino un’apparente mancanza di contatti con le organizzazioni criminali italiane;

- siano relativamente giovani.

Sono stati accertai, comunque contatti tra le formazioni criminali tradizionali e la “mafia russa”, soprattutto in occasione di acquisti al mercato in nero, da parte di esponenti della

‘ndrangheta e dei clan camorristici e mafiosi, di massicce quantità di rubli trasformati in moneta diversa sui mercati internazionali, al fine di rivestirli in acquisti immobiliari in Russia.

Inoltre sono stati anche registrati:

- notevoli acquisti di armi sovietiche da parte delle organizzazioni criminali italiane di tipo mafioso;

- compravendite di strutture turistico-alberghiere sulle coste romagnole e marchigiane con il fine di controllare i flussi turistici dai paesi dell’ex Unione Sovietica verso l’Italia, spesso collegati al cosiddetto shopping tour, praticato, soprattutto nella città di Rimini;

- investimenti immobiliari e presenze sulla riviera ligure di cittadini dell’ex URSS nella gestione di società di intermediazione finanziaria;

- attività di cittadini russi che in Lombardia operano nel settore della ristrutturazione di immobili di grande pregio.

Inoltre i gruppi criminali di matrice sovietica sono altresì impegnati nelle sottoelencate attività illegali:

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- traffico di sostanze stupefacenti soprattutto sintetiche12; - spaccio di denaro falso;

- traffico di opere d’arte ed autovetture di grossa cilindrata proventi di furto;

- sfruttamento della prostituzione in danno di connazionali;

- traffico di organi.

Importante, al fine di capire gli effetti negativi riversi sull’economia dovuti alla penetrazione nel nostro territorio della criminalità russa, è l’intervento del Dott.

Alessandro Pansa direttore dello Sco, dinnanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia, in relazione al tema relativo al contrasto alla criminalità organizzata internazionale. In proposito:

“a seguito di quanto ha già fatto il professor Masciandaro nella precedente parte di questo Convegno, il lavoro di analisi che abbiamo svolto all’Università Bocconi con la Polizia di Stato su due fenomeni criminali, la criminalità russa e quella cinese in due determinate aree del nostro territorio.

In primo luogo occorre chiedersi quale sia l’esigenza degli investigatori di disporre di una analisi così articolata, complessa, economica e soprattutto multidisciplinare.

La domanda ha una risposta molto semplice: è per capire. Questa mattina il direttore del Dipartimento della Pubblica sicurezza, il capo della Polizia, prefetto Masone, ha chiaramente detto che vi è bisogno di conoscere, vi è necessità di intelligence. E l’intelligence su fenomeni nuovi così articolati come le nuove mafie richiede una forma di conoscenza ed un approccio molto più complessi.

Vi era poi un altro obiettivo. Le indagini che sono state condotte negli ultimi anni dalla Polizia di Stato in alcune aree del paese su presenze criminali straniere, ad esempio a Rimini o in altre aree dell’Emilia Romagna, sono state percepite in modo non sempre favorevole soprattutto a livello locale.

12 L’ex URSS è al primo nella produzione mondiale di hashish; esistono, inoltre, estese coltivazioni di oppio in Kazakhistan (150.000 ettari), in Uzbekistan (3.000 ettari), in Tajikistan e nel Kirgikistan. Nella sola Russia, un milione di ettari sono coltivati a papavero.

A questa produzione “naturale” si aggiunge l’attività di diverse centinaia di laboratori diretti da esperti chimici in cui si producono elevate quantità di droghe sintetiche qualitativamente superiori a quelle già esistenti nel restante mercato mondiale e, soprattutto, ad un costo molto contenuto.

Il Ministro dell’Interno russo ha stimato in oltre 100 miliardi di dollari americani il fatturato annuo della produzione interna. La droga prodotta è, in buona parte, destinata al consumo interno: a fronte delle statistiche ufficiali secondo le quali esistono in Russia un milione e mezzo di tossicodipendenti, è verosimile che il numero degli assuntori di droghe abbia superato i 5 milioni.

