• Non ci sono risultati.

I 40 anni della facoltaÁ nella lettura di uno storico economico »

Il quarantennale della facoltaÁ di economia e commercio fu celebrato con due anni di ritardo, il 30 novembre 2001. Tenne il discorso ufficiale uno tra gli storici piuÁ prestigiosi dell'Ateneo scaligero, quel Giorgio Borelli, che cresciu- to alla scuola di Gino Barbieri, gli succedette non solo sulla cattedra di storia economica, liberata da quest'ultimo per andare a occupare la poltrona di presidente della Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno, ma anche nella presidenza della facoltaÁ, che tenne dal 1982 al 1994. Ordinario di storia economica e preside, Giorgio Borelli ricostruisce nelle sue linee portanti la storia della sua facoltaÁ, non dimenticandone le origini. Correttamente pren-

IL 25ë E IL 40ë ANNIVERSARIO DELLA FACOLTAÁ DI ECONOMIA

36

de le mosse da quel decennio di preparazione 1949-1959, nel quale Lanfran- co Vecchiato dette vita in Verona a una facoltaÁ di storia, illudendosi che il ministero l'avrebbe riconosciuta. Quando fu chiaro che mai sarebbe arrivata una legge ad hoc, i quattro responsabili della Scuola/Istituto ``Muratori'' de- cisero di rinunciare alla storia puntando sull'economia. Giorgio Borelli trac- cia un affresco dell'intero arco dei primi quarant'anni di quella facoltaÁ che nasceva nel 1959 dal fallimento del tentativo di impiantare un corso di laurea in storia. Lo storico Giorgio Borelli arriva fino ai suoi giorni. Noi recuperia- mo la prima parte della sua esposizione, quella nella quale egli ci porta negli anni Cinquanta ad assaporare l'esperienza della scuola ``Muratori'' per poi spiegarci le ragioni della scelta di Economia e Commercio.

GIORGIO BORELLI, Profilo di una facoltaÁ di economia

La FacoltaÁ di Economia fu un atto di volontaÁ, l'atto di volontaÁ di una comu- nitaÁ, quella veronese, che nutriva un'idea. Chi crea, muove da un'idea, che, poi, potraÁ articolarsi, precisarsi. Ma l'idea eÁ cosa ad un tempo, sem- plice, grande, forte, capace di scaldare i cuori, di orientare la volontaÁ.

Nel nostro caso l'idea stava in cioÁ: una comunitaÁ se vuol crescere, ha bisogno di cultura superiore, di cultura universitaria. Oggi cioÁ puoÁ sembrare banalissimo. Ma non lo era nel decennio 1950-1960 in cui molto forti erano le resistenze nell'ambito della cultura tradizionale cittadina. I ceti borghesi medio-alti preferivano che i figli studiassero fuori delle mura cittadine, a Pa- dova, a Milano, a Bologna. E certamente essi se lo potevano permettere.

Ma v'erano tutta una serie di strati piuÁ minuti socialmente che, nel clima duro e faticoso della ricostruzione post-bellica, non potevano con- sentirsi cioÁ. Lo ritenevano un lusso. E cioÁ significava un gran numero di talenti sprecati.

All'interno, peraltro, del ceto dirigente cittadino elementi piuÁ illumina- ti, da Giorgio Zanotto, Sindaco di Verona, a Lanfranco Vecchiato, a Pierluigi Laita, a Mons. Rodella, a Mons. Rossetti, a Luigi Buffatti, Presidente della Provincia, percepivano, nel segno di un cattolicesimo col- to e sensibile, la necessitaÁ di favorire il ricambio sociale. Che il sapere delle professioni restasse nelle mani di un'oligarchia parve loro non consono al- le esigenze di una societaÁ e di un'economia che doveva svilupparsi, cresce- re. Ecco l'idea di radicare in Verona studi universitari, puntando decisa- mente sin dal 1957-58 ad una FacoltaÁ di Economia che prese vita nel 1959 nell'ambito di una Libera UniversitaÁ degli Studi, sostenuta da un con- sorzio di enti locali dal Comune, alla Provincia, alla Camera di Commercio.

