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Il calo del tasso di diffusione tecnologica e le maggiori distorsioni nell’allocazione degli input

Nel documento Numero 3 / 2017 (pagine 63-68)

Più di un eventuale venir meno del contenuto di innovazione, un ruolo potenzialmente importante potrebbe spettare al più debole ritmo di diffusione tecnologica, per effetto del quale le ultime invenzioni non vengono incorporate nei processi produttivi delle imprese con la stessa rapidità degli scorsi anni.

Grafico 8

Domande di brevetti di alta tecnologia presentate/approvate nell’area dell’euro e negli Stati Uniti

(brevetti richiesti/concessi per milione di abitanti)

10 15 20 25 30 35 40 60 80 100 120 140 160 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012

area dell’euro (scala di destra) Stati Uniti (scala di sinistra)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.

Nota: i dati statunitensi si riferiscono ai brevetti concessi a imprese statunitensi dallo US Patent and Trademark Offi ce (USPTO), mentre i dati per l’area dell’euro indicano le domande di brevetto presentate all’Uffi cio europeo dei brevetti (UEB) da società dell’area dell’euro.

63 BCE Bollettino economico, numero 3 / 2017 – Articoli

Il rallentamento della produttività nell’area dell’euro: un confronto con il contesto mondiale

Affinché le innovazioni tecnologiche esercitino un impatto tangibile sulla crescita della PTF delle imprese, occorrono spesso mutamenti delle strutture organizzative e dei modelli imprenditoriali. Un possibile indicatore dell’entità della diffusione tecnologica, proposto dall’OCSE, è costituito dal divario in termini di incremento della produttività del lavoro tra le imprese di frontiera internazionali (quelle, cioè, che creano conoscenza) e gli altri soggetti che operano nello stesso settore18. Secondo questo indicatore, nelle economie avanzate dell’OCSE la diffusione tecnologica è diminuita nei primi anni 2000 (quando sono divenuti disponibili per l’Europa dati a livello di impresa comparabili tra paesi), come dimostrato dall’ampliarsi del divario in termini di andamenti della produttività del lavoro tra imprese di frontiera e altre realtà attive nello stesso settore (cfr. grafico 9, riquadri a) e b)).

Il rallentamento della diffusione tecnologica ha interessato il settore dei servizi nell’area dell’euro più che in altre economie avanzate. I riquadri a) e b) del grafico 9 utilizzano la serie di dati di CompNet19 per analizzare l’evoluzione della produttività del lavoro delle imprese in cinque grandi paesi dell’area (Belgio, Spagna, Francia, Italia e Finlandia), approssimando la crescita della produttività del lavoro delle imprese non di frontiera attraverso l’evoluzione dell’impresa mediana20

di ciascun settore; ne emerge che il divario in termini di produttività del lavoro tra

18 Cfr. The future of productivity, OCSE, 2015.

19 I dati microaggregati di CompNet si basano su dati amministrativi provenienti dai registri delle imprese e contengono informazioni armonizzate tra paesi sui principali momenti della distribuzione (ad esempio media, mediana e deviazione standard) per un certo numero di variabili relative ai risultati e alla competitività delle imprese in ciascun settore. I dati si riferiscono a imprese con più di 20 occupati e sono ponderati per la popolazione. Per maggiori informazioni, cfr. Lopez-Garcia, P., di Mauro, F. e la Task Force CompNet, “Assessing European competitiveness: the new CompNet micro-based database”, Working Paper Series, n. 1764, BCE, 2015.

20 L’impresa mediana è stata scelta perché evidenzia dinamiche della produttività del lavoro che seguono molto da vicino la media ponderata della crescita della produttività del lavoro per le imprese non di frontiera di un dato settore.

Grafico 9

Diffusione tecnologica nei settori manifatturiero e dei servizi in alcuni paesi dell’area dell’euro

(crescita della produttività del lavoro sui dodici mesi per le imprese di frontiera e non; 2003 = 1)

0,9 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

b) Settore dei servizi

0,9 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 imprese di frontiera (OCSE)

imprese non di frontiera (OCSE) imprese non di frontiera (area dell’euro)

a) Settore manifatturiero

Fonte: elaborazioni della BCE basate su dati dell’OCSE e sulla quinta serie di dati di CompNet.

Note: gli andamenti della produttività delle imprese di frontiera e non di frontiera nei paesi dell’OCSE sono tratti dal rapporto The future of productivity, OCSE, 2015. La crescita della produttività nell’area dell’euro è approssimata come media non ponderata, per Belgio, Spagna, Francia, Italia e Finlandia, dell’impresa mediana in ciascun settore classifi cato a una cifra (sulla base della classifi cazione NACE Rev. 2). I settori dei servizi classifi cati a una cifra secondo NACE Rev. 2 sono quindi aggregati con le quote del valore aggiunto.

