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Annotazioni teoriche (o memo) si caratterizzano come appunti che delineano e insieme costruiscono il processo di analisi, spiegano e danno corpo alle categorie emergenti e

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4) Annotazioni teoriche (o memo) si caratterizzano come appunti che delineano e insieme costruiscono il processo di analisi, spiegano e danno corpo alle categorie emergenti e

supportano l’elaborazione delle categorie e delle loro proprietà, contribuendo a definire le relazioni tra le categorie.

La Tabella, 4.6., nella pagina di seguito, ci permette di illustrare le più evidenti differenze, che si possono cogliere nelle principali scuole della Grounded Theory.

Principali scuole della GT GTM CLASSICA GTM FULL CONCEPTUAL DESCRIPTION GT COSTRUTTIVISTA

Autori Glaser Strauss e Corbin Charmaz

Domanda di ricerca

Non è un’affermazione che identifica il problema da studiare. È impossibile, in anticipo, definire l’argomento preciso della ricerca: si parte da un’area di indagine in maniera aperta.

È un’affermazione che identifica con chiarezza il problema di studio. Consente di restringere e di rendere gestibile l’area di indagine. Non c’è. La ricerca è avviata dai concetti sensibilizzanti (Blumer), interessi personali e disciplinari.

Tipo di dati

All is data. Indifferente.

Soprattutto osservazioni.

Interviste semi strutturate e analisi testuale.

Cocostruzione dei dati. Core

category

Emerge quasi magicamente ed è intuita improvvisamente all’inizio o alla fine della ricerca.

Far emergere la c.c. richiede manipolazioni forti dei dati.

Non c’è una sola c.c.

Tipi di codifica Sostantiva Teorica Aperta Assiale Selettiva Iniziale Focalizzata Assiale Teorica Domanda Non è un’affermazione che

identifica il problema da

E’ un’affermazione che identifica

Non c’è. Avviano la ricerca i concetti

137 definire l’argomento preciso

della ricerca, in anticipo: si parte in maniera aperta da un’area di indagine. il problema da studiare. Consente di restringere e di rendere gestibile l’area di indagine. interessi personali e disciplinari.

Tabella 4.5.: Raffronto tra le principali scuole della GT.

4.4. Gli strumenti della ricerca

La costruzione degli strumenti per la ricerca mi ha visto impegnato, in primis a studiare quanto ho potuto trovare di già disponibile e proposto in letteratura per una ricerca qualitativa con caratteristiche simili alla mia. Quindi, ho iniziato, anche sulla base di quanto stava emergendo dalla primissima fase di avvio della ricerca (quella in cui mi sono concentrato nel raccogliere i documenti, i report, la bibliografia e a creare i contatti utili con tutti gli stakeholder), a indentificare quali potevano essere gli strumenti più valutati e idonei per la mia specifica indagine di ricerca.

Nei sottoparagrafi che seguono sono presentati i principali strumenti che sono stati da me individuati e costruiti, con un lavoro di confronto costruttivo con i miei tutor di ricerca e gli esperti di orientamento con cui ho collaborato nelle attività di orientamento specialistico all’interno del Progetto Garanzia Giovani Liguria.

4.4.1. Intervista semistrutturata

La scelta di optare per l’uso dell’intervista semistrutturata è avvenuta dopo aver risolto un mio combattuto dilemma, ovvero: decidere quanti partecipanti volevo che fossero coinvolti nella ricerca come destinatari degli interventi della politica d’intervento sui NEET del Progetto Garanzia Giovani Liguria.

Se avessi deciso di optare per l’intervista in profondità avrei dovuto concentrarmi su un numero molto minore di casi23. Inoltre, questa strada, anche, dopo una riflessione e un confronto aperto con esperti che hanno lavorato a contatto con l’utenza, negli sportelli sul territorio della città metropolitana di Genova, è sembrata la meno percorribile per due forti evidenze.

