• Non ci sono risultati.

ARCHITETTURA E INDUSTRIA

2.1 MODERNITÀ LITICHE

2.2 ARCHITETTURA E INDUSTRIA

La nuova costruzione in pietra in Francia (1920-1940).

Le tecniche costruttive in pietra riportate nei manuali francesi pubblicati tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento costituiscono il punto d’arrivo di un lento ma costante affinamento tecnologico protrattosi per tutto il XIX secolo. Alla base di questo processo c’è stato un progresso tecnico e scientifico che ha permesso una prima messa a punto degli elementi costruttivi lapidei in termini di efficienza meccanica, fino alla progettazione di tali elementi, riducendo e ottimizzando le sezioni resistenti e gli spessori minimi. L’attività edificatoria si trasformò rapidamente da una pratica convenzionale, legata cioè alla tradizione e ai mestieri, verso una cultura tecnologica prescrittiva, nella quale le operazioni erano classificate e poste in una sequenza logica in vista di una loro ripetibilità278.

Parallelamente a questo si verificò un sempre maggiore e rapido inserimento dei nuovi materiali industriali (profilati metallici e prefabbricati in laterizio o in cemento) e di tecniche provenienti dall’ingegneria meccanica (chiodature e saldature) e dalla chimica (additivi, vernici e surrogati dei materiali naturali). Tuttavia l’elemento che maggiormente ha influito sulla costruzione fu l’affermarsi e il diffondersi del calcestruzzo, inizialmente impiegato come ‘pietra artificiale’, economico ripiego di quella naturale, e successivamente sfruttato come principale materiale per elementi strutturali, in questo caso armato con barre metalliche279. L’impiego di questo nuovo materiale consentiva, attraverso un controllo progettuale degli elementi costruttivi sia dal punto di vista della forma che della composizione, di raggiungere, con l’ottimizzazione delle le sezioni resistenti, un risparmio ancora maggiore del materiale; cosa che non era più possibile con la

      

278

Sull’evoluzione delle tecniche costruttive, sull’industrializzazione del settore edile e dei canteri nella Francia tra Ottocento e Novecento: H. Poupée, Le Progrès technique dans le bâtiment au XIXème siècle, Institut National de la Propriété Industrielle, Paris, 1958; J.-B.Ache, Les techniques de construction des bâtiments, in M.Daumas (a cura di), Histoire générale des techniques. Tome V: Les techniques de la civilisation industrielle, Presses Universitaires de France, Parigi:, 1979, pp. 234-49; G.Ribeill, Aperçu sommaire sur la rationalisation et l'industrialisation du bâtiment dans l'entre-deux-guerres, in Le travail en chantiers, PCH, Parigi, 1985; F.Monterrat, Les entreprises du Bâtiment face à la rationalisation du travail des ouvriers de chantier dans l'entre- deux-guerres: une présentation critique, in Histoire des Métiers du Bâtiment aux XIXème et XXème siècles, Atti del Congresso Plan Construction et Architecture, Parigi, 1989; A.Beltran, P.Griset, Histoire des techniques aux XIXème et XXème siècles, A.Colin Ed., Paris, 1990; A.Guillerme, Les matériaux de construction, in La revue du Musée des arts et métiers, n° 17, dicembre 1996, pp. 4-11; D.Woronoff, La France industrielle. Gens d’ateliers et des usines, Ed. Du Chéné, Parigi, 2003.

279

Sulla nascita e l’affermazione del cemento armato: P.Collins, La visione di una nuova architettura: saggio su Auguste Perret e i suoi precursori, Il Saggiatore, Milano, 1965. Nel testo, pur secondo una visione teleologica volta a spiegare l’opera di Auguste Perret, ripercorre analiticamente le fasi che hanno visto lo sviluppo del cemento armato, con particolare riferimento alla Francia e all’Inghilterra.

pietra naturale. Questo tuttavia non determinò la scomparsa della costruzione di elementi strutturali in pietra, ma una lunga coesistenza con il cemento, che ha visto un progressivo spostamento della costruzione muraria verso ruoli secondari dal punto di vista statico, mantenendo invece un ruolo di primo piano nella definizione formale dell’architettura, almeno fino agli anni ’20 del Novecento, quando si iniziarono ad accettare le qualità estetiche del calcestruzzo a vista280.

