2 I recenti sviluppi in materia di disoccupazione giovanile
3 Un approccio contabile alla crescita della produttività nell’area dell’euro e negli Stati Uniti
3.1 Scomposizione della crescita della produttività del lavoro
Applicando un approccio di contabilità della crescita si rileva che il calo dell’espansione media della produttività del lavoro osservato nell’area dell’euro e negli Stati Uniti dopo la crisi può essere ricondotto sia a una marcata riduzione della crescita della PTF rispetto ai tassi pre-crisi sia, dal 2013, a un aumento sostanzialmente nullo dell’intensità di capitale. Utilizzando i dati della banca dati Ameco della Commissione europea, il grafico 4 scompone il tasso di crescita della produttività del lavoro relativo alle due aree economiche nelle determinanti dell’aumento dell’intensità di capitale (vale a dire il ritmo a cui cresce il rapporto capitale/lavoro) e della PTF (che riflette l’espansione di fondo della produttività generata da maggiori efficienze dei processi produttivi e da progressi tecnologici) con riguardo al periodo pre-crisi (1996-2007) e al periodo 2008-2016, dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale. Un confronto tra gli andamenti registrati nelle due aree economiche prima e dopo l’inizio della Grande recessione nel 2008 mostra che, nel complesso (per la singola area economica cfr. le prime due colonne nel grafico 4), il marcato calo della crescita della produttività del lavoro sembra essere trainato da una netta riduzione dell’espansione di fondo della PTF in entrambe le aree. Nell’intero periodo 2008-2016 l’aumento dell’intensità di capitale non ha rallentato nell’area dell’euro e si è ridotto in misura solo moderata negli Stati Uniti, soprattutto per effetto della significativa diminuzione dei posti di lavoro al culmine della crisi (specie nel biennio 2008-2009).
Grafico 3
Crescita della produttività del lavoro per settore prima e dopo la crisi
(variazioni percentuali sui dodici mesi (medie di periodo); i colori indicano i principali gruppi settoriali NACE A10; le dimensioni dei cerchi rifl ettono la quota di ciascun settore sull’occupazione dell’area dell’euro nel 2016; i settori posti sulla linea a 45 gradi registrano tassi medi di crescita uguali prima e dopo la crisi)
-6 -4 -2 0 2 4 6 -4 -2 0 2 4 6 8 10 soltanto industria costruzioni servizi di mercato servizi non di mercato altri settori
media post-crisi
media pre-crisi
Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Note: la produttività del lavoro è defi nita come prodotto per occupato. Le voci “pre-crisi” e “post-crisi” si riferiscono rispettivamente al periodo 2000-2007 e al biennio 2013-2014 (secondo i dati disponibili). La voce “altri” comprende i comparti classifi cati tra gli “altri servizi” (principalmente attività acicliche del settore privato, come le attività artistiche, di intrattenimento e ricreative, i servizi domestici e le attività delle organizzazioni extraterritoriali), l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca.
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Nondimeno, nel periodo 2013-2016 l’aumento dell’intensità di capitale ha pressoché stagnato nell’area dell’euro e negli Stati Uniti. Benché sia interessante mettere a confronto il periodo precedente lo scoppio della crisi finanziaria globale e quello successivo, va rilevato che quest’ultimo può essere suddiviso in due fasi distinte. La prima di queste fasi (dal 2008 a tutto il 2012) è stata caratterizzata in entrambe le economie da forti riduzioni del PIL in termini reali; tuttavia l’andamento non si è protratto negli Stati Uniti quanto nell’area dell’euro, dove il rallentamento si è esteso alla Grande recessione e alla crisi del debito sovrano. La seconda fase copre la ripresa, iniziata nel 2013. La scomposizione dell’intervallo dallo scoppio della crisi in queste due fasi conferma il generale rallentamento della crescita della PTF nel periodo post-crisi rispetto ai livelli medi registrati prima della crisi (per la singola area economica cfr. la prima e l’ultima colonna nel grafico 4); ne emerge inoltre che entrambe le aree economiche hanno registrato un aumento pressoché nullo dell’intensità di capitale dopo la crisi, per tutto l’intervallo 2013-2016.
