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Analisi dei reperti

Nel documento SCUOLAMUSEO AMBIENTE (pagine 186-194)

CONTRIBUTI METODOLOGICI

A) Caratteristiche dell’insediamento (edilizia abitativa, attrezzature scolastiche, zone verdi, attrezzature sportive,

1) Analisi dei reperti

Informazioni generali del ferro. 176

3) Visione orizzontale del VI secolo.

Insediamenti in relazione a fattori geografici e natu-rali.

Storia degli scavi di Campovalano. 6) Problematiche del museo.

Strumenti: colloqui su diapositive; realizzazione di cartine storiche e geografiche; diagrammi; questionari; interviste.

Insegnante osservazioni

Analisi e struttura dei materiali:

1) metalli (stagno, rame, bronzo, ferro): composizione, fusione, alterazione;

2) argilla (buccheroide, ceramica): composizione e tecniche di lavorazione;

3) materiali organici.

Strumenti: osservazioni e ricerche; proiezioni di diaposi-tive sulle tecniche di lavorazione; visita al laboratorio di un ceramista.

di applicazioni tecniche

del problema funzione-forma-materiale:

1) analisi della funzione e della forma dei reperti at-traverso una riflessione sulle caratteristiche dei materiali;

2) analisi delle forme attraverso vari metodi di rappre-sentazione grafica.

Strumenti: a) proiezione ortogonale; riproduzione de-gli oggetti.

Insegnante di educazione artistica.

Analisi decorativo-artistica dei fregi su rame, sulla argilla e buccheroide, con perline.

2) Analisi della dell’ornamentazione pla-stica.

Strumenti: riproduzione di sbalzi, graffiti e mosaici; disegni.

Insegnante di francese.

1) Raffronto con una coeva rinvenuta nel suolo francese.

Linguaggio come astrazione e comunicazione di concetti: una comune matrice linguistica nell’area indoeuro-pea.

Strumenti: a) corrispondenza e scambio di fotografie con una scuola francese nei pressi di un’area archeologica; al-cuni semplici esempi di glottologia.

A L L I E V I DEL LI C E O S C I E N T I F I C O Cuoco DI NA P O L I

su <<CENTRO STORICO E ARTIGIANATO A NAPOLI

Scopo principale di questa sperimentazione didattica stato di utilizzare il disegno come linguaggio per studiare l’urbanistica, l’architettura cosa importante, storia della nostra In tal modo, studio della storia dell’arte si è vivificato continuamente nel confronto assiduo con la realtà che ci circonda.

L’analisi critica, motivo costante nelle varie fasi di studio, sollecita l’allievo a trovare soluzioni concrete alle situazioni che via via si presentano, lavoro ha visto impegnati gli al-lievi su un unico tema: lo studio del centro storico di Napoli dalle origini ai nostri giorni. Oltre la conoscenza puramente oggettiva, tale studio mirava a creare nei giovani una co-scienza critica, indispensabile per apprezzare e rispettare l’ambiente naturale ed artistico nel quale viviamo. Si è cer-cato di fornir loro gli strumenti necessari per intervenire in un non lontano futuro, quali cittadini coscienti, nei vari campi della vita sociale.

La ricerca è risultata abbastanza completa in quanto ha scandagliato vari aspetti della realtà napoletana: storia, ur-banistica, architettura, aspetti socio-economici legati all’am-biente, teatro, artigianato, folklore. Quest’ultimo ha mirato soprattutto a ricostruire quel vasto quadro culturale nel quale vive, si agita, si esprime la complessa vita napoletana.

Per affrontare l’intero lavoro in maniera organica, gli allievi si sono uniti in gruppi di studio, mentre la ricerca è stata divisa in varie fasi.

Analisi storica territorio.

Fornita di una ricca bibliografia, l’indagine si è svolta prevalentemente presso di Stato e la Biblioteca Nazionale. La ricerca è stata volta non solo allo studio dei grandi fatti storici, ma anche e soprattutto al recupero di tradizioni che ci fanno intendere meglio tanti aspetti della vita quotidiana.

11. Analisi urbanistica.

Lo studio della città ed il suo sviluppo urbano attraverso i secoli è stato realizzato analizzando la cartografia della città nelle varie epoche e confrontando lo studio cartografico con l’attuale struttura urbana.

L’analisi, iniziata con lo studio del sottosuolo, degli anti-chi valloni e corsi fluviali che in seguito sono diventati arte-rie di comunicazione, si è spinta fino allo studio dei vari piani regolatori. tutto è stato documentato da piante anti-che, che hanno dato un quadro cronologico e preciso della crescita della città nei vari secoli, dallo studio dei percorsi, dei nodi e degli arredi urbani: studio realizzato con rilievi, fotomontaggi e plastici dei punti più significativi.

architettoniche.

Studio particolareggiato dei maggiori complessi architet-tonici della zona. Sono stati eseguiti rilievi, tra quali più interessanti quelli sulla stratificazione della zona di S. Lo-renzo, dal periodo greco-romano ai giorni nostri (grazie ai recenti scavi tuttora in opera).

Di ogni episodio architettonico gli allievi hanno realizzato piante, prospetti, sezioni, assonometrie e numerose foto che sono state sempre scattate e stampate dagli stessi allievi

tro strumento tecnico, questo, molto importante per la de-scrizione dell’ambiente). Spesso, attraverso il fotomontaggio, si sono isolati episodi architettonici da elementi inseriti in epoca successiva per ricreare, almeno in maniera illusoria, spazio architettonico originario.

IV. Indagine sociale,

La fase più viva della ricerca è stata l’indagine sociale svolta sul campo, caratterizzata da interviste programmate precedentemente in classe, registrazioni e filmati. in questa fase che si è inserito il discorso sul folklore e l’artigianato.