La prima, è subito emersa dalle osservazioni argomentate nel confronto con gli esperti, che hanno messo in luce l’enorme eterogeneità degli individui che si presentano agli sportelli, quindi,

23

Un’intervista strutturata mi avrebbe permesso di coinvolgere molte più persone, ma senza lasciare un congruo margine ai partecipanti, in cui “dare” la possibilità di raccontarsi oltre alle domande loro presentare.

138 aspetti a scapito di altri altrettanto significativi.

La seconda, è riferita alla popolazione su cui le interviste sono dirette, che rientra in un

range d’età, tra i 15 e i 29 anni; gli stessi operatori dei percorsi di orientamento specialistico hanno

riferito le molte difficoltà a far raccontare liberamente la propria esperienza di vita a questi soggetti. Infatti, a parte pochissime eccezioni, i giovani spesso si raccontano sinteticamente e solo se continuamente sollecitati ad aggiungere particolari e precisazioni, argomentano più analiticamente, ponendo maggiore attenzione a quei dettagli che spesso sono da loro considerati irrilevanti o scontati, e quindi omessi, facendo perdere un considerevole bagaglio d’informazioni sulla loro esperienza di vita.

Con queste premesse è stato dipanato il mio dubbio iniziale, sciogliendo anche ogni mia riserva sul timore iniziale di correre il rischio di costruire uno strumento troppo chiuso e vincolante, per permettere ai giovani di raccontarsi il più liberamente possibile. Anche perché l’intervista semistrutturata che ho costruito è si un processo di acquisizione d’informazioni semistrutturato, ma ho cercato di seguire un percorso in cui l’esperienza di vita dell’intervistato potesse emergere con libertà, ispirandomi all’intervista narrativa focalizzata di Arcidiacono (2010)24.

Quindi la mia decisione è stata si per un’intervista qualitativa, ma semistrutturata: «una conversazione provocata dall’intervistatore, rivolta a soggetti scelti sulla base di un piano di rilevazione e in numero consistente, avente finalità di tipo conoscitivo, guidata dall’intervistatore, sulla base di uno schema flessibile e non standardizzato di interrogazione»25.

Questo tipo di intervista ha una struttura aperta che utilizza domandestimolo per suscitare narrazione, le domande sono poche, formulate a blocchi, tenendo ben da conto le opportunità e la sensibilità dei giovani partecipanti. L’intervista viene condotta sulla base di una traccia, ma anche se la traccia è preparata, è sempre necessaria un po’ di flessibilità.

Come conduttore mi sono impegnato ad ascoltare l’intervistato e quando la sua narrazione si è interrotta ho sempre cercato di rilanciare con una nuova domanda, o con la richiesta di chiarimenti. Per permettere all’intervistato di affrontare il compito richiesto, ho preso anche una decisione, rivelatasi molto utile, di presentare ai soggetti coinvolti “visivamente” su carta la copia della traccia dell’intervista loro proposta.

L’intervista semistrutturata si configura come un incontro cordiale, una esperienza relazionale, in cui il conduttore aiuta e facilita il processo di riflessione e di evocazione di fatti e situazioni. L’intervistato è messo in condizione di raccontare in maniera distesa la propria

24

Si tratta d’interviste che nella loro organizzazione rispondono ai criteri dell’intervista qualitativa non strutturata, ma in realtà la loro realizzazione richiede di tenere conto anche della procedura che si attua per l’intervista semistrutturata.

25

139 tuttavia, si configura come una relazione asimmetrica, nella quale il conduttore guida l’incontro sulla base della traccia dell’intervista.

L’intervista semistrutturata deve essere condotta in modo tale da creare, fin dai primi momenti, un clima di relazione e di fiducia, attraverso una reale attenzione del conduttore verso la persona intervistata che dovrà essere messa in condizione di raccontare qualcosa di sé e del suo mondo, qualcosa che per lei/lui è, o è stato, significativo. Per creare un buon clima relazionale è necessario che ci sia un interesse reale, una curiosità vera, benevola da parte del conduttore.

