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Archiviare e organizzare i documenti nel cloud

Nel documento Didattica senza barriere (pagine 94-97)

Smartpen e riconoscimento della grafia

6.1. Archiviare e organizzare i documenti nel cloud

La diffusione capillare di Internet, ed in particolare della banda lar-ga anche su dispositivi mobile, ha favorito la nascita di numerosi

zi che si basano sull’archiviazione remota di dati per favorire l’accesso da posizioni diverse. Esempi di questa tipologia di servizi, che rientra nel più ampio paradigma del cloud computing (Lofrumento, 2012),

sono applicazioni come Dropbox e Google Drive, ma anche Box.net o Microsoft OneDrive, per citare i più famosi. Pur differenziandosi tra loro per il numero di funzionalità, il prezzo e le risorse di archivia-zione messe a disposiarchivia-zione, questi servizi hanno un minimo comune denominatore: permettono all’utente di caricare i propri documenti digitali in un disco remoto, ovvero accessibile in qualunque momento tramite una pagina web o un’applicazione dedicata. Questo approccio offre alcuni indiscutibili vantaggi:

• diminuisce notevolmente il rischio di perdita accidentale di dati, poiché ciò che viene salvato nel cloud finisce dentro a grandi data center dotati di sistemi di manutenzione di altissimo livello; •

è possibile mantenere sincronizzati i propri documenti tra più di-spositivi, o comunque accedervi da ovunque, diminuendo la dipen-denza di un utente da uno specifico dispositivo;

• è possibile condividere i propri documenti con altri utenti senza crearne continuamente delle copie.

Accanto a questi aspetti sicuramente positivi, tuttavia, ci sono alcune problematiche importanti che vanno considerate in ambito scolastico. Il principale nodo di criticità riguarda il trattamento di dati personali: di fatto, accedendo a questo tipo di servizi e caricando dei contenuti nello spazio da loro messo a disposizione, si affida ad un’azienda il proprio patrimonio di informazioni, che può contenere anche dati sen-sibili er la verit ciò non è molto diverso dall’inviare un documento a qualcun altro tramite posta elettronica: se si utilizza un provider che offre una casella gratuita, gli allegati saranno comunque ospitati sui server dei fornitori del servizio. Oltre all’uso di prudenza nell’invio e nella condivisione di documenti attraverso il cloud, una soluzione for-se un po’ radicale è rappresentata dalla possibilit di utilizzare risorse dotate delle medesime funzionalità ma installabili autonomamente. Un esempio è il soft are n loud 1: una volta installato su un computer che possa agire da server, ovvero che sia costantemente collegato a internet ed accessibile tramite un indirizzo univoco, è possibile fruire di funzionalità tipiche dei già citati servizi commerciali, inclusa la colla-borazione alla modifica di documenti online in tempo reale, senza che le informazioni si spostino su computer di terze parti.

1 Owncloud (https://owncloud.org/ è un progetto pen ource è possibile provare una versione dimostrativa all’indirizzo https://demo.owncloud.org

Posti questi elementi di vantaggio e di criticità, è bene pensare a come questi strumenti siano integrabili nella pratica didattica. Di se-guito sono proposte alcuni possibili modalità di lavoro:

• una cartella può essere condivisa con la classe per distribuire mate-riali o avvisi, in modo tale che ogni alunno possa ricevere file con-tenenti esercizi o presentazioni direttamente sul proprio computer a casa;

• ogni alunno può avere una cartella personale condivisa con l’inse-gnante, in modo tale da garantire la riservatezza delle comunicazio-ni (ad es. nell’invio di un compito da casa) mantenendo allo stesso tempo tutti i documenti rilevanti in un unico posto;

• una cartella può essere condivisa con i genitori (si può avere un unico spazio comune, o anche una cartella per famiglia) per inse-rirvi comunicazioni relative ai figli e all’attività didattica;

• un documento di testo può essere condiviso tra gli studenti per un lavoro di gruppo, permettendo la scrittura collaborativa anche da casa;

• un foglio di calcolo può essere usato per raccogliere e tabulare una serie di dati rilevati nel mondo reale: ad esempio si può chiedere agli alunni di effettuare delle misurazioni e di riportarle in un’unica tabella condivisa sulla quale si potranno poi effettuare calcoli insie-me, in aula.

Le diverse modalità di lavoro appena proposte presentano il gran-de vantaggio di ridurre il tempo che un docente gran-deve gran-dedicare all’in-vio e alla verifica della consegna delle proprie comunicazioni: condi-videre un file è tanto rapido quanto inserirlo in una cartella: chiunque utilizzi già il proprio personal computer come strumento per creare e organizzare i propri materiali didattici ha la possibilità di “chiudere il cerchio” facendo pervenire tali materiali ai propri destinatari senza sforzi aggiuntivi. Tanto gli insegnanti quanto le famiglie avranno la possibilità di verificare le informazioni importanti in qualunque mo-mento e da qualunque dispositivo connesso a Internet. Si noti inol-tre come gli esempi di modalità di utilizzo proposti sopra privilegino il lavoro a casa: è tuttora piuttosto raro che le scuole dispongano di strumenti tecnologici sufficienti per permettere una didattica basa-ta sull’uso cosbasa-tante del computer o di altri dispositivi da parte degli alunni. Tuttavia la situazione in casa è in genere rovesciata: la maggior parte delle famiglie ha accesso a internet e un insegnante può far leva su questo sia per l’impostazione dell’attività didattica, sia per la crea-zione di più efficaci canali di comunicacrea-zione dalla scuola alla famiglia. Un ultimo aspetto interessante dei sistemi di archiviazione dei dati

in cloud è che in alcuni casi possono essere utilizzati anche come parte integrante delle strategie di digitalizzazione viste in precedenza: con Google Drive, ad esempio, è possibile convertire immagini di pagine stampate in documenti di testo nell’arco di pochi secondi – attraverso la stessa tecnologia OCR di cui si è parlato in precedenza – mantenen-do allo stesso tempo tutte le funzionalità e i vantaggi visti in questo paragrafo 2.

Nel documento Didattica senza barriere (pagine 94-97)