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Gran parte del complesso della Cavallerizza, così come lo vediamo noi oggi, è frutto del lavoro di Benedetto Alfieri (1699- 1767) e di alcuni rimaneggiamenti nel corso dell’Ottocento. Il Primo Architetto Regio nel 1740 ricevette l’incarico di progettare all’interno della “zona di comando1” della Torino barocca un

grande spazio per svolgere gli esercizi equestri.

Alfieri in realtà intervenne sulle Scuderie che l’architetto Amedeo di Castellamonte (1610-1683) prima di lui aveva fatto edificare lungo il fronte bastionato. Benché l’impianto a croce pensato dal Castellamonte si tramandi implicitamente sui fogli degli architetti per vari decenni, parte degli spazi castellamontiani viene demolita per permettere la realizzazione di uno spazio più aulico e rappresentativo. Il nuovo edificio, che Alfieri immagina a due piani, ha larghezza quasi doppia rispetto al precedente e si innesta sulla cosiddetta Rotonda, un vano ottagonale da cui si diramano i bracci dell’impianto a croce pensato dall’architetto ducale. Lungo le pareti di questo nuovo grande ambiente a navata unica l’architetto dispone una dozzina di grandi nicchie per accogliere le tribune degli spettatori, infatti verrà utilizzato come maneggio e al suo interno vi si svolgeranno

1 Parte del centro di Torino

destinata ad accogliere le sedi rappresentative e amministrative del Regno Sabaudo.

Fig. 4.1 B. Alfieri, Le due teste di detta Cavallarizza / Spaccato in Lungo della med.a, con la Paggieria sovra, 1740.

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gli spettacoli equestri. Al piano superiore invece sono previsti degli appartamenti per i paggi, il capo scuderie, il maestro e i camerieri, ma non verranno realizzati e ancora oggi è visibile il muro di tamponamento provvisorio della facciata di levante, oltre la quale si sarebbe dovuto concludere il progetto alfieriano (Fig. 4.1).

Come si è potuto constatare, Benedetto Alfieri interviene sulle opere del Castellamonte con coscienza: alcune parti vengono sì demolite, ma altre vengono trasformate e adeguate a nuove funzioni, come nel caso della Rotonda, in cui il pian terreno viene trasformato in un grande atrio (articolazione tra tutte le braccia), e ai piani superiori prevede una cappella, che però non verrà mai realizzata. Gli altri interventi dell’Architetto Regio includono anche una pista semicircolare a ridosso della Zecca, pensata per il rallentamento dei concorrenti a cavallo nei tornei di corte: un aggiornamento secondo i modelli francesi e mitteleuropei che però, anche in questo caso, non verrà completato.

La Cavallerizza – denominazione comune per indicare la parte per il tutto – rispetto alle sue origini è stata rimaneggiata più volte e anche tempo dopo gli interventi di Benedetto Alfieri. Negli anni 30 dell’Ottocento si inserisce la manica a “F” progettata da Carlo Bernardo Mosca, in linea con il complesso delle segreterie e dell’archivio, “riproponendo come volumetria, ma non come linguaggio e destinazione d’uso, il progetto della grande galleria seicentesca” (Piccoli, 2016). A completare l’intervento del Mosca, qualche anno più tardi viene edificata la doppia manica bassa delle pagliere.

Durante la seconda metà del XIX secolo l’insieme degli edifici che compongono la Cavallerizza assume la fisionomia architettonica che vediamo oggi.

Nel corso del XX secolo almeno due avvenimenti incidono sulla definizione degli spazi di questa zona della città di Torino. Il primo è l’incendio del Teatro Regio barocco del 1936. La distruzione dell’impianto originale (di cui oggi si conserva solo la facciata) permette una rilettura dello spazio-cuscinetto tra la Cavallerizza e Piazza Castello. Il teatro verrà ricostruito solo nel 1973 grazie all’architetto Carlo Mollino, che inserisce in un

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Fig. 4.2 C. Mollino, Studi preliminari alla consegna del progetto per il nuovo Teatro Regio, 1965. Circolazione urbana nella zona tra piazza Castello, Archivio di Stato e Demanio Militare.

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svolgervi i propri spettacoli.

Il Comune sottoscrive con la Cartolarizzazione Città di Torino una convenzione per la cessione della Cavallerizza a scopo di vendita e commercializzazione, ma nonostante sia all’asta dal 2010, non sono pervenute offerte.

Nel dicembre del 2013 il Teatro Stabile abbandona l’ex Maneggio Alfieriano a causa della mancanza di fondi per la manutenzione di quegli spazi, così a qualche mese di distanza, nel maggio del 2014, un gruppo di cittadini occupa il complesso per impedirne la vendita e la privatizzazione. Mentre sul finire dello stesso anno, in controtendenza al disinteresse che l’amministrazione cittadina aveva fino a quel momento dimostrato nei confronti di questo complesso, viene inaugurata, nell’ex Maneggio Chiablese, la nuova Aula Magna dell’Università degli Studi di Torino, concessa proprio dal Comune all’Università, che apparentemente si è dimostrata l’unica parte interessata e impegnatasi (anche economicamente) per tentare concretamente di ridare vita al complesso. Un intervento che ribadisce la vocazione pubblica e culturale del luogo, ma che ammette al tempo stesso la necessità di ripensare la ri-attivazione del complesso procedendo per parti.

contesto eccezionale un elemento dal forte segno monumentale, espressione della sua età, in estrema opposizione all’impianto storico di quella che fu la zona di comando della città. Infatti l’architetto torinese propone perfino un diradamento degli edifici tra Piazza Castello e la Mole Antonelliana, per esaltare la circolazione automobilistica e dimostrarsi ancora una volta figlio del suo tempo.

Il secondo evento che sconvolge l’agglomerato della Cavallerizza è quello dei bombardamenti del 1943. Alcune parti del complesso vengono gravemente danneggiate, altre distrutte e inizia così il lento abbandono di questo luogo, che con la fine degli spettacoli equestri dei regnanti sabaudi, aveva già iniziato a perdere la sua funzione dominante. Sebbene gli edifici a ridosso del Teatro Regio fossero sede dell’Accademia Militare, con il trasferimento di quest’ultima, inizia una sorta di destrutturazione dell’impianto barocco, segnando un ulteriore passo verso il declino del complesso, che inizia a perdere sempre più il suo carattere unitario.

Nel corso della seconda metà del Novecento va ulteriormente smarrendosi la sua vocazione originaria: alcuni fabbricati della Cavallerizza ospitano degli alloggi, come ad esempio la “Paggeria” (la manica trasversale fra la Rotonda e l’Accademia Militare) che accoglie gli appartamenti per il personale dell’esercito, con sopraelevazione e densificazione degli edifici superstiti dell’Accademia e la formazione di un piccolo isolato verticale densamente vissuto e abitato, ma del tutto inaccessibile ai civili.

Nel 1997 viene attestata la valenza culturale e storica della Cavallerizza Reale, rientrando nel sistema delle Residenze Sabaude, che in quell’anno viene riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.

Nel 2007 il Demanio cede il compendio al Comune di Torino e in parte alla Cassa Depositi e Prestiti e dal 2009 il Maneggio Reale, la Manica Lunga e la Manica Corta (denominazioni per identificare le due sale principali situate al pian terreno della Manica del Mosca) e il Salone delle Guardie vengono messi a disposizione della Fondazione Teatro Stabile di Torino per

Fig. 4.3 Una delle prime assemblee cittadine tenute nel cortile principale della Cavallerizza, foto pubblicata su Facebook il 29 maggio 2014.

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Assemblea Cavallerizza 14:45 /