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4. L’approccio alle scienze dello spirito: spirito e anima nell’essere vivente

4.2. L’anima nell’essere umano

MONTANO: I nostri discorsi hanno girovagato a sufficienza intorno ad animali, piante, pietre, demoni, angeli e spiriti simili, perché si possa osare un approccio verso l’essere umano?

PSILANDRO: In tutti gli ambiti di discorso in cui ci si è mantenuti nei dintorni di esso, lo sguardo, in fondo, era diretto sull’essere umano. È una cosa che ho sempre avvertito.

MONTANO: Non era per noi l’essere umano, di fronte all’animale, ciò che è sollevato, l’ignudo?

PSILANDRO: Sì, ma queste determinazioni attendono con ansia discussione più precisa.

MONTANO: […] L’animale è l’essere che è sommerso in sé, l’essere umano l’essere che è risorto da sé. […] L’animale, dunque, è ancora assolutamente alla mercé di quella fonte, mentre l’essere umano ne è sollevato?

PSILANDRO: Sì, così sembra.

MONTANO: Ma che cosa significa questo essere sollevato? Come possiamo

caratterizzarlo più precisamente?374

L’essere umano, secondo Conrad Martius, a differenza dell’animale che è “sommerso” nella sua interiorità, è “sollevato” da sé, è “risorto”, è l’essere che è capace di “signoreggiare” non solo sul proprio corpo, ma anche sulla propria anima. Nell’essere

umano infatti accade una “seconda retroscendenza” [zweite Retroszendenz]375 o

“retroscendenza interiore” [innerer Retroszendez]376 ovvero un “tornare ancora una volta

in sé” e, a partire dalla sua fonte, sollevarsi, alzarsi, rendersi cosciente di essa.

374 Ivi, p. 161

375 H. Conrad Martius, Die Geistseele des Menschen, cit. p. 9

376 H. Conrad Martius, Das Sein, p. 121: «Mit der Konstitution der Ichheit ist der absolute Punt mögliche innerer Retroszendez und damit das überhaupt mögliche Ausmaß geschöpflicher ontischer Freiheit und Macht gegeben. Hier ist das Seiende in sich selbst konstitutiv jenseitig zu sich selbst und steht damit in einer radikalen Freiheit selbst gegenüber. »

100 MONTANO: Questa libertà costitutiva non disegna uno stacco! Ciò che è necessario vedere e capire, è che l’essenza in suo possesso, che riposa cioè nella pienezza estrinsecata del suo essere e che la inabita, può per così dire, tornare ancora una volta in sé, senza con ciò perdere se stessa, e poter quindi signoreggiare se stessa a partire da questo punto interiorizzato di se stessa – è proprio qui che può aver luogo quell’apertura! Ma lei capisce ciò è inteso nel senso di una costituzione

essenziale e non come azione o genesi.377

L’essere umano possiede un centro di interiorizzazione378 “che permette alla sua

anima di poter raccogliere quanto avviene nella sua realizzazione ontologica

(esistenziale) come coscientemente vissuto.”379 Egli non solo realizza nel suo corpo e

nella sua vita attiva la propria natura, ma ne è consapevole, ne conosce il significato profondo, e ne dirige, con la propria volontà, gli scopi. L’animale ha il solo possesso della

propria corporeità380, l’uomo si possiede nel proprio corpo [Leib] e nella propria anima

[Seele], realizzando “il possedere [Besitz] il possesso”381, grazie al quale domina tutto se

stesso. Nell’uomo l’anima ha un luogo interiore proprio riconosciuto dall’uomo stesso, ed egli conduce il proprio agire non solo secondo l’istinto ma secondo una ragione e una coscienza che dialogano con la fonte dell’essere stesso.

MONTANO: Ma nell’animale, non è vero, questo possesso del possesso si estende solo alla dimensione corporea?

PSILANDRO: […] Così come l’animale è interiorizzato nel suo corpo, signoreggiando sul medesimo, allo stesso modo l’essere umano è interiorizzato nella sua “anima”, libero da essa e signore sulla stessa. […] Sì, sì. È attraverso ciò

che l’essere umano possiede autocoscienza, ragione, linguaggio, spirito.382

377 H. Conrad Martius, Dialoghi metafisici, cit., p. 164 378 Ivi, p. 185

379 N. Ghigi, Fenomenologia e metafisica in Hedwig Conrad Martius, in Edith Stein Hedwig Conrad Martius, Fenomenologia metafisica scienze, cit., p. 135

380 «L’animale ha un corpo personale, ma non un’anima personale; esso signoreggia su questo corpo giacché ha la sua sede non più in esso ma nella sua anima; non signoreggia, però, sull’anima, perché ha proprio qui la sua sede.» H. Conrad Martius, Dialoghi metafisici, cit., p. 189

381 H. Conrad Martius, Das Sein, cit. p. 120

101 Nel Das Sein Conrad Martius ritiene che l’uomo, tornando ancora una volta nella sua propria fonte, abbandoni l’essere-Sé per entrare pienamente nell’Io, nell’egoità, nel centro del Sé stesso sostanziale. Per mezzo di questa seconda retroscendenza interiore, nell’essere umano si attua uno “spostamento a ritroso dall’essere-Sé [Sichheit] verso

l’egoità [Ichheit]”383 che gli permette di realizzare la sua vera natura, che è quella

fondamentale di possedere “autocoscienza, ragione, linguaggio, spirito” in maniera libera

e autonoma: questo “stare di fronte a se stesso in piena libertà”384, questo comprendersi e

riconoscersi nella propria radicale e ontologica libertà [ontischer Freiheit]385 fa divenire

l’uomo “esser-persona”386. “L’essere umano – scrive Conrad Martius – si assume

completamente e assolutamente a partire dal basso; ma affinché possa assumersi in quanto

persona a partire dal basso, deve assumere la sua libertà nello spirito a partire dall’alto.”387

L’essere persona dell’uomo è una caratterizzazione unica nel mondo degli esseri viventi e, a questo proposito, la fenomenologa precisa:

MONTANO: Ed è solo l’animale superiore che comincia ad abitare nella profondità qualificante e a vivere e ad agire personalmente al di fuori di essa, ad avere un’anima in senso pregnante.

