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3.1 - Quadro di riferimento

La progettazione del nuovo sistema di contabilità nazionale si è dovuta confrontare con una realtà economica in continua evoluzione. Per catturare tale complessità, da un punto di vista delle analisi sui settori di attività economica, risulta di cruciale importanza la scelta della classificazione da adottare. Una parte non trascurabile di tale innovazione è stata colta dalla nuova classificazione europea Nace rev. 1.1 (la cui versione italiana è l’Ateco 2002) che ha

soppiantato la precedente Nace Rev. 1 (compatibile con la classificazione nazionale Ateco

1991).1

Dal punto di vista degli aggregati economici dal lato dell’offerta, annualmente vengono diffusi i dati relativi alla produzione e al valore aggiunto e, quindi, per differenza si possono

ricavare i costi intermedi. .In particolare, i dati del valore aggiunto e della produzione sono

calcolati nelle versioni: prezzi base; prezzi al produttore e costo dei fattori.

Il primo aspetto da affrontare per quanto riguarda il calcolo degli aggregati dell’offerta di contabilità nazionale ha riguardato il dettaglio settoriale da utilizzare. Sebbene le stime di contabilità nazionale si fondino su informazioni al massimo grado di dettaglio e, in alcuni casi, fanno ricorso anche all’elaborazione di dati individuali, è, comunque, importante fissare una disaggregazione massima in base alla quale è possibile analizzare il quadro macroeconomico nel suo complesso. Fondandosi sui passi metodologici della procedura italiana, che verrà spiegata diffusamente nel corso del presente capitolo, ciò si traduce nell’individuazione della

* Paragrafo: 3.1, 3.3, 3.4, 3.15.7, 3.17.1, S. Maresca Paragrafo: 3.2, 3.5.2, F.Moauro Paragrafo: 3.6, 3.13, 3.25.2, 3.27 C.Pascarella Paragrafo:3.5.1, 3.5.1.1-3.5.1.4, 3.6.2 A. Puggioni Paragrafo: 3.5.1.6 , 3.5.1.6.1, 3.5.1.6.2 F. Foschi Paragrafo: 3.5.1.5, 3.5.1.5.1, 3.5.1.5.2 A. Faramondi Paragrafo: 3.6.1, A. Baldassarini Paragrafo: 3.7, 3.8, D. Ciaccia

Paragrafo: 3.9, 3.11 A. Milani – G.Greca Paragrafo: 3.10, P. Dolfi Paragrafo: 3.12, 3.13 R. Piergiovanni Paragrafo: 3.14, 3.15.2, 3.15.3, 3.15.4, 3.15..5, 3.15.8, 3.19.2, 3.20.2, 3.21.2, L.Amilcare Paragrafo: 3.15.1, 3.15.6, 3.19.2 M. Montella Paragrafo: 3.15.9, 3.16.4, 3.17, 3.21.2 C. Squarcio Paragrafo: 3.16, T.Nardone Paragrafi: 3.18.1.1, 3.18.1.2. 3.27.5.1. D. Collesi Paragrafi: 3.18.1.3, 3.19.1.1, 3.20.1.1, 3.21.1.1 D. Guerrucci Paragrafi: 3.19.1.2, 3.19.1.2.1, 3.19.1.2.2, 3.19.1.2.3, 3.19.1.2.4, 3.19.1.2.5, 3.19.1.2.6, 3.19.1.2.7, 3.20.1.2 , 3.21.1.2, 3.27.5.2 S. Riccioni Paragrafo:3.13, 3.22, N. Di Veroli Paragrafo: 3.23, L. Bracci Paragrafi: 3.24, 3.25.1 M. Marotta Paragrafi: 3.26 F. Fiorani

Paragrafo: 3.27 C. Pascarella, D. Collesi (§ 3.27.5.1), A. Agostinelli (§ 3.27.5.2); hanno altresì collaborato: D. Ciaccia, F. Moauro, L. Esposito, M. Jommi

Paragrafo: 3.28, S.Mantegazza

1 A proposito si veda Istat. Classificazione delle attività economiche. Roma: Istat, 2002 (Metodi e norme, n. 18) e Istat.

classificazione in base alla quale si effettua il riporto all’universo dei dati delle indagini, si completano le integrazioni necessarie per convertire i dati in accordo con le definizione del

Sec95 e si realizza il bilanciamento dei dati della domanda e dell’offerta.2 Tale disaggregazione

è rappresentata da 101 branche, cosi come sono descritte nel paragrafo 10.1, nello stesso paragrafo sono illustrate anche le motivazione che hanno condotto a un simile raggruppamento della classificazione Nace rev. 1.1.