A Mosca, dove il mercato degli stupefacenti è controllato dai clan mafiosi caucasici, un sondaggio ha rilevato come il 25% dei ragazzi e il 135 delle ragazze in età scolare abbia assunto già assunto qualche tipo di droga. Ministero dell’Interno,

La Russia e le regioni meridionali sono il crocevia del traffico dell’eroina prodotta dai paesi del triangolo d’oro (Myanmar, Laos e Tailandia) e della Mezzaluna d’oro (Pakistan, Afghanistan e Iran). Negli ultimi anni operazioni antidroga delle polizie dell’Europa occidentale hanno portato allo scoperto tentativi di esportazione della droga nei Paesi dell’occidente. Rapporto annuale sul fenomeno della criminalità organizzata per il 1994 (aprile 1995), pag.461 e segg.

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Alcune volte ci è stato detto che queste indagini producevano danno all’economia. A noi è sorto anche il legittimo dubbio che forse avevamo sbagliato, pur avendo utilizzato sempre, come strumenti del nostro agire, solo il codice penale e le leggi che il Parlamento ha varato. Lo studio eseguito con un’analisi economica da parte della Bocconi ha fatto chiaramente rilevare che il danno all’economia c’è, ma non è dovuto assolutamente alle indagini, bensì è dovuto al fenomeno criminale contro cui le indagini sono state sviluppate.

L’analisi che è stata condotta ci ha portato ad individuare alcune caratteristiche del lavoro e della realtà con la quale ci andiamo a confrontare. Uno dei primi risultati emersi è che gli insediamenti criminali di matrice straniera presenti in Italia tendono ad assumere connotati strutturali e funzionali diversi rispetto a quelli delle rispettive case madri: ad esempio, la mafia russa in Italia ha caratteristiche diverse da quella che opera in Russia, così come la mafia cinese nel nostro paese è diversa da quella in Cina. Le diverse collocazioni e formazioni sul nostro territorio fanno acquisire a queste organizzazioni forme e strutture diverse. I motivi sono molteplici. Quello fondamentale va individuato nelle ragioni per cui questi gruppi criminali si sono spinti fuori dal loro paese. Se noi consideriamo la realtà criminale dei sudamericani, ad esempio dei colombiani presenti nel nostro paese, rileviamo che la loro esigenza è quella di collocare il loro prodotto. Se invece esaminiamo la realtà criminale di altri tipi di organizzazioni, ad esempio i cinesi, notiamo che la loro esigenza è quella di insediarsi in Italia per produrre un reddito spesso illegale.

Influenza la caratterizzazione degli insediamenti delle criminalità straniere in Italia la realtà con la quale essi vanno ad impattare, ed è, in varia misura, quella delle peculiari caratteristiche del nostro paese. Influenzano ancora questa struttura la normativa anticrimine, la presenza di organizzazioni criminali autoctone, forme ed assetti di circuiti economici di produzione e scambio di beni e servizi.

Occorre quindi individuare gli specifici connotati strutturali e funzionali delle presenze criminali straniere nel nostro paese.

Lo studio che è stato condotto dalla Polizia di Stato e dall’Università Bocconi offre, quindi, nuovi strumenti di comprensione. Tale metodo di analisi, sebbene sia stato applicato a due realtà circoscritte, è suscettibile di essere impiegato in prospettive assai più ampie sia in termini spaziali, sia con riguardo alle altre espressioni criminali. Il modello di analisi economica proposto individua tre diverse fasi o stadi.

Questa mattina sia il Capo della Polizia che il professor Masciandaro ci hanno indicato queste tre fasi:

l’accumulazione di risorse illegali, il riciclaggio dei profitti illeciti, l’impiego delle risorse ripulite. Noi nell’analisi abbiamo verificato la fase del riciclaggio nel nostro paese e, partendo dalle indagini che sono state condotte dalla Polizia di Stato, abbiamo verificato che si giunge ad individuare tre distinte fasi del riciclaggio, che sono spesso univoche, contemporanee, addirittura sono ricondotte ad un unico comportamento. Le tre fasi tipiche del riciclaggio sono il placement, il layering e l’integration. La prima fase consiste nel collocamento dei proventi del reato, la seconda fase comporta il compimento di una serie di operazioni finanziarie o commerciali volte a separare il capitale dalla sua origine illecita, la terza implica lo sforzo di integrazione nei circuiti dell’economia lecita dei capitali di origine illegale. Le indagini che sono state condotte, soprattutto le indagini sulla criminalità russa, ci consentono di capire come queste fasi siano in effetti le tre facce di un’unica condotta, di un unico comportamento; e l’azione stessa è spesso unica.

