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novembre 2016 dicembre 2016 gennaio

RIEPILOGO LAVORI E PROFESSIONI SVOLTE TIP

O DI LAV. media ORE Lavoro n. TIPO CONTRATTO /O SENZA CONTR. DURATA (A, M, S) GRADIM. DA 1 A 10 Ti piaceva? MOTIVI DELLA CONCLUSIONE DEL RAPPORTO LAVORATIVO DATA FINE 1 2 3 4

La successiva batteria di cinque domande, focalizzata sul modo con cui oggi  gli intervistati  sono impegnati nella ricerca di un lavoro, prevedeva che ognuno di loro dichiarasse l’effettiva intenzionalità di essere alla ricerca di un’occupazione. Quindi, nel caso in cui un soggetto avesse dichiarato di non essere impegnato nella ricerca di un lavoro, dopo aver chiesto le esperienze professionali pregresse, le seguenti due batterie (da cinque domande ciascuna) non sarebbero state somministrate e si sarebbe passati  dopo aver chiesto: perché oggi hai deciso di non cercare lavoro?  direttamente all’ambito: “percorso di studi”6

. Le domande della seconda batteria sono le seguenti: 1. In che modo credi di trovare più facilmente lavoro?

 conoscenze di famigliari,  conoscenze di amici,

 scuola,

 istituzioni (CpI, Comune, Regione),

 da solo:

 rispondendo a degli annunci,

6

165  portando il mio cv in giro,

 altro: ……….

2. Come cerchi, oggi, il lavoro? 3. Sei attivamente in cerca di lavoro?

 si

 solo in parte: in % quanto?

 no

4. Quali risorse contano di più, in %:  le competenze?

 le conoscenze?  la determinazione?

5. Chi senti più d’aiuto per trovare lavoro?  famigliari,

 amici,

 istituzioni (CpI, Comune, Regione),  nessuno, sono lasciato solo.

La prima domanda permette di fare da traitd’union con la riflessione precedente,

mantenendo il focus dell’attenzione dell’intervistato sia sul suo modo di pensare (schemi mentali) sia sugli atteggiamenti manifestati che sui comportamenti agiti. Infatti, la domanda: in che modo credi di trovare più facilmente lavoro?  subito incalzata dalla seguente  come cerchi, oggi il lavoro? Pone l’intervistato nella situazione di rispondere alla prima domanda, seguendo le sue convinzioni e credenze su quale sia la strada più efficace per avvicinarlo al mondo del lavoro, riflettendo sulla propria rete sociale e sulle relazioni che ha costruito intorno a se stesso.

Questa astrazione del pensiero viene poi calata con la seconda domanda nel “qui ed ora” dell’agito concreto, ovvero, negli atteggiamenti che lo fanno percepire e autopercepire come fatto così; quindi a questi adeguare i propri comportamenti.

La terza domanda richiede di vedersi come “dal di fuori” per valutare se e quanto si è attivamente alla ricerca di un’occupazione lavorativa. Questa sembrerebbe una domanda un po’ provocatoria, posta in un’intervista rivolta a persone che hanno dichiarato di essere alla ricerca di un lavoro. Le considerazioni, che hanno sostenuto l’utilità di questo quesito, sono maturate dal bisogno di capire cosa e come “pensano” gli intervistati in merito al considerarsi attivamente alla ricerca di un lavoro. Per scandagliare al meglio quanto “sentono” essere concreto il proprio impegno, in questa ricerca attiva di un lavoro, è stata loro proposta la possibilità di esprimere una percentuale per quantificare e riconoscere il proprio impegno.

La quarta domanda porta l’intervistato a “fare i conti” con le proprie risorse: le competenze, le conoscenze (intese come “reti” di contatti, relazioni utili) e la determinazione. Viene chiesto alla persona di capire, sapendo osservare con attenzione la propria condizione, come queste tre risorse

5-25% 26-50% 51-75% 76-95%

166 sono utilizzate oggi nella propria vita. Anche in questo caso, per facilitare la riflessione agli intervistati, si propone di esprimere con un valore percentuale il “peso”, rappresentativo dell’importanza attribuita ad ognuna di queste tre risorse; con il vincolo che la loro somma deve totalizzare cento.

L’ultima delle cinque domande della seconda batteria  chi senti, oggi, più d’aiuto per trovare lavoro?  porta l’intervistato a chiedersi con onestà chi riconosce come soggetto interlocutore, oggi, in grado di fornirgli quegli aiuti necessari per l’inserimento nel mondo del lavoro. Una domanda che sollecita il soggetto, anche controvoglia, a mettersi a contatto con i propri “sentimenti”, sia di solitudine sia d’impotenza, di fronte al desiderare di superare questa contingente situazione che lo “identifica” come disoccupato o inoccupato.