La Nace rev. 1.1 è prettamente orientata a considerare le caratteristiche delle attività economiche svolte, prescindendo dalla forma giuridica, dal titolo di possesso o dalla conduzione dell’impresa che la esercita. Da un punto di vista del calcolo, però, è importante individuare, all’interno di ciascun settore di attività economica i differenti soggetti che vi possono operare. A tal fine, all’interno di ciascuna branca è stata prevista l’esistenza dei seguenti segmenti

produttivi.3

• Imprese market;

• Produttori per proprio uso finale; • Pubblica amministrazione market; • Pubblica amministrazione non market; • Istituzioni sociali private market;

Istituzioni sociali private non market.

Mentre il segmento delle imprese market risulta diffuso in tutto il sistema economico (ad eccezione della pubblica amministrazione e difesa), gli altri settori risultano particolarmente concentrati in alcune branche e, quindi, il loro trattamento verrà specificamente messo in evidenza nei paragrafi dedicati agli aspetti settoriali (paragrafo 3.7 – 3.22).

Per avere una visione d’insieme della rilevanza quantitativa dei differenti segmenti produttivi si rimanda alla figura 3.1; dalla quale si ricava che l’84.9% del valore aggiunto dell’economia italiana è prodotto dalle imprese market e dai produttori per proprio uso finale, il 13,3% dalla Pubblica amministrazione non market, mentre le istituzioni sociali private (market e

non market) e la Pubblica amministrazione market presentano delle quote di mercato

rispettivamente pari a 1,2% e 0,7.

Per quanto riguarda la realtà italiana risulta molto importante considerare l’aspetto “dimensionale” delle imprese market. A tal fine il metodo di calcolo si fonda su differenti classi di ampiezza, definite in base al numero degli addetti occupati nell’impresa. Rispetto alla precedente revisione generale le classi dimensionali sono state portate da otto a sei: 1-5, 6-9, 10-19, 20-99, 100-249, 250 e oltre. Per individuare queste classi sono stati presi in considerazione differenti vincoli, dettati da:

• definizioni dell’Unione europea che individuano come piccole e medie le imprese che occupano meno di 250 addetti;

• principali caratteristiche delle indagini Istat dove sono considerate piccole e medie le imprese con meno di 100 addetti;

• la differente numerosità delle varie classi dimensionali.

2 Esistono delle eccezioni alla procedura generale, nel senso che alcune operazioni vengono effettuate a livello di dettaglio più fine. Tali eccezioni verranno trattate nei paragrafi dedicati alle stime settoriali (3.7-3.22).

Figura 3.1 - Scomposizione del valore aggiunto nei differenti segmenti produttivi – Anno 2000

Per avere un riscontro quantitativo della rilevanza di ciascuna classe dimensionale si rimanda alla figura 3.2, dalla quale appare in tutta evidenza la forte polarizzazione che caratterizza la struttura produttiva italiana. Dalla figura risulta, infatti, che il 36% del valore aggiunto delle imprese market viene prodotto da imprese con meno di 6 addetti e il 25% da quelle con 250 e più. Ma, la specificità preminente della struttura dimensionale dell’industria italiana è dettata dal fatto che la sua ossatura portante si fonda sulle imprese di piccola e media dimensione, dato che il 56% del valore aggiunto è prodotto da unità che impiegano meno di 20 lavoratori. L’evidenza empirica conduce a ribadire l’importanza di considerare un elevato numero di classi di addetto per realizzare le stime di contabilità nazionale. In particolare, risulta molto importante la suddivisione delle piccole e medie imprese (fino a 99 addetti) in quattro differenti classi dimensionali.

