5. PROFILING: ANALISI EMPIRICA
5.1. La profilazione in Italia
5.1.1. ANPAL
L’Agenzia nasce in un contesto e con delle prospettive di azione molto ampie nel ruolo di coordinamento della rete nazionale dei servizi per il lavoro, che si scontra ovviamente con logiche territoriali e aspettative ridimensionate dal fallimento del referendum Costituzionale, nel 2016.
Uno degli aspetti che ne limita fortemente il raggio d’azione è che molte regioni continuano ad alimentare un proprio sistema informativo, che mal concilia con un sistema nazionale unico. Nonostante sono state portate avanti una serie di implementazioni in cooperazione applicativa, queste rimangono poco funzionali rispetto a quello che potrebbe essere in un sistema unico.
Nello specifico, uno dei primi aspetti su cui Anpal si è concentrata è la messa a disposizione di dati in tempo reale e quindi in modalità sincrona, sperimentata per la prima volta con la DID - la “dichiarazione di immediata disponibilità” - in quanto tutti i disoccupati d'Italia avrebbero conferito la loro direttamente in un unico canale di accesso, ovvero il portale di Anpal stessa. Questo ha rappresentato sicuramente un primo processo di condivisione, di digitalizzazione con la finalità di alleggerire il processo burocratico di presa in carico del cittadino-utente destinatario di misure di politica attiva, da parte dell'operatore del centro per l'impiego o l’attuatore nazionale.
Allo stesso tempo, c’è stata una forte spinta nella stessa direzione attraverso la creazione della SAP- la scheda anagrafico professionale - nata con il programma Garanzia Giovani, la quale permette di censire tutte quelle che sono le politiche attive proposte, offerte, svolte dal cittadino, garantendo uno dei patrimoni informativi più importanti tra le amministrazioni centrali, potenzialmente migliorabile con informazioni detenute a vario titolo da altre amministrazioni, quali Agenzia delle entrate, INPS, MIUR.
Su questo punto si segnala un primo ostacolo: molte amministrazioni hanno problemi tecnici nel conferimento, nonostante si sia proceduto, più o meno tutti gli enti, con tempi diversi, alla dismissione delle porte di dominio per arrivare ai servizi rest e quindi, all'interoperabilità richiesta da Agid. Di conseguenza, si evidenziano problemi di natura tecnica che ostacolano l'attuazione della norma e la possibilità di mettere a disposizione i dati richiesti, invocando il garante che esclude la possibilità di duplicare le banche dati ma non lo scambio degli stessi con altre amministrazioni, usando una logica di servizi.
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Ciò che sostanzialmente oggi è visibile in modalità sincrona sono i dati conferiti relativamente a DID e SAP aggiornata: nonostante i flussi pesanti, a cui l'infrastruttura fisica del Ministero del Lavoro era soggetta, si è ovviato a tale criticità mettendo dei tetti di contingenza, tali per cui un nodo regionale non può in uno stesso momento compiere un numero di transazioni superiori a un certo ammontare. Ciascuno di questi viene per ogni regione anche in ragione del proprio bacino di utenza. Un’ulteriore e potenziale best practice è stata rappresentata dal completamento di un processo di migrazione su cloud, un public cloud messo a disposizione da Consip, il che ha presupposto sia la costruzione di applicazioni nuove su cloud, sia un totale restyling secondo la modalità “shift e lift”, ovvero un processo che ha permesso ad Anpal, oggi, di essere un'amministrazione con un proprio sistema informativo, con delle proprie applicazioni, sia ad uso interno, che chiaramente rivolte all'utenza.
Ad ogni modo, il progetto più ambizioso che Anpal tutt’ora porta avanti rimane indubbiamente il fascicolo elettronico del lavoratore, che avrebbe dovuto essere concluso entro la fine del 2021, la progettazione resta in stato molto avanzato anche in termini di cooperazione con le amministrazioni interessate. Una volta definitivamente implementato lo strumento dovrebbe permettere di integrare e certificare le informazioni relative ai percorsi educativi e formativi, ai periodi lavorativi, alla fruizione di benefici pubblici e ai versamenti contributivi.
Occorre partire dal presupposto che la SAP nasce come un XML, il quale appesantiva il sistema perché più lo si arricchisce, più la vita lavorativa di un soggetto cresce di esperienze formative professionali, più di conseguenza l’XML diventa pesante anche nelle trasmissioni. La prima proposta tecnica era di passare a un cosiddetto “XML embedded” e successivamente, passare a una gestione di tipo “Jason”. Quindi alleggerire il servizio con cui, di volta in volta, dal centro si interroga la banca dati regionale e viceversa. Questo è l'oggetto di scambio. Il fascicolo elettronico del lavoratore rappresenterebbe l'evoluzione della SAP in termini di visualizzazione di quelli che sono i dati che appartengono al cittadino. Il core è dato dalla SAP, si ha l'anagrafica, si hanno i dati delle politiche, quelli relativi alla formazione, tutte le politiche attive, quindi i dati della DID e del patto di servizio stipulato col centro per l'impiego. Poi si ha la parte delle esperienze professionali che ricostruiscono il fascicolo attraverso le comunicazioni
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obbligatorie quindi, a differenza del CV digitale, nel fascicolo sono presenti esperienze professionali certificate da una pubblica amministrazione.