3.2 I fattori alla base del rallentamento dell’aumento dell’intensità del capitale dopo la crisi
L’incremento dell’intensità di capitale è un processo mirato ad accrescere il rapporto capitale/lavoro innalzando il capitale rispetto alla forza lavoro. Tale rapporto, tuttavia, può anche celare un aumento “artificiale” dell’intensità di capitale nei periodi di bassi investimenti netti, quando un significativo calo dei posti di lavoro fa salire meccanicamente il rapporto tra stock di capitale netto esistente e forza lavoro ridotta. Il grafico 5 mostra che, nei momenti di massimo impatto della crisi, l’incremento dell’intensità di capitale ha ricevuto un certo sostegno in entrambe le aree economiche (mostrando, di fatto, un lieve rialzo nell’area dell’euro) soprattutto per effetto della forte diminuzione dei posti di lavoro in alcuni paesi e settori; ciò ha Grafico 4
Crescita della produttività del lavoro e scomposizione nell’area dell’euro e negli Stati Uniti
(medie di periodo di variazioni percentuali sui dodici mesi e contributi in punti percentuali*)
-0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 1996-2007 2008-2016 2008-2012 2013-2016 Stati Uniti -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 1996-2007 2008-2016 2008-2012 2013-2016
crescita della produttività del lavoro
contributodell'incremento dell'intensità di capitale contributodella PTF
area dell'euro
Fonti: banca dati Ameco della Commissione europea ed elaborazioni della BCE.
Note: la produttività è misurata in termini di prodotto per occupato; * i contributi sono calcolati utilizzando una funzione di produzione di tipo Cobb-Douglas, con una stima dei contributi provenienti dall’aumento dell’intensità di capitale basata su quote fattoriali medie a due periodi; i contributi della PTF sono ottenuti come residuo. Le rilevazioni per il 2016 sono stime fondate sulle previsioni economiche di inverno 2016 della Commissione europea.
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meccanicamente sospinto l’aumento dell’intensità di capitale, nonostante la marcata contrazione degli investimenti netti6.
Il rallentamento dell’aumento dell’intensità di capitale osservato dal 2013 riflette sia un minore tasso di investimento netto sia una ripresa della crescita dell’occupazione. Negli Stati Uniti il tasso di investimento netto si è quasi dimezzato rispetto ai livelli pre-crisi, portandosi intorno all’1,7 per cento annuo nel periodo 2013-2016; nell’area dell’euro, tuttavia, è diminuito in misura molto più pronunciata (e a partire da un livello inferiore), collocandosi ad appena lo 0,6 per cento l’anno, circa un quarto del tasso annuo medio osservato prima della crisi7. Nondimeno, il più debole aumento dell’intensità di capitale rilevato in entrambe le economie dal 2013 riflette anche il marcato effetto di compensazione esercitato dalla crescita dell’occupazione, relativamente forte se si considera la portata della ripresa dell’attività economica. Tale effetto ha frenato il tasso di incremento dell’intensità di capitale e, di fatto, ha interamente compensato il debole ritmo di crescita degli investimenti nell’area dell’euro (benché questo mostri attualmente una modesta espansione).
Sono state proposte diverse spiegazioni per il rallentamento dell’aumento dell’intensità di capitale in atto dal 2013. Tra queste rientrano: a) la netta concentrazione della ripresa nei settori trainati dai consumi (andamento comune a entrambe le aree economiche), dove la crescita interessa fortemente i servizi a più alta intensità di lavoro8 e in cui il potenziale di sostituzione tra capitale e lavoro resta piuttosto
6 Al netto di ammortamenti e di qualsiasi rilevazione dell’obsolescenza del capitale esistente.
7 Cfr. anche l’articolo L’evoluzione degli investimenti delle imprese nell’area dell’euro dalla crisi nel numero 7/2016 di questo Bollettino. L’articolo contiene un riquadro sulle implicazioni per l’aumento dell’intensità di capitale.
8 Ad esempio il commercio al dettaglio, l’assistenza sanitaria e altri servizi non di mercato, nonché i settori dei servizi professionali e amministrativi. Cfr. anche l’articolo I fattori alla base del recente
recupero dell’occupazione nell’area dell’euro nel numero 8/2015 di questo Bollettino.