Figura 3.2 - Scomposizione del valore aggiunto delle imprese market per classi dimensionali Anno 2000

84,9 0,7

13,3 1,2

Imprese Market P. A. Market P. A. non Market I. S. P. Market e non Market

1-5 36% 6-9 8% 10-19 12% 20-99 13% 100-249 6% 250 e oltre 25%

Per quanto riguarda il calcolo degli aggregati dell’offerta, uno strumento molto importante è rappresentato dall’Archivio statistico delle imprese attive (Asia). Questo consente di seguire, a cadenza annuale, l’evoluzione dell’apparato produttivo del Paese, attraverso la conoscenza di tutte le unità economiche operanti sul territorio, utilizzando le informazioni desumibili dagli archivi amministrativi e statistici. Le unità statistiche oggetto di registrazione in Asia sono le imprese e le istituzioni attive in senso economico e le relative unità locali. Gli input utilizzati nell’impianto e nell’aggiornamento di Asia appartengono alle seguenti tre diverse tipologie di fonti:

• grandi archivi amministrativi (Ministero delle finanze, Camere di commercio, Istituto nazionale di previdenza sociale, Istituto nazionale per l’assicurazione degli incidenti sul lavoro, eccetera);

• enti pubblici e privati che gestiscono sub-archivi inerenti a specifici settori di attività economica (Associazione bancaria italiana, Banca d’Italia, Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici, eccetera);

• indagini statistiche che l’Istat effettua sulle imprese.

Le fonti al punto 3 esercitano un effetto di feedback nei confronti dell’archivio. Infatti, queste ultime si fondano sull’archivio per quanto riguarda la parte anagrafica, ma contribuiscono anche ad aggiornarlo sulla base delle informazioni raccolte direttamente presso le imprese.

La disponibilità di Asia contribuisce ad una elevata qualità delle rilevazioni statistiche condotte presso le imprese. Tra queste è opportuno ricordare la rilevazione sul sistema dei conti

delle imprese (Sci) che è l’indagine totale sulle imprese di maggiore dimensione e la rilevazione

sulle piccole imprese e sull’esercizio di arti e professioni che invece è campionaria e viene condotta su quelle di minore dimensione (Pmi). Le indagini sulle imprese costituiscono insieme

ai dati sui bilanci delle società di capitale, la principale base informativa su cui si fonda gran

parte del calcolo dell’offerta di contabilità nazionale (per i dettagli sui dati di base si rinvia al paragrafo 3.5.1).

Valore aggiunto ai prezzi base, produzione ai prezzi base e consumi intermedi. Anno 2000 (milioni di

euro correnti)

Valore

aggiunto Produzione intermediConsumi

Agricoltura. caccia e silvicoltura 28.476 45.521 17.045

Pesca. piscicoltura e servizi connessi 1.281 1.964 683

Estrazione di minerali 5.224 8.668 3.444

Attività manifatturiere 223.062 791.204 568.143

Distribuzione di energia elettrica. di gas. di vapore e acqua calda 20.956 54.786 33.830

Costruzioni 53.224 138.840 85.615

Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli. motocicli e di beni personali e per la casa 135.419 307.615 172.195

Alberghi e ristoranti 41.586 85.311 43.726

Trasporti. magazzinaggio e comunicazioni 77.665 182.541 104.877

Intermediazione monetaria e finanziaria 49.802 86.803 37.001

Attività immobiliari. noleggio. informatica. ricerca. altre attività professionali ed imprenditoriali 213.407 301.444 88.037 Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 63.068 89.311 26.243

Istruzione 52.274 62.621 10.346

Sanità e altri servizi sociali 57.169 84.262 27.094

Altri servizi pubblici. sociali e personali 32.205 64.377 32.172

Servizi domestici presso famiglie e convivenze 9.219 9.219 0

3.2 - Valutazione

La stima della produzione delle branche di contabilità nazionale è scomponibile nelle seguenti tre fasi:

• elaborazione delle stime iniziali;

• bilanciamento con i dati della domanda all’interno di uno schema di tavole supply e use; • determinazione delle stime finali.

Riguardo ai consumi intermedi, invece, le stime iniziali, ricavate dai dati di spesa delle imprese e delle istituzioni, subiscono un aggiustamento preliminare di riconciliazione con le stime indipendenti relative alle risorse destinabili a impieghi intermedi (si veda il paragrafo 3.28). I valori definitivi dei consumi intermedi (e quindi anche del valore aggiunto) risultano poi dal bilanciamento finale negli stessi schemi input-otput in cui convogliano tutte le stime iniziali di contabilità nazionale tra cui anche la produzione.

