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Dagli anni 2000 ad oggi

Capitolo 4: Interessi economico-politici dei principali attori esterni alla regione

1. Stati Uniti

3.2 Dagli anni 2000 ad oggi

Nel 1996 l’UE aveva avviato il programma INOGATE (Interstate Oil and Gas Transportation to Europe), che si occupava della rete di oleodotti e gasdotti che correva da e attraverso l’Europa Orientale ed il Caucaso verso i paesi europei. Nell’ambito di questo programma fu lanciata nel 2004 la prima seria iniziativa rivolta anche ai paesi caspici, la prima Conferenza ministeriale sulla cooperazione economica, a cui parteciparono i rappresentanti di 12 Stati costieri del Mar Nero e del Caspio insieme a quelli della Commissione Europea. L’elaborato conclusivo di questo incontro, soprannominato “Baku Initiative”, promuoveva la cooperazione e l’integrazione dei mercati energetici di tutti i paesi partecipanti, non solo nel settore degli idrocarburi, ma anche per quanto riguarda l’elettricità, l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili.193

192 Attualmente le relazioni azero-europee sono regolate da svariati documenti: il Partnership and Cooperation

Agreement (PCA) del 1996, l’European Neighbourhood Policy Action Plan (ENP AP) e il memorandum d’intesa (MoU) sul partenariato strategico nel settore energetico entrambi del 2006. Per quanto riguarda il Kazakistan, invece, le relazioni bilaterali sono gestite secondo il PCA del 1999, il MoU sulla cooperazione nel settore energetico del 2006 e il MoU sulla cooperazione nel settore dei trasporti del 2009. Infine i rapporti tra UE e Turkmenistan sono regolati solo da un Interim Trade Agreement del 1998 e da un MoU sulla cooperazione nel settore energetico del 2008. Per maggiori informazioni si veda il sito dell’Unione Europea nella sezione European External Action Service (EEAS), disponibile su http://eeas.europa.eu/index_en.htm.

193 Baku Initiatiative, disponibile su

http://ec.europa.eu/dgs/energy_transport/international/regional/caspian/energy_en.htm (ultima visualizzazione 29 settembre 2015).

166 Ad essa seguì poi una seconda conferenza ministeriale, tenuta ad Astana nel 2006, che vide la partecipazione di più istituzioni europee e della Banca Mondiale e che concluse il processo di ampliamento dell’area territoriale coperta dal programma INOGATE. L’incontro di Astana portò alla stesura di un’Energy Road Map, che voleva incoraggiare il raggiungimento di alcuni obiettivi di medio-lungo termine per incrementare la collaborazione energetica tra l’UE e tutti gli altri paesi coinvolti, cioè la Turchia e le ex repubbliche sovietiche (Russia e paesi baltici esclusi). In particolar modo si voleva promuovere lo sviluppo sostenibile dei processi di estrazione e trasporto degli idrocarburi, la diversificazione delle rotte di esportazione, l’identificazione di nuove risorse (possibilmente rinnovabili) e lo scambio delle conoscenze tecnologiche per migliorare l’efficienza energetica.194

L’adozione di questi nuovi principi portò i paesi della regione caspica a sostenere con più convinzione i progetti di cooperazione con l’Europa già esistenti o ad intraprenderne di nuovi, sia nel settore ambientale (SASEPOL e Caspian Environment Program), che nel campo dei trasporti (TRACECA) e in quello energetico (Southern Energy Corridor).

