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di Antonio Perfetti Introduzione

Le dune nella Toscana continentale presentano attualmente uno sviluppo di circa 150 Km2 (Pranzini et al. in prep.) comprendendo le paleodune che ancora

mantengono le caratteristiche morfologiche dunali. La costa della Toscana settentrionale, posta tra il F. Magra e Livorno, è formata da un esteso sistema dunale di 100 Km2 formatosi tramite l'apporto sedimentario fornito dal sistema Arno-

Serchio-Magra. Esso è sviluppato per 62 Km in senso nord-sud e si spinge fino a 5,8 Km verso l'interno (San Rossore). Il Parco Regionale MSRM, nonostante le perdite dovute alle trasformazioni del territorio attraverso cui molte dune sono state nel tempo forestate, spianate e utilizzate per scopi agricoli, infrastrutturali, insediativi e balneari; con i suoi 31 Km di costa e circa 23 Km2 di habitat dunali naturali aperti,

costituisce in effetti il più esteso sistema dunale della Toscana e uno dei maggiori a livello italiano quanto ad estensione di corpi dunali.

Pressoché tutte le dune rimaste nella Toscana settentrionale sono oggi parte della Rete Natura 2000 attraverso la designazione di due Siti d'Importanza Comunitari e fanno inoltre parte del Parco Regionale MSRM. La designazione come siti Natura 2000 comporta l'obbligo di conservare gli habitat e le specie importanti a livello comunitario. Inoltre, quattro habitat dei 15 d'importanza comunitari presenti nelle aree del Progetto LIFE, sono definiti “prioritari” nella Direttiva Habitat 92/43/CEE. Questi sono le Dune costiere con Juniperus spp. (cod. Nat. 2000: 2250), le con formazioni arboree a dominanza di P. pinea e/o P. pinaster (cod. Nat. 2000: 2270) e, nelle aree interdunali e/o zone umide interne, le Paludi calcaree con C. mariscus e specie del C. davallianae (cod. Nat. 2000: 7210) e le Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno - Padion, Alnion incanae, Salicion albae) (cod. Nat. 2000: 91E0). Gli habitat 7210 e 2250 sono stati oggetto diretto degli interventi. Inoltre, specie importanti per la conservazione della biodiversità di questi ecosistemi costieri sono ad esempio la specie vegetale endemica dei litorali della Toscana settentrionale Centaurea paniculata ssp. subciliata e nelle zone umide la Nymphaea alba entrambe protette dalla legge regionale sulla biodiversità (L.R. 56/2000). Inoltre, presenti negli allegati II e IV della Direttiva Habitat, vi sono tra le altre il tritone crestato (Triturus cristatus), la testuggine d'acqua (Emys orbicularis), il ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) e il vespertilio smarginato (Myotis emarginatus). Ed infine, all'interno dell'allegato I della Direttiva Uccelli (79/409/CEE), vi sono tra gli altri la calandrella Calandrella brachydactyla, il fratino (Charadrius alexandrinus), la moretta tabaccata (Aythya nyroca) (specie prioritaria) e la Pluvialis apricaria.

11.1 Minacce alle dune e criteri gestionali

Le dune del Parco Regionale MSRM hanno sofferto nel tempo di problemi condivisi con le diverse aree costiere planiziali disseminate in Europa. Lo sviluppo delle infrastrutture stradali, l'erosione costiera, le operazioni di sminamento, l'agricoltura,

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l'urbanizzazione, la forestazione principalmente con impianti monospecifici di Pinus pinea e Pinus pinaster, i siti militari, l'uso balneare e le specie invasive le hanno in pratica ridotte e degradate notevolmente. Ma proprio la pressione turistica e speculativa fuori controllo nelle aree costiere ha in effetti prodotto una delle principali spinte alla istituzione nel 1979 del Parco Regionale MSRM e, conseguentemente, alla realizzazione di un primo sistema di pianificazione territoriale sovraordinato (Piano del Parco: delibera del Consiglio Regionale della Toscana n° 515 del 12.Dic.1989) che dichiarasse prioritario l'interesse pubblico nella preservazione dello stato naturale delle aree dunali. In esso tra l'altro è prevista la mancanza totale di infrastrutture per circa 16 dei 31 Km complessivi delle coste sabbiose del Parco. Sono così state bloccate le spinte di consumo del territorio in atto i quel periodo.

Da allora è iniziata una battaglia culturale che il Parco conduce con i privati, i comuni (spesso proprietari o gestori del demanio), le associazioni ambientaliste, i conduttori degli stabilimenti balneari e le autorità militari per migliorare e ampliare la base di consenso di un'ottica condivisa che porti a risultati tangibili di conservazione della biodiversità con al contempo il mantenimento di attività del tempo libero in forma sostenibile.