[56]

Il comune denominatore di queste trasformazioni in termini di materiali e di tecniche è il processo di razionalizzazione economica della costruzione che, iniziata verso la metà dell’Ottocento, crescerà di intensità e di rapidità sul finire del secolo. Questo fenomeno è strettamente legato alle trasformazioni politiche e sociali del XIX secolo, che hanno visto l’ascesa economica della borghesia; quest’ultima diventò rapidamente il principale committente dell’architettura, anche in qualità di promotore economico, soprattutto nel settore dell’edilizia residenziale. Quello delle costruzioni edili diventò dunque il settore nel quale vennero applicati in maniera più diffusa i principi dell’economia capitalista. L’innovazione tecnologica ed il processo di razionalizzazione sono infatti strettamente connessi alla legge del profitto: l’economia dei tempi e dei materiali ottenibile attraverso un processo di ottimizzazione delle diverse fasi di lavorazione dei materiali e della posa in opera è infatti alla base dell’aumento del margine di profitto dell’iniziativa. Nel 1909 Gilbreth e Taylor, nel saggio Bricklaying System, sostennero che la razionalizzazione del processo costruttivo, sia in termini di impiego e lavorazione dei materiali, che di direzione scientifica dell’impresa, è l’unica via per abbassare i costi di costruzione281. Su questo

      

280

Lo stesso Perret, grande sostenitore dell’impiego del nuovo materiale, nella costruzione del Théâtre des Champs-Elysées (1911), uno dei primi edifici che facevano uso del telaio in cemento armato, rivestì i prospetti con sottili lastre di marmo di Borgogna, impiegando una tecnica costruttiva che prevedeva la realizzazione contemporanea della struttura muraria retrostante e del paramento esterno. P.Collins, La visione di una nuova architettura, op.cit, pp.166-170; G.Fanelli, R.Gargiani, Il principio del rivestimento, op.cit., pp.201-203.

281

Taylor e Gilbreth proponevano un’organizzazione del lavoro tale che tutti i movimenti degli operai si susseguissero in funzione di piani predisposti, secondo il principio che “non i movimenti

175

aspetto il sociologo Sigfried Kracauer scrisse nel 1929 «Da quando esiste il capitalismo all’interno dei suoi confini c’è sempre stata razionalizzazione, intesa come l’applicazione di tutti i mezzi offerti dalla tecnica e dalla pianificazione per elevare il livello dell’attività economica, e quindi per incrementare la produzione dei beni, diminuire il loro prezzo e migliorarne anche la loro qualità»282. Questa tendenza al controllo scientifico del processo produttivo in vista di una sua ottimizzazione economica, caratterizzò la ricostruzione delle regioni devastate dalla guerra in Francia, nel corso degli anni ’20, ma si rese ancora più necessaria quando, a seguito della crisi del 1929, le difficoltà economiche imposero la necessità trovare un modo di produzione quanto più veloce ed economico.

Queste trasformazioni di ordine economico possono essere chiaramente lette nell’evoluzione e nella diffusione delle tipologie edilizie durante il Secondo Impero e la Terza Repubblica. Se da un lato la costruzione, nel corso del XIX secolo, dei grandi edifici pubblici e delle strutture erette per le Esposizioni Universali ha rappresentato l’occasione per sperimentare soluzioni tecnologiche inedite, soprattutto nell’impiego dei nuovi materiali industriali, dimostrando così il progresso raggiunto dalla Francia, dall’altro lato è stata la costruzione di un gran numero di edifici commerciali, per uffici e di immobili d’affitto costruiti negli stessi anni, che ha permesso sia la razionalizzazione degli elementi lapidei che una rapida messa a punto della tecnologia del cemento armato, consentendone la loro rapida diffusione.

