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come unico strumento per monitorare l'afflusso di lavoratori stranieri. The Swiss 10 In Concepts and Measurements of Migration in Europe, IMISCOE, 2009

Federal Statistical Office11 è, invece, la principale istituzione coinvolta nella

raccolta di dati, responsabile delle statistiche a livello nazionale. Il livello e la qualità delle dichiarazioni firmate dagli individui in mobilità in Svizzera, per registrare i propri ingressi o le proprie uscite, sono elevati perché, solo attraverso dichiarazioni di ingresso, di naturalizzazione, di movimento, sono ottenibili permessi di soggiorno e di accesso ai corsi di integrazione. Anche emigrare dalla Svizzera è un diritto tutelato, tanto che una dichiarazione tempestiva, presso i registri federali, consente all'emigrante di ottenere l'assicurazione di previdenza professionale. L'esistenza di un registro degli stranieri, consente di analizzare, in correlazione con i censimenti nazionali, le tendenze demografiche in ogni gruppo di migranti, definito nella dichiarazione personale di cittadinanza originaria. Mettendo in correlazione le notizie del registro degli stranieri, con i censimenti nazionali12 è possibile avere informazioni sul contesto socio-economico degli

abitanti, in base alla loro cittadinanza e del luogo di nascita. Tutti gli stranieri in possesso di un permesso sono coperti dal censimento (anche i diplomatici). I dibattiti, susseguitisi nei decenni sull'immigrazione, hanno portato ad una vasta gamma di iniziative degli uffici statistici, come le informazioni sulla partecipazione degli stranieri sulla forza lavoro, o il loro stato di salute. La popolazione straniera in Svizzera, oggi, è più minuziosamente analizzata e descritta della popolazione svizzera stessa; nonostante questi strumenti di integrazione, indirizzati al migrante transitorio, il numero delle richieste di 11 Oltre all'Ufficio Generale di Statistica, lo Swiss Federal Office for Migration e il Federal Social Insurance Office provvedono ai dati addizionali. C'è sostanziale coordinamento tra gli uffici coinvolti e collaborano anche per la pubblicazione di dati al fine di evitare distorsioni. L'integrazione complessiva dei dati, però, è diventata operativa nel 2008, anno di di nascita del sistema informativo generale, Central Migration Information System. L'efficienza del sistema di raccolta di questi dati è garantito da mini raccolte effettuate da ospedali, università e scuole, che vengono coinvolte sistematicamente e finanziate dall'ufficio generale.

12 Dal 2010, l'Ufficio federale di Statistica (UST) ha introdotto una modalità di censimento più moderna, economica e completa, cioè attraverso l'utilizzo di dei registri degli abitanti e rilevazioni campionarie. In questo modo è comprensibile la veloce evoluzione economica e sociale della popolazione in continua mobilità.

naturalizzazioni cresce. Poiché la Svizzera non fa parte dell'Unione europea, e visto che i sondaggi Eurobarometro non erano effettuati con regolare decorrenza nella Confederazione, grazie agli accordi presi con l'UE, la Svizzera ha finalmente adattato i propri standard a quelli europei, così da consentirne una comparazione. In Svizzera, come in Germania, la cittadinanza è l'unico criterio per rintracciare le popolazioni straniere; gli stranieri, poi, vengono distinti, nelle statistiche nazionali, secondo la licenza in loro possesso. Ciò significa che sono facilmente distinguibili i richiedenti asilo, i migranti-lungo termine, i migranti a breve termine e i funzionari internazionali con le loro famiglie. Ciò che risulta, invece, ancora complicato rilevare, è il motivo della migrazione (ricongiungimento familiare, migrazione della manodopera, ecc), perché i dati specifici in materia di immigrazione forniscono solo informazioni sulla base della modalità legale di ingresso. I dati svizzeri, rispetto a quelli di molti altri paesi della zona euro, sono considerati esaustivi e di buona qualità: c'è coerenza nella elaborazione delle fonti, perché la procedura amministrativa svizzera è completa e precisa. Tuttavia, dati relativi alle attività professionali dei migranti non sono ancora affidabili e ci sono discrepanze tra le fonti, dovuti ai pochi indicatori utilizzati, come i tassi di attività o i tassi di disoccupazione. Questa carenza di notizie non deriva da una mancanza di strumenti a disposizione o di volontà (basti pensare che, i dati statistici svizzeri sono accessibili a qualunque ricercatore intenda lavorarci, previa firma di un contratto per la protezione dei dati), ma di una metodologia di rilevazione adatta al territorio elvetico: da molti decenni, la Svizzera lamenta la non riuscita delle indagini campionarie, che risultano inconcludenti, così come ancora oggi vengono compiute, cioè sulla base della nazionalità (i numeri sono troppo piccoli, e troppe le etnie riconosciute).

