Capitolo 2. Anversa, la Schelda e le sue risorse: le dinamiche evolutive del porto
1. Le premesse storiche del successo
1.1. Antwerpen: storia di una città portuale al centro d’Europa
Nonostante le testimonianze storiche facciano risalire i primi insediamenti Gallo-Romani durante il secondo e terzo secolo, è durante il sedicesimo secolo che la città di Anversa si profila come una delle città più ricche del vecchio continente.
I contatti con il mondo sono possibili per via marittima grazie al fiume Schelda, lungo il quale la città si è sviluppata sin dagli albori, in particolare lungo la sponda destra. Ogni qual volta i progressi economici e tecnologici hanno reso necessari degli ampliamenti urbanistici, nuove fortificazioni sono state man mano costruite attorno alla città. Successivamente abbattute, esse
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I dati numerici sono tratti dall’articolo Port Gateways in globalization: the case of Antwerp di Van Hamme e Strale, 2012 (pag. 85) e risalgono all’anno 2012.
formano ancora oggi una rete stradale concentrica che conduce dal centro storico alla periferia.
Durante questo periodo, definito Gouden Eeuw, secolo d’oro, la posizione strategica nel cuore del vecchio continente trasforma Anversa nel centro economico più importante dell’Europa occidentale, titolo che nel secolo successivo è costretta a cedere alla vicina Amsterdam a seguito delle guerre religiose della Riforma e Controriforma. Alla fine di questi scontri, Anversa rimane sotto la cattolicissima corona spagnola, mentre la parte nord delle Fiandre e i Paesi Bassi diventano una nazione protestante autonoma; siamo nel 1585, data che nella memoria collettiva fiamminga rimanda immediatamente alla cosiddetta val van Antwerpen, ovvero la caduta di Anversa (Vroom, Karel, 1991).
Da questo momento ha inizio un periodo piuttosto buio per la città, che per ben due secoli si vede letteralmente tagliata fuori da qualsiasi contatto commerciale con il Mare del Nord. Successivamente, l’ondata di cambiamenti scatenati dalla Rivoluzione Francese nel 1789 travolge anche la regione belga, che viene invasa dalle armate di Napoleone e annessa alla Francia. Nonostante l’occupazione straniera, Napoleone investe ingenti somme di denaro per far tornare la città ad essere nuovamente redditizia, in primo luogo attraverso la riapertura della Schelda (avvenuta ufficialmente nel 1795) e il rilancio delle attività portuali. Vengono avviati infatti ingenti lavori sul fronte mare: dall’apertura di un cantiere navale, alla costruzione della banchina lunga 1500 metri. Oltre alla zona portuale, viene avviata anche una ristrutturazione degli spazi pubblici (infrastrutture, strade, piazze ecc.) che fanno perdere alla città il proprio aspetto medioevale a favore di uno stile decisamente francesizzante (Bertels, Bisschop, Blondé, 2011).
Dopo la disfatta di Waterloo nel 1815, il congresso di Vienna stabilisce che la regione (denominati i Paesi Bassi del Sud) venga riunita insieme alle Repubblica delle Sette Provincie Unite al nord nel Regno Unito del Paesi Bassi.
Dopo quindici anni però, lo scoppio di una rivoluzione interna porta nel 1830 alla nascita del Belgio come nazione indipendente. L’appoggio dell’Inghilterra, nel pieno della propria rivoluzione industriale, diffonde in Belgio un clima più libertino, privo di restrizioni e avverso ad ogni forma di corporativismo. Di conseguenza numerosi investimenti vengono effettuati per avviare un processo di industrializzazione anche in Belgio. Si registra un enorme incremento di mobilità tanto di persone quanto di merci, che rende necessario lo sviluppo di nuove reti di trasporto pubblico di massa, principalmente di tipo ferroviario; da ricordare è dunque l’apertura nel 1835 della tratta ferroviaria che unisce Anversa e Bruxelles.
La città cresce quindi sia a livello economico che demografico e, a livello architettonico, viene invasa da una ondata di “neo-stili” (neoclassico, neogotico, neobarocco) come ci viene testimoniato da Cogels Oyslei, la famosa strada nel quartiere Zurenborg (distretto di Berchem). Tale la strada è caratterizzata da un’ampia concentrazione e mescolanza di stili architettonici diversi tanto da essere diventato un paesaggio urbano protetto (Vroom, Karel, 1991).
