• Non ci sono risultati.

vita, dall’epoca della nascita fino alla terza età. Per tale motivo ciascun individuo a qualsiasi età po-trebbe avere la necessità di rivolgersi all’andrologo.

A oggi si stima che un maschio su tre abbia pro-blemi andrologici che possono essere diversi a se-conda della fascia di età. Se si considera la popo-lazione dei giovani tra 0 e 18 anni, le patologie andrologiche più frequenti sono rappresentate da criptorchidismo, varicocele, ipogonadismo, ipo-trofia testicolare, ipospadia e altre anomalie con-genite, malattie sessualmente trasmesse e proble-matiche sessuologiche. Poiché la popolazione ita-liana in questa fascia d’età è costituita da circa 5.500.000 soggetti, si stima che oltre 1 milione e mezzo di questi (27% circa) sia affetto da una delle suddette patologie. Considerando, invece, i soggetti tra i 19 e i 50 anni, le patologie con mag-giore prevalenza sono rappresentate dall’infertilità e dalle problematiche sessuologiche. In questa fa-scia di età vanno inoltre considerati l’ipogonadi-smo, il varicocele, gli esiti del criptorchidil’ipogonadi-smo, il tumore del testicolo e le malattie sessualmente trasmesse. La popolazione italiana in questo range di età è costituita da circa 13.700.000 soggetti e sulla base della prevalenza di queste patologie si calcola che circa 5 milioni e mezzo di soggetti ne siano affetti (circa 40%). Un’ampia parte di po-polazione maschile che si rivolge all’andrologo è L’andrologia clinica è una branca della medicina

cui spetta la diagnosi e la terapia delle malattie e delle malformazioni degli organi riproduttivi ma-schili che possono compromettere lo sviluppo fi-sico, l’attività sessuale e la fertilità. L’andrologia moderna ha esteso le sue competenze a molti campi della medicina, pertanto le competenze dell’andrologo clinico oggi spaziano dalla medi-cina interna all’endocrinologia, dalla microbiolo-gia alla biolomicrobiolo-gia molecolare, dalla semiolomicrobiolo-gia alla genetica e sempre più l’andrologo è considerato il professionista che si occupa in modo trasversale della salute del maschio.

L’attività clinica dell’andrologo si concretizza so-prattutto in tre momenti, che possono coincidere o meno con particolari fasi della vita dell’uomo.

Tale attività consiste:

• nella prevenzione delle patologie andrologi-che;

• nella verifica del normale sviluppo e della nor-male funzione dell’apparato genitale all’epoca della completa maturazione sessuale;

• nella diagnosi e nella terapia delle cause di in-fertilità maschile in età adulta e nella com-prensione e terapia dei meccanismi alla base dei disturbi della sfera sessuale.

Le patologie andrologiche possono essere presenti in tutti gli individui in qualsiasi momento della

n. 13, gennaio-febbraio 2012

Ministero della Salute

2

costituita da soggetti di età superiore ai 50 anni che lamentano problematiche relative alla sfera sessuale. In questi soggetti sono frequentemente riscontrabili altre patologie, quali l’ipogonadismo e le sue conseguenze e le malattie sessualmente trasmesse. Circa 2,5 milioni dei 6.600.000 sog-getti che rientrano in questa popolazione presen-tano una patologia andrologica (circa 38%).

Nelle prime fasi della vita e fino al completamento dello sviluppo puberale l’andrologia svolge un ruolo fondamentale soprattutto in ambito pre-ventivo. Questo aspetto, che per molti anni è stato trascurato, meriterebbe un’attenzione particolare.

Infatti, la prevenzione in andrologia rappresenta un intervento anticipato alla ricerca di fattori di rischio o di un eventuale problema prima che questo si manifesti, o prima che si determinino ripercussioni cliniche non reversibili. Inoltre, con l’abolizione della visita di leva, che in passato co-stituiva l’unica forma di screening andrologico, è venuta a mancare l’unica attività preventiva di primo livello prevista per i giovani adulti. Lo stesso mondo scientifico internazionale ha riservato un limitato interesse al problema della prevenzione in andrologia, come appare chiaro quando si cer-cano informazioni attraverso i principali motori di ricerca. Andando a ricercare per parole chiave l’associazione “Adolescence & Andrology”, i risultati relativi agli studi pubblicati sulle riviste interna-zionali sono solamente 186. Tale dato viene ancora più sottolineato se messo a confronto con l’analoga ricerca nel sesso femminile: “Adolescence & Gyne-cology”: in questo caso i risultati ottenibili sono ben 12.629. Ciò non meraviglia e conferma una realtà già nota: la profonda mancanza di cultura sull’esistenza e sulla necessità di uno specialista che si occupi della salute del maschio in tutte le diverse fasi della vita, specialista che per la donna è invece sempre esistito.