64 BCE Bollettino economico, numero 3 / 2017 – Articoli

Il rallentamento della produttività nell’area dell’euro: un confronto con il contesto mondiale

imprese di frontiera operanti in paesi dell’OCSE e imprese non di frontiera attive in paesi dell’area dell’euro si è ampliato prima della crisi finanziaria mondiale. Pur essendo evidente sia nel settore manifatturiero sia nei servizi, il rallentamento della diffusione tecnologia appare notevolmente più pronunciato nel settore dei servizi dell’area dell’euro che in quello di altre economie avanzate. Il divario di produttività è sceso in misura moderata durante la crisi, forse a causa dell’uscita dal mercato delle imprese non di frontiera meno produttive, ma sembra aver evidenziato un nuovo incremento, almeno nel caso dei servizi.

Vi sono tre cause fondamentali alla base di questi andamenti: a) la crescente importanza della cosiddetta conoscenza “tacita”, acquisita attraverso la pratica; b) una decelerazione degli investimenti immateriali delle imprese non di frontiera; c) il calo del dinamismo delle imprese. Benché i fattori all’origine del rallentamento della diffusione tecnologica non siano ancora del tutto chiari, sono state proposte diverse interpretazioni, coerenti fra loro. La letteratura pone l’accento sul crescente ruolo degli investimenti in capitale umano, effettuati dalle imprese per aumentare la propria capacità di assorbimento21. Inoltre, nel caso delle imprese non di frontiera gli investimenti in attività immateriali (tra cui attività di R&S, competenze specifiche delle singole imprese e varie forme di proprietà intellettuale), che sono un’altra fondamentale determinante della capacità di assorbimento delle imprese, non hanno tenuto il passo con le innovazioni tecnologiche ed è quindi probabile che abbiano inciso negativamente sulla diffusione tecnologica22. Il grafico 10 mostra che il

21 Cfr. ad esempio Griffith, R., Redding, S. e Van Reenen, J., “Mapping the two faces of R&D: productivity growth in a panel of OECD industries”, The Review of Economics and Statistics, vol. 86, n. 4, novembre 2004, pagg. 883–95.

22 Cfr. ad esempio Corrado, C., Haskel, J., Jona-Lasinio, C. e Iommi, M. “Intangible capital and growth in advanced economies: measurement methods and comparative results”, reperibile all’indirizzo http:// www.intan-invest.net.

Grafico 10

Assorbimento della tecnologia e investimenti immateriali di imprese non di frontiera in 11 paesi dell’area dell’euro

(asse delle ascisse: divario in termini di beni immateriali tra imprese di frontiera e altre imprese a livello nazionale (media annua per il periodo 2010-2013); asse delle ordinate: divario in termini di crescita della produttività del lavoro (media annua per il periodo 2010-2013)) AT BE ET FI FR DE IT PT SK SL ES -0,06 -0,04 -0,02 0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 -0,035 -0,03 -0,025 -0,02 -0,015 -0,01 -0,005 0 0,005 0,01 0,015

Fonte: elaborazioni della BCE sulla base di dati Amadeus.

Note: il divario in termini di crescita della produttività del lavoro e di investimenti tra imprese di frontiera e altre imprese è calcolato al livello dei settori classifi cati a due cifre secondo NACE Rev. 2. Le medie per paese sono ottenute utilizzando pesi basati sulla quota di ciascun settore sul valore aggiunto complessivo. Gli investimenti immateriali sono misurati come rapporto tra la somma di attività immobilizzate immateriali reali e ammortamento e le attività immobilizzate immateriali reali differite.

65 BCE Bollettino economico, numero 3 / 2017 – Articoli

Il rallentamento della produttività nell’area dell’euro: un confronto con il contesto mondiale

divario di crescita della produttività del lavoro tra imprese di frontiera e altre imprese è più ampio ove gli investimenti immateriali della seconda categoria sono inferiori rispetto agli investimenti delle realtà di frontiera (dopo aver controllato per il settore NACE). Un’ulteriore ragione del rallentamento della diffusione tecnologica può essere costituita dal minore dinamismo delle imprese, ovvero dall’entità del fenomeno della “distruzione creativa”. Poiché le imprese giovani e in forte crescita possono rappresentare un essenziale motore di innovazione (anche esercitando pressione sui soggetti già esistenti affinché introducano innovazioni e divengano più produttivi, nonché accelerando la riallocazione del lavoro), la letteratura individua un nesso significativo fra il tasso di ingresso delle imprese nel mercato e la creazione e diffusione di tecnologie23. Benché dati comparabili tra paesi sulle chiusure e aperture di imprese non siano disponibili per l’intera area dell’euro, le statistiche riguardanti gli UE-14 indicano una tendenza discendente del tasso di “ricambio” delle imprese (vale a dire il processo di sostituzione delle società che abbandonano il mercato con nuovi operatori); un’evoluzione analoga è stata registrata anche negli Stati Uniti (cfr. grafico 11).

