Imatinib mesilato (Gleevec™, Novartis) è stato utilizzato nel cane soprattutto per il tratta- mento del MCT. Uno studio recente ha dimostrato una risposta alla terapia in 10 di 21 cani, con una percentuale di risposta del 100% dei MCT che presentavano ITD di Kit (n = 5) [Isotani et al., 2008]. Un altro studio riporta una risposta parziale in 3 cani con ma- stocitoma sistemico. Due di questi pazienti sono sopravissuti rispettivamente 117 e 159 giorni e il terzo era in vita dopo 75 giorni [Marconato et al., 2008].
Un gatto con mastocitosi sistemica è stato trattato con Gleevec alla dose di 10 mg/ kg. Il soggetto ha mostrato risposta completa a 5 settimane dal trattamento senza segni di tossicità. La neoplasia presentava una mutazione di Kit a livello di esone 8, ritenuta re- sponsabile di un’attivazione costitutiva del recettore [Isotani et al., 2006]. In uno studio successivo, imatinib ha indotto un’inibizione della crescita dose-dipendente in 3 linee cellulari di mastocitoma ottenute da gatti con mastocitosi sistemica. In tutti e tre i casi era presente una ITD a livello di esone 8 [Hadzijusufovic et al., 2009]. Un altro studio ha dimostrato un effetto benefico di imatinib nel trattamento di 10 gatti (4 con lesioni cuta- nee solitarie, due con lesioni cutanee multiple e due con interessamento viscerale), di cui 8 con mutazioni del quinto dominio simil-immunoglobulinico di Kit (5 a carico dell’esone 8 e 3 a carico dell’esone 9). Complessivamente si sono riscontrate 4 risposte parziali, una risposta completa e malattia stabile in due casi [Isotani et al., 2010].
Un altro tumore del gatto potenzialmente sensibile al trattamento con imatinib è il sarcoma iniettivo. Linee cellulari di sarcoma iniettivo esprimono PDGFRβ e Gleevec ha
dimostrato in vitro la capacità di bloccarne la fosforilazione ligando-indotta e di inibire la crescita delle cellule tumorali [Katayama et al., 2004]. È stato stimato inoltre che una parte dei fibrosarcomi di gatto esprimano Kit, altra molecola bersaglio di imatinib [Smith et al., 2009].
Masitinib (Masivet™)
Masitinib (Masivet™, AB Science) è un TKI ad esclusivo uso veterinario che ha come bersaglio Kit e PDGFR. È stato completato uno studio controllato di fase II in 13 ca- ni con MCT di grado II e III, in cui si sono avute due risposte complete, due risposte parziali e malattia stabile in 2 casi, con un buon livello di tollerabilità del farmaco [London, 2009]. Successivamente è stato condotto un trial randomizzato di fase III, in doppio cieco, controllato con placebo, su più di 200 cani con MCT di grado II e III non metastatici [Hahn et al., 2008]. Nonostante la risposta complessiva non fosse significativamente diversa tra farmaco e placebo (15% vs. 16%), è stata osservata una differenza significativa nel tempo di progressione della malattia (75 giorni vs. 118 giorni) e questa differenza era maggiore nei cani con mutazioni di Kit, a suggerire un effetto biologico di masitinib sul MCT [Hahn et al., 2008]. In un ulteriore studio del- lo stesso gruppo di ricerca, condotto su 132 cani con MCT di grado II e III non ope- rabili, i risultati sono stati decisamente più incoraggianti. Masitinib ha determinato
un significativo aumento del tasso di sopravvivenza rispetto al placebo (62% vs. 36% a 12 mesi e 40% vs. 15% a 24 mesi), con valori mediani di 617 giorni, contri i 322 del gruppo di controllo [Hahn et al., 2010].
In uno studio recente è stata inoltre dimostrata in vitro la capacità di masiti- nib di inibire la crescita cellulare, e di indurre l’apoptosi e la soppressione della fo- sforilazione di PDGFR in due linee cellulari di sarcoma iniettivo felino [Lawrence et al., 2011].