Per realizzare le stime iniziali di produzione e consumi intermedi del settore imprese market si seguono i seguenti quattro approcci fondati:

• sui dati di output dichiarati dalle imprese, cioè i dati relativi agli introiti derivati da dati di bilancio;

• sui dati di spesa; ovvero rilevati utilizzando i dati degli acquisti delle famiglie o dalle spese sostenute da imprese ed istituzioni;

• sul calcolo quantità per prezzo;

• sulla remunerazione dei fattori che concorrono al processo produttivo.

Ciascuno dei quattro metodi presenta degli specifici punti di forza e di debolezza e, pertanto, fatti salvi i casi specifici nei quali il Sec95 impone di seguire un determinato metodo (come nel caso delle attività non market), generalmente un approccio viene preferito all’altro quando se ne riscontra la maggiore affidabilità in termini di rappresentatività delle fonti e di attendibilità dei dati. Per una visione di insieme degli approcci seguiti si rimanda al prospetto riportato nel paragrafo 3.4.

E’ opportuno far presente che il metodo a) è quello prevalentemente seguito per il settore

market dell’economia, mentre il metodo d) costituisce il riferimento per la stima delle attività non market. In tutti questi casi la valutazione di output a cui si perviene si riferisce al valore di

branca di attività economica, poiché ottenuto utilizzando fonti statistiche d’impresa. Per ciascuna branca si determina così la stima iniziale del totale delle relative colonne della matrice della produzione (si veda il paragrafo 3.27).

Per le attività market di alcuni segmenti produttivi particolari si utilizza il metodo b) (locazione), o il metodo c) (agricoltura e energia). Rispetto a queste la valutazione di output costituisce il valore della produzione in termini di prodotto, che costituisce il totale di riga della matrice della produzione. Infine, per le stime della branca delle costruzioni si adotta un metodo ‘misto’, risultando esse dal bilanciamento delle stime preliminari effettuate dal lato della produzione (metodo a) e della spesa (metodo c).

Per il suo carattere generale, in questa sezione viene illustrata la metodologia seguita per l’approccio a), rimandando la descrizione degli altri metodi alle sezioni dedicate agli aspetti settoriali.

L’approccio fondato sui dati di output rilevati presso le imprese presenta sostanzialmente due punti di forza:

• consente di raccogliere i dati con un dettaglio analitico sufficientemente elevato da garantire una buona approssimazione ai concetti e alle definizioni di contabilità nazionale;

dei propri bilanci, garantisce una rappresentazione fedele della realtà economica “emersa” del paese.

Il punto 2 mette, anche, in luce un aspetto di debolezza dell’approccio. Infatti, i dati rilevati per mezzo di questo approccio risultano essere consistenti con quelli dichiarati alle autorità

fiscali4 e, pertanto, sono affetti da una distorsione imputabile al fenomeno dell’evasione fiscale.

In questo senso si può affermare che i dati di output dichiarati dalle imprese rappresentano fedelmente la realtà “emersa” dell’economia, cioè ignorano qualsiasi integrazione riguardante l’evasione fiscale. Essendo consapevole di questa realtà, la contabilità nazionale ha predisposto una procedura tale che consente di integrare le realtà “emerse” con quelle “sommerse” (a questo proposito si veda, in particolare, il paragrafo 3.6).

La fonte principale dei dati utilizzati per questo metodo è rappresentata dalle indagini annuali sul sistema delle imprese, a proposito si veda il paragrafo 3.4 e il capitolo 11. Dai dati rilevati presso le imprese si ricavano i valori relativi alla produzione e ai costi intermedi. Il primo aggregato è valutato ai prezzi al produttore, includendo le imposte sui prodotti e le altre imposte sulla produzione al netto dell’Iva. I costi, invece, sono valutati ai prezzi d’acquisto, in quanto comprensivi delle spese di trasporto, dei margini commerciali e di trasporto fatturati separatamente dal produttore. La stima iniziale del valore aggiunto è ottenuta per differenza tra i due aggregati.