11.2 Il Progetto LIFE Conservazione degli ecosistemi costieri della Toscana settentrionale

A partire dal 2002, l'Ente Parco Regionale MSRM realizza la necessità di una strategia più ampia per gli ambienti costieri rispetto alla visione di pianificazione, vigilanza, promozione e ricerca fino ad allora primariamente perseguita. Questo con il fine di raggiungere l'obiettivo di conservazione della biodiversità, delle risorse e dei servizi degli ecosistemi costieri con maggiore efficacia. La ricognizione, attraverso uno studio propedeutico, dei molteplici fattori di minaccia degli ecosistemi costieri porta così alla formulazione di un progetto composto da numerose azioni concrete di restauro ecologico, di gestione, di comunicazione ambientale e di monitoraggio scientifico. Il progetto, presentato alla Commissione Europea nell'ambito del programma finanziario LIFE Natura, viene approvato e inizia la sua fase operativa nell'ottobre 2005 per terminare nel settembre 2009. Il costo del progetto è stato di oltre 1.300.000 € ed è stato cofinanziato dall'UE, dalla Regione Toscana, dall'Ente Parco regionale MSRM, dalla Provincia di Pisa e dal Comune di San Guliano Terme. Le azioni avevano l'obiettivo di:

ampliare e migliorare la qualità degli habitat dunali e dulciacquicoli d'interesse comunitario che soffrivano dei diversi fattori di minaccia sopraddetti;

ripristinare i sistemi dunali precedentemente degradati;

restaurare zone umide retrodunali ed interne;

mantenimenere condizioni ambientali idonee alla conservazione di importanti popolazioni di R. ferrumequinum e M. emarginatus;

mantenere e migliorare a medio termine i risultati raggiunti negli anni successivi al progetto;

il tutto attraverso le seguenti azioni:

eliminazione delle cenosi della esotica invasiva Amorpha fruticosa nelle zone umide retrodunali attraverso la rimozione diretta dei corpi vegetativi fino ai primi 50 -100 cm di fondale e successivi trattamenti chimici dei ricacci;

eliminazione delle cenosi della esotica invasiva Yucca gloriosa nelle aree xeriche retrodunali attraverso la rimozione dei corpi vegetativi fino a 50 cm sotto il piano di campagna e successivi trattamenti chimici dei ricacci;

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mantenimento del 20% dei sentieri di accesso della spiaggia su circa 7 Km di costa con costruzione di 19 sentieri in legno che attraversano la fascia dunale con pedane a terra e/o staccionate ai lati;

chiusura dell'80% dei sentieri principali attraverso staccionate, restauro zone umide, fascinate, riporti di sabbia e impianto di specie psammofile;

messa a dimora di circa 2.000 piante coltivate in un apposito vivaio di piante psammofile realizzato nell'ambito del progetto;

l'eliminazione delle cenosi di Amorpha inoltre ha portato al restauro di zone umide retrodunali in cui è stata realizzata una ricostruzione morfologia paesaggisticamente adeguata lasciando ampie isole naturali ed evitando ampie aree di scavo ininterrotto.

Questo al fine di lasciare un mosaico source-sink di metapopolazioni delle specie vegetali e animali acquatiche in grado di ricolonizzare gli habitat restaurati.

Due zone umide interne bonificate poste a San Rossore sono state restaurate aumentando la profondità del piano di campagna e, in un caso, innalzando la soglia di uscita del canale emissario della vecchia bonifica per mantenere l'acqua dolce e evitare al contempo l'ingresso in caso di piena di acqua inquinata e salata del canale di scolo posto a valle.

Le colonie riproduttive di chirotteri R. ferrumequinum e M. emarginatus sono state salvaguardate a medio termine ristrutturando durante un inverno il tetto che rischiava il crollo per infiltrazione d'acqua. Successivamente poi la colonia è stata dotata di un sistema di monitoraggio elettronico dei parametri ambientali principali e delle variabili comportamentali delle centinaia di individui riproduttivi presenti

Le colonie svernanti di R. ferrumequinum sono state monitorate per verificarne la distribuzione al di fuori del parco ed eventuali ulteriori minacce della popolazione oggetto di tutela. E' stata inoltre modificata una struttura esistente per creare le condizioni microstazionali atte a favorire lo svernamento nell'area protetta

Una campagna di comunicazione ambientale ha affiancato le altre azioni con l'uso di forme di comunicazione diretta ed indiretta (riunioni, seminari, convegni, attività di volontariato, articoli, cartelli, pieghevoli, ecc.)

Infine, un piano di conservazione post-Life composto da piani d'azione per le zone umide e per le aree dunali, linee guida per la pulizia delle spiagge e criteri per la gestione delle popolazioni di chirotteri per mantenere ed incrementare i risultati ottenuti, potenziando inoltre il meccanismo di partecipazione attiva con i gruppi di interesse sviluppatosi durante il progetto.