Il dinamismo delle imprese influisce sull’allocazione del capitale e/o del lavoro tra esse e può quindi esercitare un impatto diretto sulla crescita della produttività del lavoro a livello infrasettoriale. Una determinante significativa dell’espansione della produttività del lavoro è costituita dal grado di efficienza con cui tali input produttivi sono distribuiti tra le varie imprese, anche all’interno della stessa divisione settoriale (“efficienza allocativa”)24. Vista l’eterogeneità tra i risultati

23 Cfr. ad esempio Haltiwanger, J., Jarmin, R., Kulick, R. e Miranda, J., “High growth young firms: contribution to job, output and productivity growth”, unpublished manuscript, 2016; Baumann, U., e Vasardani, M., “The slowdown in US productivity – what explains it and will it persist?”, Bank of Greece

Working Paper Series, n. 215, novembre 2016.

24 Cfr. l’articolo Eterogeneità tra imprese e competitività nell’Unione europea nel numero 2/2017 di questo Bollettino.

Grafico 11

Ricambio delle imprese negli Stati Uniti e in Europa

(somma dei tassi di apertura e di chiusura delle imprese)

17 19 21 23 17,0 17,5 18,0 18,5 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

UE-14 (scala di sinistra) Stati Uniti (scala di destra)

Fonte: elaborazioni della BCE basate su dati di US Census Bureau e di Eurostat.

Note: gli UE-14 comprendono i paesi che avevano aderito all’UE nel 1995 ad eccezione della Grecia (per mancanza di dati). Il 2006 è il primo esercizio per cui sono disponibili dati completi per tutti gli UE-14.

66 BCE Bollettino economico, numero 3 / 2017 – Articoli

Il rallentamento della produttività nell’area dell’euro: un confronto con il contesto mondiale

delle imprese, è possibile ottenere significativi incrementi della produttività del lavoro aggregata riallocando risorse (ad esempio forza lavoro e capitale) dalle realtà scarsamente produttive a quelle altamente produttive; secondo alcune ricerche, tale fenomeno può determinare anche metà della crescita della produttività del lavoro aggregata25. L’indicatore più utilizzato (benché imperfetto) delle distorsioni nell’allocazione del capitale e del lavoro è rappresentato dalla dispersione del prodotto marginale del capitale e del lavoro tra imprese di un medesimo settore26. Alla base di questa misura vi è l’idea che, per conseguire l’efficienza allocativa in un particolare settore nel quale si ipotizza che le imprese sostengano gli stessi costi marginali, le risorse dovrebbero passare da un operatore all’altro sino a portare in pareggio la produttività marginale degli input. Nondimeno, la presenza di attriti nei mercati del lavoro, dei beni e servizi e del credito può ostacolare la riallocazione e frenare così in misura significativa l’evoluzione della produttività del lavoro.Tanto più ampia è la dispersione del prodotto marginale del capitale e del lavoro, tanto più gravosi gli effetti sulla crescita della produttività del lavoro aggregata.

In diversi paesi dell’area dell’euro vi sono evidenze di una crescente

inefficienza dell’allocazione del capitale, rispetto alla dinamica più stagnante delle distorsioni nell’allocazione del lavoro. Se si considerano nuovamente i dati tra paesi e settori di CompNet, la distorsione nell’allocazione del capitale sembra essere in rialzo dai primi anni 2000 nella maggior parte delle economie dell’area per

25 Le stime dell’importanza relativa di queste componenti della crescita della PTF dipendono fortemente dal paese, dal settore, dal periodo e dalla metodologia di scomposizione utilizzata. Le percentuali indicative qui riportate si basano su una selezione di studi riguardanti il settore manifatturiero statunitense, tratta da Gamberoni, E., Giordano, C. e Lopez-Garcia, P., “Capital and labour (mis) allocation in the euro area: some stylized facts and determinants”, Working Paper Series, n. 1981, BCE, novembre 2016.

26 Cfr. Hsieh, C.-T. e Klenow, P.J., “Misallocation and manufacturing TFP in China and India”, The

Quarterly Journal of Economics, vol. 124, numero 4, novembre 2009, pagg. 1403-48.

Grafico 12

Andamenti delle distorsioni nell’allocazione del capitale e del lavoro in sei paesi dell’area dell’euro nel periodo 2002-2013

(medie ponderate della dispersione del prodotto marginale tra imprese di uno stesso settore; 2002 = 100)

0,4 0,6 0,8 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Belgio Spagna Francia Italia Slovacchia Finlandia

a) Distorsioni nell’allocazione del capitale

0,4 0,6 0,8 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

b) Distorsioni nell’allocazione del lavoro

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Il rallentamento della produttività nell’area dell’euro: un confronto con il contesto mondiale

cui i dati sono disponibili (ad eccezione della Slovacchia; cfr. grafico 12, riquadro a)). Questa tendenza ascendente, inoltre, è trainata principalmente dai settori dei servizi. Contemporaneamente, le distorsioni nell’allocazione del lavoro sono aumentate in misura molto meno marcata (cfr. grafico 12, riquadro b), registrando persino una lieve diminuzione nel caso della Spagna. Tendenze analoghe sono state osservate sia per il capitale sia per il lavoro in altre economie mature, tra cui gli Stati Uniti e il Giappone27.

Nel documento Numero 3 / 2017 (pagine 63-68)