Un esempio è caratterizzato dalla verifica dello status NEET, in maniera tale da verificare che il soggetto non sia iscritto o inserito in un percorso di istruzione, e lo si fa interrogando l'archivio Miur. Il fascicolo in tal senso dovrebbe dare accesso all'anagrafe università del Miur e quindi certificare le informazioni relative al percorso di istruzione, titolo di studio, i voti dei singoli esami e crediti formativi. Relativamente alla parte formazione, di competenza regionale, si resta su un grande interrogativo aperto, riguardante problemi di data enrichment, ovvero di spazi dedicati al singolo utente che va ad incrementare con informazioni che però non sono certificate.
In questo contesto, occorre specificare che la profilazione quantitativa, descritta in precedenza, è ancorata a tre misure. La primissima è stata quella di Garanzia Giovani, poi è stata la volta della profilazione quantitativa legata alla DID, che sostanzialmente riferisce in quale area d'Italia il soggetto risiede, da quanto tempo ha perso il lavoro, da quanto tempo è alla ricerca attiva di una nuova occupazione, come è composto il nucleo famigliare e qual è il titolo di studio del singolo e di alcuni componenti della famiglia.
Con queste variabili si arriva, per mezzo di un modello econometrico, a formulare un indice di profiling che sostanzialmente misura la distanza del mercato di lavoro di quel soggetto e quindi di fatto quanto costa, in linea teorica il reinserimento. Non da ultimo, il profiling quantitativo c'è anche per l'assegno di ricollocazione in tutte le sue declinazioni, NASPI , RdC e CIGS. I ricercatori Anpal avevano avviato una revisione della metodologia cercando di ancorarla al dato amministrativo. Mentre oggi è dichiarato dal cittadino rispondendo a un questionario e, da quello, si calcolano i valori ponderati di queste singole variabili, si è cercato quindi di sostituire l'autodichiarato con i dati certificati.
La profilazione qualitativa, che astrattamente dovrebbe essere più efficace anche in termini di supporto alla intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, o l’indirizzo verso politica di formazione più adatto, per corsi di formazione più adatti, in realtà vive alterne vicende. Essa è stata il frutto di un accordo tra regioni e Ministero del Lavoro, Anpal e regioni, ed è utilizzata prevalentemente nelle regioni del mezzogiorno in sussidiarietà. Questo accade perché ci sono regioni che, invece, si portano un patrimonio a livello di profilazione qualitativa spesso legato alle leggi regionali, che hanno preferito
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che i propri operatori continuassero a usare la profilazione qualitativa regionale piuttosto che ricorrere allo strumento uniforme nazionale. Tuttavia, non è da darsi per scontato che gli operatori dei centri per l’impiego siano adeguatamente formati per operare una scelta discrezionale.
La profilazione qualitativa era stata lanciata, in realtà, anche per fluidificare, agevolare lo scambio non frequente, tra i servizi per il lavoro locali e i servizi assistenziali del comune, in particolare quando è stato introdotto il Reddito di Inclusione, strumento di sostegno al reddito di tipo assistenziale che ha precedeuto il RdC. In questo contesto, attraverso la profilazione si svolge un’indagine comportamentale del soggetto - quindi come si presenta, se è motivato, che cosa lo ha spinto a rivolgersi al centro per l'impiego - se questo soggetto non è nelle condizioni di essere inserito nel mercato del lavoro l’operatore del centro per l'impiego lo rimanda ai servizi sociali, quindi all'ambito di competenza del comune, che lo deve prendere in carico perché si accerta che il problema non è un di natura lavorativa, di disponibilità al lavoro, ma vi è spesso un problema di contesto personale familiare che se non risolto non permette un reinserimento.
Nel momento in cui molte regioni costruiscono un proprio sistema di profilazione vorrà dire che un disoccupato in una regione viene valutato in maniera diversa dal disoccupato di un altro territorio, e quanto agli interventi, ovviamente, anche questi cambiano, perché non c'è unità nella profilazione sulle variabili, quindi sui risultati. Il rischio è che un utente profilato in un determinato modo in un territorio, con determinate politiche e un altro cittadino di un’altra regione, che presenta caratteristiche analoghe, avranno una valutazione diversa - diversa profilazione e diverse politiche, e diversi percorsi che gli verranno offerti.