Tutti i gatti sono stati sottoposti a intervento chirurgico, in 6 casi (32%) unicamente a scopo palliativo (mancata rimozione completa della/e neoplasia/e). Nessun animale ha ri- cevuto chemioterapia o radioterapia prima o dopo l’intervento. In nessun caso è stata ri-
Tabella 6.3 Tabella 6.3 Tabella 6.3
Tabella 6.3 Segnalamento, esposizione a fattori di rischio, informazioni cliniche e valutazioni
istologiche in 5 casi di carcinoma squamocellulare (SCC) cutaneo di gatto EGFR-negativi e 14 casi EGFR- positivi.
Figura 6.7 Figura 6.7 Figura 6.7 Figura 6.7
Curve di Kaplan-Meier per l’intervallo libero da malattia e la sopravvivenza in base al grado di differenziazione (1 e 2) e all’espressione di EGFR (3 e 4) in 19 gatti con carcinoma squamocellulare cutaneo.
portata la comparsa di metastasi post-operatorie; recidive loco-regionali sono insorte in 8 di 13 casi (62%) in cui era stata effettuata una chirurgia a scopo curativo (ID 2, 4, 8, 10, 13, 15, 17 e 19), con un intervallo libero da malattia medio di 12.8 mesi (range, 5-24 mesi) (Tabella 6.3).
Nove gatti sono stati soppressi a causa delle recidive loco-regionali (n = 6; ID 2, 4, 8, 10, 13 e 19) o del progressivo aggravarsi della malattia nei casi dove era stata praticata una chirurgia palliativa (n = 3; ID 3, 5 e 14). Nei casi ad esito sfavorevole la sopravvivenza media è stata di 9 mesi (range, 1-23 mesi) (Tabella 6.3). Due gatti sono deceduti per cau- se estranee al SCC (ID 15 e 16).
Non sono emerse differenze significative riguardo a segnalamento, colore del mantello, ambiente di vita dei gatti e dimensioni, molteplicità, differenziazione e attività mitotica delle neoplasie in base all’EGFR status; i gatti con tumore EGFR-positivo sono andati più frequentemente incontro ad esito sfavorevole, con 9 di 14 pazienti (64%) dece- duti prima della fine del periodo di osservazione, mentre nessun decesso è stato riscon- trato nel gruppo dei casi EGFR-negativi (P = 0.022) (Tabella 6.3). Non sono state osser- vate differenze significative nei parametri istopatologici in base all’EGFR-score.
Sono state inoltre rappresentate curve di Kaplan-Meier per l’analisi univariabile dell’intervallo libero da recidiva e della sopravvivenza in base alla differenziazione dei tu- mori, all’attività mitotica e all’espressione di EGFR (Figura 6.7). Dall’analisi è emerso un ruolo prognostico negativo dell’espressione di EGFR (intervallo libero, P = 0.007; soprav- vivenza, P = 0.039) e della perdita di differenziazione squamosa (intervallo libero, P = 0.053; sopravvivenza, P = 0.017), mentre l’attività mitotica non è risultata correlata alla prognosi.
Questo studio è stato condotto allo scopo di caratterizzare l’espressione immunoistochi- mica di EGFR nel carcinoma squamocellulare cutaneo del gatto in relazione a grado di differenziazione, attività mitotica e comportamento biologico. Dai risultati è emerso co- me l’espressione di EGFR, benché non direttamente correlata alla differenziazione e all’attività mitotica, sia associata a una diminuzione dell’intervallo libero da malattia e dei tempi di sopravvivenza.
L’attivazione di EGFR e la fosforilazione del suo dominio intracellulare tirosin- chinasico innescano nella cellula una sequenza di segnali a cascata che determinano la trascrizione di geni coinvolti nei meccanismi di differenziazione, proliferazione, motilità e sopravvivenza cellulare [Marmor et al., 2004]. Nel SCC dell’uomo è stata dimostrata u- na forte relazione tra espressione di EGFR da parte delle cellule neoplastiche e comporta- mento biologico più aggressivo, scarsa risposta alla terapia e prognosi infausta [Grandis et al., 1996; Milas et al., 2004; Ang et al., 2002]. In campo veterinario, una positività per
EGFR è stata osservata in 9 di 13 (69%) SCC orali di gatto e in 2 di 3 (66%) SCC nasali di cane, ma le potenziali correlazioni con il grado di differenziazione tumorale, l’attività proliferativa o la prognosi non sono mai state indagate [Looper et al., 2006; Shiomitsu et al., 2009].
In accordo con quanto riportato in letteratura, nel nostro studio è stata eviden- ziata una positività per EGFR in 14 di 19 (74%) SCC cutanei di gatto. Il pattern di espres- sione era prevalentemente di membrana, con occasionale, debole positività citoplasmati- ca. A differenza di quanto rilevato per altri recettori tirosinchinasici in altre neoplasie (ad esempio Kit nei mastocitomi di cane e di gatto), una localizzazione intracellulare di EGFR non è mai stata messa in relazione a disregolazioni o alterazioni geniche [Piyathilake et al., 2002]. L’espressione citoplasmatica di EGFR è riportata anche in tessu- ti non neoplastici [Adams et al., 1999] ed è coerente con la sua natura di recettore tran- smembranario: in seguito all’instaurarsi del legame, il recettore subisce infatti un’internalizzazione per poter essere riutilizzato o eliminato dalla cellula [Srinivasan et al., 1998]. Inoltre la presenza di EGFR a livello citoplasmatico potrebbe riflettere una ne- osintesi della molecola nell’apparato di Golgi [Damjanov et al., 1986].