L’inizio del ‘900 è testimoniato a livello artistico dalla diffusione dell’Art Nouveau il cui esempio principale è dato dall’imponente architettura della Stazione Centrale, simbolo del trionfo delle nuove tecnologie e dei nuovi materiali. Agli albori del primo conflitto mondiale, l’ampliamento della città si arresta a causa delle ingenti spese militari, per poi riprendere durante l’interbellum a partire dal 1920. In questo periodo Anversa è diventata una città sovrappopolata che comincia ad espandersi nelle aree rurali limitrofe. L’urbanizzazione di queste aree rende infatti possibile la nascita di un nuovo agglomerato urbano e viene avviato uno sviluppo estensivo di alloggi pubblici soprattutto nei quartieri in cui risiede la classe operaia.
I bombardamenti avvenuti tra 1944 e 1945, nel pieno della Grande Guerra, lasciano fortemente danneggiata la città, tanto che fino al 1950 le politiche urbane rimangono focalizzate alla riparazione dei danni bellici.
Grazie al boom economico degli anni ’60 riprende l’ampliamento della zona portuale e il porto, da solo porto commerciale, viene trasformato in commerciale ed industriale. La sponda destra viene sviluppata fino alla frontiera olandese e nuovi progetti prendono piede per l’estensione anche lungo la riva sinistra.
Lo sviluppo industriale prende il posto però delle persone: il centro della città si spopola e i quartieri storici si trasformano in bassifondi. La suburbanizzazione, favorita dalla diffusione della motorizzazione privata, porta ad un dislocamento tra il luogo di abitazione, di lavoro e di ricreazione e il tutto al di fuori del centro storico della città, che si sta progressivamente muovendo verso la disintegrazione fisica con il rischio di perdere un’eredità storica di grande valore (Corijn, 2011).
Per tentare di evitare ciò, a partire dagli anni ’70 vengono avviate alcune politiche di rinnovamento urbano il cui scopo principale è il ripristino delle antiche aree degradate all’interno della città. Si verificano poi però nuovi fenomeni inaspettati, primo tra tutti una serie di ingenti ondate migratorie, in particolare da paesi come Marocco e Turchia, che portano i nuovi arrivati a stabilizzarsi nei vecchi quartieri abbandonati. Nonostante la città sia sempre stata caratterizzata da un certo grado di multiculturalismo, la rapidità con cui questa
nuova presenza si diffonde sul suolo urbano porta allo scoppio di tensioni sociali tra autoctoni e alloctoni.
Un altro anno importante dell’evoluzione della città è il 1983: i sette quartieri circostanti Ekeren, Merksem, Deurne, Borgerhout, Berchem, Wilrijk e Hoboken vengono fusi con la Città di Anversa, triplicando tanto l’area complessiva della città quanto la sua popolazione. Questo enorme ampliamento vuole in qualche modo aumentare la forza di attrazione della città.
Negli anni ’90 la città si trova però a vivere un periodo di stallo: il centro storico si è trasformato in un’area degradata e il galoppante fenomeno della suburbanizzazione l’ha resa una zona semi deserta. Inoltre, come si è visto, l’impreparazione verso i rapidi flussi migratori che si registrano a partire dagli anni ’80, porta ad una serie di tensioni sociali che sfociano nel successo elettorale del partito di estrema destra Vlaams Blok (Blocco Fiammingo), che fa dell’indipendenza fiamminga e della lotta contro l’immigrazione i suoi capisaldi. Come se non bastasse, alcuni scandali politici travolgono la città all’inizio degli anni 2000. Anversa necessita urgentemente di una serie di iniziative che possano guidarla verso il proprio rilancio, tanto agli occhi del mondo, quanto, in primo luogo, a quelli dei residenti.
È percepito quindi dalle autorità il bisogno di un rinnovamento che deve avvenire sia a livello strutturale (in particolare nel rinnovamento delle zone più antiche, come il porto e il centro storico), sia socio-politico (la città come spazio urbano adatto a tutti e in grado di accogliere qualsiasi tipo di differenza). Nuove iniziative devono essere intraprese, poi, per rivalorizzare gli aspetti (tangibili e non) tradizionalmente legati alla città. In altre parole, il tentativo di garantire un futuro al patrimonio fisico e valoriale ereditato dal passato è processo necessario, oltre che per creare un senso di appartenenza collettiva tra i cittadini, anche come punto di partenza per lo sviluppo di quel carattere distintivo della città in grado di renderla attrattiva anche a livello internazionale.
Agli albori del ventunesimo secolo Anversa si affaccia ad un futuro pieno di nuove sfide, viste come opportunità (e necessità) di un rilancio dal sapore dinamico, vibrante e attrattivo.