Gli allievi, in più riprese, hanno trascorso ore ed ore fra la gente del quartiere per cercare di capire meglio quello che ad un’osservazione superficiale può sembrare aberrante, in-comprensibile e incoerente: cosa spinge ancora la gente a vere in questa zona, tra le più belle e ricche di valori storici e architettonici, ma socialmente depressa, sovraffollata, senza sbocchi sociali e occupazionali. Hanno discusso a lungo con vecchi artigiani che, come cento anni fa, sono nelle stesse botteghe e lavorano con la stessa cura; ma, man mano che il tempo passa, non trovano fra giovani il ricambio per la

e la soprawivenza del mestiere.

Perché giovani si allontanano? Perché preferiscono il guadagno facile? Nella zona fiorisce il contrabbando, la pro-stituzione; furti sono all’ordine del giorno; il traffico auto-mobilistico è caotico, rumoroso, assordante; gas di scap-pamento offuscano tutto e rendono irrespirabile l’aria di queste piccole strade che sono state sempre per il pedone. L’architettura, nata per esser letta dall’osservatore che cam-mina piano le prospettive che si percepiscono mo-mento per momo-mento mutano ad ogni piccolo spostamo-mento del punto di vista, dall’interno di un’auto perde ogni signifi-cato; i ‘palazzi rinascimentali e barocchi non hanno più deco-razioni; i decumani diventano tunnel, binari, da attraversare senza mai alzare la testa; la grana del materiale che da sem-pre ha caratterizzato l’architettura non esiste più.

Eppure, il vecchio abitante è seduto sulla sedia di 181

glia davanti al suo basso dove è sempre vissuto, mentre le macchine gli sfrecciano davanti a pochi centimetri di di-stanza. Il vecchio artigiano sembra rifiutare tutto ciò che lo circonda: è nella sua bottega, intaglia, scolpisce, modella: è uno spettro che aspetta, deciso a morire dove è nato.

Queste constatazioni, tutt’altro che positive, hanno in-dotto giovani allievi a formulare, nella fase finale del lavoro, un’ipotesi di progetto volto a ridare alla zona il suo origina-rio aspetto umano.

Progetto.

Il progetto presenta alcuni punti essenziali:

Rivalutare le strutture esistenti con adeguati re-stauri, non per creare, come è awenuto in passato, situazioni speculative evacuando gli abitanti della zona in periferia ed accogliendo nelle case restaurate la buona borghesia che può permettersi fitti altissimi, ma lasciandovi gli abitanti del po-sto.

Rilanciare e stimolare con interventi e leggi speciali il lavoro artigianale, creando uno sbocco occupazionale per giovani ed un sicuro richiamo turistico nella zona.

Creare negli spazi resi liberi dall’abbattimento di costruzioni fatiscenti, di nessuna importanza artistica e am-bientale, centri culturali e sociali (teatro, sale per conferenze, auditorium, sale per mostre, un piccolo museo del folklore e dell’artigianato locale) atti a soddisfare le esigenze della po-polazione locale e per richiamare, quale polo culturale, il tu-rismo nella zona.

Chiudere completamente al traffico automobilistico il centro storico. Ai vertici di questo quadrilatero realizzare dei parcheggi sotterranei dove poter lasciare le auto, evi-tando di ingombrare le arterie di comunicazione. Le piazze, svuotate dalle lamiere delle automobili, si popo-leranno di persone; la lettura delle architetture che si affac-ciano sulle strade completa. 1 bar potranno, come in passato, rimettere i tavolini all’aperto ed piccoli negozietti

di souvenirs potranno essere rivalutati. Nei vicoli faranno spicco le botteghe degli orafi e degli artigiani. Finalmente si potranno osservare ricami dei portali catalani, cornicioni, le finestre, le belle scalinate del ‘700. Si potranno aprire al pubblico chiostri, cortili pensili, unico polmone di verde della zona, ora completamente chiusi.

Si domanderà: ma l’occupazione per i giovani del posto, quei giovani che oggi preferiscono il lavoro occasionale ed illecito? Abbiamo parlato dei centri sociali, di musei, di vità complementari, di incremento dell’artigianato e del commercio: tutte attività che richiedono la presenza dell’uomo. Ora, se il guadagno derivante da queste attività equivarrà a quello della vendita delle sigarette di contrab-bando, i giovani saranno certamente disponibili per lavori

decorosi.

Il turismo, quello che oggi affolla le vie di Firenze e di Venezia e scarta Napoli, potrebbe dare una spinta nuova al nostro progresso. Napoli è ricca di tesori che aspettano solo di essere scoperti, ma anche e soprattutto, salvaguardati: sa-rebbe assurdo, infatti, pensare ad un rilancio del turismo senza un’opera attenta e continua di salvaguardia dell’am-biente. Oggi, ancora per molti, il centro storico rappresenta un passato di stenti da dimenticare, cancellandone le ultime tracce ancora in piedi. Si è imboccata senza indugi la strada dell’espansione edilizia. Oggi sappiamo però che un pro-gresso ottenuto a spese dell’equilibrio ambientale è solo ap-parentemente un progresso. La della nostra do-vrebbe insegnarci che è impossibile progredire in maniera concreta senza programmare attentamente le tappe del pro-gresso stesso: senza operare nel presente riallacciandosi al passato e preparando il futuro.

Queste le riflessioni raccolte dagli allievi e queste le pro-poste. Sono proposte ardite, ma dettate da una coscienza li-bera da contaminazioni speculative: valori che oggi è possi-bile riscontrare solo nei giovani, futuri amministratori. E questa è anche la nostra speranza.

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Nel documento SCUOLAMUSEO AMBIENTE (pagine 186-194)