Venendo ad esaminare i risultati specifici dell’analisi condotta sulla mafia russa, vediamo che i dati di cui abbiamo potuto disporre e che abbiamo preso in esame vanno dal 1987 al 1998 ed indicano un trend di crescita dei reati commessi dai soggetti provenienti dall’ex Unione Sovietica. In particolare, dal 1992 al 1998 si è passati da 354 a 1953 denunce. Ma la crescita numerica, se ponderata, dà un

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cosiddetta criminalità diffusa a reati di macrocriminalità. (Mi sarebbe venuto meglio dire da microcriminalità a macrocriminalità, ma questa differenza sembra che non sia più di moda, quasi offendessimo, parlando di microcriminalità, il bene giuridico che la norma penale tutela). Questi dati hanno evidenziato poi che esiste un trend particolarmente elevato a partire dal 1997 in poi.

Per quanto concerne nello specifico la riviera adriatica, poi, lo studio ha evidenziato due particolari caratteristiche. La prima: il ridotto numero di soggetti direttamente riconducibili ad organizzazioni di matrice straniera. In Italia i mafiosi russi, cioè coloro che hanno caratteristiche da farli assomigliare ai nostri mafiosi, sono molto pochi ed essenzialmente sono soggetti che non delinquono. In una indagine che la Polizia di Stato ha condotto a Roma nel 1997 e che si è conclusa con l’arresto, avvenuto a Madonna di Campiglio, di 13 esponenti della criminalità organizzata russa, noi abbiamo individuato alcuni soggetti che erano integrati in una struttura criminale che aveva gerarchie, rituali e forme di comportamento tipiche delle associazioni mafiose italiane, addirittura con dei rituali quasi arcaici e superati ormai dalla criminalità italiana più evoluta. Ma il numero di questi soggetti è estremamente ridotto. La caratteristica essenziale della realtà russa in Italia è che si rileva un cospicuo e costante flusso di capitali e di beni, indicativo unicamente di un crescente interesse dei gruppi criminali russi a spingere verso il nostro paese essenzialmente le loro ricchezze e non le loro persone.

L’analisi condotta e la lettura dei dati, sia investigativi che economici, evidenzia quindi che la criminalità organizzata russa predilige in questa fase un comportamento che è esclusivamente legato all’attività di riciclaggio. In particolare, i danni, come sono stati rilevati nella ricerca illustrata stamattina dal professor Masciandaro, che questo tipo di attività infligge al nostro paese hanno conseguenze notevolmente negative sui flussi bancari e finanziari, mentre gli interventi di reimpiego comporteranno impatti negativi anche sui mercati dei beni e dei prodotti, sul mercato del capitale, sulla struttura proprietaria, sul controllo delle imprese, sul mercato del lavoro. Quindi, pur essendo una realtà che per grandezza non preoccupa, pur essendo una realtà che non presenta i vertici della propria organizzazione nel nostro paese, ha effetti economici devastanti13”.

Interessante è anche quanto dichiarato da ALFEROV Vladimir, primo vice capo del Comitato investigativo russo, in tema di criminalità organizzata russa:

“Ovviamente per noi è difficile giudicare direttamente la penetrazione della criminalità organizzata russa nei paesi occidentali perché riceviamo normalmente queste informazioni da una serie di cause penali, e di altre informazioni operative veniamo a conoscenza grazie ai nostri colleghi occidentali.

Sotto il profilo storico possiamo dire che i nostri gruppi sono ancora in fase embrionale. Tuttavia seguiamo queste loro azioni perché sono particolarmente pericolose per il processo politico e sociale di sviluppo della Russia. I risultati delle nostre ricerche consentono di evidenziare una serie di tendenze negli ambienti criminali russi. I gruppi criminali organizzati manifestano interesse non solo alle strutture criminali dei paesi europei ma anche ai soggetti economici che operano legalmente. Aumentano le dimensioni delle operazioni di esportazioni illegali, soprattutto di fonti energetiche e in particolare del petrolio, di materie prime strategiche che portano danni agli interessi russi, e in questo concorrono non solo le nostre organizzazioni nazionali ma anche i loro partner esteri. Notiamo che il rafforzamento della loro base si verifica anche grazie all’ampliamento dei loro contatti internazionali. In tutto il territorio russo sta crescendo l’attività delle formazioni criminali etniche che hanno i loro contatti non solo

13 Intervento del Dott. Alessandro PANSA Direttore dello SCO, presso la Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta dal Sen. Roberto Centaro, pag. 11 e segg.