Perche una FacoltaÁ di Economia?

Perche si trattava di dare risposta a quella esigenza di quadri, di di- rigenti, che scaturiva dal processo stesso di sviluppo che caratterizzava quegli anni. Perche si trattava d'immettere ceti nuovi nella cultura supe- riore dando sostanza allo sviluppo economico in atto.

Una FacoltaÁ di Economia perche nel Veneto non esisteva se non a Venezia Ca' Foscari. Una FacoltaÁ di Economia perche rispondeva piuÁ di al- tri corsi di studi ai tempi nuovi, tempi di cambiamento e crescita econo- mica, tempi di sviluppo delle imprese. V'era la necessitaÁ per le imprese di quel vasto bacino d'utenza che gravitava su Verona di avere quadri che nutrissero una visione piuÁ ampia di quella del tradizionale ragioniere, sfornato da pur ottimi Istituti medi superiori.

La dislocazione di Verona, inoltre, che ne fa una sorta di cerniera tra varie regioni, baricentro di territori ciascuno marginale nei confronti dei rispettivi capoluoghi di regione, che, spesso s'identificano con le sedi uni- versitarie tradizionali, conferiva all'iniziativa un respiro piuÁ vasto.

Le origini di tutto cioÁ vanno ricercate nel dibattito interno a quel gruppo di uomini di cultura che, avendo a referente, in sede nazionale, un veronese, professore universitario e parlamentare di spicco, come Guido Gonella, dal 1950 al 1960 portarono avanti l'iniziativa dell'Istitu- to di Scienze Storiche Ludovico Antonio Muratori. Un Istituto che, accanto ad un corso di studi storici ordinari, organizzoÁ corsi per studen- ti stranieri nel periodo estivo, l'organizzazione della Lectura Dantis con la partecipazione dei maggiori studiosi di italianistica del Paese, la pubbli- cazione della rivista ``Nova Historia'', la fondazione e promozione nel 1953 di una Scuola Superiore di Servizio Sociale, la promozione nel 1956 di una Scuola in Commercio Estero. Secondo Buffatti furono i fondatori stessi dell'Istituto Muratori, Guido Gonella, il prof. Pietro Vaccari, ordinario a Pavia di Storia del diritto italiano, Lanfranco Vec- chiato, mons. prof. Aleardo Rodella, mons. prof. Pietro Rossetti che il 10 gennaio 1959, proposero in una loro seduta ai rappresentanti degli Enti Pubblici, Comune, Provincia, Camera di Commercio, l'istituzione in Verona di una Libera UniversitaÁ con la FacoltaÁ di Economia e Com- mercio e la costituzione di un Consorzio Universitario fra loro per la ge- stione della stessa. Animava quegli uomini l'umanesimo cristiano come risposta filosofica e non solo teologica alle esasperazioni dell'individuali- smo e del collettivismo; il valore della persona umana; l'oggettivitaÁ della giustizia; la radice morale del diritto; lo Stato al servizio del bene comune e della comunitaÁ; la giustizia sociale; i principi di sussidiarietaÁ e solidarietaÁ.

IL 25ë E IL 40ë ANNIVERSARIO DELLA FACOLTAÁ DI ECONOMIA

La seduta del 10 gennaio 1959 ebbe un valore decisivo perche i rap- presentanti dei tre Enti portarono a deliberare gli enti stessi sull'adesio- ne al Consorzio universitario. E cioÁ avvenne in rapida successione: il 23 gennaio la Camera di Commercio, il 24 gennaio la Provincia, il 3 feb- braio il Comune.