Un valido strumento, che nei prossimi anni ci aspettiamo venga valorizzato per monitorare la migrazione qualificata, è il numero dei richiedenti il riconoscimento

delle proprie qualifiche (direttiva europea 2005/36/CE e 2007/206/CE). Attraverso questo diritto, garantito ai cittadini comunitari in movimento, il migrante qualificato avrebbe accesso facilitato al mercato nazionale. Tuttavia, anche questa normativa EU è attuata attraverso il Coordinamento Aperto, quindi di libera gestione nazionale. L'Europa ha chiesto più trasparenza, ma ad oggi possiamo riportarne solo teorici risultati: la Germania ha aumentato il numero delle professioni riconosciute ( e le ha rese equipollenti ai titoli tedeschi) e standardizzato in tutti i Länder le procedure di verifica; la Svizzera, invece, distinguendo semplicemente fra i prestatori di servizi e chi intende stabilirsi, prevede la registrazione delle proprie qualifiche solo a coloro che intendono fermarsi per un lungo periodo nella Confederazione. Dell'una, quindi, non siamo ancora in grado di proporre riflessioni (i primi dati, sulla nuova procedura di riconoscimento, sarebbero stati raccolti da maggio 2014), dell'altra, invece, si può soltanto sottolineare l'incongruenza politica: maggiori richieste di naturalizzazioni sono prevedibili, anche se non attese, se si continua a concedere diritti diversi fra chi resta per un tempo limitato e chi si trasferisce per sempre.

In conclusione, in Italia mancano validi strumenti di registrazione e criteri di distinzione nei flussi in entrata e in uscita. Nella Confederazione tedesca, invece, la ripartizione delle competenze, tra Länder e governo centrale, crea confusione. In Svizzera mancano strumenti che registrino il livello di istruzione dei migranti, ma soprattutto manca il monitoraggio dei soggiorni temporanei. Le fonti statistiche riflettono la politica interna: le prime statistiche sugli stranieri, tedesche e svizzere, facevano riferimento solo alla forza lavoro ( e infatti la strategia politica era quella della rotazione del guest worker). Oggi, invece, questi stessi paesi distinguono principalmente lo straniero dal residente, cioè secondo il criterio di nazionalità (di recente congiunta ad un contesto regionale, ad esempio Unione Europea). Questo indicatore deriva dalle politiche del '98, che distinsero i cittadini europei, aventi

diritto alla libera circolazione, dai residenti in paesi terzi, il cui ingresso era condizionato dal livello di qualificazione. Tuttavia, il criterio 'nazionalità' non è più sufficiente, come affermano politici tedeschi e svizzeri, a fornire una corretta descrizione del fenomeno migrazione e, in particolare, di dinamiche di integrazione, in linea con la società fluida determinata dalla globalizzazione. Accertata la non efficienza del sistema di monitoraggio di HSM di cittadini comunitari, passiamo ora a descrivere quali strategie politiche sono in atto in questi paesi.