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nei paesi esteri e nei paesi della ex Unione Sovietica e non solo nella sfera del narcobusiness, ma cresce la loro organizzazione ed interazione con le strutture analoghe all’estero (il contrabbando di armi e munizioni, la fuga dalle regioni dei conflitti armati) e spesso anche con gli obiettivi militari e con le fabbriche produttrici. Sempre più spesso le armi di produzione occidentale arrivano in Russia attraverso le vie del contrabbando. Insieme alla penetrazione di determinati gruppi criminali russi in Europa occidentale ha luogo anche il processo inverso, ovvero il rafforzamento delle organizzazioni mafiose straniere in territorio russo, sia nelle attività criminali tradizionali, sia nella sfera dell’economia legale.

Questi gruppi stranieri innanzitutto lavorano con i loro omologhi russi nella vendita nei territori dell’ex Unione Sovietica di macchine rubate, di armi, droga, beni storici e culturali e usano il territorio russo per la migrazione illegale, la vendita di merce e di materie strategiche. In questo senso voglio sottolineare che la lotta a queste organizzazioni spesso non dipende dalla loro differenziazione, tenuto conto che nel territorio dell’ex Unione Sovietica esistono ora 15 Stati sovrani. Tutto questo ha radici non solo nazionali, ma anche internazionali. Lo smercio di metalli ferrosi, di droga, le importazioni illegali di armi, lo sviluppo del sistema bancario, la debole legislazione di lotta alla criminalità ovviamente sono fattori molto attraenti per la criminalità russa per penetrare nell’Europa occidentale. I nostri esperti ritengono che i traffici di origine criminale rappresentino dal 45 al 50 per cento del volume complessivo dei soldi russi portati all’estero. Questi soldi poi vengono utilizzati per il business legale: immobili, agenzie turistiche, eccetera. Fra gli indirizzi pericolosi nell’utilizzazione dei soldi di origine criminale vi è il loro reinvestimento attraverso l’accaparramento di azioni in società di lavorazione di beni strategici e militari: diamanti, petrolio, eccetera. Il risultato di ciò è che queste azioni possono poi tranquillamente soggiacere alle influenze delle strutture criminali sia russe che estere. Molti esperti ritengono che negli ultimi cinque anni dalla Russia verso i centri finanziari internazionali sono passati illegalmente circa 60 miliardi di dollari. Per far passare questi dollari vengono utilizzate persone fisiche che attraversano le frontiere, fino a complicatissimi schemi di operazioni finanziarie di import-export. A sua volta la Russia rappresenta una grande opportunità per il riciclaggio di denaro sporco da parte delle organizzazioni criminali internazionali.

Su richiesta del Ministero della giustizia italiana, con una operazione dell’Interpol è stato trattenuto un cittadino americano che nel solo 1997 è riuscito a legalizzare nelle banche russe 10 miliardi di dollari circa. Negli ultimi cinque anni nella Federazione russa si registra un aumento del contrabbando di armi e munizioni. Gli specialisti ritengono che i conflitti armati in vari punti del globo sarebbero impossibili senza una rete internazionale di produttori e fornitori di armi. Qui un ruolo fondamentale viene svolto dalle strutture criminali e internazionali che si sono specializzate nel business di armi e che collaborano con le corrispettive strutture degli ambienti criminali russi.

Un fenomeno relativamente nuovo è quello del trasferimento illegale attraverso il territorio russo di cittadini asiatici e africani verso i paesi dell’Europa centrale e orientale, con contraffazione di documenti.

Tale trasporto non sarebbe possibile senza l’esistenza di determinate strutture e di contatti sia all’estero, sia all’interno della Russia. Un altro grave problema nazionale è quello dell’uscita, ovviamente illegale, di beni storici e culturali. Ci sono circa 40 gruppi di contrabbandieri in Europa occidentale che si sono specializzati proprio nell’esportazione di beni storici e culturali dalla Russia. Il volume di queste operazioni attualmente raggiunge oltre gli 8 miliardi di dollari all’anno e aumenta esponenzialmente.