È importantissimo che l’intervistatorericercatore sospenda ogni giudizio e pregiudizio e non opponga od imponga mai una verità, un suo modo di vedere le cose sull’intervistato. «Lo scopo dell’intervista qualitativa è quello di capire come i soggetti studiati vedono il mondo, di apprendere la loro terminologia ed il loro modo di giudicare, di catturare la complessità delle loro individuali percezioni ed esperienze [...]. L’obiettivo prioritario dell’intervista qualitativa è quello di fornire una cornice entro la quale gli intervistati possano esprimere il loro proprio modo di sentire con le loro stesse parole»26.

È fondamentale che il conduttore si metta in posizione di ascolto: un ascolto curioso, partecipe, non giudicante, anche nella situazione in cui ciò che l’intervistato dice infastidisce. A volte razionalmente il conduttore potrebbe solo pensare di essere in ascolto, ma il suo corpo comunica anche al di là delle parole. Se c’è discrepanza tra comunicazione verbale e non verbale, la persona intervistata potrebbe chiudere o troncare l’intervista. Bisogna mantenere un rapporto umano, senza però lasciare sfuggire di mano l’iniziativa, dimenticando che la relazione che si stabilisce tra conduttore e intervistato è asimmetrica.

Per questo ci sono cose che il conduttore deve evitare, come: le valutazioni, anche quelle troppo positive, le interpretazioni del pensiero, delle parole dell’altro, i completamenti delle frasi dell’intervistato, imparando a tollerare anche i silenzi e soprattutto una regola, che ho imparato negli anni e che mi è servita a catturare importanti informazioni, è di spegnere il registratore solo dopo aver salutato e visto uscire l’intervistato dalla stanza.

L’intervista deve iniziare con una sua breve autopresentazione da parte dell’intervistatore, che poi passa a spiegare il perché del lavoro che si sta conducendo: gli scopi della ricerca, esplicitare la durata dell’intervista e l’uso del registratore (quindi si chiede all’intervistato di declinare le generalità per poterle audioregistrare)27

.

26 M.Q. Patton, Qualitative evaluation and research methods, CA: Sage, Beverly Hills, 1990, p. 290.

27 Questa raccomandazione è legata al fatto, che capita spesso quando si dichiara conclusa l’intervista, che l’intervistato

nei momenti dei saluti esprima dei commenti riferiti alle domande a cui ha appena risposto. E questo materiale potrebbe rivelarsi molto interessante per la ricerca stessa.

140 4.4.1.1. Struttura dell’intervista semistrutturata

Di seguito propongo la struttura dell’intervista semistrutturata, prima di procedere ad analizzare i suoi passaggi, che saranno descritti nel capitolo successivi (5.2.1.1) nel dettaglio di ogni sua sezione o blocchi: batteria per batteria e domanda per domanda. La presentazione dell’intera struttura, dell’intervista semistrutturata in questo punto del lavoro, serve a contestualizzare pragmaticamente quanto argomentato nel paragrafo precedente, sul processo di senso dell’intervista, finalizzato a cogliere a pieno lo scopo e gli obiettivi della mia ricerca.

Introduzione all’intervista (da leggere ad ogni partecipante prima dell’intervista) La ricerca è svolta da Marco Schiavetta, dottorando in sociologia presso il Disfor dell’Università degli Studi di Genova. Lo scopo dell’intervista è indagare la situazione dei giovani neet che hanno aderito a Garanzia Giovani a Genova, in relazione ai problemi incontrati nella ricerca di occupazione e al passaggio dal mondo dell’istruzione al mercato del lavoro. Questo per comprendere meglio i problemi delle nuove generazioni, e in particolare le difficoltà di coloro che al momento non studiano e non lavorano. Tu, avendo accettato di partecipare a questa intervista, sei un nostro testimone privilegiato; ci interessano le tue esperienze e le tue opinioni. I risultati della ricerca dovrebbero aiutare a migliorare i servizi offerti e le politiche per i giovani. I contenuti delle interviste saranno utilizzati in modo rigorosamente anonimo e nel rispetto della legge sulla privacy.