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Breve storia degli idrocarburi nel bacino caspico

Capitolo 3: Risorse energetiche e relazioni economiche tra i paesi caspici

1. Breve storia degli idrocarburi nel bacino caspico

La presenza di idrocarburi nell’area caspica è nota da secoli agli abitanti della regione, tanto che le prime testimonianze storiche riguardanti le estrazioni di petrolio nella penisola di Absheron, vicino a Baku, risalgono al VII-VIII secolo, mentre, secondo alcuni storici arabi, le prime piccole esportazioni verso la Persia sono databili al XV secolo.

I miglioramenti nei sistemi di estrazione e stoccaggio del greggio continuarono nei secoli successivi, fino a raggiungere l’apice a metà del XIX secolo, quando a Bibi-Heybat, nella zona di Baku, fu inaugurato il moderno metodo di trivellazione, con l’escavazione di un pozzo di 21 metri, il più profondo al mondo per l’epoca (1846). Nonostante gli importanti sviluppi tecnologici e i cospicui investimenti stranieri, la commercializzazione su larga scala dell’oro nero fu ritardata di una ventina di anni dal governo russo, che impose sia il divieto di scavare nuovi pozzi, che l’adozione di un sistema di locazione, secondo cui tutti i pozzi esistenti erano di proprietà del Tesoro e potevano essere sfruttati solo dietro il pagamento di un’imposta sui consumi. Solo attorno all’anno 1870 questi obblighi furono aboliti, favorendo la crescita esponenziale del settore petrolifero azero-russo. Baku divenne ben presto “la capitale dell’oro nero”, attirando così sempre più lavoratori specializzati e compagnie straniere, tra cui inizialmente le più importanti furono senz’altro la Nobel Brothers Oil Extracting Partnership, fondata nel 1873 dai fratelli norvegesi Robert e Ludwig Nobel, elaCaspian- Black Sea oil industrial and trading society, stabilita dai fratelli francesi Rothschilds nel 1883.

65 Le informazioni del seguente paragrafo sono tratte da M. MIRBABAYEV, Concise history of Azerbaijani oil, Baku,

76 La collaborazione tra gli ingegneri e gli esperti di queste ed altre compagnie portò all’introduzione di tali innovazioni tecnologiche da consentire alla Russia di mantenere un posto d’avanguardia nel campo dell’industria petrolifera fino alla Prima Guerra Mondiale. Ad esempio, furono aperti i primi impianti di raffinazione, venne scoperto il metodo di distillazione del cherosene e furono realizzate le prime cisterne metalliche (mentre in precedenza il petrolio estratto era collocato in bacini scavati nel suolo, da cui il prezioso liquido poteva facilmente evaporare o essere riassorbito dal terreno). A cavallo tra XIX e XX secolo, i principali siti estrattivi della regione caspica erano tutti collocati nella penisola di Absheron, lungo la costa azera: Balankhany, Sabunchi, Romany, il già citato Bibi-Heybat e Surakhany. L’unico giacimento petrolifero non azero scoperto in questo periodo fu quello sull’isola turkmena di Cheleken, che la Nobel Brothers iniziò a sfruttare nel 1909.

Il problema principale per le imprese impegnate nell’estrazione di idrocarburi in quest’area era il trasporto del greggio, sia verso gli impianti di raffinazione, che verso gli emergenti mercati importatori. Per risolvere tali questioni si progettarono diversi sistemi di trasporto:

 nel 1877 i fratelli Nobel costruirono la prima nave petroliera, “Zoroastro”, che doveva trasportare l’olio minerale lungo la rete fluviale russa verso numerose città dell’impero. Il successo di questo rivoluzionario metodo di trasporto fu tale che nel giro di pochi anni il Caspio fu solcato da una vera e propria flotta di petroliere, appartenenti per lo più alla Nobel Brothers e alla Mazut, società appartenente ai fratelli Rothschild;

 nel 1878 entrò in funzione il primo breve oleodotto congiungente i giacimenti di Sabunchi e gli stabilimenti di raffinazione di Baku. Compreso il potenziale di questi innovativi impianti di trasferimento degli idrocarburi, nell’arco di una decina d’anni altre 24 condotte petrolifere furono costruite nella regione, per una lunghezza complessiva di 286 km. Il progetto più ambizioso fu però l’oleodotto transcaucasico Baku-Batumi (città georgiana sulla costa del Mar Nero), realizzato tra il 1897 e il 1907;

 nel 1883 venne terminata la linea ferroviaria Baku-Tbilisi, con vagoni ideati appositamente per il trasporto del petrolio.

Grazie a tutte questi progressi, a partire dagli anni ‘80 del XIX secolo la penisola di Absheron iniziò a produrre petrolio e cherosene in quantità tali da essere in grado sia di soddisfare pienamente la domanda interna russa, che di esportare all’estero, entrando in competizione con gli Stati Uniti. I dati relativi alle estrazioni di petrolio riportano che nell’anno 1889 gli USA produssero 14 milioni di barili, mentre la Russia (cioè Baku) 16,7 milioni.

77 Nel 1890 il porto di Baku era il più trafficato al mondo e il volume delle esportazioni russe di prodotti petroliferi guadagnava il primo posto a livello mondiale (davanti a Stati Uniti, Argentina, Perù ed altri), grazie alla vendite all’Impero britannico, a quello ottomano e ai paesi asiatici.

