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disregolazioni di Kit nel mastocitoma cutaneo felino

I mastocitomi (MCT) rappresentano il 15-21% di tutte le neoplasie cutanee feline [Miller et al., 1991; Ogilvie e Moore, 2001]. Nonostante le caratteristi- che cliniche e istologiche siano ben descritte, il comportamento biologico di questo tumore nel gatto è tuttora controverso.

Parecchi autori sono concordi nel considerare il MCT cutaneo felino un tumore benigno, nonostante la tendenza alla recidiva locale o all’insorgenza multicentrica, ma in quasi tutti gli studi è riportata una per- centuale variabile di casi ad esito sfavorevole (Tabella 5.1). Recentemente si è visto come i MCT cutanei multipli possano essere associati alla presenza di MCT splenico, condizione legata a una prognosi peggiore [Litster e So- renmo, 2006]. Tuttavia, anche gatti con noduli singoli possono sviluppare successivamente lesioni cutanee multiple, con o senza coinvolgimento sple- nico [Crafts e Pulley, 1975; Brown e Chalmers, 1990; Ogilvie e Moore, 2001; Litster e Sorenmo, 2006]. Riguardo alla concomitante presenza di MCT cu- taneo e viscerale (i.e., mastocitosi sistemica, MS) e su quale sia la localizza- zione primitiva prevalente vi sono ancora molte perplessità. In studi effet- tuati sul MCT cutaneo felino, la MS era presente con una frequenza com- presa tra 0 e 44% (Tabella 5.1). Alcuni autori hanno descritto casi di MS in cui il MCT splenico ha preceduto le lesioni cutanee [Allan et al., 2000; Li- tster e Sorenmo, 2006], mentre altri riportano la cute come sede di insor- genza primitiva [Guerre et al., 1979; Gulledge e Boos, 1997; Litster e Soren- mo, 2006; Lamm et al., 2009]. D’altra parte il MCT viscerale può talvolta a- vere un decorso lungamente asintomatico, ed essere diagnosticato solo in seguito alla comparsa delle lesioni cutanee [Ogilvie e Moore, 2001]. In ogni caso, il breve periodo di tempo che intercorre generalmente tra la diagnosi

di MCT cutanei multipli e di MCT splenico rende l’identificazione del tumore primi- tivo particolarmente problematica nella pratica clinica.

Recentemente si è osservato come anche i MCT cutanei multipli (cinque o più noduli) in assenza di coinvolgimento viscerale sarebbero associati a una prognosi peggiore [Litster e Sorenmo, 2006].

Per finire, molti studi indicano che le caratteristiche istologiche solitamente associate alla malignità, come il pleomorfismo o un pattern di crescita infiltrante, non sarebbero legate al comportamento biologico nel MCT felino, con l’unica ecce- zione dell’attività mitotica. Quindi al momento non esiste un grading istologico per questo tumore [Buerger e Scott, 1987; Molander-McCrary et al., 1998; Johnson et al., 2002].

Per tutte queste ragioni, l’identificazione dei MCT cutanei felini a comporta- mento potenzialmente maligno rimane una sfida e c’è la necessità di trovare metodi per individuare questi tumori al momento della diagnosi.

In seguito ai promettenti risultati ottenuti nel cane, l’interesse scientifico si sta focalizzando sul ruolo biologico del recettore tirosinchinasico Kit anche nel MCT

Tabella 5.1 Tabella 5.1 Tabella 5.1

Tabella 5.1 Rassegna dei principali studi riguardanti presentazione clinica e comportamento biologico del mastocitoma cutaneo felino.

Figura 5.1 Figura 5.1 Figura 5.1

Figura 5.1 Immagini rappresentative di mastocitoma cutaneo felino nella regione della testa. Le lesioni interessano più frequentemente la pinna auricolare, la regione temporale, il planum nasale e la regione periorbitale; possono presentarsi come lesioni singole o multiple, di dimensioni variabili da pochi millimetri a qualche centimetro (Gentile concessione della prof.ssa O. Capitani e del dott. G. Pisani).

felino. Un’aberrante espressione citoplasmatica di Kit all’immunoistochimica è stata riportata in 18 di 27 (67%) e in 13 di 25 casi (52%), rispettivamente [Rodriguez- Cariño et al., 2009; Sabattini e Bettini, 2010], mentre mutazioni del proto-oncogene c- Kit a livello del quinto dominio simil-immunoglobulinico sono state identificate nel 68% dei casi [Isotani et al., 2010]. Gli stessi autori hanno riscontrato una risposta da completa a parziale al trattamento con Kit-inibitori in 7 di 8 gatti [Isotani et al., 2010].