Infine la terza batteria, sempre di cinque domande che conclude il focus sull’ambito di vita “esperienze nel mercato del lavoro”, pone l’attenzione sulle aspirazioni e sulle motivazioni, in ambito professionale degli intervistati. Le domande alle quali viene chiesto loro di rispondere sono le seguenti:

1. Quali sono le tue aspirazioni lavorative?

2. Sono cambiate a seguito dell’impatto con il mercato del lavoro?

 si, come? ……….

 solo in parte: in % quanto?  no.

3. Fino a che punto sei disposto/a a sacrificarti per un lavoro?

 cambiare città - no.

 Paese - no.

 lavorare molte ore - no.

 fare un lavoro diverso da quello per cui hai studiato - no.  fare un lavoro che non ti piace - no.  fare un lavoro che ritieni leda la tua immagine - no.  continuare a studiare - no. 4. Quali credi che siano i tuoi limiti rispetto alle richieste del lavoro?

 la preparazione - no.

 il carattere - no.

 la disponibilità ad accettare certe condizioni - no.  la mancanza di fiducia nelle tue capacità - no  i legami famigliari/sentimentali - no. 5. Cosa ti motiva ad impegnarti nel lavoro?

Per recuperare l’eventuale “caduta” dalla propria visione di speranza e di fiducia che la precedente domanda  chi senti, oggi, più d’aiuto per trovare lavoro?  potrebbe aver suscitato nell’intervistato (in caso avesse riscontrato una forte mancanza di aiuto), la prima domanda della terza batteria, apre l’immaginario del soggetto alle proprie aspirazioni, chiedendo: quali sono le tue aspirazioni lavorative? Il significato di questa richiesta è collegato al “mondo dei desideri”, ossia, la

167 rappresentazione del lavoro ideale che il soggetto porta con se, nel suo cammino di ricerca verso il proprio lavoro.

Da qui prende il via il ragionamento per le successive tre domande  Sono cambiate (le tua aspettative) a seguito dell’impatto con il mercato del lavoro? Fino a che punto sei disposto/a a sacrificarti per un lavoro? Quali credi che siano i tuoi limiti rispetto alle richieste del lavoro? La domanda (la seconda) che indaga se vi è stato o meno un cambiamento, nelle aspettative dell’intervistato, dopo le sue prime esperienze nel mondo del lavoro, si riaggancia alla prima batteria di questo stesso ambito.

Questo jump back, che viene richiesto all’intervistato, dev’essere accompagnato con molta attenzione e cura, perché possa consentire al soggetto di recuperare tutte quelle percezioni, sensazioni ed emozioni collegate alle proprie passate esperienze. Una volta che ha riflettuto su questa domanda, la persona si può autoaiutare, anche in questa risposta, esprimendo con un valore percentuale il grado di “cambiamento” riscontrato o percepito, che ritiene corrispondente al suo sentire oggi, rispetto al pensare le proprie aspirazioni lavorative del proprio “recente” passato.

La terza domanda, di questa terza batteria, chiede di indicare molto chiaramente “fino a che punto” l’intervistato si sente disponibile a “sacrificarsi” per un lavoro. Quali e quanti sono i “vincoli” che crede, vuole o sente di poter rimuovere sul suo cammino verso un’occupazion. Per dare la possibilità all’intervistato di rispondere, avendo valutato la totalità delle possibilità o almeno le più possibili, si presenta al soggetto una lista di richieste: cambiare città; Stato; lavorare molte ore; fare un lavoro diverso da quello per cui ha studiato; fare un lavoro che non piace; fare un lavoro che ritieni leda l’immagine; continuare a studiare; altro.

Fornire questo elenco ha lo scopo di sollecitare una serie di pensieri e idee nell’intervistato, che lo pongano a confronto con la propria “disponibilità” ad affrontare delle rinunce, ma anche, ad “accettare” proposte ritenute troppo impegnative e faticose: non solo fisicamente o/e socialmente, ma soprattutto emotivamente e psicologicamente.

La domanda che segue, la quarta, vuole far riflettere sull’immagine che l’intervistato si “porta con se di se stesso”. Chiedendo quali crede siano i propri limiti rispetto alle richieste del lavoro, il soggetto si trova a dover autovalutare la sua persona. Osservare le proprie parti del sé richiede molta onestà e disponibilità nel “posare le proprie maschere”, non solo davanti all’intervistatore, ma soprattutto, con se stessi.