Toceranib (Palladia™)
Il primo studio controllato sulla somministrazione di TKI in pazienti veterinari è stato un trial clinico di fase I per valutare l’efficacia e la sicurezza di un nuovo TKI multi target, toceranib (Palladia™, Pfizer). Questa molecola, biodisponibile per via orale, è simile a Sutent™ e ha mostrato una potente attività inibitoria verso i membri delle famiglie di recettori con dominio tirosinchinasico interrotto, i.e. VEGFR e PDGFR (inclusi Kit e Flt3), esercitando quindi una doppia azione antiangiogenetica e antitumorale [London, 2009]. In questo studio sono stati arruolati 57 cani con di- versi tumori, tra cui carcinomi, sarcomi, mastocitomi, melanomi e linfomi. Risposte oggettivamente misurabili sono state ottenute in 16 cani, per un tasso di risposta complessiva del 28%. In altri 15 cani si è avuto un arresto della progressione della malattia per più di 10 settimane, quindi l’attività biologica complessiva è stata del 54%. I risultati migliori si sono osservati nei MCT, dal momento che 10 degli 11 pa- zienti che presentavano mutazioni di Kit hanno mostrato risposta parziale o comple- ta (n =9) o malattia stabile (n = 1). Negli 11 cani con MCT senza mutazioni, si è os- servata una risposta biologica del 30%, a suggerire che anche i cani senza apparenti disfunzioni di Kit possono avere un beneficio da toceranib. L’esatto meccanismo del- la risposta osservata in questi e negli altri tipi tumorali non è completamente chiara, ma è probabilmente dovuta all’effetto antiangiogenetico dell’inibizione di VEGFR e PDGFR [London et al., 2003].
In seguito è stato portato a termine un altro studio per valutare gli effetti di
Tabella 3.2 Tabella 3.2 Tabella 3.2
toceranib sull’attività di Kit nei MCT. Biopsie tumorali e campioni di sangue sono stati ottenuti da cani con MCT prima e 8 ore dopo la somministrazione di una singo- la dose orale di farmaco. Sono state quindi valutate le concentrazioni del farmaco nel sangue e i livelli di Kit fosforilato nelle biopsie tramite Western blot. L’inibizione del- la fosforilazione di Kit era evidente nella maggior parte dei casi e direttamente corre- lata sia ai livelli ematici di toceranib sia alla presenza di ITD [Pryer et al., 2003].
Successivamente è stato condotto uno studio randomizzato, placebo- controllato in cani con MCT di grado II e III non operabili. Durante la fase cieca del- lo studio, la percentuale di risposta nei cani trattati (n = 86) è stata del 37.2% (7 ri- sposte complete, 25 risposte parziali) vs. 7.9% (5 risposte parziali) del gruppo di con- trollo (n = 63). Dei 58 cani che hanno ricevuto il farmaco dopo il placebo, il 41.4% ha avuto una risposta oggettiva, per una risposta totale del 42.8% (21 remissioni complete e 41 risposte parziali) considerando tutti e 145 i cani trattati con toceranib. Come atteso, i MCT con mutazioni di Kit erano più sensibili al farmaco rispetto a quelli senza mutazioni (risposta dell’82% e del 55%, rispettivamente). Inoltre i cani senza coinvolgimento linfonodale mostravano una risposta migliore rispetto a quelli con linfonodi metastatici (67% vs. 46%). Inaspettatamente, il grado istologico del tu- more non ha influenzato la risposta alla terapia, nonostante abbia avuto un impatto sul tempo di progressione, più breve nei tumori di grado III. Questi dati confermano che toceranib possiede un’attività biologica contro il MCT del cane e suggerisce che l’impiego del farmaco in aggiunta ai trattamenti standard possa migliorarne la pro- gnosi [London et al., 2009].