La costruzione dei grandi edifici commerciali, per uffici e, soprattutto per numero, delle case d’affitto, ha costituito il settore di maggiore investimento per la borghesia imprenditoriale e quindi il principale terreno di applicazione delle teorie economiche capitaliste. Benché la casa d’affitto non fosse una novità assoluta, l’immeuble de rapport283 si diffuse soprattutto a partire dalla metà del XIX secolo, raggiungendo una conformazione tipologica – dettata dalle esigenze speculative e regolata dalle rigide norme urbane del Piano Haussmann – che rimarrà pressoché immutata per circa un secolo. Con il rapido progresso delle tecnologie questa tipologia mutò la sua fisionomia, soprattutto a seguito dell’introduzione generalizzata del telaio in cemento armato, che rese possibile una differente articolazione e apertura della facciata su strada e una nuova suddivisione tra elementi portanti ed elementi portati.

Ad un livello più generale queste trasformazioni determinarono una profonda variazione nella concezione dell’edificio e nella classificazione dei suoi principali elementi costruttivi. A partire dalla fine dell’Ottocento si iniziò ad affermare una nuova suddivisione di natura ‘funzionale’, secondo cui l’edificio viene scomposto in elementi portanti (muri di sostegno, strutture a telaio), in elementi di chiusura

        più veloci, ma i meno numerosi fanno lavoratori di prima classe”. Questo processo volto ad una progressiva definizione scientifica di tutte le fasi costruttive è alla base dell’industrializzazione del cantiere edile negli anni ’20 e ’30. Questo processo interessò gran parte dei paesi europei e gli Stati Uniti, ma fu in Germania che raggiunse i livelli più alti, nelle grandi opere residenziali pubbliche promosse dalla Repubblica di Weimar.

282

S.Kracauer, Gli impiegati, Einaudi, Torino, 1980, p.27. Tale definizione diventò in seguito quella ufficiale della Commissione Nazionale di Vigilanza sull’economia (Reichskuratorium für Wirtschaftlichkeit).

283

(muri di tamponamento, rivestimenti interni ed esterni) e nella componente tecnologica (illuminazione, riscaldamento, impianti sanitari). Questa si affiancò alla tradizionale suddivisione, comunemente riportata nei manuali del XIX secolo, in elementi costruttivi (muri, solai, coperture), elementi decorativi (marcapiani, cornici) ed elementi di finitura (i primi impianti igienico sanitari, finestre, porte), nella quale i diversi materiali avevano un ruolo di primo piano nella definizione formale di questi elementi.

A partire dagli anni ’20 del Novecento, all’interno di questa nuova classificazione troverà modo di attuarsi compiutamente la separazione materiale tra struttura e rivestimento, portando a compimento quanto era stato individuato sul piano teorico alla metà del XIX secolo. La separazione funzionale tra elementi portanti ed elementi di chiusura, cioè tra struttura ed involucro, costituisce il principale risultato dell’ottimizzazione dei materiali in vista di una razionalizzazione economica della costruzione.

Il rapido progresso e la diversificazione di materiali e tecniche che ha interessato il settore edile a partire dalla fine dell’Ottocento determinò anche l’impossibilità di aggiornare rapidamente i manuali, raccogliendo i risultati di tale processo. L’impostazione sistematica e chiusa dei manuali non era dunque più sufficiente a trasmettere i contenuti di una materia che difficilmente poteva essere trattata ancora in maniera omnicomprensiva e sintetica. Il ruolo di aggiornamento professionale venne raccolto dalle riviste, uno strumento che, comparso alla metà del XIX secolo284, si diffuse rapidamente in tutta Europa a partire dai paesi più progrediti, come la Francia, l’Inghilterra e la Germania. Il panorama delle riviste si diversificò sempre di più, dalle pubblicazioni settimanali e mensili ai bollettini professionali, mentre gli argomenti trattati andavano dall’aggiornamento tecnico al dibattito culturale, dalla giurisprudenza alla cronaca professionale. Insieme alle riviste si diffusero sempre di più dei manuali specialistici, che affrontavano aspetti particolari, soprattutto quelli maggiormente innovativi, quali la costruzione in cemento armato o quella metallica, la determinazione delle proprietà fisico- meccaniche dei materiali, i nuovi impianti termici, idraulici e l’illuminazione. La costruzione in pietra invece, un settore la cui innovazione procedeva a ritmo più lento, rimase quella contenuta all’interno dei manuali ottocenteschi, la cui validità rimase fino agli anni ’20 del Novecento, fino a quando si verificò quell’accelerazione tecnologica, dovuta alla decisa industrializzazione di tutto il settore delle costruzioni, che condusse all’affermazione del rivestimento sottile in