PiuÁ laboriosa fu l'approvazione dello Statuto del Consorzio, anche per contrasti e polemiche suscitati da una lunga intervista di Alberto Trabucchi, professore a Padova di diritto civile, critica nei confronti del- l'iniziativa. Alberto Trabucchi era il fratello dell'avvocato e parlamentare veronese Giuseppe, democristiano, vicino sul piano nazionale alle posi- zioni di Amintore Fanfani. E tra il sanguigno e integralista aretino e il duttile e tormentato Gonella non era mai corso buon sangue. Con tutta probabilitaÁ si dovette mediare, lenire, sopire. Il che vale, forse, a spiegare come mai l'approvazione dello Statuto avvenisse nel luglio, il 25 luglio in Consiglio Provinciale, il 27 e il 28 in Consiglio Comunale.

La FacoltaÁ, ospitata in Palazzo Giuliari, ebbe subito il suo primo Con- siglio di FacoltaÁ composto di tre ordinari nelle UniversitaÁ italiane e precisa- mente il prof. Attilio Verna, professore ordinario nell'UniversitaÁ di Perugia di Ragioneria generale e applicata, il prof. Domenico Rubino11, ordinario a Roma di Istituzioni di diritto privato, e il prof. Manlio Resta, ordinario di Economia politica a Trieste12. E il primo Preside fu il prof. Verna13.

11 Propongo un profilo di Domenico Rubino nella parte terza, sezione « III.3. La nascita del-

l'universitaÁ. La testimonianza di un protagonista » del presente volume.

12 Manlio Resta nasce a Roma il 18 maggio 1908. Professore di economia politica. Lau-

reatosi in economia e commercio nel 1929 eÁ diventato libero docente nel 1933. Ha insegnato in numerosi atenei italiani tra cui le universitaÁ di Cagliari, Ferrara, Modena, Venezia, Bologna, Siena, Genova, Pisa, Trieste, Verona-Padova ed da ultimo, fino alla sua scomparsa, Roma dove, per anni, eÁ stato direttore dell'Istituto di economia politica. Ha svolto attivitaÁ scientifiche ed accademi- che all'estero presso diversi centri di ricerca e atenei stranieri tra cui il ``Massachusetts Institute of Tech- nology'' e la ``Yale University''... Come divulgatore del pensiero economico ha collaborato con nume- rose pubblicazioni e riviste scientifiche tra cui si ricordano la Rivista di Politica Economica e Metroe- conomica che ha diretto per numerosi anni elevandola ad un livello di diffusione internazionale e rendendola competitiva con le piuÁ prestigiose testate straniere... Si eÁ dedicato ad alcuni incarichi di programmazione economica come consulente economico dapprima per l'Organizzazione del- le Nazioni Unite, partecipando ai progetti di sviluppo economico per il Brasile e la Turchia; e poi come esperto di programmazione regionale per le aree del veronese e per la provincia di Go- rizia e Trieste... Si eÁ spento a Roma il 14 gennaio 1983. Il 22 dicembre 2008 presso uno studio notarile in Roma nasce, per volere della famiglia, la Fondazione Manlio Resta ONLUS. www.fondazioneresta.it.

13 GIORGIOBORELLI, Profilo di una FacoltaÁ di Economia, « Studi Storici Luigi Simeoni », LII, 2002,

Commemorazione accademica di Lanfranco Vecchiato

Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere, 14 dicembre 2001

V

ITTORIO

C

ASTAGNA

, Presidente dell'Accademia di Agricoltura

Scienze e Lettere, Introduzione

Ciascuno di noi oggi eÁ qui per la profonda estimazione e per l'affetto che ci ha legato a Lanfranco Vecchiato, un componente prestigioso della no- stra Accademia ed un uomo che ha lasciato un segno non destinato a can- cellarsi nella storia culturale dell'ultimo mezzo secolo della nostra cittaÁ.

Egli ci ha lasciato da circa due anni fa, il 7 novembre 1999, lasciando un vuoto anzitutto nella sua grande famiglia, ma anche in questa Istituzione.

