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APPENDICE BILIOGRAFIA

CONSUMI DI ACQUA PER USO DOMESTICO E PERDITE DI RETE

ISTAT – Dati ambientali sulle città (2011) www.istat.it

SISTEMI DI DEPURAZIONE E COLLETTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE URBANE

AA.VV., 2001. Guida alla progettazione dei sistemi di collettamento e depurazione delle acque

reflue urbane. ANPA, Manuali e Linee Guida 1/2001.

Commissione Europea, 2007. Termini e definizioni della Direttiva sul trattamento delle acque

reflue urbane 91/271/CEE. Ed. CE, Bruxelles.

G.U. delle Comunità Europee del 30.05.1991, Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1991,

con-cernente il trattamento delle acque reflue urbane.

Questionario UWWTD 2011, http://www.sintai.sinanet.apat.it

QUALITÀ DELLE ACQUE MARINE DI BALNEAZIONE (VALUTAZIONE COMMISSIONE EUROPEA) STAGIONE BALNEARE 2010

EEA Report N. 1/2011. European bathing water quality in 2010.

ISPRA, Rapporto n. 148, 2011. Monitoraggio di Ostreopsis ovata e altre microalghe

potenzial-mente tossiche lungo le aree marino-costiere italiane. Anno 2010.

www.isprambiente.gov.it

http://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/bathing-water-directive-status-of-bathing-wa-ter-3

UN ESEMPIO DI RISPARMIO IDRICO: IL RIUTILIZZO DELLE ACQUE REFLUE URBANE – L’IMPIANTO DI DEPURAZIONE DI BACIACAVALLO (PRATO)

D.M. 12 giugno 2003, n. 185. Norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue domestiche,

urbane ed industriali, in attuazione dell’art. 26 del D.Lgs. 152/99.

Rapporto APAT – Il riutilizzo delle acque e dei fanghi prodotti da impianti di depurazione dei reflui urbani: quadro conoscitivo generale ed aspetti specifici, 2008.

Metcalf & Eddy. Ingegneria delle acque reflue – Trattamento e riuso. Ed. Mc Graw Hill, 2006. Regione Toscana. Workshop - Presentazione dello studio: Indagine sul riuso della risorsa idrica

un ambito urbano. Firenze, 17/02/2011.

ARPAT news, n. 51 del 18/03/2011. Indagine sul riuso delle acque reflue trattate in ambito

urbano: l’esperienza di prato.

http://www.gida-spa.it

6. EMISSIONI E QUALITÀ DELL’ARIA

Uninventario delle emissioniè una serie organizzata di dati relativi alla quantità di inquinanti introdotti in atmosfera, in uno specifico intervallo di tempo, dalle attività antropiche e dalle sorgenti naturali insistenti su un determinato territorio.

Le metodologie utilizzate per realizzare inventari locali possono essere ricondotte a due approcci, denominati top-down, vale a dire dall’alto (emissioni nazionali) verso il basso (emissioni provinciali e comunali) (De Lauretis et al., 2009) oppure mediante un approccio di stima delle emissioni bottom-up, vale a dire dal basso (locale) verso l’alto (livello territoriale superiore). Anche se la normativa relativa alla qualità dell’aria già negli anni ’90 ha riconosciuto l’apporto conoscitivo derivante dagli inventari nell’elaborazione dei piani di risanamento della qualità dell’aria, il recente D. Lgs. n.155/2010 ne conferma e rafforza l’importanza. Tale decreto sostituisce le precedenti disposizioni per la disciplina delle attività di valutazione e di gestione della qualità dell’aria e introduce nuovi elementi ed obblighi in tema di inventari di emissione.

Il principale strumento per la valutazione della qualità dell’aria è rappresentato dalle reti di monitoraggio regionali che misurano i livelli degli inquinanti per la verifica del rispetto dei valori limite e obiettivo definiti al fine di tutelare la salute umana e gli ecosistemi.

I dati utilizzati per l’elaborazione degli indicatori di questo capitolo provengono dalle stazioni distribuite sul territorio nazionale. Le informazioni sono relative al 2010 e, generalmente per un numero più limitato di città rispetto al 2010, al 2011.

Le fonti e il metodo utilizzati per l’elaborazione degli indicatori di questo Rapporto sono gli stessi della precedente edizione (VII Rapporto, 2010), a parte il criterio relativo alla copertura temporale delle serie di dati utilizzati: in allineamento al D.Lgs 155/2010 (all.I) è stato seguito il criterio del 90% (anziché il 75%) che assicura una maggiore attendibilità in particolare nella verifica del rispetto dei valori limite giornalieri e orari.

Per una lettura e un uso corretto dei dati riportati in questo Rapporto è importante ribadire, che le differenze che si registrano tra anni successivi non sono direttamente interpretabili come miglioramento o peggioramento della qualità dell’aria. Per accurate valutazioni di reali tendenze occorrono osservazioni pluriennali e coerenti, che mettano in evidenza l’esistenza di trend significativi al di là delle oscillazioni interannuali dovute alle condizioni meteorologiche che hanno un ruolo fondamentale nel determinare le concentrazioni in aria degli inquinanti.