      

284

Una delle prime e più importanti riviste di architettura è stata la «Revue générale de l’architecture et des travaux publics», fondata da César Daly e pubblicata tra il 1840 e il 1890. P.Saboya, Presse et Architecture au XIXème Siècle, Picard, Parigi, 1991. Sulle riviste apparse in Francia nel XX secolo: J.-P.Epron, L’argomento tecnica, in Riviste, manuali di architettura, op.cit., pp.51-63, P.-A.Croiset, Le riviste tecniche della costruzione: un bibliografia ragionata. La Francia, ibidem, pp.82-85; G.Ragot, Pierre Vago et les débuts de «l'Architecture d'Aujourd'hui» 1930-1940, in La Revue de l'Art, n°89, 1990, pp. 77-81; A.Guillerme, Transcrire la modernité: les teste techniques dans la première moitié du XXème siècle, in J.P.Garric, V.Nègre, A.Thomine (a cura di), La construction savante. Les avatars de la littérature technique, Picard, Paris, 2008, pp.339-346; H.Jannière, Instruments professionnel ou instrumentation doctrinale: la diffusion des savoirs techniques dans les revues d’architecture de l’entre deux-guerres, ibidem, pp.383-394; N.Simmonot, Les tentatives de création d’une revue à forte identité technique au travers de l’Architecture d’Aujourd’hui, puis de techniques et Architecture (1930-1945), ibidem, pp.395-402.

177

pietra, il cui impiego è testimoniato dalle riviste, dove vennero pubblicati edifici ritenuti esemplari proprio per la modernità espressa dal nuovo sistema costruttivo. Proprio sull’impiego della pietra si polarizzarono i differenti schieramenti nel dibattito sull’impiego dei diversi materiali, quelli industriali e quelli tradizionali, proprio in relazione alla modernità dell’architettura285.

2.2.1- La costruzione moderna in pietra in Francia agli inizi del XX secolo.

L’insieme delle tecniche costruttive286 in pietra illustrate nei manuali e nei trattati francesi della fine del XIX secolo si presenta come un sistema costruttivo che aveva raggiunto un equilibrio tra l’esperienza, la scienza e le prime normative. Esso era stato reso sempre più efficiente ed economico da un razionale impiego del materiale, mentre la padronanza delle proprietà fisiche e meccaniche delle pietre e dei marmi si basava su di un’ottima conoscenza della geologia e su di un continuo miglioramento delle prove sperimentali necessarie per determinarle287. La comprensione di queste proprietà consentiva un impiego dei differenti litotipi e delle varie apparecchiature murarie in funzione del ruolo che assumevano nelle parti dell’edificio. Per realizzare le differenti tipologie murarie le caratteristiche determinate sperimentalmente venivano organizzate in tabelle sempre più dettagliate e complesse, nelle quali venivano riportati gli spessori e le dimensioni dei differenti elementi in funzione delle proprietà fisiche e meccaniche delle diverse qualità lapidee. Tali tabelle erano completate da informazioni circa il costo del materiale in funzione della lavorabilità, della distanza del cantiere, dalle cave e della successiva posa in opera. Tutto questo era necessario per stimare l’incidenza delle murature sul costo dell’intero edificio, in una costruzione che era ancora essenzialmente muraria e fondata sul largo impiego della pietra.