Vogliamo oggi rievocare la sua figura, e lo facciamo alla presenza dei suoi numerosi figli, tra i quali il prof. Francesco, anche lui membro effet- tivo dell'Accademia.

E ci sforzeremo di presentare almeno una rassegna sintetica della sua opera multiforme, degli interessi che sono stati al centro della sua attivitaÁ e dei suoi sforzi ed anche dei risultati di grande soddisfazione a cui la sua instancabile attivitaÁ e la sua determinazione nel perseguire gli obiettivi che si proponeva hanno portato.

Nessun veronese puoÁ ignorare ne dimenticare il ruolo fondamentale che egli ha avuto, insieme con altri studiosi ed amici illuminati, nel ripro- porre il ripristino in Verona degli studi superiori, a partire dalla istituzione della Scuola Superiore di Studi storici ``Ludovico Antonio Muratori''1, una vera e

propria prefigurazione di studi universitari, alla Scuola Superiore di Servizio

sociale, ad iniziative culturali di altissimo prestigio come la ``Lectura Dantis Scaligera'' e come il ``Certamen Catullianum'', fino alla pressante azione pres- so i Responsabili degli Enti pubblici veronesi per la costituzione della pri- ma FacoltaÁ universitaria in Verona, quella di Economia e Commercio, nel 1959, dapprima come Libera UniversitaÁ poi come FacoltaÁ statale e come UniversitaÁ statale: istituzione che eÁ stata protagonista di uno sviluppo e di una crescita allora assolutamente impensabili, fino alle attuali 7 FacoltaÁ e ai numerosi corsi di Laurea, con circa 15.000 studenti, ed un prestigio ormai largamente affermato e consolidato in ambito nazionale ed oltre.

Di tutto cioÁ Lanfranco Vecchiato ha potuto compiacersi ed essere pie- namente soddisfatto e considerare questo risultato dovuto a suo grande merito: queste cose eÁ necessario e giusto tenerle presenti e riaffermarle, perche tutti noi sappiamo che le vittorie sono sempre figlie di molti padri. Ma i meriti di Vecchiato saranno molto meglio illustrati da altri amici che ben volentieri se ne sono assunto il compito. Ed io pertanto mi esimo da soffermarmi ulteriormente su questi aspetti.

Da parte mia non voglio omettere, tuttavia, di ricordare la sapienza dei suoi giudizi, la pacatezza del suo comportamento, il suo sguardo pe- netrante e a volte un po' misterioso, la sua sottile vena umoristica, la sua magnanimitaÁ.

Posso dire di avere goduto da parte sua di affetto e, credo, di consi- derazione: le sue conversazioni sempre illuminanti: nelle tante che ho avu- to con lui nel suo studio colmo di libri di via Cesare Dal Fabbro ci siamo scambiati tante riflessioni, tanti ricordi, ho sentito quanto forte e chiara fosse la sua fede, quanto sereno il suo animo, quanto fosse stato profondo e nobile e solido il legame affettivo che lo aveva unito per una vita con la moglie Maria.

E quanto eloquenti erano, spesso, i suoi silenzi. Non guardava nessuno con superficialitaÁ: ma si aveva chiara la sensazione che egli vedeva effettiva- mente le cose e le persone da un livello superiore. L'Accademia deve consi- derarsi orgogliosa di averlo avuto come componente; e non tocca a me dire che i suoi figli sono orgogliosi di averlo avuto come padre e maestro di vita.

Noi tutti siamo orgogliosi e grati di averlo avuto come amico2.

VITTORIO CASTAGNA

42

2 L'introduzione, a differenza dei successivi interventi, fu pubblicata dall'Accademia di Agri-

coltura. Cfr. VITTORIOCASTAGNA, Per la commemorazione di Lanfranco Vecchiato (14 dicembre 2001),

« Atti e memorie dell'Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona », a.a. 2001-2002, Ve- rona, Fondazione Cassa di Risparmio, 2004, pp. 23-25.