Occorre inoltre tener presente che i nostri colleghi occidentali riescono ad intercettare non più del 10 per cento degli oggetti portati fuori dalla Russia, ma persino in questi rari casi talvolta non funziona il meccanismo di restituzione dei beni e delle merci rubate. Ad esempio, 45 icone che sono state requisite nel settembre del 1994 nell’aeroporto romano di Fiumicino, identificate come merce rubata precedentemente

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Russia ai proprietari legittimi. Noi riteniamo che la ragione di ciò consista nel fatto che simili casi non sono regolamentati tra i nostri Stati con un apposito accordo.

Riteniamo che il problema dell’integrazione della criminalità russa ed estera nello svolgimento di operazioni illegali con le macchine vada sottolineato in modo particolare. Infatti gli studi mostrano che i gruppi criminali che si occupano appunto di operazioni illegali di traffico di automobili agiscono con i loro corrispondenti dei paesi baltici: Germania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Ci sono enormi investimenti con rischi minimi in questo campo e quindi è diventato molto attraente per le organizzazioni criminali organizzate ed una delle fonti principali delle loro rendite.

Parlando di tendenze e previsioni circa il fenomeno della criminalità russa, riteniamo che il processo di integrazione degli organizzatori e dei leader delle strutture criminali che agiscono nelle sfere economiche criminali a breve termine continuerà con il consolidamento di questi raggruppamenti e può portare al controllo di interi comparti dei trasporti legati al business di grandi e piccole dimensioni. Occorre anche sottolineare la tendenza di questi leader criminali che hanno accumulato grossi capitali ad entrare in politica, quindi a comprare i vari funzionari, scegliere i deputati, e addirittura entrare direttamente negli organi di potere statali. Gli organi di pubblica sicurezza agiscono in maniera molto attiva e lottano contro questi gruppi; questo certo concorre alla creazione di una base legislativa di lotta alla criminalità.

Due anni fa è entrato in vigore il nuovo codice penale della Federazione russa che per la prima volta ha stabilito una responsabilità penale per tutta una serie di attività tra cui, ad esempio, alcune azioni nella sfera economica, la legalizzazione di beni ottenuti illegalmente, informazioni ottenute dai computers, eccetera. Il Parlamento ha approvato anche una legge per la lotta contro il narcobusiness, traffico di armi, eccetera e per la lotta alla corruzione e la protezione dei testimoni e di altri soggetti nei processi; esiste anche un progetto di nuovo codice penale processuale, che riteniamo il mezzo principale di lotta alla criminalità. Questo progetto è adesso al vaglio di esperti dell’Unione Europea e crediamo che i consigli e le raccomandazioni del Consiglio Europeo potranno essere utilizzati dai nostri parlamentari per avvicinare le procedure di coinvolgimento alle responsabilità dei criminali. È stato anche organizzato un programma per quanto riguarda le società per azioni, per quanto riguarda l’estrazione dei minerali, per combattere i reati legati alla produzione illegale di alcolici, l’esportazione illegale di mezzi valutari e di altri beni fuori dal paese. Esiste poi un progetto anticorruzione ed il Ministero dell’interno della Russia, insieme alla procura generale, ha rafforzato il controllo e la reazione rispetto alle denuncie che vengono presentate. Il risultato è che l’anno scorso è stato possibile accertare i responsabili di almeno un milione e mezzo di reati: è un dato almeno del 10 per cento superiore a quello dell’anno precedente. Sono stati identificati i responsabili di reati particolarmente gravi come gli omicidi, eccetera.

Per quanto riguarda il rafforzamento della lotta alla criminalità organizzata ed ai funzionari corrotti, ci piace molto quello che stanno facendo i paesi occidentali nella loro lotta contro le forme più pericolose di criminalità organizzata economicamente, innanzitutto contro le forme del riciclaggio di proventi derivanti da attività illegali, commercio di uomini, immigrazione clandestina e lotta alla droga.

