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LE VORAGINI NELLE ALTRE CITTÀ:

IL PROGETTO ISPRA “SPROFONDAMENTI NEI CENTRI URBANI”

LE VORAGINI NELLE ALTRE CITTÀ:

LE VORAGINI NELLE ALTRE CITTÀ:

A Cagliari si aprono, con cadenza annuale voragini correlate a vuoti e cavità naturali nel sotto-suolo. Si registrano, inoltre, tremori e boati legati a crolli sotterranei che avvengono presumibil-mente in tali cavità, probabilpresumibil-mente anche connessi alle opere di manutenzione della rete idrica e fognaria.

I vuoti nel sottosuolo sono stati realizzati in passato per l’estrazione dei materiali da costruzione. Successivamente utilizzati, nel Medioevo, come ripari per pastori e bestiame. Le cavità sono state naturalmente colmate dall’acqua di circolazione superficiale, originando laghi ed acquitrini sotterranei. Inoltre, nel sottosuolo, del centro urbano sono presenti anche cavità naturali di ori-gine carsica al cui interno è presente acqua di falda.

Durante i sopralluoghi svolti per gli sprofondamenti avvenuti tra il 2008 e il 2009 sono state in-dividuate dai tecnici 14 cavità sotterranee nel centro di Cagliari ubicate nella zona compresa fra piazza d’Armi, via Marengo, Merello, Castelfidardo, Montenotte e Peschiera. In corrispondenza di alcune di esse sono stati individuati alcuni laghi sotterranei alimentati anche da perdite d’acqua delle condutture.

I fenomeni di sprofondamento sono frequenti anche in alcuni centri urbani della Sicilia, anche qui connessi alla presenza di cavità antropiche e subordinatamente naturali.

Palermo, ad esempio, nasconde una sua storia sotterranea dove cavità, pozzi, cunicoli, camere, canali sotterranei, tombe, catacombe e cripte costituiscono quasi un’altra città sotto quella visi-bile, a molti sconosciuta (Todaro, 1988). Questi sotterranei sono accompagnati da presenza di cavità naturali scavate all’interno delle litologie calcaree. Una mappatura adeguata di tutta la rete ipogea ad oggi non è stata ancora realizzata. Le cavità antropiche di Palermo sono antichissime, alcune attribuite alla prima età dell’Eneolitico, altre all’età punica e romana.

Tra gli sprofondamenti segnalati recentemente nel centro urbano di Palermo si segnalano: Il 30 dicembre 2011ha ceduto il manto stradale in piazza San Domenico (zona via Roma) e si è aperta una voragine di dimensioni metriche. Molto probabilmente l’evento è stato determinato dal mal tempo e da una disfunzione della rete dei sottoservizi.

Anche la città di Catania, non è stata esente dal fenomeno.

Il 9 dicembre 2011 la parte di lungomare, antistante il monumento ai caduti di San Giovanni Li Cuti ,è stata interdetta al transito a causa del crollo di parte del manto stradale. Sotto l’asfalto si è formata una voragine profonda circa 10 m originata dalla continua erosione della roccia lavica.

Il 20 dicembre 2011,con un’ordinanza, il Sindaco, inoltre, ha disposto la chiusura immediata di Piazza del Tricolore e il divieto assoluto di accesso per le persone e i mezzi. Il provvedimento è scaturito dall’accertamento di una situazione di pericolo dovuta allo sprofondamento di una porzione di pavimentazione stradale.

Ad Agrigento una voragine con diametro di circa 1,5 metri e profonda almeno 6 metri si è aper-ta all’ingresso del cortile Croce a Giardina Gallotti, innescaaper-ta dalle copiose piogge.

A Messina il 23 settembre 2011, per la terza volta in pochi anni, si è riaperta la voragine di Viale Annunziata, nel tratto di strada antistante la scuola media Vittorini (Figura 2.3.10).

Il 18 luglio 2011 In via Francesco Todaro, tra via Carlo Botta e via Protonotaro, l’asfalto è risul-tato avvallato in più punti preannunciando lo sprofondamento.

I centri urbani della Puglia sono interessati da frequenti fenomeni di sprofondamento del suolo che rappresentano il maggiore rischio idrogeologico per l’intero territorio regionale. Tali fenomeni sono strettamente connessi sia a dissoluzione carsica che alla presenza di vuoti sotterranei an-tropici dovuti alle continue escavazioni per il prelievo di materiali da costruzione.

Sono stati eseguiti vari studi e censimenti, con particolare riguardo alle cavità antropiche (Bruno & Cherubini, 2007; Fiore, 2006, Fiore & Lanzini, 2007), nonché realizzati censimenti degli sprofondamenti avvenuti negli ultimi anni sia in ambienti rurali che urbani.

A Foggia il 26 giugno 2011 si è aperta una voragine in viale La Torre nel quartiere Comparto Biccari, che ha costituito un pericolo per i passanti, i bambini e gli automobilisti.

Ad Andria il 26 febbraio 2011, presso corso Cavour, è crollata la volta di una cavità sotterranea che risale agli anni trenta.

Sempre ad Andria il 19 ottobre 2011 in piazza Balilla si sono manifestati tremori e boati sotter-ranei, dovuti a crolli in sotterraneo.

Molte altre città italiane sono interessate dai fenomeni di sprofondamento naturale ed indotti dalle attività umane.

In Friuli Venezia Giulia il carsismo ad esempio è molto sviluppato, tuttavia, il territorio, nonché la stessa città di Trieste, sono caratterizzati anche da cospicuo sviluppo di cavità antropiche. Negli ultimi anni, inoltre, si è verificata un’accelerazione della subsidenza nel comune di Udine, con formazione di alcune voragini.

