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5. Conclusioni

5.1.3. Principali risultati

5.1.3.1. Approccio condiviso e sua impostazione generale

I risultati dicono che, contrariamente rispetto alle previsioni, non esistono differenze sostanziali tra i criteri applicati nei tre casi studio e che tali criteri si inquadrano nell’approccio teorico, comunemente condiviso tra gli esperti, che è stato denominato conservazione attiva.

Questo fatto suggerisce la possibile esistenza di un approccio alla trattazione dell’ambito tecnologico degli interventi di recupero condiviso tra gli esperti, soprattutto con riferimento all’area geografica sud europea considerata in questo studio e rappresentata da Italia,

Portogallo e Spagna. Se questa ipotesi fosse confermata, attraverso l’analisi di un più ampio numero di casi studio e testi teorici, si tratterebbe di una evidenza di grandissima importanza, perché rivelerebbe la maturità e l’efficacia dei criteri di intervento individuati. Se tali condizioni venissero confermate i criteri dell’approccio comune individuato rappresenterebbero un riferimento di tipo didattico imprescindibile per qualsiasi futuro processo e/o intervento di recupero.

Alla base degli approcci analizzati sta un compromesso, in perfetta armonia con quella che è la natura della disciplina a cui appartengono: si pratica la conservazione della tecnologia costruttiva tradizionale in forma di preservazione e riproposizione esclusiva di determinate caratteristiche, selezionate per ragioni tecniche o culturali, che si ritiene siano rappresentative del senso logico dell’identità costruttiva locale; come contrappunto si accetta di apportare tutte le modifiche innovative, sia quelle necessarie per adattare l’edificio alle necessità abitative attuali sia quelle imprescindibili per poter effettuare l’intervento di recupero nelle condizioni operative imposte dal sistema produttivo industriale, a patto che queste innovazioni non alterino il sopracitato insieme di caratteri invariabili.

È risultato che in ognuno dei tre approcci, al fine di conseguire il difficile equilibrio tra conservazione e innovazione delle caratteristiche tecnologiche tradizionali degli edifici storici, si applica un criterio generale che si può definire, all’unisono e in ragione del punto di vista considerato, di conservazione concettuale selettiva e/o innovazione evolutiva controllata.

In altri termini nei tre processi si cerca di realizzare una tecnologia costruttiva tradizionale 2.0, ovvero una versione evolutiva contemporanea della tecnologia costruttiva tradizionale.

In nome del pragmatismo e dell’utilità sociale, si cerca di rendere il recupero tecnicamente corretto e culturalmente valido nell’ambito delle costrizioni e dei condizionamenti imposti dalle condizioni operative attuali, tra cui: uso obbligato, per ragioni di mercato, di materiali e tecniche industriali; mutate condizioni d’uso degli edifici, che impongono la revisione delle prestazioni dei particolari costruttivi; individualismo degli utenti e dei proprietari; possibilità economiche dei committenti; ridotta conoscenza dei tecnici e delle maestranze delle tecnologie costruttive preindustriali; ecc.

La legittimazione, dal punto di vista culturale, di questa impostazione metodologica dei casi studio deriva dalla concezione della autenticità culturale che è stata istituzionalizzata con la Dichiarazione di Nara (20). Nei casi studio si pratica il mantenimento dell’autenticità attraverso la tutela di caratteristiche che descrivono concettualmente l’identità tecnologica, a prescindere dalla stretta conservazione della materialità storica o dalla riproduzione tale e quale secondo la configurazione tradizionale degli elementi costruttivi.

Secondo la Dichiarazione di Nara (20) l’autenticità di ogni bene culturale è dipendente in maniera relativa dalle caratteristiche peculiari del bene in oggetto: poichè l’architettura è un oggetto che viene creato per soddisfare una necessità d’uso, per preservare l’identità di un’architettura storica è indispensabile attribuirgli un valore d’uso attualizzato.

Nell’approccio delle tre città, a livello di motivazioni nella scelta dei criteri di intervento, salvaguardare il valore d’uso dell’edificio ha la stessa importanza di salvaguardare il valore culturale della tecnologia costruttiva tradizionale. Nelle parole dei protagonisti dei processi è stata individuata una grande attenzione agli aspetti sociali del recupero, per cui attribuire una funzione attualizzata agli edifici residenziali del centro storico significa considerarli delle risorse in un contesto di sviluppo sostenibile.

La sfiducia rispetto all’approccio per la salvaguardia del patrimonio architettonico promosso nella Carta di Venezia (22), un dato che si è riproposto constantemente durante lo svolgimento della ricerca, è riconducibile a questa stessa linea di pensiero, visto che, sostanzialmente, l’approccio veneziano prevede l’inibizione dell’innovazione tecnologica in forza dell’equivalenza autenticità = materia storica originale.

Del resto, come si accennava all’inizio di questo capitolo, i tre casi studio sono molto vicini all’impostazione culturale e tecnica dell’approccio della conservazione attiva, che è risultato essere l’approccio unanimemente condiviso nel dibattito teorico da circa 20 anni ad oggi.

La conservazione attiva si basa sul riconoscimento del fatto che il valore d’uso, nel corso della storia, ha indotto la continua manutenzione ed evoluzione tecnologica degli edifici per essere sempre efficienti rispetto all’espletamento della propria funzione. Questa presa di coscienza rappresenta l’essenza del recupero: autori di importanti testi di riferimento della disciplina, come RehabiMed Method (18) o Metis e techné (17), sostengono che la via per salvaguardare l’edilizia storica è tutelarne il valore d’uso attraverso l’evoluzione implementata nel solco tracciato dalla tradizione costruttiva, esattamente come accadeva prima della rottura di tale tradizione dovuta alla rivoluzione industriale.

L’atto di conservare la logica costruttiva tradizionale, o tradizione costruttiva, assume lo stesso significato sia nella conservazione attiva che negli approcci analizzati: la logica costruttiva tradizionale è considerata il vero valore culturale della tecnologia costruttiva tradizionale, perchè è il dato costante nel processo evolutivo che ha caratterizzato l’architettura storica di ogni luogo e che ne ha garantito la conservazione fino ai giorni nostri.

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