Purtroppo occorre registrare che spesso e volentieri questi criminali si organizzano molto più velocemente di quanto non si organizzino gli organi di contrasto alla lotta alla criminalità transnazionale. Fa piacere sottolineare che l’interazione degli organi di sicurezza tra la Russia e l’Europa occidentale si rafforza e si amplia continuamente. Vi sono molti esempi, come quello della collaborazione dei vari comitati russi con i corrispondenti organi della Svizzera, che ha permesso al nostro Stato di requisire vari beni che erano stati depositati a Zurigo (più di 2 milioni di franchi svizzeri). Con un’azione congiunta dell’Interpol e delle autorità della Svizzera è stato consegnato alla Russia un commerciante accusato di aver commesso reati valutari. Occorre tener presente che questa collaborazione si basa su una certa legislazione che riguarda l’interazione tra il Ministero della giustizia della Federazione russa ed il

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dipartimento della polizia della Confederazione elvetica, nonché su un memorandum di collaborazione.

Se a questi documenti aggiungiamo i rapporti bilaterali tra il Ministero dell’interno della Russia con i Ministeri dell’interno dell’Austria, dell’Italia e della Francia, credo che con questo elenco abbiamo esaurito il novero degli accordi esistenti tra gli organi russi e i loro colleghi in Europa occidentale.

Quando occorre, ad esempio, ottenere informazioni dall’Inghilterra, dalla Germania o dall’Olanda dobbiamo semplicemente basarci sui rapporti di cortesia internazionali e sui principi internazionali di lotta alla criminalità. Certo, in questo caso non si riesce sempre ad ottenere dei successi, come invece è accaduto l’anno scorso con l’Austria quando è stato riportato in Russia un cittadino russo capo di un raggruppamento criminale organizzato che aveva commesso reati valutari.

Ritengo che questo nostro incontro debba portare i partecipanti a pensare che è necessario lottare e non ci si può basare solamente sulla buona volontà reciproca. Occorre organizzare una base interstatuale sicura; dobbiamo aiutarci reciprocamente, e sono già due anni e mezzo che noi invitiamo a questo.

Purtroppo la ratifica dei vari documenti nel nostro Parlamento è andata per le lunghe, ma speriamo che avvenga nei prossimi mesi. Abbiamo questa speranza.

A quel punto ci rivolgeremo ai nostri colleghi occidentali, basandoci su accordi multinazionali che siano stati sperimentati già da alcuni anni. Crediamo che la collaborazione nella lotta contro la criminalità internazionale debba basarsi sullo scambio di informazioni tra gli organi di sicurezza, riguardanti le persone facenti parte delle organizzazioni criminali, allo scopo di recidere le formazioni criminali transnazionali e di creare dei gruppi operativi temporanei nei vari Servizi dei singoli paesi, capaci di realizzare una documentazione congiunta ed una neutralizzazione di tali organizzazioni nella loro fase embrionale.

Con la creazione di una base giuridica internazionale dei paesi coinvolti non si avrebbe, a quel punto, alcuna difficoltà nello svolgere le ricerche quando i capitali sporchi si trovano in altri paesi. Se le frontiere sono così facilmente aperte per i criminali, perché devono essere così difficilmente aperte per gli organi che li perseguono? La lotta alla criminalità transnazionale è possibile solo se vi partecipa tutta la comunità internazionale: non dobbiamo farci sfuggire nessuna possibilità.

In base alla legislazione nazionale siamo intenti a rafforzare la lotta ai gruppi nazionali criminali, in strettissima collaborazione con gli organi competenti di tutti i paesi e, innanzitutto, con gli organi della Repubblica italiana14”.

Il traffico di clandestini provenienti dai paesi dell’ex URSS ha assunto proporzioni che non possono essere sottovalutate. L’Europa rappresenta per queste organizzazioni criminali mafiose, la metà più ambita. Il flusso di clandestini, in relazione della sola Federazione, ammonta a circa 150.000 persone.

Considerevole, poi è il numero di cittadini cinesi irregolari che sbarcano all’aeroporto di Mosca, grazie agli accordi stipulati tra i due paesi, per poi proseguire verso le Nazioni dell’Europa Occidentale15.

14 Intervento di ALFEROV Vladimir, primo vice capo del Comitato investigativo russo, presso la Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta dal Sen. Roberto Centaro, pag. 21 e segg.

15 L’organizzazione Internazionale per la Migrazione (IOM-International Organization for

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Ancora:

Dalla sistematica infiltrazione nelle attività economiche, le organizzazioni ricavano le risorse più consistenti attraverso il controllo, in tutto o in parte, di compagnia petrolifere ed estrattive , o attraverso attività estorsive sulla produzione, raffinazione e sul trasporto del petrolio e del gas naturale.