Si è ipotizzato che il mastocitoma felino abbia un meccanismo patogenetico simile a quello del cane, ma finora non è stata verificata l’associazione tra delocaliz- zazione del recettore e presenza di mutazioni geniche, analogamente a quanto avvie- ne nel cane, né il significato prognostico di tali mutazioni. Una migliore compren- sione del ruolo della disregolazione di Kit nel MCT del gatto potrebbe pertanto for- nire informazioni potenzialmente utili all’identificazione dei tumori a comporta- mento maligno e allo stesso tempo mettere in luce nuove opportunità di intervento terapeutico.

Questo studio è stato condotto allo scopo di caratterizzare le anomalie del re- cettore Kit (citolocalizzazione aberrante, sovra espressione proteica e mutazioni ge- niche) in una casistica di MCT cutanei di gatto a comportamento biologico variabile. Nello specifico i nostri obiettivi erano (1) stabilire se l’espressione citoplasmatica di Kit potesse essere considerata indicativa della presenza di mutazioni, come avviene nel cane; (2) valutare il rapporto tra deregolazioni di Kit e presentazione clinica, de- corso, sopravvivenza e attività mitotica dei tumori, allo scopo di definirne l’utilità prognostica.

Criteri di selezione e informazioni cliniche

Sono state esaminate le schede cliniche di gatti con diagnosi di mastocitoma cutaneo rife- riti al Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie (DSMVet), Università di Bologna, da Gennaio 2005 a Dicembre 2010. I criteri di selezione sono stati una diagnosi istologica di MCT cutaneo (uno o più noduli concomitanti) e la possibilità di ottenere informazioni sul decorso clinico della malattia e sull’esito finale.

Per tutti i casi sono state acquisite dal database del Dipartimento informazioni ri- guardanti il segnalamento, la localizzazione e distribuzione delle lesioni cutanee al mo- mento della diagnosi e la dimensione dei tumori.

Sono state inoltre ottenute informazioni riguardanti il tipo di trattamento ricevu- to: escissione chirurgica completa (exeresi di tutte le lesioni cutanee con margini indenni) o parziale (exeresi di uno o più noduli con margini infiltrati o exeresi solo di alcuni no- duli) e somministrazione di terapie adiuvanti.

Tabella 5.2 Tabella 5.2 Tabella 5.2

Le notizie sul decorso clinico sono state raccolte mediante questionari online o in- terviste telefoniche con i veterinari referenti o i proprietari dell’animale. Il periodo di os- servazione minimo richiesto per l’inclusione nello studio è stato di 12 mesi. In base alle informazioni ottenute, i casi sono stati suddivisi in due categorie: quelli andati incontro a remissione completa (RC) dopo terapia e quelli con malattia progressiva (MP). In base al numero di lesioni cutanee presenti alla diagnosi e di quelle complessivamente insorte du- rante il periodo di osservazione, i casi sono stati inoltre classificati secondo uno studio precedente in MCT solitari (meno di 5 noduli concomitanti) e MCT disseminati (5 o più noduli concomitanti) [Litster e Sorenmo, 2006]. Sono state raccolte anche informazioni relative alla presenza o assenza di interessamento viscerale, quando disponibili. L’intervallo libero da progressione (progression free survival, PFS) è stato definito come il tempo (in giorni) intercorso dalla data della diagnosi all’insorgenza di recidiva locale, di nuovi MCT cutanei o di metastasi viscerali/linfonodali. Si è scelto di mantenere anche i casi in cui non fosse presente una conferma citologica o istologica della ricomparsa della malattia, al fine di non condizionare i risultati includendo prevalentemente MCT in re- missione completa. La sopravvivenza complessiva (overall survival, OS) è stata definita come il tempo (in giorni) dalla data della diagnosi fino all’ultimo giorno noto in cui l’animale era in vita. Al termine del periodo di osservazione (Dicembre 2011), in base all’esito clinico, i pazienti sono stati classificati come (1) in vita, (2) deceduti per cause e- stranee al MCT, (3) deceduti a causa del MCT, (4) persi al follow-up.

Per ciascun caso sono stati estratti dall’archivio del Servizio di Anatomia Patolo- gica (DSMVet) i campioni (fissati in formalina e inclusi in paraffina) di almeno un nodu- lo da sottoporre a esame istologico, immunoistochimico e mutazionale. In caso di lesioni multiple, concomitanti o meno, sono stati esaminati tutti i noduli per i quali fosse dispo- nibile materiale istologico, al fine di valutare eventuali differenze dal punto di vista mole- colare.

Esame istologico

Dai campioni disponibili sono state allestite sezioni istologiche colorate con ematossilina- eosina (EE) e blu di toluidina per la conferma della diagnosi. Per ciascun nodulo è stata i- noltre valutata l’attività mitotica, contando il numero complessivo di figure mitotiche presenti in 10 campi a forte ingrandimento (CFI, 400x) (indice mitotico, IM). Per la stima dell’IM sono state scelte nelle sezioni istologiche le aree a maggiore attività mitotica.