PSILANDRO: “A vivere personalmente”; eppure l’animale non ha ancora un’anima personale come l’essere umano?

MONTANO: Giustissimo. Ma in che senso non ha propriamente un’anima personale come l’essere umano? Tenuto conto del fatto che in un certo qual modo vive personalmente in essa; se così non fosse, infatti, non saprei dire nient’altro per caratterizzarne la differenza con l’essere della pianta.

383 H. Conrad Martius, Das Sein, cit., p. 121

384 F. Alfieri, L’ancoraggio ontico tra “Natura” e “Spirito” nel Das Sein di H. Conrad Martius.

Una questione aperta, in E. Baccarini, M. D’Ambra, P. Manganaro, A. M. Pezzella (edd.), Persona, logos, relazione. Una fenomenologia plurale. Scritti in onore di Angela Ales Bello, Roma, Città Nuova, 2011, p.

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385 H. Conrad Martius, Das Sein, cit., p. 121

386 «L’essere umano […] nel suo esser-persona, di fronte all’animale e a partire dal fondamento del suo essere, ha qualcosa di sollevato.» H. Conrad Martius, Dialoghi metafisici, p. 109

102 PSILANDRO: Abita personalmente in essa, senza essere però una persona. È qui il baratro la cui natura andiamo cercando e che non posso ancora superare. […] L’animale ha un corpo personale, ma non un’anima personale; esso signoreggia su questo corpo giacché ha la sua sede non più in esso ma nella sua anima; non

signoreggia, però, sull’anima perché ha proprio qui la sua sede.388

Descritte le differenze rintracciabili tra l’animale e l’essere umano riguardo l’ambito della dimensione psichica dell’anima, Hedwig Conrad Martius affronta la

questione della dimensione spirituale dell’anima dell’uomo [Geistseele]389. La “sostanza

pneumatica” [Die pneumatische Substanz]390, o spirituale, per sua propria natura, come

abbiamo visto, non “affonda” nella corporeità della sostanza hypokeimenale391, ma si

eleva al di sopra di sé “in maniera totalmente vuota e libera da ogni essenza effettuata

formalmente presso di essa”392. La sua caratteristica propria è infatti una sorta di

“trascendentale luminosità” [traszendentalen Lichthaftigkeit]393 che si irradia in tutte le

parti del corpo, riuscendo a raggiungere tutta la persona umana in maniera libera e non vincolata dalla materialità.

L’essere umano possiede la dimensione spirituale dell’anima grazie ad una ultima ed ulteriore retroscendenza, che la fenomenologa definisce “retroscendenza immanente assoluta” [Die absolute immanente Retroszendez]: “La retroscendenza immanente assoluta, nella quale l’Io si mostra liberato completamente, deve coprirsi di questo stesso Io. L’Io in tal senso è ricollocato dietro se stesso, e questo ‘dietro se stesso’ comprende un ‘abisso’ infinito essenziale in cui esso stesso non si ‘ritrova’ più dal punto di vista dell’essere.”394

Se la dimensione psichica dell’anima trascina l’uomo verso la sua propria fonte dell’essere per poi risollevarlo da essa, lo spirito lo conduce, grazie alla sua levità, verso le altezze, lo innalza facendolo uscire fuori e “oltre sé”, non per estraniarlo dalla sua

388 Ivi, p. 188-189

389 Faccio riferimento al testo del Das Sein e dei Dialoghi metafisici. Nel prossimo capitolo la questione dell’anima spirituale dell’uomo verrà approfondita prendendo in esame Die Geistseele des

Menschen.

390 H. Conrad Martius, Das Sein, cit., p. 127 391 Ibidem

392 Ibidem 393 Ivi, p. 133

103 propria corporeità e quindi dalla sua propria natura, ma per renderlo totalmente libero. L’uomo dunque, “nella sua natura sommamente meravigliosa” possiede:

questo stesso essere elevato, la possibilità di questo reale essere liberato dalla chiusura nel Sé. Una chiusura nel Sé che rimane perciò quel che è e che in nessun modo viene dissolta: in tal modo, quel che costituisce cosa degna di nota, è che l’essere umano abita tanto nella somma profondità di se stesso, quanto oltre sé. Abitando oltre sé, lascia se stesso sotto si sé; vale a dire proprio se stesso o il suo “Sé”, cioè, in pari tempo – o proprio attraverso ciò – l’intero suo essere che è vissuto e posseduto alla maniera più personale in un esser-chiuso nel Sé! Abitando nella

profondità di se stesso, troneggia su di sé395.

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CAPITOLO QUATTRO

L’Ursprungsselbst come principio d’individuazione: originalità speculativa nel pensiero di Hedwig Conrad-Martius