Per rendere più scorrevole il compito di rispondere a questa domanda, si presenta all’intervistato una lista di possibili “limiti”: la preparazione; il carattere; la disponibilità ad accettare certe condizioni; la mancanza di fiducia nelle proprie capacità; i legami famigliari/sentimentali; altro. Anche qui l’elenco non comprenderà mai tutte le possibilità, sia

168 soggettive sia oggettive, ma rappresenta uno stimolo per il soggetto per permettergli di verificare se sente e riconosce questi come possibili limiti e per sollecitarlo a “tirar fuori”, eventualmente, quelli che sono più “specifici” della sua persona.

L’ultima domanda della terza batteria di questo ambito, la quinta, porta l’intervistato a riflettere su cosa lo motiva ad essere impegnato in un lavoro. Può sembrare una domanda fuori contesto proposta ad una persona inoccupata o disoccupata7. La ragione che sostiene la presenza di questa domanda è fondata, anche in questo caso, nel piano dell’immaginario del soggetto intervistato. Ovvero, nell’attuale situazione d’inoccupato o disoccupato il soggetto per rispondere a questa richiesta si affiderà a delle previsioni ipotetiche, se inoccupato, o a delle supposizioni deduttive se disoccupato.

Nel primo caso, saranno le idee che avrà elaborato nell’osservare, come spettatore, le persone che lavorano nelle professioni ritenute per il soggetto attrattive a fornirgli le informazioni per trovare la sua possibile risposta. Nel secondo caso, saranno le esperienze precedentemente sperimentate, di cui mantiene un positivo e soddisfacente ricordo, ad elaborare nel soggetto le risposte ritenute congruenti a sostenere cosa lo potrà motivare ad impegnarsi nel lavoro, che oggi può solo immaginare.

5.1.1.1.3. Percorso di studi

In questo ambito, che ripercorre il “percorso di studi”, viene chiesto all’intervistato di porsi come osservatore del proprio “itinerario” scolastico, rispondendo a quattordici domande, suddivise in due batterie:

 la prima composta da dieci domande ripercorre il percorso scolastico/formativo dell’intervistato;

 la seconda composta da quattro domande si focalizza sui risultati e sugli obiettivi raggiunti dal soggetto in formazione.

Prima di iniziare la descrizione delle singole domande di seguito le riporto, come sono state

7 I termini “disoccupato” e “inoccupato” indicano due status diversi della persona. Pur trattandosi in entrambi i casi di

persone iscritte al Centro di Impiego e non attive nel mondo del lavoro, lo status di inoccupato si distingue da quello di disoccupato sotto diversi aspetti. Il primo è colui che non ha mai svolto un’attività lavorativa sia come lavoratore subordinato, sia come lavoratore autonomo. Lo status di inoccupazione è disciplinato dal D. Lgs. del 19 dicembre 2002 n. 297, che definisce gli inoccupati di lunga durata coloro che, senza aver precedentemente svolto un’attività lavorativa, siano alla ricerca di un’occupazione da più di dodici mesi o da più di sei mesi se giovani. Il secondo è colui che, privo di lavoro, è immediatamente disponibile alla ricerca e allo svolgimento di un’attività lavorativa. È disoccupato di lunga durata colui che, dopo aver perso il posto di lavoro o cessato l’attività di lavoro autonomo, è alla ricerca di una nuova occupazione da più di dodici mesi con i servizi competenti. I mesi necessari per essere definito disoccupato di lunga durata scendono a 6 nel caso dei giovani tra i 18 e i 25 anni compiuti (29 anni compiuti se in possesso di diploma di laurea).

169 presentate agli intervistati durante la loro partecipazione alla ricerca.

Parliamo del tuo percorso scolastico/formativo 1. Hai iniziato il tuo percorso scolastico da:

 dalla scuola materna (asilo nido),  dalla scuola dell’infanzia (asilo),  dalla scuola primaria (elementari).

2. In quale periodo del tuo percorso scolastico ti è piaciuto di più andare a scuola?

≤ 6 anni 6-10 anni 11-13 anni 14-16 anni 17-19 anni ≥ 20 anni 3. Quali erano le ragioni/motivazioni/stimoli che in quel periodo ti hanno aiutato/guidato? 4. In quale periodo del tuo percorso scolastico ti è piaciuto meno andare a scuola?

≤ 6 anni 6-10 anni 11-13 anni 14-16 anni 17-19 anni ≥ 20 anni 5. Quali erano le ragioni/motivazioni/stimoli che in quel periodo ti sono mancati?