Grafico 5
Aumento dell’intensità di capitale nell’area dell’euro e negli Stati Uniti
(variazioni percentuali sui dodici mesi)
-3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 incremento dell’intensità di capitale
medie di periodo investimenti netti occupazione (invertita) -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 Stati Uniti area dell’euro
Fonti: banca dati Ameco della Commissione europea ed elaborazioni della BCE.
Note: le rilevazioni per il 2016 sono stime basate sulle previsioni economiche di inverno 2016 della Commissione europea. Le medie di periodo corrispondono rispettivamente ai periodi 1996-2007, 2008-2012 e 2013-2016.
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limitato, sommandosi a una persistente debolezza degli investimenti nelle costruzioni (specie nell’area dell’euro); b) l’impatto della crisi finanziaria globale e, al suo indomani, il persistere di vincoli creditizi (esaminati nella successiva sezione 4.1); c) un certo ulteriore potenziale di compensazione della componente “artificiale” dell’aumento dell’intensità di capitale avutasi nei momenti di massima profondità della crisi. È probabile che tutti questi tre elementi contribuiscano a spiegare i bassi tassi di incremento dell’intensità di capitale registrati sia negli Stati Uniti sia nelle economie dell’area dell’euro nel corso della ripresa.
3.3 La tendenza discendente della crescita della PTF
Su un orizzonte di più lungo termine, e in una prospettiva più globale, il
rallentamento della crescita della PTF sembra essere stato il principale fattore alla base della decelerazione della produttività del lavoro osservata dalla metà degli anni ’90 (cfr. grafico 6). Malgrado il divergere delle stime dei tassi di crescita della PTF nell’area dell’euro e negli Stati Uniti prima e dopo la crisi (soprattutto a causa di differenze metodologiche9), tutte evidenziano la significativa decelerazione della PTF nelle due aree economiche dopo la crisi. Se si includono le stime relative ad altre 17 economie avanzate (cfr. l’area ombreggiata del grafico 6), diviene chiaro che in diverse economie avanzate è ampiamente riscontrabile un calo generalizzato dei tassi medi di incremento della PTF a partire dalla metà degli anni ’90 (nonostante un modesto recupero dai tassi negativi osservati nell’area dell’euro all’apice della crisi finanziaria globale). Rispetto a gran parte delle economie avanzate, l’area aveva registrato una fiacca evoluzione della PTF sin dalla metà degli anni ’90.
9 Le stime variano principalmente a causa di differenze nella specificazione della funzione di produzione sottostante le scomposizioni contabili della crescita. Tuttavia, sia le diverse stime disponibili per l’area dell’euro e per gli Stati Uniti (provenienti soprattutto dalla banca dati Ameco e da The Conference Board) sia le stime per i singoli paesi formulate da altre organizzazioni internazionali, quali l’FMI e l’OCSE, suggeriscono tipicamente un marcato calo dei tassi post-crisi di crescita della PTF rispetto ai livelli pre-crisi.
Grafico 6
Crescita della PTF nelle economie avanzate
(medie mobili a tre anni di variazioni percentuali sui dodici mesi; scala di destra: area dell’euro e Stati Uniti; scala di sinistra: altre economie avanzate) -2 -1 0 1 2 3 -4 -2 0 2 4 6 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 area dell’euro
medie di periodo per l’area dell’euro Stati Uniti
medie di periodo per gli Stati Uniti
intervallo delle stime per 17 economie avanzate, esclusi i paesi dell’area dell’euro e gli Stati Uniti
Fonti: banca dati Ameco della Commissione europea ed elaborazioni della BCE.
Note: l’area ombreggiata mostra l’intervallo delle stime relative a 17 economie avanzate (esclusi i paesi dell’area dell’euro e gli Stati Uniti): Australia, Bulgaria, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Ungheria, Islanda, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Romania, Svezia, Svizzera e Regno Unito. Le medie di periodo sono calcolate rispettivamente per gli intervalli 1996-2007, 2008-2012 e 2013-2016.
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