VITTORIO CASTAGNA

EÁ qui vicino a me il prof. Pierluigi Laita, che eÁ insieme con Lanfranco Vec- chiato, uno degli ideatori e dei promotori dell'idea universitaria di Verona. Abbiamo ritenuto insieme che fosse la persona piuÁ idonea, per tanti aspet- ti, per tanti motivi, per ricordare degnamente la figura e l'opera di Lan- franco Vecchiato.

PIERLUIGI LAITA, Dalla Scuola Superiore di Scienze Storiche ``Ludovico Antonio

Muratori'' all'UniversitaÁ di Verona

Ho avuto la sorte felice di esser vicino a Lanfranco Vecchiato per un cin- quantennio, una consuetudine di intenti alimentata dall'amore agli studi e da un'amicizia serena e profonda fatta di reciproca comprensione e solida- rietaÁ in ogni circostanza della vita. Ci conoscemmo da giovani insegnanti, prima del secondo conflitto mondiale. Nacque allora il legame di stima e di amicizia nella convergenza di interessi che ci avrebbero accompagnato per decenni. Lanfranco Vecchiato, compiuti gli studi medi superiori, appena di- ciottenne inizioÁ l'insegnamento nelle scuole elementari, poi, laureato in let- tere e scienze politiche, fu docente presso il liceo scientifico statale ``Angelo Messedaglia'', che fu la sua scuola e di cui divenne piuÁ avanti preside. Uf- ficiale di complemento, fu mobilitato durante il conflitto mondiale, un pe- riodo che visse con grande apprensione per la famiglia che si era creato, dolente anche per il distacco dalla scuola.

Nel periodo della sua giovinezza ha visto tutte le sofferenze e le ro- vine dalla prima guerra mondiale alla fine della seconda. ImprontoÁ la sua vita ad austeritaÁ di costume, all'impegno costante dei suoi doveri con grande senso di responsabilitaÁ e di partecipazione, sempre presente e at- tento sul piano educativo e su quello morale. Austero e riservato fu tut- tavia persona liberamente disponibile a servire il prossimo e le istituzioni di carattere culturale, sociale, morale e artistico. Per questo fu intensamen- te presente nella vita culturale cittadina. Possedeva una forte personalitaÁ, ma fu sempre restio a far pesare i suoi giudizi, ne mai ebbe espressioni per motivi qualsiasi, nemmeno nei momenti di contrasti polemici, che non mancarono nella sua vita, tali che offuscassero la sua serenitaÁ e l'obiettivitaÁ delle sue azioni. Uomo di saggezza pratica, non fu un utopista piuttosto un creativo, solidamente radicato nella realtaÁ storica, sociale e religiosa del- la nostra tradizione, con un autentico spirito di intraprendenza e di crea- tivitaÁ. Aveva anche la fantasia dell'artista. Un uomo, il cui valore intellet-

tuale, culturale, morale, la cui opera educativa non era facile cogliere, per la sua innata modestia, in tutta la sua profonditaÁ e ricchezza. L'austeritaÁ, la severitaÁ non formale, il rigore del pensiero e il livello di preparazione han- no caratterizzato la sua vita con la vastitaÁ della sua cultura storica e non solo storica. Tranquillo e pur di forte tensione spirituale e religiosa, sem- pre stimolato dal desiderio di dar vita ad attivitaÁ in cui l'amore del sapere si attuasse in istituzioni che potessero garantire lo sviluppo degli studi e una piuÁ sensibile rispondenza alle richieste della nuova societaÁ. Era rilut- tante a parlare del suo passato. Ricordando, era lapidario, come si espresse negli anni avanzati in un'intervista ± « cioÁ che ho fatto eÁ dovuto all'affetto che porto alla mia cittaÁ, ringrazio quelli che sono stati solidali con me » ± manifestando cosõÁ la sua modestia ad apparire protagonista, la sua ritrosia ad essere in pubblico.