Figura 2.3.10 - Voragine a Messina, presso Viale Annunziata

Discussione

Voragini provocate dal crollo di cavità antropiche presenti nel sottosuolo ovvero per disfunzioni della rete dei sottoservizi di molte aree urbane italiane provocano e hanno da sempre provocato danni alle infrastrutture, al patrimonio edilizio, con perdita, talvolta, di vite umane.

Negli ultimi dieci anni si è assistito inoltre ad un aumento della frequenza dei casi di sprofonda-mento nelle grandi aree metropolitane: sono esempio i casi di Roma e Napoli.

Gli sprofondamenti risultano di norma connessi, soprattutto nelle grandi aree urbane, alla pre-senza di una estesa rete caveale o a dilavamenti dei riporti superficiali dovuti al malfunzionamento della rete fognaria.

Le cavità sotterranee sono state realizzate, nelle grandi città, principalmente per ricavare mate-riali da costruzione. L’estrazione di rocce piroclastiche per l’edilizia è diffusa soprattutto nel Lazio ed in Campania; l’estrazione di inerti per i calcestruzzi, di sabbie e ghiaie per vari usi, ha prevalso nel Lazio, in Abruzzo ed in Puglia. Rocce calcaree particolarmente tenere sono state estratte sin da tempi preistorici da cave in sotterraneo della Puglia, della Sicilia e della Lombardia. Altre grandi cavità nel sottosuolo sono state realizzate per l’estrazione di minerali (gessi, sale argento, pirite, oro ed altri metalli carbone), prevalentemente in Sicilia, Calabria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Sardegna.

Inoltre una intricata rete caveale è stata realizzata al di sotto di molti centri urbani per la realizza-zione di cisterne, serbatoi e cunicoli idraulici e per la costrurealizza-zione di luoghi di culto sotterranei. Non meno diffusa è risultata la pratica antica di realizzare grotte utilizzate dapprima come rifugi di pastori e bestiame e, successivamente, come cantine e depositi (Abruzzo, Marche, Basilicata, Puglia e Lazio).

Di tali reti caveali, che costituiscono a volte città sotterranee sotto la città, si è persa memoria, ovvero non sono adeguatamente riportate su cartografia specifica; tuttavia esse sono ancora attive o sepolte da terreni di riporto facilmente asportabili per dilavamento.

La presenza di tali vuoti nel sottosuolo ovviamente facilita l’innesco di sprofondamenti di superficie che si perpetua in molti centri urbani da anni.

A tali episodi si aggiungono sprofondamenti connessi a fenomeni naturali di dissoluzione carsi-ca particolarmente spinti in rocce evaporitiche o carsi-carbonatiche (particolarmente diffuse in Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Puglia), nonché fenomeni di sprofondamento connessi a perdite e malfun-zionamenti della rete fognaria.

Inoltre bisogna tener presente che il mancato controllo e la messa in sicurezza di tali cavità po-trebbe amplificare gli effetti di eventuali sismi.

I database realizzati a livello nazionale in passato in Italia (Catenacci, 1992; Protezione Civile 2004) sono risultati inadeguati per le effettive realtà del fenomeno.

L’ISPRA, da alcuni anni, sta provvedendo all’integrazione, al censimento, alla verifica e alla fusione dei dati preesistenti. La ricerca di dettaglio è stata svolta sui tre capoluoghi di provincia maggior-mente interessati dal fenomeno: Napoli, Roma e Cagliari. I dati raccolti sono stati organizzati in un database, con GIS ad esso associato.

Sono stati censiti nel territorio del comune di Napoli oltre 200 fenomeni di sprofondamento, verificatisi tra il 1915 e il 2010. La città di Roma, indagata sino al raccordo anulare, è stata interessata dalla fine del 1800 ad oggi da 1837 fenomeni di sprofondamento. Alcune decine d voragini si sono aperte nella città di Cagliari.

La genesi degli sprofondamenti appare legata a due importanti fattori causali tra loro fortemente interagenti: l’esistenza di una complessa ed estesa rete di cavità sotterranee e l’insufficienza del sistema di smaltimento fognario e delle acque di superficie; la causa innescante è costituita dagli eventi meteorici intensi e/o prolungati; non si evidenziano relazioni significative con eventi sismici.

I meccanismi genetici ricorrenti sono legati alla infiltrazione di acqua nel sottosuolo per effetto di insufficienze della rete fognaria e di drenaggio o a crolli parziali o totali di una preesistente cavità sotterranea.

ale per estrazione di materiale, ma soprattutto, nella porzione centrale della città, all’insufficienza del sistema di smaltimento fognario e delle acque di superficie. Il ruolo di fattore di innesco è svolto dagli eventi meteorici intensi e/o prolungati.

Il lavoro di censimento e di ricostruzione delle reti di cavità sotterranee è ben lungi dall’essere concluso.

L’analisi dell’insieme dei dati raccolti potrà consentire di individuare alcuni elementi validi ai fini di una zonazione delle aree urbane in relazione alla suscettibilità ai fenomeni di sprofondamento improvviso (Figura 2.3.11): il primo è dato dalla individuazione di areali aventi diverso assetto ge-ologico e, quindi, diversa attitudine a “ospitare” cavità e, conseguentemente, sprofondamenti da collasso di cavità. Il secondo è dato dalla individuazione dei tronchi della rete fognaria considerati insufficienti allo smaltimento e, quindi, possibile punto di innesco.

Figura 2.3.11 - Esempio di una carta della suscettibilità del territorio allo sprofondamento realizzata per il quartiere Portonaccio a Roma

2.4 I SITI CONTAMINATI PROSSIMI O INTERNI ALLE CITTÀ

F. Araneo, E. Bartolucci, M. Falconi

ISPRA – Dipartimento Difesa del Suolo – Servizio Geologico Nazionale