11.3 Risultati del Progetto e discussione Il progetto ha raggiunto quindi i seguenti risultati:

• diminuzione del sovracalpestio su circa 80 ha di ambienti dunali aperti con la chiusura dell'80% dei sentieri principali causati dal passaggio disordinato attraverso le dune;

• eliminazione delle cenosi dell'esotica Yucca gloriosa ormai dominanti diffusi in 80 ha circa di aree dunali;

• eliminazione dei circa 6 ha di Amorpha fruticosa diffusi nelle zone umide retrodunali;

• ricostruzione diretta di aree dunali precedentemente distrutte e ripristino di circa 7,2 ha di zone umide costiere precedentemente bonificate aumentandone inoltre la permanenza annuale di acqua dolce al fine di contrastare localmente la perdita di zone umide più costiere dovuta alla forte erosione e l'intrusione del cuneo salino;

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riproduzione e svernamento per le due popolazioni di chirotteri di M. emarginatus e di R. ferrumequinum;

• monitoraggio scientifico delle variabili chiave: idrogeologiche, botaniche, zoologiche e socioambientali;

• avvio di una strategia comunicativa per promuovere la conoscenza, la condivisione degli obiettivi di conservazione degli ecosistemi naturali costieri sia attraverso meccanismi di partecipazione diretta che indiretta (oltre 30.000 pieghevoli e 138 cartelli ecc.);

• redazione ed approvazione da parte dell'Ente Parco MSRM di un piano di conservazione post-life per promuovere una visione di medio temine che impegni gruppi d'interesse e politici verso la responsabilità attiva nella conservazione della natura.

In termini di qualità degli habitat, la diffusione delle specie esotiche e le forestazioni del passato hanno accelerato la successione seriale producendo un incremento della copertura della vegetazione con un trend verso la foresta e la copertura arbustiva a detrimento in particolare delle dune fisse e delle zone umide retrodunali. Questi cambiamenti portano ad un decremento della diversità specifica e ad una modifica del tipo di suolo con incremento della sostanza organica. Senza interventi di restauro ecologico questo processo avrebbe messo sempre più a rischio l'esistenza degli habitat prioritari sia delle dune che delle aree umide retrodunali. Inoltre gli effetti delle operazioni forestali, della diffusione delle specie esotiche, del sovracalpestio e, nelle aree limitrofe a quelle di progetto, dell'erosione costiera, aumentano la frammentazione degli spazi naturali incrementando il tasso di vulnerabilità di molte popolazioni. Ed in effetti, piccole aree frammentate sono molto più difficili da preservare in buono stato di conservazione di grandi aree naturali.

Aver ampliato le condizione per la diffusione degli habitat d'interesse comunitario anche prioritari di cui ai cod. nat. 20007210 e 2250e delle specie come il fratino, la calandrella, il vespertilio smarginato ed il ferro di cavallo maggiore è stato quindi quanto ricercato dalle azioni di progetto e segnalato dagli indicatori di monitoraggio. Quest'ultimi tuttavia, non possono essere presi come significativi singolarmente da un punto di vista strettamente quantitativo, a causa della durata minima del progetto rispetto ai processi ecologici misurati (diffusione di popolazioni di specie erbacee e arbustive poliennali, modifica degli areali di popolazioni di vertebrati ecc.). Per questo è quindi previsto nel piano di conservazione post-LIFE il proseguo dei monitoraggi. Pur con i successi del progetto LIFE Dunetosca, le aree dunali oggetto dell'intervento sono disposte in un'area caratterizzata almeno in parte da una notevole frequentazione umana e il progetto avrà un successo duraturo se sarà in grado di comprendere tale complessità in un unico quadro ecologico e gestionale.

La tendenza all'incremento dell'uso ricreativo delle aree costiere porta infatti a pressioni importanti in termini di consumo del territorio legato ad infrastrutture, barriere alla circolazione del sedimento, inquinamento acustico e luminoso, degrado delle aree dunali dovuto ai mezzi meccanici di pulizia e vigilanza, che incidono sui processi naturali e sul buono stato di conservazione di habitat e specie.

Va considerato inoltre che la comprensione della popolazione dei servizi degli ecosistemi costieri e dei processi naturali dunali, dell'erosione costiera, delle zone umide, delle specie selvatiche e delle necessità gestionali è generalmente scarsa. Spesso le operazioni di restauro ecologico hanno comportato imponenti mezzi di lavoro e enormi cambiamenti di paesaggio e questo ha generato conflitti tra i gestori dell'area protetta ed i cittadini. La soluzione di questi conflitti ha comportato quindi l'impiego di ingenti risorse diventate non impiegabili per azioni di conservazione.

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