In questa fase della procedura si verifica l’accuratezza delle fonti informative dal punto di vista statistico e la rispondenza delle definizioni degli aggregati rilevati rispetto alle direttive del Sec95. Nel Prospetto 3.1 si illustrano i principali aggregati derivati dall’indagine per calcolare la produzione ed i costi intermedi e, quindi, per differenza il valore aggiunto.

Prospetto 3.1 - Principali aggregati derivati dall’indagine che concorrono a determinare la produzione e i costi intermedi

Ricavi =

(+) vendite di prodotti fabbricati dall’impresa (+) vendite di merci acquistate e rivendute senza trasformazione

(+) lavorazioni per conto terzi (+) lavorazioni su ordinazione di terzi (+) attività di intermediazione (+) introiti lordi del traffico (+) prestazione di servizi a terzi

(+) incremento di capitali fissi per lavori interni

(Variazione delle rimanenze (finali meno iniziali) =

(+) prodotti finiti

(+) prodotti in corso di lavorazione (+) merci da rivendere senza trasformazione

Produzione ai prezzi al produttore =

(+) ricavi

(+) variazione delle rimanenze (+) introiti per Royalties e brevetti

(-) acquisti di merci da rivendere senza trasformazione

Acquisti di beni =

(+) materie prime sussidiarie e di consumo (+) prodotti energetici

Acquisti di servizi =

(+) lavorazioni eseguite da terzi (+) altre lavorazioni (+) trasporto di merci (+) altri trasporti (+) servizi di intermediazione (+) pubblicità e propaganda (+) studi e ricerche (+) consulenze (+) servizi di informatica (+) q * premi di assicurazione (a) (+) smaltimento di rifiuti

(+) spese bancarie al netto degli interessi passivi (+) altri servizi

Costi sostenuti per il godimento di beni di terzi =

(+) fitti passivi

(+) quote di leasing operativo (b)

(+) canoni per licenze d’uso di royalties e brevetti (+) altri fitti passivi

(+) canoni per la locazione di beni strumentali

Oneri diversi di gestione =

(+) formazione del personale (+) compensi agli amministratori (+) altri costi di gestione (a) e (b): Vedi note a pagina successiva

4 A proposito si veda Istat (1998).

Prospetto 3.1 segue - Principali aggregati derivati dall’indagine che concorrono a determinare la

produzione e i costi intermedi

Variazione delle rimanenze (iniziali meno finali) =

(+) materie prime sussidiarie e di consumo

Costi intermedi

(+) acquisti di beni (+) acquisti di servizi

(+) costi sostenuti per il godimento di beni di terzi (+) oneri diversi di gestione

(+) variazione delle rimanenze VALORE AGGIUNTO AI PREZZI AL PRODUTTORE =

(+)PRODUZIONE AI PREZZI AL PRODUTTORE (–) COSTI INTERMEDI

(a) Il parametro q consente di individuare i premi netti di assicurazione. Esso viene stimato per il totale dell’economia e applicato a ciascuna branca.

(b) Vedi nota 5

La tabella illustra lo schema generale, si rinvia ai paragrafi settoriali per evidenziare i casi particolari. È da notare che, in questa fase, non si effettuano tutte le correzioni necessarie per soddisfare le esigenze del Sec95, ma solo quelle che si individuano con precisione dai questionari delle imprese. Le ulteriori integrazioni vengono effettuate in una fase successiva, a

proposito si rimanda al paragrafo 3.3.5

Dopo aver effettuato tali elaborazioni si calcolano i valori pro capite che vengono riportati

all’universo di contabilità nazionale utilizzando le unità di lavoro.6 Questa operazione avviene ad

un livello di disaggregazione settoriale di 101 branche e per 6 classi dimensionali di impresa individuate nel paragrafo precedente.

Questa procedura standard che viene utilizzata diffusamente per le stime iniziali della produzione e dei consumi intermedi del settore imprese market viene amplificata per alcuni settori dei servizi per i quali la disaggregazione settoriale scende ad un livello più fine raggiungendo le 3 e in alcuni casi le 4 cifre della Nace Rev. 1.1 (per i dettagli si rinvia ai paragrafi 3.14, 3.15, 3.17, 3.19-3.21).

Come apparirà più chiaramente in seguito, il riporto all’universo tramite le unità di lavoro svolge un ruolo cruciale per il calcolo degli aggregati di contabilità nazionale, in quanto contribuisce sia ad assicurare l’esaustività delle stime dell’offerta sia a trasformare i dati classificati secondo l’impresa in dati classificati in base all’unità di attività economica locale (local Kau).