La velocità di sviluppo degli affari petroliferi azeri continuava ad attirare ingenti capitali esteri, tanto che alla fine del XIX secolo due compagnie straniere, le già citate Nobel Brothers e Caspian-Black Sea Society dei Rothschild, controllavano il 70% del commercio petrolifero della regione. Nei primi anni del ‘900, emersero altre due potenti società straniere: nel 1907 la Royal Dutch Shell, creata dall’unione dell’inglese Shell (già attiva nell’industria petrolifera di Baku dal 1892) e l’olandese Royal Dutch, che assorbì anche le compagnie appartenenti agli Rothschild; nel 1912 la Oil, società petrolifera che inglobava quasi una ventina di imprese già operanti nella regione azera, fondata a Londra dalle più grosse banche russe e straniere. Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, il 70% dei capitali investiti nell’industria petrolifera azero-russa apparteneva a impresari francesi, inglesi, tedeschi e svedesi; il 62% del petrolio estratto e i 2/3 del cherosene prodotto era di proprietà di sole tre compagnie, la Nobel Brothers, la Royal Dutch Shell e la Oil.

L’inizio del primo conflitto mondiale causò il rallentamento degli investimenti esteri nella regione, ma il vero sconvolgimento si ebbe con la Rivoluzione russa del 1917, a seguito della quale l’industria petrolifera russa fu nazionalizzata e gli impianti delle 272 compagnie private collocati nella regione di Baku furono dichiarati “proprietà del popolo”.

Nel 1920, dopo l’occupazione bolscevica dell’Azerbaijan, fu fondata un’unica compagnia petrolifera statale, la Azneft, che doveva controllare gli impianti di estrazione, stoccaggio e trasporto lasciati dalle compagnie straniere e mantenere tutta la produzione petrolifera all’interno del territorio sovietico, distribuendola secondo il volere del governo centrale di Mosca. I progressi tecnologici raggiunti dagli ingegneri sovietici nei decenni successivi permisero la crescita costante della produzione petrolifera azera, che raggiunse il picco di 25,4 milioni di tonnellate nel 1941.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il greggio di Baku divenne un obiettivo strategico, prima per Inglesi e Francesi, che puntavano a distruggere gli stabilimenti petroliferi che inizialmente inviavano carburante alla Germania nazista, e poi per i Tedeschi, che volevano occupare l’area per assicurarsi i rifornimenti necessari per superare il blocco sovietico. Tuttavia, con la sconfitta di Stalingrado nel 1942, le forze tedesche furono costrette a ritirarsi dalla regione. Al termine del secondo conflitto mondiale, la produzione petrolifera della penisola di Absheron crollò drasticamente, a causa della sovrapproduzione e degli scarsi investimenti.

78 Nel 1947 venne sviluppato il primo sistema di palafitte e impalcature che congiungeva due giacimenti offshore, Pirallahi e Oil Rocks (poco lontano dalla costa azera a sud di Baku), agli impianti di lavorazione sulla terraferma. Tali riserve erano state localizzate sul fondale del Caspio già un secolo prima, ma le difficoltà di estrazione avevano sempre impedito il loro utilizzo.

L’introduzione dei sistemi di sfruttamento dei siti offshore segnò una svolta decisiva per il settore energetico della regione caspica. Infatti, nei decenni successivi l’area sud-occidentale del fondale marino fu scandagliata meticolosamente, portando alla mappatura di moltissimi giacimenti di idrocarburi (principalmente petrolio e gas), tra cui: Bahar nel 1968, Sangachali-Duvanni Deniz nel 1969, Bulla Deniz nel 1975, Gunashli nel 1979, Chirag nel 1985, Azeri nel 1988 e Kapaz nel 1989. Inoltre, a partire dagli anni ’50, anche la sponda orientale del Caspio, fino ad allora piuttosto sottovalutata, venne investigata, con risultati piuttosto sorprendenti: si scoprì infatti che entrambe le Repubbliche Socialiste Sovietiche diTurkmenistan e Kazakistan erano ricche sia di petrolio, che di gas. Riserve petrolifere vennero trovate a Kumdag (1948) e Katurdepe (1959) in Turkmenistan e a Zhetybai (1961) e Tengiz (1979) in Kazakistan, mentre grossi depositi di gas vennero individuati nella località turkmena di Douletabad, sul confine con l’Iran, tra il ’57 e il ’60, e nel Kazakistan nord- occidentale, a circa 500 km dal bacino caspico, a Karachaganak nel 1979.

Nonostante queste importanti scoperte, a partire dagli anni ’60 e fino al crollo dell’Unione Sovietica le riserve energetiche del Caspio furono generalmente trascurate: non si indagò mai sull’eventuale presenza di giacimenti offshore sul lato orientale del fondale marino e metà dei siti già trovati (tra cui Gunashli, Chirag e Azeri in Azerbijan e Tengiz e Karachaganak in Kazakistan) non vennero sfruttati. La negligenza sovietica riguardo l’utilizzo di queste risorse fu causata sia da difficoltà tecniche (profondità e pressione dei depositi), che dalla scoperta di nuovi ricchissimi giacimenti petroliferi in Siberia occidentale, che richiamarono maggiormente le attenzioni e gli investimenti di Mosca.

Solo negli anni ’90, dopo la dissoluzione dell’URSS, le ex Repubbliche Sovietiche poterono procedere (quasi sempre con il supporto tecnico delle compagnie occidentali) alle esplorazioni dei siti non ancora sfruttati e all’apertura degli impianti estrattivi.

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