Il controllo esercitato dalle organizzazioni malavitose sulle esportazioni di greggio attraverso la cosiddetta “NEFTEMAFIYA”, mafia del petrolio provoca alla Federazione Russa perdite annue per centinaia di milioni di dollari, denaro che in gran parte viene depositato presso le banche occidentali.

Si registrano infiltrazioni di organizzazioni criminali malavitose anche nell’industria dell’alluminio, dove si registra una situazione di oligopolio (quattro impianti producono il 75% dell’intera produzione russa), dei metalli e delle pietre preziose. Quest’ultime, in special modo in diamanti, vengono commerciate illegalmente fuori dalla Russia per un valore che si aggira tra i 100 e 300 milioni di dollari all’anno16.

Gli omicidi su commissione, dal 1990 in poi, sono diventati un preoccupante problema per la sicurezza pubblica in tutte le Repubbliche ex sovietiche. Le associazioni criminali mafiose russe perpetrano omicidi su commissione. In Russia le vittime principali, sono deputati, giornalisti, imprenditori e commercianti e molto spesso ricorrono, per porre in essere le loro condotte criminose a l’utilizzo di armi pesanti17.

nell’ambito della prostituzione, la percentuale di donne provenienti dall’est è stimata intorno al 60- 70 per cento.

16 Panorama, 18 aprile 2002. Tra il 1998 e il 1999, la polizia russa ha sequestrato circa una tonnellata d’oro, più di una tonnellata d’argento e circa 28.000 carati di diamanti grezzi, pietre lavorate, smeraldi, rubini, zaffiri e perle. Le organizzazioni russe sono sospettate di aver avuto una fondamentale nel “furto del millennio” perpetrato a Londra all’interno del Millenium Dome.

Nell’occasione furono trafugati 12 diamanti purissimi, tra cui la “stella del millennio” da 203 carati, del valore di 200 milioni di sterline inglesi.

17 Senato della Repubblica - Camera dei Deputati- Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa e similare. Relazione annuale, approvata in data 30.07.2003, XIV Legislatura. XXIII, n. 3.pag. 132 e segg.

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2.1 Traffico di materiale nucleare

Particolare timore a seguito dei profondi mutamenti di geopolitica che coinvolto l’Europa orientale è il traffico di materiale nucleare, il quale rappresenta una problematica che desta particolare allarme sociale.

Un esempio può essere rappresentato da quanto accaduto nel 1993 a Vilnius (Lituania)18 dove sono state rinvenute 4 tonnellate di berillio sottratte da un centro di ricerca nucleare russo.

Quello che ha destato preoccupazione è che almeno un funzionario del governo regionale russo e un alto funzionario del governo regionale e un alto funzionario del centro di ricerca sono risultati coinvolti insieme ad un’organizzazione collegata al KGB, a gruppi di criminalità organizzata e a un mercante di armi con un passato di rapporti con i paesi del Medio Oriente e organizzazioni terroristiche (v. Cachran, 1995). Malgrado ciò e nonostante l’ampia casistica riportata sulla stampa internazionale (v. Williams e Woessner, 1995; v. Bundeskrininalamt, 1992, 1993), non si conosce la dimensione economica di questo traffico, né si è sicuri che esso rappresenti una importante attività delle organizzazioni criminali.

E’ bene sottolineare che lo smembramento dell’ ex impero sovietico, ha portato un dato di fatto importate che va ad incidere nei futuri equilibri, ovvero quattro repubbliche Ucraina, Russia, Bielorussia e Kazakhistan posseggono adesso arsenali militari e basi atomiche. Quindi questa divisione dell’arsenale nucleare ha reso meno sicuro il controllo dei sistemi delle armi di distruzione di massa.

“Anche in Ucraina si sono verificati diversi tentativi di furto di testate nucleari. Nella base militare di Kola sono stati trafugati 2 Twel (sistemi ai uranio arricchito utilizzato per i reattori dei sommergibili) contenenti una quantità tale da preparare ben tre armi atomiche. Tra il ’92 e il ’94 sono stati resi pubblici tre casi di furto di uranio negli stabilimenti di Arzamas 16, Podolsk e Glazov. Il materiale rubato, nella normalità dei casi, segue l’iter sotto riportato. Il trasporto al di fuori della CSI è direttamente gestito dalla criminalità autoctona con modalità diverse (nei portabagagli delle auto, negli zainetti di giovani che vanno all’estero, a volte persino nelle tasche delle giacche o dei pantaloni per i componenti di piccole dimensioni), , ma quasi sempre con la complicità degli operatori delle dogane.