6. Quali materie ti piacevano/incuriosivano e quali no? Inseriamole nella tabella.

MATERIE CHE piacevano/incuriosivano MATERIE CHE NON piacevano/incuriosivano

7. Hai avuto dei momenti più difficili (esempio, ripetuto un anno)?

 SI. QUALE/I: ………...

 NO.

8. In famiglia ti aiutavano a fare i compiti?

 SI CHI: ………

 NO.

9. Nei momenti di difficoltà a scuola sei stato incoraggiato e sostenuto dai tuoi familiari?

 SI da CHI: ………...

 NO.

10. Nelle tue scelte scolastiche hai pensato di più:  a realizzare una vocazione,  a realizzare una passione,

 a fare dei passi concreti per trovare un lavoro.

La prima domanda, di apertura della prima batteria, è posta per individuare qual è stato il primo momento d’incontro del soggetto con la socializzazione scolastica. All’intervistato veniva chiesto quando ha iniziato a frequentare la scuola, potendo visivamente indicare anche su carta, volendo anche “spuntandolo” con una penna, il periodo di partenza del proprio percorso di scolarizzazione: dalla scuola materna (asilo nido); dalla scuola dell’infanzia (asilo); dalla scuola primaria (elementari). La domanda ha la funzione d’individuare la partenza del proprio “viaggio” educativo e formativo all’interno delle istituzioni scolastiche.

Le successive quattro domande  In quale periodo del tuo percorso scolastico ti è piaciuto di più andare a scuola? Quali erano le ragioni/motivazioni/stimoli che in quel periodo ti hanno aiutato/guidato? In quale periodo del tuo percorso scolastico ti è piaciuto meno andare a scuola? Quali erano le ragioni/motivazioni/stimoli che in quel periodo ti sono mancati?  sono state costruite in un’ottica di contrapposizione. Infatti, la seconda domanda, in cui si chiede

170 all’intervistato in quale periodo del percorso scolastico “gli è piaciuto di più andare a scuola”, è il positivo della quarta domanda, in cui si chiede in quale periodo del percorso scolastico “gli è piaciuto meno andare a scuola”.

Entrambe le domande sono presentate con la visione di sei range di età, per aiutare l’intervistato a cogliere con maggior precisione il periodo (o i periodi) scolastico “saliente” del proprio percorso di formazione: ≤ 6 anni; 610 anni; 1113 anni; 1416 anni; 1719 anni; ≥ 20 anni. La scelta di questi intervalli temporali è legata alla loro corrispondenza con precisi cicli scolastici.

Il primo è corrispondente alle scuole materne e dell’infanzia8; il secondo alle scuole primarie; il terzo alle scuole secondarie di primo grado; il quarto al primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado e anche ai percorsi di formazione professionale; il quinto è il range del secondo biennio e quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado; il sesto corrisponde al passaggio all’istruzione universitaria, ai corsi Istruzione Tecnica Superiore (ITS) e ai corsi Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS)9.

Anche la terza e la quinta domanda sono l’una il positivo e l’altra il negativo della stessa richiesta, avanzata all’intervistato, di indicare quali sono state le ragioni, le motivazioni e gli stimoli che in un caso lo hanno aiutato e guidato nel frequentare positivamente il suo percorso scolastico, mentre nell’altro caso gli sono venuti a mancare. Cercando di riconoscere quali sono state le risorse, sia cognitive sia culturali che morali, acquisite negli anni della scuola, descrivendo qual è l’immagine della scuola e dell’apprendimento scolastico maturata da quest’esperienza formativa. Per arrivare alla sesta domanda, in cui viene proposto agli intervisti di ricordare quali sono state le materie, studiate nel proprio percorso scolastico, che hanno saputo affrontate con piacere e curiosità e quali, invece al contrario, non hanno saputo creare in loro l’interesse e la curiosità adeguati per esserne coinvolti nello studio. Nel ripensare alle materie, da associare in chiave positiva o negativa alla propria esperienza scolastica, è stata data la possibilità di scriverle, in una tabella a due colonne, inserendo quelle positive a sinistra e quelle negative a destra.

L’uso di questa tabella, a colonne contrapposte, è stato pensato per aiutare e sostenere gli intervistati nella loro rielaborazione cognitiva ed emotiva sul proprio vissuto legato ai differenti percorsi scolastici. Far loro scrivere, oltre che raccontare a voce, permette alle parole di acquistare un significato più definito; nell’esprimere le loro passate esperienze da più forza alla propria capacità evocativa.

8 I due percorsi sono stati volutamente non distinti, per la ragione che normalmente gli stessi intervistati non ricordano

questi due momenti come periodi separati e distinti nel proprio percorso formativo.