La principale differenza tra le murature rimaneva ancora quella tra murature omogenee (in pietra e in laterizio) e le murature non omogenee, realizzate per lo

      

285

Sull’architettura moderna in Francia: C.Loupiac, C.Mengine, L’architecture moderne en France, Picard, Paris, 1990; G.Monnier, L’Architecture en France, une histoire critique 1918- 1950: Architecture, Culture, Modernité, P. Sers, Paris, 1990.

286

Le tecniche costruttive delle murature sono state dedotte analizzando i seguenti manuali: L.Lanck, Traité pratique de la construction moderne. Maçonnerie, Hetzel, Parigi, 1877; J.Denfer, Architectures e Constructions Civiles: Maçonnerie (voll. I-II), Parigi-Liegi, 1891 [i volumi fanno parte della Encyclopédie des Travaux, fondata da M.-C.Lachalas, professore dell’École des Ponts et Chaussées]; Em.Baudson, Connaissance, Recherche, Choix et Essais des Matériaux de construction et de Ballastage, Parigi-Liegi, 1908; L.Cloquet, Traité d’Architecture (Tome I-II), Parigi-Liegi, 1911; Ch.-Ed.Sée, Manuel pratique de construction moderne. Aide-Mémoire de l'Architecte et de l'Ingénieur. Constructeur pour le calcul simplifié des constructions, Libr. Bernard Tignol, Paris, 1912; Ch.-Ed.Sée, Traité pratique de la Construction Moderne, (voll. I-II), Librairie de la Construction Moderne, Parigi, 1926; Ch.-Ed.Sée, Le Mémac, mémento et actualités de l'architecte moderne, Librairie de la Construction Moderne, Parigi, 1932. Inoltre, per la terminologia tecnica: P.Chabat, Dictionnaire des termes employés dans la construction et concernant la connaissance et l'emploi des matériaux, (4 voll), Vve Morel et Cie, Parigi, 1875- 1881.

287

Del primo gruppo fanno parte: densità [densité], durezza [dureté], coerenza [cohérence], resistenza all’urto [résistance au choc], conducibilità termica [conductibilité pour la chaleur] e coefficiente di dilatazione [coefficient de dilatation], mentre nel secondo gruppo abbiamo: omogenità [homogénéité], lucidabilità [poli], gelività [gélivité], resistenza al fuoco [action de chaleur], resistenza allo schiacciamento [résistance à l’écrasement]. Em.Baudson, Connaissance, Recherche, op.cit.,pp.198-199.

più con il cemento come legante di un impasto di pietrame e sabbia; le murature realizzate completamente in conglomerato cementizio, derivate dalla tecnica del pisè, erano invece considerate come una tipologia a parte, ma che iniziava allora a diffondersi rapidamente in virtù della loro economia.

All’interno di quelle omogenee, le murature in pietra ricoprivano un ruolo fondamentale sia dal punto di vista materiale che da quello della definizione formale, ancora fortemente improntata al principi dell’ordonnance. Tuttavia la progressiva sicurezza nella realizzazione di strutture in cemento armato consentì una libertà espressiva ed un maggiore movimento nelle facciate, con la realizzazione di aggetti, di superfici curve e di aperture delle finestre di maggiori dimensioni.

La principale suddivisione nelle murature rimaneva tra quelle in pietra da taglio e quelle in blocchi irregolari (moellons). L’ottimizzazione tecnica di queste si era accompagnata con una semplificazione nelle tessiture murarie che, dalle numerose tipologie dedotte dall’archeologia presenti nei manuali della prima metà dell’Ottocento, vide ridursi l’opzione a questi due tipi di murature, mentre quelle ‘storiche’venivano richiamate solo come riferimento culturale più che per la loro attualità. I criteri principali della classificazione delle pietre rimangono quelli relativi al taglio, cioè riguardanti la lavorazione, che è ancora principalmente manuale, e quelli ‘funzionali’, cioè relativi alla destinazione all’interno della costruzione [Tab.1 e Tab.2].

