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Come alternativa alla semplice quantificazione dei dati, approccio tipico della statistica e delle ricerche quantitative, si è scelto di avvalersi della semiotica e dei suoi strumenti per operare una ricerca qualitativa.

Come evidenzia Laure Rolle (2014), la ricerca del semiologo si distingue tra desk e field. La prima è quella che si svolge dietro la scrivania, analizzando materiali di vario genere che riguardano l’oggetto d’indagine, in particolare modo materiali di comunicazione, i “testi”, che in semiotica vale la pena ricordare hanno un’accezione molto ampia, perché si tratta di «una qualunque porzione di realtà che abbia significato per qualcuno, dotata di coesione e coerenza, con limiti definiti al momento dell’analisi» (Rolle, 2014, p.19). La ricerca field invece, è quella svolta sul campo, a diretto contatto con i soggetti che si relazionano o potrebbero relazionarsi con l’oggetto di studio, magari attraverso interviste individuali o colloqui di gruppo (focus group). Spesso accade che ad un’indagine desk si affianchi una sul campo, assottigliando ancora di più quel confine che le divide, che di per sé è già abbastanza labile, perché entrambi gli

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Centro Palatino risultati

Centro Commerciale Palatino 371

Palafuksas 47

418 Ex Villaggio Olimpico risultati

Ex Moi 2720

Ex Villaggio Olimpico 481

3201 Cavallerizza Reale risultati

Cavallerizza Torino 2320 Cavallerizza Reale Torino 1620

3940

flickr

Centro Palatino risultati

Centro Commerciale Palatino 22

Palafuksas 51

73 Ex Villaggio Olimpico risultati

Ex Moi 146

Ex Villaggio Olimpico 50

196 Cavallerizza Reale risultati

Cavallerizza Torino 489 Cavallerizza Reale Torino 319

808 0 200 400 600 800 1000 1 2 3 0 1000 2000 3000 4000 5000 1 2 3 0 200 400 600 800 1000 1 2 3 0 1000 2000 3000 4000 5000 1 2 3

Tab. 2.5 Numero dei risultati ottenuti ricercano i vari casi analizzati.

1-Centro Palatino 2-Ex Villaggio Olimpico 3-Cavallerizza Reale

Data di rilevazione: maggio 2018

Tab. 2.6 Numero dei risultati ottenuti ricercano i vari casi analizzati.

1-Centro Palatino 2-Ex Villaggio Olimpico 3-Cavallerizza Reale

Parte 1 Capitolo 2 Metodologia

approcci agiscono su un materiale comune, ovvero un corpus di testi. Tradizionalmente, il materiale da ricercare è costituito soprattutto da articoli di giornale, film o programmi televisivi, ma questo bacino di raccolta si può ampliare andando ad intercettare ciò che ci interessa anche nel web: tra le discussioni sui forum o sui blog, ad esempio, o tra le opinioni e le fotografie lasciate spontaneamente sui social network. Una marea di informazioni pronte a rivelarsi potenzialmente utili, testi che potremmo considerare come «materiale field, già in formato

desk» (Rolle, 2014, p. 21).

La ricerca sociosemiotica si potrebbe riassumere come un processo di traduzione delle dichiarazioni individuali in dati validi per una comunità. Una sorta di conversione di testi individuali in testi sociali, possibile grazie all’individuazione di modelli collettivi (Ferraro, 1999). È proprio su questo passaggio che la semiotica si differenzia da altre discipline, come ad esempio la sociologia, perché non si basa sulla quantità per rendere dei dati significativi, ma si affida alla ricerca di modelli collettivi condivisi, che non consiste nella categorizzazione di alcuni individui, bensì in un’interpretazione del discorso individuale, convertito in un’espressione collettiva.

Come sottolinea ancora una volta Laura Rolle (2014, p. 23), il vantaggio di lavorare con una metodologia che opera su modelli collettivi «non è solo quello di poter circoscrivere il campione o il corpus d’analisi, ma riguarda anche la possibilità di poter prevedere il comportamento interpretativo dei destinatari di un testo». Una caratteristica che rende interessante l’utilizzo di questa pratica anche nel campo dell’architettura, in particolar modo se utilizzata ex ante, per la progettazione dello spazio pubblico, ad esempio. Inoltre si rivela una peculiarità intrigante anche sul piano informazionale, perché si pone come alternativa a quelli che possono essere gli algoritmi predittivi di un’intelligenza artificiale. In grado sì di predire il comportamento di esseri umani, ma solo perché - finora - questi sono visti dalla macchina come utenti, fruitori di un servizio, che magari compiono sempre le stesse azioni finalizzate ad un determinato scopo, e quindi facilmente “assimilabili” da un computer che ne

elabora una predizione, basata esclusivamente sulla quantità di ripetizioni e combinazioni e non osservando l’uomo come “animale sociale”.

Gli approcci all’analisi semiotica dei testi sono due: la semiotica strutturale o generativa, di cui A.J. Greimas è l’esponente più noto, e quella interpretativa, che vede in C.S. Peirce e U. Eco i maggiori rappresentanti (Rolle, 2014).

La metodologia strutturalista e generativa è quella più diffusa. Partendo dall’antropologia e dalla linguistica, questa teoria si basa sulla considerazione del testo come una realtà “stratificata”, ovvero composta da livelli (e significati) via via più profondi. Gli strati vanno dal più concreto al più astratto, infatti il primo è quello superficiale, cioè quello che considera il testo così come si mostra nella realtà; il secondo livello include invece le strutture discorsive, riguarda i personaggi, i tempi e i luoghi, ma anche i temi e le figure. Il terzo invece considera le

strutture semio-narrative, ovvero i ruoli e le strutture fisse, in cui

Greimas colloca il modello attanziale e lo schema canonico della

narrazione. Infine al livello più profondo troviamo le opposizioni

semantiche fondamentali, sulle quali si basa l’intero testo, perché rappresentano i “valori” del racconto.

La semiotica interpretativa invece, non guarda al “come” è fatto un testo, analizzando livelli e strutture come nel caso della semiotica strutturale, ma cerca piuttosto di interpretare cosa fanno i destinatari (le persone) con i testi. Vi è uno spostamento fondamentale dell’attenzione dal testo al soggetto, che a sua volta favorisce un ulteriore salto, che è un avvicinamento a quello che Eco (1979) definisce il «lettore modello», «un’ipotesi di destinatario che il testo presuppone e costruisce al proprio interno, attraverso certe caratteristiche che sono principalmente competenze enciclopediche» (Rolle, 2014). Tutto ciò presuppone che i testi siano in relazione tra loro, una visione che porta a considerare la cultura come una grande rete di testi, che si plasma in continuazione attraverso citazioni e riferimenti

intertestuali, cioè da un testo ad un altro. Un’idea che, come

suggerisce Laura Rolle (2014), trova evidente espressione nella diffusione del web 2.0 e dei dispositivi portatili.

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