In una fase successiva, si aggiungono i dati delle imprese market non calcolati per mezzo della procedura illustrata al punto precedente ottenendo la versione iniziale della produzione ai prezzi al produttore e dei consumi intermedi per il totale delle imprese market.

5 Fra le correzioni necessarie per soddisfare le esigenze del Sec95 che si individuano con precisione dai questionari delle imprese, rientrano quelle relative alle quote di leasing pagate nell’anno. Tali correzioni mirano a considerare nei costi intermedi solo le quote di “leasing operativo”. Esse sono realizzate utilizzando le informazioni presenti nelle rilevazioni sui conti delle imprese (Sci – grandi imprese e Pmi – piccole e medie imprese). Nella parte “B - costi della produzione” della Sezione 1 “Conto economico”, il questionario Sci , rileva le “Quote di leasing relative a fabbricati strumentali” (cod. 12302) e le “Quote di leasing per beni strumentali diversi dagli immobili” (cod. 12305); il questionario Pmi, rileva tutto in un’unica voce “Quote di leasing” (cod. 12302). Inoltre, in entrambi i questionari, sono rilevate nella Sezione 6 “Altri dati”, le “Quote di leasing finanziario pagate nell’esercizio” (cod. 61260). Coerentemente con il Sec95 (allegato 2), si considerano nella stima dei costi intermedi solamente le quote di “leasing operativo”, ottenute come differenza tra il totale delle quote di leasing e le quote di leasing finanziario pagate nell’esercizio.

Più precisamente:

in Sci: Leasing operativo = cod.12302 + cod.12305 – cod.61260; in Pmi: Leasing operativo = cod.12302 – cod.61260.

Le stime preliminari della produzione delle imprese market vengono utilizzate come vincolo del totale di colonna della matrice della produzione dello stesso segmento economico. I valori di cella della matrice risultano da una struttura di pesi ricavata secondo la metodologia descritta nel paragrafo 3.27. Infine, alla matrice delle imprese market si sommano le matrici degli altri segmenti produttivi per ottenere la stima preliminare della matrice della produzione del totale economia.

Le elaborazioni successive dei dati d’offerta seguono da questo momento in poi un percorso differenziato: la matrice della produzione del totale economia viene inserita direttamente all’interno di uno schema di tavole supply e use; i dati preliminari dei costi intermedi di branca, invece, passano per una fase di pre-bilanciamento con le corrispondenti valutazioni effettuate in base alla disponibilità di beni intermedi (paragrafo 3.28). I valori risultanti entrano a questo punto nello schema supply e use di bilanciamento finale.

Si noti che l’indipendenza tra stime dal lato della domanda e dell’offerta attiene sia le fonti statistiche che i metodi di calcolo. Il confronto tra le due stime costituisce un passo molto importante per quanto riguarda l’analisi dell’esaustività dei conti nazionali, in quanto consente di realizzare un controllo di coerenza molto stringente. Le stime della domanda e dell’offerta vengono infine bilanciate con l’algoritmo tipico utilizzato in contabilità nazionale, dando luogo alle stime finali.

Figura 3.3 Schema generale di calcolo dell’offerta di contabilità nazionale

1. Dati di Base: rilevati tramite le indagini condotte sulle imprese

2a. Stime iniziali imprese market: trasformazione dei dati di base per

soddisfare le definizioni di contabilità nazionale

4. Riconciliazione delle

stime iniziali dell’offerta e della domanda

3 Stime iniziali di contabilità nazionale di produzione e consumi

intermedi: si aggiungono al punto 2b gli altri segmenti produttivi e le

componenti del Sec95 calcolate separatamente.

2b Stime iniziali imprese market: si aggiungono i settori non calcolati

tramite i dati rilevati al punto 1

5 Stime finali di contabilità nazionale

3a Riconciliazione preliminare delle

stime iniziali dei consumi intermedi dal lato dell’offerta e della domanda

3b Stime pre-bilanciate dei consumi intermedi

3.3 - Passaggio dai concetti amministrativi e di contabilità privata ai concetti di contabilità nazionale del Sec95

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