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CAPITOLO 3. L’indagine sulle micro e piccole e medie imprese trentine, verifica

3.5. Analisi dei risultati.

Dall’analisi effettuata su un universo di 427 micro e piccole imprese del settore metalmeccanico trentino sono emersi scenari contrastanti. La popolazione imprenditoriale di piccole dimensioni, nel rapporto con le attività internazionali risulta suddivisa in:

 Poche piccole imprese già avviate nei mercati esteri e che riescono a sopravvivere alla crisi dei mercati italiani grazie ai proventi delle loro vendite all’estero.

 Imprese internazionalizzate grazie ad un’occasione commerciale che gli si è presentata.

 Molte piccole imprese che spinte dal clima di crisi presente sui mercati italiani sono ora disposte ad afferrare ogni possibilità che i mercati offrono, ed iniziano a considerare anche le opzioni fornite dai mercati stranieri nonostante siano doppiamente intimorite da ciò che questo rappresenta.

La prospettiva dell’impegno in attività di internazionalizzazione rifiutata in passato per mancanza di coraggio e di spirito imprenditoriale sembra ora, per alcune imprese, l’unica soluzione.

I risultati dell’indagine suggeriscono che le piccole imprese impegnate nel settore metalmeccanico trentino sono ancorate ai loro business tradizionali. Solamente poche, il 23% delle imprese intervistate, sono riuscite ad attivarsi a livello internazionale, e nella maggior parte dei casi, il 79%, questo è stato possibile grazie alla presenza di

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un’occasione commerciale vantaggiosa per l’internazionalizzazione, che hanno saputo cogliere, e non seguendo un processo di sviluppo strategico e mirato all’obbiettivo di espansione oltre confine.

Le micro e piccole imprese indagate sono altresì scoraggiate nell’intraprendere un’attività internazionale di qualsiasi tipologia, a causa delle barriere all’entrata con cui si devono confrontare: mancanza delle risorse finanziarie e del know how necessario per l’avvio di un’attività con i mercati stranieri. Le barriere e le difficoltà nel reperire le risorse e gli strumenti per internazionalizzare non si modificano sulla base della dimensione aziendale. Il fattore dimensionale è perciò altamente significativo nella definizione delle probabilità di internazionalizzazione. Le imprese di dimensioni minori registrano maggiori difficoltà nel reperire gli strumenti conoscitivi, finanziari ed economici, necessitano di tempi più lunghi e perciò si verifica il ritardo internazionale rispetto all’entrata sui mercati stranieri da parte delle concorrenti grandi imprese. Nei modelli presentati nel paragrafo 3.4 la variabile che rappresenta la ricerca di nuove opportunità quale una delle motivazioni che spingono le imprese all’internazionalizzazione non compare, non è risultata significativa nella definizione delle probabilità. Sembra che le piccole imprese metalmeccaniche non intraprendano il processo di internazionalizzazione quale esito di analisi e valutazioni strategiche operate dal manager o dalla direzione aziendale. Non vi è un piano prestabilito che prevede l’ampliamento del business oltre confine e le linee di attuazione, nonostante siano in molti ad aver teorizzato e dimostrato l’importanza delle strategie nell’economia internazionale (Fernàndez e Nieto, 2005). Vi è solamente un’occasione commerciale. Le imprese internazionalizzate sono approdate nei mercati esteri per il verificarsi di un evento non prestabilito, ma che ha messo le imprese in un’ottica di espansione e nella ricerca di tutte le forze e risorse per sfruttare la possibilità di internazionalizzarsi. L’indagine attraverso la regressione delle variabili mostra che l’impegno nelle attività di predisposizione dell’assetto aziendale per un futuro internazionale non influisce sulla probabilità che questo si verifichi. La scelta del cammino internazionale non dipende dall’impegno: la maggior parte delle imprese dichiara livelli di impegno diversi da zero, ma questi non sono una determinante per l’attività internazionale.

Lo studio da un importante contributo alla resource dependency theory che spiega il perché le imprese scelgono di collaborare con altre imprese ed organizzazioni per

95 ottenere le risorse per loro necessarie. Si riafferma l’importanza del network di relazioni e conoscenze in cui un’impresa riesce ad inserirsi, risultando un elemento fondamentale per avviare dei processi di internazionalizzazione da parte delle piccole e piccolissime imprese metalmeccaniche intervistate. Questo è vero soprattutto perché la maggior parte delle imprese indagate si internazionalizza a seguito di un’occasione commerciale. La variabile risultata statisticamente significativa che ha permesso di sviluppare il ragionamento esposto è regioni italiane servite. In essa sono riassunte le informazioni che riflettono quanto un’impresa è attiva a livello nazionale, quanto è grande il mercato domestico di riferimento. Si è dimostrato che uscendo dai confini della provincia di Trento e della stessa regione, la variabile aumenta la significatività nella definizione delle probabilità di internazionalizzazione. Uscendo dal mercato d’origine ed entrando in contatto con le imprese del Centro-Nord Italia le probabilità di internazionalizzare aumentano.

Ulteriori informazioni di interesse sono rappresentate dalle variabili che descrivono l’età dell’impresa e la generazione dell’organo, o della persona, preposto alla direzione. L’accumulo di esperienze non sempre influisce positivamente sull’azione internazionale. Le due variabili sono dei buoni predittori delle probabilità di internazionalizzazione. Le generazioni successive favoriscono la probabilità di entrata sui mercati stranieri; sono generalmente predisposte ad affrontare nuove esperienze ed hanno acquisito maggiori capacità e conoscenze sui mercati e sull’attività economica, rispetto alla prima generazione. L’età aumenta la probabilità di internazionalizzare fino ad un dato livello: oltre una certa età le imprese internazionalizzano sempre meno. L’anzianità non è più una risorsa, non rappresenta più una fonte di conoscenze ed esperienza utili ma è un ostacolo che tiene le imprese ancorate al sistema conosciuto. L’impegno connesso all’età dell’impresa risulta a sua volta significativo nel senso che per uguali livelli di impegno avranno maggiori possibilità di internazionalizzare le imprese più giovani.

In conclusione, per rispondere alle domande di indagine che hanno condotto il presente lavoro, l’analisi effettuata non restituisce un modello, una forma di internazionalizzazione generale e valida per le PMI indagate. L’universo imprenditoriale indagato non è propenso all’intraprendere una strategia, unita ad un processo di espansione mirato, di internazionalizzazione. L’internazionalizzazione che

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esiste tra le imprese è dovuta essenzialmente da occasioni commerciali e a contatti personali che le aziende hanno. Ciò nonostante la maggioranza delle imprese intervistate dichiara di sostenere un livello di impegno medio alto nelle attività di accessorie all’internazionalizzazione. I mercati sempre più globali e internazionali richiedono alle imprese una professionalità internazionale anche a livello domestico. La maturità aziendale, unita alle esperienze che porta con se e al turn over del personale posto alla direzione aziendale, sono elementi che influenzano profondamente le probabilità di internazionalizzazione per una PMI.

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