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ALLUVIONE 31 OTTOBRE – 02 NOVEMBRE 2010

5. ANALISI DEL MICRORILIEVO E TELERILEVAMENTO

5.2. Analisi delle variabili topografiche

Al fine di localizzare le principali unità geomorfologiche presenti nell'area e nell’obbiettivo di generare prodotti cartografici di utile utilizzo per molteplici scopi, è stata condotta un'analisi preliminare del DTM, come precedentemente descritto, applicando inoltre le funzionalità di analisi territoriale messe a disposizione del software ArcGIS 10.2. Si è potuto realizzare in tal modo il modello delle ombre (Hillshade), il modello delle pendenze (Slope).

Il modello delle ombre (hillshade) permette di determinare un ipotetica illuminazione di una superficie in base all’altezza del sole sull’orizzonte (Fig. 5.1). Permette di "leggere" meglio la morfologia del terreno e anche di rilevare eventuali errori nel modello del terreno da cui deriva. Esso diviene importate per evidenziare le differenze topografiche fra differenti zone. Difatti con tale modello si è potuto delineare con maggiore chiarezza la presenza ed estensione l’incisione del fiume Adige già menzionata precedentemente.

La tecnica si basa sul differente grado di riflessione di superfici con inclinazioni variabili rispetto ad una stessa fonte di illuminazione puntiforme e a distanza infinita. La scelta di realizzare tale modello cade nella duplice utilità di:

 Permettere una ottima resa estetica della rappresentazione cartografica della topografia;

 Evidenziano efficacemente le strutture topografiche, anche in funzione della direzione ed inclinazione della fonte luminosa adottata.

Il risultato è stato un dato raster in grado si simulare la tridimensionalità del terreno che risulta molto utile per la restituzione di mappe, come poi è stato nella realizzazione della “carta geomorfologica semplificata della pianura tra Soave e Montebello Vicentino scala 1:50.000”, presente in allegato, o la interpretazione di fenomeni come ad esempio la localizzazione dei fronti di terrazzi, scarpate, frane ecc.

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Il modello delle pendenze (slope), invece, rappresenta l'acclività del terreno misurata in percentuale (Fig. 5.1). La classificazione riportata nella carta delle pendenze, presente in “carta geomorfologica semplificata della pianura tra Soave e Montebello Vicentino scala 1:50.000” in allegato, consente di classificare e interpretare il territorio dal punto di vista della pendenza dei versanti. Per la redazione della carta dell'acclività dei versanti si è utilizzato una procedura software in grado di ricostruire la pendenza dei versanti come dati di uscita, considerando come dati di ingresso la distribuzione delle quote rappresentata dal DTM. Il risultato ottenuto è stato successivamente migliorato allo scopo di adattare meglio il modello prodotto alle condizioni topografiche di pianura. Si è scelta infatti una rappresentazione a 15 classi con scala cromatica a rapida variazione fin dapi primi valori. Ciò ha consentito di evidenziare le variazioni di pendenza minori in superfici che presentano pendenza modesta, come nel settore di pianura considerato, occupata da depositi alluvionali pleistocenici-olocenici e terrazzati, rappresentata interamente dalla classe di acclività 1, 2 e 3.

Fig. 5.1: Nelle immagini sono rappresentati il modello delle ombre (Hillshade) a sinistra, e delle

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5.3. Fotointerpretazione

Nel processo di fotointerpretazione, l’analisi delle foto aeree Volo GAI 1954, e come semplice supporto a colori le foto del Volo Raven 1987, ha permesso di mettere in luce quanto prima non era stato riconosciuto guardando in prima analisi le immagini satellitari Landsat dal portale earth.google.com. La visione delle foto ha coperto l’intera superficie delle valli oggetto di studio, nonché del settore di pianura prospicente, ma solo nel settore più meridionale è stato in effetti trovato qualcosa che con altri mezzi non era stato messo in sufficiente chiarezza. Difatti tale foto aeree hanno permesso di scorgere, nelle superfici coltivate in prossimità dell’abitato di Villabella, un elemento di disconnessione ad andamento curvilineo, sviluppato in direzione E-W , quasi a ricordare l’impronta lasciata da possibili paleomeandri (Fig. 5.2). Successivamente, si è proceduto ad individuare tale lineamento anche nelle immagini satellitare dove, anche se molto blandamente, ne confermano l’attuale presenza. Inoltre grazie alle molteplici informazioni che il portale earth.google.com fornisce, come ad esempio la quota della superficie (DEM ottenuto da SRTM), è stato possibile mettere in luce come tale lineamento demarchi effettivamente una discontinuità verticale; dalla quota media di circa 25 m s.l.m. sopra tale discontinuità, repentinamente si scende, poco sotto la discontinuità, ad

Fig. 5.2: Foto aerea Volo GAI 1954. Con le frecce rosse è indicato la discontinuità in superficie di cui

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una quota media di circa 20 m s.l.m. Di conseguenza, constatato che effettivamente esiste un dislivello topografico, si è proceduto a rintracciare tale discontinuità anche nel microrilievo, dove è stata effettivamente trovata, confermandone il carattere di discontinuità verticale. In seguito è stata interpretata come appartenente all’incisone del paleo-Adige. Grazie alle foto aeree è tato così possibile individuare una porzione di superficie di pianura pleistocenica appartenente al megafan dell’Adige, creatasi durante l’ultimo massimo glaciale. Tale porzione di pianura inoltre non è descritta in alcun studio pregresso sulla zona. Difatti neanche lo studio più recente della carta dei suoli realizzata per la Regione Veneto alla scala 1:250.000 (ARPAV 2005) mette in evidenzia tale superficie, della quale se ne è dimostrata la reale esistenza. Tale superficie è di certo correlabile con quella più estesa posta poco più ad Est, evidenziata sia nella carta dei suoli precedentemente menzionata, sia ben individuabile anche nell’analisi delle immagini satellitari. Difatti il forte colore rossastro-bruno della componente basaltica, e le condizioni di maggiore umidità delle superficie limoso-argillose generate dai sistemi Alpone, Chiampo e Agno-Guà si contrappongono ai toni giallastri e più chiari propri della superfice pleistocenica (Fig. 5.3). Questa è costituita da depositi dell’Adige con tessitura limoso-sabbiosa ed è in genere più asciutta.

Fig. 5.3: Immagine satellitare Landsat (Goolge Earth). Nel cerchio la superficie pleistocenica

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6. DESCRIZIONE CAROTAGGI STRATIGRAFICI