Il primo momento di prevenzione dovrebbe

rea-lizzarsi in collaborazione con il pediatra di libera scelta dalla nascita fino ai 18 anni, momento di completa maturazione del sistema riproduttivo.

Questo approccio ha il significato di diagnosticare precocemente alterazioni andrologiche e anomalie congenite del sistema riproduttivo. La letteratura internazionale riporta una prevalenza di patologie andrologiche in età prepuberale e adolescenziale variabile dal 28% al 35%.

Inoltre, nelle strategie di prevenzione andrologica non va mai sottovalutata l’importanza dell’infor-mazione. Visto l’impatto negativo di alcuni stili di vita che frequentemente si riscontrano nei gio-vani (abuso di alcool, utilizzo di sostanze stupefa-centi e anabolizzanti e fumo di sigaretta, che im-pattano sul normale funzionamento dell’apparato riproduttivo maschile), sono auspicabili opportune campagne di sensibilizzazione da parte di specialisti andrologi e dei medici di medicina generale.

La prevenzione costituisce, quindi, un momento fondamentale per l’individuazione di fattori di rischio che potrebbero risultare dannosi sia per la salute generale del soggetto sia per il suo stato di fertilità. L’infertilità di coppia rappresenta oggi un importante problema medico e sociale, inte-ressando circa il 15-20% delle coppie in età fertile nei Paesi industrializzati. Studi compiuti negli ultimi anni hanno permesso di chiarire che al-meno la metà delle cause dell’infertilità di coppia è da ricercare nel maschio. A tale proposito risulta fondamentale il ruolo dello specialista andrologo, il cui compito deve essere quello di suggerire per-corsi clinico-diagnostici che consentano l’indivi-duazione della patogenesi dell’infertilità e quello di intraprendere provvedimenti terapeutici allo scopo di migliorare le caratteristiche seminologi-che del soggetto infertile, ponendosi come obiet-tivo principale quello di risolvere il problema dell’infertilità in modo naturale. La figura del-l’andrologo deve essere un punto di riferimento

Ministero della Salute

anche nell’ambito dei Centri di procreazione me-dicalmente assistita (PMA), una figura in grado di determinare insieme al ginecologo la necessità e l’utilità o meno della PMA, la tempistica della stessa e il livello di tecnologia necessario per rag-giungere il risultato.

I disturbi della sessualità sono tra i principali pro-blemi medici che spingono i soggetti al di sopra dei 50 anni a consultare lo specialista. Il ruolo del-l’andrologo in queste condizioni non deve limitarsi alla cura del disturbo sessuale, ma deve spingersi alla comprensione del fenomeno che lo ha indotto.

Infatti, nelle fasce d’età più avanzate, questi disturbi sono frequentemente il primo sintomo di impor-tanti patologie sistemiche come vasculopatie, sin-drome metabolica, ipogonadismo ecc. e, se tra-scurati, possono compromettere seriamente lo stato di salute e a volte la vita del paziente.

Concludendo, in questo Quaderno vengono

ap-profondite le principali tematiche di pertinenza dell’andrologia clinica, che dovrebbe tenere sem-pre in considerazione l’epidemiologia, la sem- preven-zione e l’individuapreven-zione dei fattori di rischio prima di procedere con la diagnosi e la terapia delle varie patologie del sistema riproduttivo maschile. Inol-tre, in questo volume vengono stilati i percorsi clinico-diagnostico-terapeutici di patologie quali l’infertilità maschile, i disturbi della sessualità, l’ipogonadismo, il tumore del testicolo e le ma-lattie genetiche rare che devono portare lo spe-cialista a un’adeguata diagnosi allo scopo di ese-guire trattamenti specifici.

L’accesso, a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), alle prestazioni richiamate nei percorsi cli-nico-diagnostico-terapeutici qui presentati è re-golato dal DPCM 29 novembre 2001 recante la definizione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) in campo sanitario.

L’andrologia clinica 1

Ministero della Salute

2. Definizione, cenni di eziopatogenesi