9 I soprariportati range fanno riferimento alle annualità coerenti all’età anagrafica della persona. È comprensibile che a

171 Le successive tre domande  Hai avuto dei momenti più difficili (esempio, ripetuto un anno)? In famiglia ti sei sentito aiutato/consigliato (esempio, a fare delle scelte, ecc.)? Nei momenti di difficoltà a scuola sei stato incoraggiato e sostenuto dai tuoi famigliari (esempio, a studiare)?  hanno un forte collegamento semantico. Con, la settima domanda si ha l’intenzione di capire se negli anni della scuola, per gli intervistati, vi siano stati momenti “particolarmente” difficili.

Qui possono parlare di quelle situazioni, o accadimenti come un singolo trauma, che hanno fatto insorgere e provocato disagio, sofferenza o un alto sentimento negativo nella propria esistenza. Ogni singolo intervistato proverà a rispondere, senza “suggerimenti”, a queste tre domande, che vogliono cogliere episodi specifici della biografia personale, legati ad esempio ad essere stato: respinto, vittima di atti di bullismo; di aver dovuto affrontare: la separazione dei genitori, un lutto; oppure di: non sentirsi accettato dal gruppo dei pari, essere in conflitto con i propri genitori o insegnanti.

Nell’ottava domanda si chiede, al soggetto, di raccontare se e come la famiglia sia stata presente o assente nel supportarlo, con i “giusti” consigli ed aiuti “adeguati”. L’intenzione di questa domanda è quella di far raccontare all’intervistato come, durante i momenti di bisogno, ha potuto o meno “contare” del supporto dei propri famigliari, chiedendo anche (se non viene direttamente detto) chi ha percepito o “sentito” più capace e disponibile a comprenderlo e in grado di aiutarlo e consigliarlo.

Con la nona domanda, che si ricollega alla settima in quanto viene chiesto se nei momenti di difficoltà a scuola è stato incoraggiato e sostenuto dai famigliari, l’attenzione dell’intervistato è riportata a focalizzarsi solo sulla propria esperienza scolastica. Qui lo scopo della richiesta, così specifica, è mettere il soggetto difronte al “cosa” (e “come”) ricorda degli atteggiamenti adottati e dei comportamenti agiti dai propri famigliari, quando si è trovato “in difficoltà a scuola”.

Fare raccontare all’intervistato, sollecitandolo anche a dire con precisione sia “chi” dei propri famigliari (se non già dichiarato dall’intervistato), sia “come” i propri famigliari sono stati capaci di incoraggiarlo e sostenerlo nell’affrontare le difficoltà, sia che “cosa” ha imparato da loro a fare, quali atteggiamenti e comportamenti agire, in quelle situazioni.

Infine, la decima domanda concentra l’attenzione dell’intervistato sulle principali scelte del proprio percorso scolastico. Gli viene chiesto di riflettere e ripensare se durante il suo iter formativo davanti alle scelte ha pensato di più: a realizzare un sogno, a realizzare un suo interesse o a fare dei passi concreti per trovare un lavoro. Questa domanda, che chiude la batteria sul percorso scolastico/formativo dell’intervistato, è costruita con la finalità di comprendere dove puntava la “bussola” del soggetto nel decidere, principalmente dopo la scuola secondaria di primo grado, quale sarebbe stata la scelta a lui più adeguata o quella più giusta.

172 Le successiva quattro domande che vengono proposte all’intervistato, lo portano su una riflessione sui propri risultati ed obbiettivi raggiunti.

1. Che professione avresti voluto fare quando avevi 13 anni? 2. Che professione avresti voluto fare quando avevi 17 anni? 3. La scuola superiore è stata all’altezza delle tue aspettative?

 si

 no, perché: ………

 solo in parte

4. Cosa pensavi di fare dopo il diploma? 5. iniziare subito a lavorare, 6. cercare un lavoro,

7. iscrivermi ad un corso di formazione (esempio ITS),

8. iscrivermi all’Università: ………

 altro: ………...…

La prima e la seconda domanda  Che professione avresti voluto fare quando avevi 13 anni? Che professione avresti voluto fare quando avevi 17 anni?  hanno lo scopo di riportare gli intervistati a ripensarsi a quel età, ritornando indietro sulla linea temporale della propria vita. Per raccontare le proprie idee su se stessi in quel periodo, rispetto a quello che avrebbero voluto o desiderato diventare, “fare”, da adulti.

L’intenzione di queste due domande è permettere ai soggetti di esprimere ogni cosa