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Capitolo 3: Risorse energetiche e relazioni economiche tra i paesi caspici

7. Iran

Nonostante l’Iran sia uno dei paesi più ricchi di idrocarburi e uno di principali produttori dell’OPEC, la maggior parte dei suoi depositi si trova nelle regioni meridionali del paese, sul Golfo Persico, e quindi molto distanti dal bacino caspico. Inoltre, anche l’unico sito finora noto localizzato nell’area settentrionale non è ancora sviluppato, dato che le sanzioni imposte al paese dall’Occidente per via delle sue ambizioni nucleari e l’irrisolta questione dello status giuridico del bacino hanno sempre impedito a Teheran di dedicare attenzione al Caspio.

Finora, dunque, l’unico giacimento rilevato nel nord del paese è quello offshore di Sardar Jangal, rinvenuto tra 2011 e 2012 al largo della costa iraniana, ad una profondità di 700 m. Da allora sono stati trivellati tre pozzi esplorativi (l’ultimo dei quali all’inizio di quest’anno), dai quali risulta che il deposito presenta riserve pari a 500 milioni di barili, di cui solo il 25% sarebbe recuperabile, e 1.400 miliardi di m3 di gas. Le autorità iraniane hanno affermato che se il sito di Sardar Jangal sarà

sviluppato adeguatamente, potrà arrivare a produrre 880 mila b/d di petrolio, anche se al momento la cifra sembra veramente sopravvalutata.171

Escludendo questo deposito, il settore iraniano del Caspio è stimato contenere altri 11.000 miliardi di m3 di gas naturale, ma il dato è altamente incerto, dal momento che non sono mai state intraprese

missioni esplorative dell’area.

All’inizio degli anni ’90 l’Iran vide il collasso dell’Unione Sovietica come un’opportunità per poter ristabilire forti legami con le aree del Caucaso meridionale e dell’Asia Centrale sulle quali aveva esercitato una significativa influenza nel corso dei secoli precedenti. Tuttavia, fino alla fine del XX secolo Teheran non ebbe modo di perorare la propria causa, dato che la Russia, erede dell’URSS, manteneva ancora un saldo controllo sulle ex repubbliche sovietiche, anche per via della presenza di basi militari sul loro territorio. Con l’inizio del nuovo millennio l’ascendenza russa sui paesi caucasici e centrasiatici andò scemando, soprattutto grazie alle politiche di diversificazione delle rotte energetiche intraprese da questi Stati, e, di conseguenza, si creò lo spazio per la partecipazione alle diverse economie nazionali di nuovi attori esterni alla regione.

171 EIA, Caspian Sea Region, aggiornato al 26 agosto 2013, p. 12;15, Third well under way on Sardar-e-Jangal in Caspian

Sea, 28 gennaio 2015, disponibile su http://www.offshore-mag.com/articles/2015/01/third-well-under-way-on- sardar-e-jangal-in-caspian-sea.html e Iran's Sardar Jangal gas field in Caspian Sea to yield 880,000bpd, 1 settembre 2012, disponibile su http://www.payvand.com/news/12/jan/1092.html (ultima visualizzazione di entrambi 21 settembre 2015).

150 Ciononostante, neanche in questo momento l’Iran riuscì ad integrarsi pienamente nelle relazioni internazionali degli Stati caucasici e di quelli centroasiatici: il vuoto lasciato dalla Russia, infatti, venne riempito nel primo caso dalla Turchia e nel secondo dalla Cina, che furono molto più pronte ad intervenire della Repubblica Islamica, grazie alla loro apertura al mondo esterno e alla loro capacità di produrre beni di consumo economici.

A ciò, si devono aggiungere altre diverse considerazioni che nel corso degli anni hanno concorso ad escludere la Repubblica Islamica dai giochi energetici della regione caspica.

Innanzitutto, durante il conflitto del Nagorno Karabakh all’inizio degli anni ’90, Teheran scelse di supportare l’Armenia, allontanando subito la neo Repubblica d’Azerbaijan; nel tentativo, infatti, di bilanciare le forze in gioco, l’Iran preferì schierarsi dal lato opposto dello scacchiere rispetto alla storica rivale Turchia, anche per paura che un appoggio a Baku avrebbe diffuso sentimenti irredentisti nella minoranza azera abitante la regione nord-occidentale del paese.

In secondo luogo, nel corso deli anni ’90, mentre le ex-repubbliche sovietiche tentavano di svincolarsi dal giogo russo ed avvicinarsi a Stati Uniti e Europa, Teheran scelse di allearsi con Mosca in funzione anti-occidentale: entrambi i paesi, infatti, erano determinati ad evitare il più possibile la presenza di attori esterni in un’area che consideravano di loro esclusiva competenza. Mentre non riuscì più di tanto ad arginare la presenza americana ed europea dai progetti energetici caspici, la cooperazione russo-iraniana funzionò abbastanza bene riguardo ad altre questioni geo-politiche, come la collaborazione circa la conclusione della centrale nucleare iraniana di Bushehr, gli interventi per sedare la guerra civile in Tagikistan e la coalizione anti-talebana in Afghanistan prima dell’intervento americano. L’alleanza con la Russia creò ulteriore diffidenza verso l’Iran, tenuto a distanza già dagli anni ’80 per il timore di un tentativo di esportazione degli ideali della rivoluzione islamica (come era successo in Libano e Palestina).

In conclusione, la mancata tempestività e l’impreparazione iraniana nel proporre disegni di collaborazione energetica alle autorità dei paesi ex-sovietici, unite alla generale assenza di riserve di idrocarburi nelle regioni settentrionali della Repubblica Islamica, all’atteggiamento aggressivo dimostrato dalle autorità iraniane nel processo di definizione dello status giuridico del Caspio,alla strenua opposizione americana a qualsiasi progetto che coinvolgesse Teheran e alle diffidenze degli Stati caspici rispetto ad un paese tanto legato all’indesiderata Russia, hanno reso l’Iran semplicemente incapace di competere con gli altri attori emersi nell’area caspica per la creazione di importanti relazioni economiche con le ex repubbliche sovietiche.

151 Come già osservato, gli unici legami commerciali che Azerbaijan, Kazakistan e Turkmenistan hanno intrapreso con la Repubblica Islamica nel settore energetico sono stati quelli relativi agli swap di petrolio tra la fine degli anni ’90 e il 2009; tuttavia, il valore economico delle quantità di greggio inviate via mare dagli Stati costieri verso il porto iraniano di Neka è sempre stato piuttosto irrilevante e spesso ben inferiore a quanto pattuito. Per quanto riguarda, poi, i progetti di tipo infrastrutturale, solo il Turkmenistan accettò di costruire tre gasdotti che congiungessero i due paesi (linee Korpedjeh-Kordkuy, Artyk-Loftabad e Dauletabad-Sarakhs-Ahangaran), mentre le proposte rivolte da Teheran a Baku e ad Astana caddero nel vuoto.172

Tuttavia, gli accordi sul nucleare di pochi mesi fa e il ritiro delle sanzioni occidentali potrebbero segnare una svolta epocale per l’Iran e portare a conclusione la più che ventennale esclusione della Repubblica Islamica dai progetti energetici dell’area caspica.

172 R. KARIMOV, Iran’s Policy in Caspian Sea Basin and beyond: The Great Game 2.0, in C. FRAPPI, A. GARIBOV (edited

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