Lanfranco Vecchiato ha vissuto una stagione culturale ricca di inizia- tive e di opere certamente piene di sacrifici, che ha suscitato nell'ambiente veronese motivi di sicuro avanzamento. Appartiene ad una generazione sopravvissuta ad un conflitto e a prove non indifferenti, difficili e anche dolorose, una generazione che aveva alla base una formazione nella chiesa e nelle strutture tradizionali della scuola. C'era l'entusiasmo per la novitaÁ, c'era la semplicitaÁ e il desiderio di portare avanti una battaglia di idee, la ripresa delle giuste virtuÁ che potevano ricostruire l'edificio sociale. La tra- gedia che aveva travolto la nostra patria diventoÁ un ricordo meno greve. Tornando alla normalitaÁ la scuola e le biblioteche locali, operoÁ la volontaÁ di ripresa e di rinnovamento. Fu tra il 1948 e il 1949 che alcuni docenti e studiosi illuminati realizzarono sodalizi di cultura, incontrandosi nella bi- blioteca civica, nell'archivio di stato e presso la libreria Dante. Erano Lan- franco Vecchiato, Gino Beltramini, Olindo Viviani, Mario Carrara, Giulio Sancassani e qualche altro. Scrisse testualmente Vecchiato: « Nella primavera del '48 ero riuscito a dar vita, con Beltramini alla rivista ``Vita veronese''; l'atto di fondazione fu stilato il 27 marzo 1948 ». Poi fondoÁ « Nova Historia », che riu- scõÁ a varare nell'ottobre 1949, realizzando il proposito di aprire un canale storico agli studiosi. Si affermava da allora la sua attivitaÁ di studioso e pro- motore di studi e nuove istituzioni. Appariva, nel fervore di opere, la ca- renza di una struttura universitaria in una cittaÁ come Verona, circondata da un vasto hinterland geograficamente e storicamente convergente sulla cittaÁ, un dato incontestabile. Insuperabile l'assenza di una struttura univer- sitaria, che solo poteva derivare dalla forza della storia, dal prestigio della sua tradizione e del suo patrimonio culturale. L'idea fuori della stretta cer- chia del gruppo di amici suscitoÁ scetticismo e perplessitaÁ, quando non fu

PIERLUIGI LAITA

giudicata una trovata fantasiosa. Eppure nasceva l'impegno universitario, e fu appunto per merito di coloro che hanno voluto dar vita a « Nova Hi- storia » e alla Scuola di Scienze Storiche ``Ludovico Antonio Muratori'', se l'uni- versitaÁ di Verona eÁ oggi una splendida realtaÁ, ma allora era ancora un'idea utopistica, buona per qualche sognatore avventuroso. Pareva un'idea priva di ogni appiglio con la realtaÁ e aveva, bisogna pur dirlo, l'opposizione del mondo ufficiale culturale veronese. C'era totale scetticismo e nessun so- stegno iniziale, forse perche si pensava che l'universitaÁ a Verona non avrebbe mai preso vita. Nel secondo numero di « Nova Historia » del 25 novembre 1949 Vecchiato presentoÁ il piano per una Scuola Superiore di Scienze Storiche, per un insegnamento superiore della storia. Nel novem- bre del 1950 istituõÁ la Scuola Superiore di Scienze Storiche, la quale doveva di- mostrare ai veronesi la disponibilitaÁ pratica dell'universitaÁ a Verona, con una facoltaÁ che il progetto di riforma del ministro Guido Gonella (riforma poi non attuata) giaÁ contemplava. Questa prospettiva diede a Vecchiato all'inizio forza e giustificazione sulla possibilitaÁ di superare la presente re- mora burocratica statale. Ritenne che non fosse impresa infondata far sor- gere nell'humus culturale veronese un'universitaÁ sulle orme dei modelli anglosassoni e della tradizione umanistica, una Libera Scuola Superiore di Scienze Storiche ad indirizzo giuridico, economico, sociale, organizzata alla maniera di un istituto universitario. L'istituto fu intitolato a Ludovico An-

Documenti correlati