Oltre ai SCC, l’espressione di EGFR è stata valutata anche in campioni di cute normale e nell’epitelio iperplastico/displastico peritumorale. Tutti i campioni osservati sono risultati EGFR-positivi, con un’intensità equivalente o superiore rispetto al tessuto neoplastico. L’espressione di EGFR da parte di una sottopopolazione di cellule tumorali potrebbe pertanto essere interpretata come una maggiore somiglianza fenotipica di que- ste cellule nei confronti delle cellule di origine e non necessariamente come il risultato di una sovraregolazione o disregolazione. Si raccomanda pertanto prudenza nell’uso del ter- mine ‘sovraespressione’ in riferimento all’EGFR nei SCC, a meno che non si effettui una valutazione quantitativa che permetta di comparare i livelli di positività delle cellule tu- morali con quelli delle cellule equivalenti normali.
Considerando il ruolo primario di EGFR nel controllo della differenziazione cel- lulare e nel mantenimento di un pool di cellule basali in proliferazione negli epiteli non neoplastici, era inoltre attesa una correlazione tra espressione del recettore e differenzia- zione tumorale e/o attività proliferativa. In uno studio di Sheikh Ali et al. (2008), gli HNSCC con scarso o moderato grado di differenziazione mostravano una maggiore e- spressione di EGFR; nel nostro studio tale relazione non è emersa; inoltre, tutti i tumori presentavano un’attività mitotica da moderata a elevata, senza alcun rapporto con la mo- dulazione dell’espressione di EGFR o la differenziazione tumorale.
L’analisi della sopravvivenza ha tuttavia evidenziato una prognosi più sfavorevole sia nei tumori che esprimevano EGFR che in quelli scarsamente differenziati. Una possi- bile ipotesi per giustificare l’indipendenza di questi parametri è che l’attivazione di EGFR condizioni il comportamento biologico della neoplasia agendo su fattori diversi, come l’apoptosi, la durata del ciclo cellulare e/o la motilità cellulare, o in alternativa il ridotto numero di casi ha limitato la potenza statistica della nostra analisi. Saranno necessari ul- teriori studi che permettano di testare l’indipendenza dell’espressione di EGFR rispetto
alla differenziazione cellulare su una popolazione più numerosa.
Non esiste un sistema di scoring standardizzato per la valutazione della positività IIC per EGFR. In questo studio l’immunopositività è stata quantificata applicando un punteggio che tenesse conto sia dell’intensità del segnale che della percentuale di cellule positive, sovrapponibile ad altri già utilizzati nel HNSCC e negli studi precedenti in me- dicina veterinaria, basato sul metodo per la valutazione IIC della COX-2 [Pestili de Al- meida, 2001; Beam et al., 2003; Looper et al., 2006; Shiomitsu et al., 2009]. Tuttavia, no- nostante i gatti con tumori EGFR-positivi presentassero una riduzione significativa dei tempi di sopravvivenza, non sono state evidenziate differenze nel comportamento biolo- gico rispetto alla modulazione dell’espressione. La necessità e la rilevanza prognostica di un sistema di scoring per quantificare il livello di positività per EGFR dovrebbero essere indagate su una popolazione più ampia.
Oltre 20 EGFR-inibitori sono attualmente in fase di sperimentazione in medicina umana [Lurje e Lenz, 2010]; tuttavia, l’espressione immunoistochimica del recettore è so- lo parzialmente validata come metodo di selezione dei pazienti da sottoporre ai trial tera- peutici, e sono stati segnalati diversi casi di HSSCC EGFR-negativi sensibili alla terapia con inibitori, per cui la metodica immunoistochimica viene generalmente associata alla ricerca di sovraregolazioni o mutazioni geniche (FISH, analisi mutazionale) [Parra et al.; 2004]. La limitata affidabilità della metodica immunoistochimica potrebbe essere dovuta alla mancata standardizzazione del procedimento e del metodo di valutazione oppure ad una incompleta comprensione della biologia di EGFR e del suo ruolo nel processo neo- plastico. La standardizzazione della procedura e del metodo di valutazione sono in ogni caso un punto di partenza per definire il ruolo predittivo dell’espressione immunoisto- chimica di EGFR. La nostra scelta di condizioni di laboratorio e metodo di valutazione congruenti a quelle presentate nei recenti lavori in medicina veterinaria vuole essere un tentativo in questa direzione.
I nostri risultati suggeriscono un’implicazione delle vie del segnale EGFR-dipendenti nel- la patogenesi del SCC cutaneo felino e il livello di espressione immunoistochimica della proteina ha dimostrato di influenzare i tempi di sopravvivenza. Nonostante la rassegna di casi considerati non sia sufficientemente ampia per trarre conclusioni di carattere defini- tivo, riteniamo che dalla valutazione combinata di grado di differenziazione ed espressio- ne di EGFR possano essere ricavate importanti indicazioni prognostiche. L’elevata per- centuale di SCC esprimenti EGFR in questo studio e in studi precedenti suggerisce inol- tre le potenzialità di approcci terapeutici che prevedano l’inibizione delle vie di trasduzio- ne del segnale EGFR-mediato.
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