Tab.1: MAÇONNERIE EN MOELLONS288

Definizione: I moellons sono piccoli blocchi di dimensioni tali che un uomo è in grado di manovrarli.

Classificazione dei moellons (dal punto di vista del taglio)

Classificazione dei moellons (dal punto di vista dell’utilizzo)

Bruts: quando i moellons hanno un paramento solo.

Durs: sono i moellons che vengono impiegati per le fondazioni, i piani interrati e in genere quelle parti che sono sottoposte ai carichi verticali.

Smillé: quando i moellons hanno le loro facce tagliate.

Traitables ou demi-durs: sono i moellons che formano il corpo delle murature ordinarie. Piqués: quando i moellons hanno il loro

paramento ben lavorato e gli spigoli perpendicolari.

Appareillés: quando i moellons sono lavorati come le pietre da taglio con gli spigoli rettificati, le facce perpendicolari e le superfici ripassate dopo la posa.

Tendres: sono i moellons impiegati nelle parti alte della costruzione, cioè a vista.

      

288

«A Parigi i moellons sono di pietra calcarea e si impiegano in grande quantità nella costruzione. I moellons hanno le proprietà dei calcari che li compongono. È necessario per il loro impiego fare attenzione alla gelività e alla resistenza della pietra, e prima della loro posa in opera bisogna verificare che abbiano perso la parte di calcare priva di consistenza (bousin). La principale esigenza per una buona qualità della costruzione è la complanarità dei paramenti.» in J.Denfer, Architectures e Constructions Civiles, vol.1, op.cit.,p.42.

179

Tab.2 : MAÇONNERIE DE PIERRE DE TAILLE289

Definizione: Le pietre da taglio sono tutti quei blocchi che un uomo non è in grado di manovrare da solo.

Classificazione (dal punto di vista del taglio)

Classificazione (dal punto di vista dell’utilizzo) Libages: quando le pietre da taglio hanno le

loro facce appena sbozzate o sgrossate.

I libages si impiegano talvolta nelle fondazioni degli edifici.

Pierres de tailles: le pietre da taglio propriamente dette sono quelle lavorate al taglio su tutte le sei facce.

Le caratteristiche meccaniche di questi due tipi di costruzione non erano molto diverse, in quanto erano realizzati principalmente con pietre calcaree che lavoravano per compressione, mentre era generalmente previsto l’impiego di malta per assicurare loro una migliore aderenza290. Una prima differenza tra le due tipologie era invece relativa al loro impiego: la muratura in pietra da taglio veniva usata principalmente per murature a vista, soprattutto in facciata, in quanto le veniva ancora riconosciuto un primato estetico. La muratura di moellons invece veniva utilizzata per tutte quelle murature non a vista, come i muri divisori interni, quelli degli interrati e i muri tagliafuoco interposti tra due diversi edifici. Questo tipo era considerato meno pregiato dal punto di vista formale, ma molto più economico, tanto più che con una buona scelta del tipo di calcare e della malta era possibile ottenere la stessa resistenza meccanica. Nell’ottica dell’economia del materiale e di posa in opera si diffuse sempre di più la pratica di erigere il muro con blocchi irregolari ma squadrati – chiamati moellons appareillés – e, una volta ultimato, di scolpire una trama regolare di fughe, per simulare l’opera isodoma. Dal punto di vista della movimentazione in cantiere e della posa in opera è interessante notare come con moellons vengano definiti tutti quei blocchi le cui dimensioni sono tali che un uomo può manovrarli da solo, mentre con pietre da taglio quelli che un uomo non riesce a posarli in opera da solo. Questa suddivisione risulta molto importante per l’organizzazione del cantiere e per la stima del costo finale della costruzione che, come abbiamo visto, assunse un ruolo sempre più rilevante. Per questo motivo si diffuse l’impiego dei moellons in tutte

Documenti correlati