Le dispute sui prezzi ed il trasporto del gas tra Russia e Ucraina degli anni 2000 misero in discussione l’affidabilità della Russia come principale fornitore per i mercati europei e sollevarono preoccupazioni circa la sicurezza energetica del vecchio continente. Per diversificare l’origine delle proprie importazioni e, di conseguenza, aumentare la propria sicurezza energetica, l’UE iniziò a ritenere prioritaria la creazione di un collegamento infrastrutturale che trasportasse il gas naturale caspico all’Europa evitando il passaggio sul territorio russo, il cosiddetto Southern Energy Corridor (Corridoio Sud). Promosse quindi lo studio di diversi progetti energetici per poter poi scegliere il migliore da realizzare in collaborazione con le compagnie petrolifere europee. La proposta che inizialmente più sembrava conformarsi all’idea europea era quella del Nabucco, un gasdotto di 3.300 km che dal confine orientale della Turchia sarebbe arrivato fino all’Europa centrale attraverso Bulgaria, Romania e Ungheria. La linea doveva essere realizzata in due fasi da un consorzio composto dalle compagnie dei paesi consumatori e di transito (ma non da quelle degli Stati produttori) per un costo di 17,6 miliardi di euro.

194 Il testo della Dichiarazione Ministeriale contenente l’Energy Road Map è disponibile su

167 Nonostante nel 2009 la Commissione Europea avesse pienamente appoggiato questo progetto, promettendo anche di finanziarne una parte, i lavori per la sua costruzione non iniziarono mai, dato che il consorzio non riuscì ad accordarsi con i paesi produttori riguardo alla fornitura di gas necessaria per riempire il condotto (la cui capacità prevista era di 31 miliardi di m3 all’anno). Di

conseguenza, verso la fine del 2011 Turchia ed Azerbaijan proposero l’alternativa TANAP, che l’anno successivo fu approvata dall’Unione Europea e andò a sostituire il ramo orientale del Nabucco. Il consorzio sperava di avere ancora la possibilità di realizzare la sezione occidentale del gasdotto (dal confine turco-bulgaro all’Austria), ma si trovò a rivaleggiare con un'altra proposta per l’Europa meridionale, il TAP. Poiché il gas per entrambi i condotti sarebbe stato estratto principalmente dal deposito azero di Shah Deniz, la scelta tra i due progetti ricadde in mano al consorzio operatore del sito, che, dopo un attento confronto dei costi di realizzazione, delle capacità di esportazione e dei vantaggi per le compagnie incaricate della gestione delle due linee, nel 2013 assegnò la vittoria al TAP.

Di conseguenza, come visto nel capitolo precedente, attualmente il Corridoio Sud prevede la congiunzione di tre gasdotti: South Caucasus Pipeline (SCP), Trans Anatolian Natural Gas Pipeline (TANAP) e Trans Adriatic Pipeline (TAP).195

Una questione strettamente collegata all’invio di risorse energetiche all’Unione Europea è lo sviluppo di una rete di trasporti efficiente ed integrata. Per questo motivo già nel 1998 l’UE avviò con i paesi dell’Europa Orientale, del Caucaso e dell’Asia Centrale un programma di integrazione dei sistemi di trasporto stradali, ferroviari e marittimi chiamato TRACECA (Transport Corridor Europe- Caucasus-Asia), che puntava ad unire le tre regioni coinvolte per migliorarne le relazioni economiche, gli scambi commerciali e gli investimenti. Negli ultimi anni questa iniziativa ha trovato nel progetto cinese New Silk Road il suo corrispettivo orientale (si veda più avanti), così che in prospettiva si prevede già una rete di sistemi di trasporto integrati che dall’Europa arrivi alla Cina attraverso Caucaso e Asia Centrale.196

Nonostante tutte queste iniziative sovraregionali, la mancanza di una politica europea specificamente rivolta all’area caspica è tuttora evidente e dimostra la fatica dell’Unione Europea nel rapportarsi con le zone esterne a quelle immediatamente adiacenti ai suoi confini.

195 COBANLI, Central Asian Gas in Eurasian Power Game, op. cit., pp. 348-370.

168 A causa di queste difficoltà l’UE risulta forse l’attore internazionale più svantaggiato tra quelli intervenuti nel Caspio, la cui influenza sui paesi della regione non è nemmeno comparabile a quella americana o cinese.

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