In accordo con quanto prescritto dalla normativa vigente nazionale ed europea, l’obiettivo principale di un piano per la qualità dell’aria è:

il risanamento della qualità dell’aria nelle zone in cui si sono superati i limiti previsti dalla -

normativa vigente o vi è un forte rischio di superamento, il mantenimento della qualità dell’aria nel restante territorio. -

Tale obiettivo viene raggiunto attraverso l’adozione di misure di contenimento e di riduzione delle emissioni in atmosfera che portino a conseguire il rispetto dei limiti e a mantenere la qualità dell’aria ambiente nelle aree del territorio dove non si rilevano criticità. Le fonti dei dati presentati in questo capitolo sono le informazioni sui provvedimenti di risanamento che Regioni e Province autonome sono chiamate a trasmettere annualmente al Ministero dell’ambiente e all’ISPRA. L’impatto che l’aria, respirata quotidianamente nelle nostre città, ha sulla nostra salute può essere valutato sia quantificandone gli effetti, come ad es. l’aumento delle affezioni delle vie respiratorie o una maggior incidenza dei casi d’asma, ma anche mediante la stima dell’esposizione della popolazione agli inquinanti considerati. Lo studio che ISPRA svolge consuetamente da un po’ di anni rivolge l’attenzione alla quantificazione dell’esposizione della popolazione agli inquinanti PM10 e Ozono. Tale esposizione è valutata nel caso del PM10 come la media annua delle concentrazioni di inquinante che incide (con un peso relativo alla “quantità” di popolazione esposta) sulla popolazione residente nelle differenti città. Nel caso dell’Ozono la valutazione avviene in maniera similare considerando le medie su 8 ore che superano durante l’anno valori sconsigliabili per tutela della salute umana e l’incidenza che ha sulla popolazione residente. Tali indicatori di esposizione sono sviluppati anche nell’Annuario dei Dati Ambientali ISPRA dove è inoltre disponibile anche il trend temporale a livello nazionale.

Le stime delle emissioni riportate annualmente nel Rapporto sulla Qualità dell’ambiente urbano derivano tramite metodologia top - down dalla disaggregazione provinciale realizzata da ISPRA ogni 5 anni. Come richiesto dal Decreto Legislativo n. 155 del 13 agosto 2010 la disaggregazione provinciale con riferimento al 2010 deve essere realizzata entro il 2012 ed essendo in fase di realizzazione non è, al momento, disponibile per poter effettuare le stime a livello di area urbana. Le stime degli anni precedenti sono comunque riportate nella banca dati http://www.mais. sinanet.isprambiente.it

Conseguentemente, si ritiene opportuno presentare la situazione degli inventari locali realizzati dalle diverse Regioni e dalle Province Autonome ottenuta tramite un’indagine conoscitiva (mediante questionario) svolta dal gruppo di lavoro ISPRA/ARPA/APPA sugli inventari di emissione, istituito, insieme ad altri gruppi, dal Consiglio Federale delle Agenzie di Protezione Ambientale sulle tematiche ambientali di maggiore interesse (Gruppo di Lavoro ISPRA/ARPA/APPA, 2011). Questo lavoro consente di aggiornare quanto era emerso dalle rassegne precedenti. In passato erano state infatti condotte due indagini conoscitive svolte rispettivamente nel 2000 e nel 2003-2004 dal Centro tematico nazionale Atmosfera, Clima ed Emissioni e da ISPRA (CTN_ACE 2001, CTN_ACE 2003). Vanno anche citati alcuni aggiornamenti svolti tra il 2006 e il 2007 dal Gruppo di Lavoro della CNEIA (Commissione Nazionale Emergenza Inquinamento Atmosferico).

I soggetti che hanno risposto al questionario rappresentano circa l’86% del totale interpellato, costituito da tutte le Regioni e dalle due Province Autonome di Trento e Bolzano. Le Regioni che non hanno risposto sono Lazio, Basilicata e Sardegna. Rispetto agli scenari delineati nelle precedenti indagini si osserva innanzitutto che tutte le Regioni e Province Autonome che hanno risposto al questionario hanno dichiarato di avere un inventario delle emissioni. Al fine di fornire un quadro sufficientemente completo della situazione attuale, almeno in riferimento a questa informazione di base, si è cercato un contatto telefonico con gli interlocutori che non hanno risposto e si è riscontrato che anche le Regioni Lazio e Basilicata dispongono di un inventario regionale, rispettivamente redatti per gli anni 2005 e 2004. Inoltre, il processo di review del presente documento all’interno del gruppo degli esperti di inventari locali delle emissioni ha

6.1 EMISSIONI IN ATMOSFERA

R. De Lauretis, E. Taurino – ISPRA; E. Angelino, F. Antognazza, S. Caserini - ARPA Lombardia; M. Clemente - ARPA Piemonte; V. Tomazzolli - APPA Trento; A. Votano - ARPA Calabria; L. Su-sanetti - ARPA Veneto; T. Pinat - ARPA Friuli Venezia Giulia; F. Nunziata - ARPA Campania; A. Scocca, ARPA Molise