Il materiale una volta arrivato nei paesi dell’Europa dell’Est , grazie alla collaborazione di gruppi criminali occidentali, viene trasportato in basi sicure svizzere o austriache da dove sarà destinato a Paesi del Medio Oriente, Libia , Sudafrica, India, Pakistan o Argentina. A titolo di esempio il mercurio rosso, clandestinamente prodotto in laboratorio a Kiev (è stata accertata la presenza di altri

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due lavoratori a Tbilisi e uno a Uzgorad, nei pressi del confine con l’Ungheria), occultato in tronchi di legname, viene spedito su Tir di nazionalità ceca, ungherese o jugoslava, in una base austriaca e, infine, trasferito nei Paesi del terzo mondo. In questo commercio il ruolo della criminalità organizzata internazionale è, verosimilmente, quello di intermediario, non essendo interessata, per il momento, a venire in possesso di armi atomiche”19.

La gran parte dei casi di contrabbando di materiale nucleare20 finora accertati coinvolge individui singoli o piccoli gruppi con nessun apparente contatto con la grande criminalità (v. Woolsery, 1994). Non esistono nemmeno prove che qualche gruppo terroristico abbia ottenuto materiale nucleare di contrabbando (v. Oehler, 1996).

La casistica esistente, riguardante quasi sempre l’Europa come territorio di transito e di negoziazioni, non va comunque sottovalutata. Se attualmente il pericolo rimane minimo, molti esperti credono infatti che verrà presto il giorno in cui il terrorismo nucleare diventerà una realtà (v. Ward, 1996) grazie ad una serie di condizioni favorevoli, come l’ampia quantità e gamma di materiali, le diverse fonti da cui attingere, i diversi soggetti che vi gravitano attorno e infine la vasta serie delle possibili utilizzazioni destabilizzanti di questi materiali. Su questi punti si possono fare delle riflessioni.

Con l’entrata in crisi dell’intero sistema economico e strategico del Patto di Varsavia21, si è venuto a create un più o meno agevole accesso all’imponente

19 Ministero dell’Interno, op. cit., pag. 464.

20 Savona E.U., La criminalità organizzata.

21 Patto di Varsavia: Il comunismo era stato così imposto alle nazioni conquistate dall’Armata Rossa. L’URSS creò rapidamente istituzioni che collegassero il suo nuovo impero. Il legame politico si stabilì nel Cominform, sorto nel 1947 come coordinamento politico dei partiti comunisti al potere. I rapporti economici venivano decisi nel Comecon (Consiglio di mutua assistenza), istituito nel 1947 per armonizzare l’economia dei Paesi orientali con i piani di sviluppo dell’Unione Sovietica.La morte di Stalin nel 1953 non cambiò la politica dell’URSS nel clima della “guerra fredda”. Nel 1955fu costituito l’organismo militare che si contrapponeva alla Nato, il Patto di Varsavia, alleanza per la sicurezza dei Paesi del blocco sovietico da minacce esterne. Tale patto garantì soprattutto il mantenimento dei vari regimi comunisti: era infatti previsto il principio di intervento delle truppe del Patto all’interno dei Paesi aderenti in caso di rivolte. La prima era scoppiata nel 1953 a Berlino, dove gli operai insorsero per protestare contro le dure condizioni di lavoro; la polizia con l’aiuto dell’Armata Rossa domò in un mese dalla sommossa. Nel 1956 una serie di disordini in Polonia trovò soluzione nel cambio della classe dirigente comunista. Occorse invece un intervento massiccio di truppe corazzate sovietiche per riprendere il controllo dell’Ungheria dopo la sanguinosa rivolta di Budapest. La durissima repressione degli insorti ungheresi ebbe forti ripercussioni politiche in Occidente, ma servì per qualche anno da monito ai

“satelliti” dell’URSS. L’unico Paese comunista che seppe mantenere l’indipendenza da Mosca era la Jugoslavia, che non aveva neppure aderito al Patto di Varsavia.

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