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Le aree interne in Calabria

Nel documento Il Pensiero di Giovanni Anania (pagine 88-90)

Franco Gaudio

Introduzione

L’opzione strategica sulle aree interne1 (Barca F., 2011; Dipartimento politiche di coesione, 2014; AA. VV., 2013; Carlucci e Locatelli, 2013) è importante per l’Italia in quanto queste aree “rappresentano una parte ampia del Paese – circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione – assai diversificata al proprio interno, distante da grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma tuttavia dotata di risorse che mancano alle aree centrali, con problemi demografici ma anche fortemente policentrica e con forte potenziale di attrazione”2.

Spesso in letteratura queste aree sono coincise con le aree di montagna. Nella prossima programmazione sono definite non solo per il grado di spopolamento e per lo svantaggio naturale, ma anche per lo svantaggio sociale e la privazione dei servizi primari.

Infatti, la metodologia per la definizione delle aree individua dapprima i poli (centri di offerta servizi) che offrono servizi e successivamente classifica i restanti comuni a seconda della loro distanza dai poli. Distanza calcolata in termini di

percorrenza dal polo più vicino3.

Il percorso previsto è molto articolato e trasparente. Sono previste negoziazioni tra regione e Comitato tecnico per le aree interne del Ministero per lo sviluppo. Questi incontri individuano le aree interne su cui intervenire. Inizialmente con una strategia pilota su una sola area per regione, successivamente anche alle altre aree. Le aree individuate sono poco più di 50. L’individuazione delle aree interne è il risultato di una istruttoria pubblica che prevede circa 10 step (tra analisi a tavolino, analisi di campo e riunioni finali) e che si conclude con una deliberazione della Giunta regionale. Sono giunte all’ultimo step solo la metà delle regioni italiane, ma diverse sono, comunque, quasi alla fine.

La costruzione di una Strategia di area parte dalla sua individuazione effettuata dal Comitato tecnico e dalla regione. Il Sindaco che rappresenta l’area avvia l’elaborazione di una strategia alla quale concorrono oltre al comitato e alla regione “tutte le istituzioni, associazioni, cittadini, imprenditori, rilevanti per la strategia e lì dove presenti anche centri di competenza locali (Ausl, distretti scolastici Gal, agenzie per lo sviluppo)”. Questi incontri o “focus group” hanno l’obiettivo di proporre una bozza di idee. Questa bozza produrrà una strategia che verrà sottoposta “all’approvazione del Comitato nazionale aree interne (dove sono rappresentati tutti i Ministeri interessati) e della Regione. Da qui, inizia la fase di preparazione dell’Accordo di Programma Quadro”.

La strategia per le aree interne è’ interessante in quanto chiede l’utilizzo di tutti i fondi strutturali e dei fondi ordinari messi a disposizione dallo Stato, come evidenziato nei documenti programmatici: “L'Italia nel Piano Nazionale di Riforma (Pnr) ha adottato una Strategia per contrastare la caduta demografica e rilanciare lo sviluppo e i servizi di queste aree [interne] attraverso fondi ordinari della Legge di Stabilità e i fondi comunitari”4. A tal proposito la legge di stabilità 20155 ha previsto fondi per circa 180 milioni di euro tra il 2014 e il 2017. Per la costruzione della strategia è interessante la previsione dell’identificazione di possibili “vie di fuga” attorno alle “filiere cognitive” del territorio, includendo le “forze vive” (interne, istituzionali, di cittadinanza, imprenditoriali), ma aprendosi anche a competenze esterne. “Questi tratti rappresentano una discontinuità con il passato, essendo coerenti con l’indirizzo comunitario di rivolgersi in maniera paritaria a tutti i soggetti rilevanti del territorio e non solo a quelli “rappresentativi””6.

Le aree interne in Calabria

L’importanza delle aree interne per la Calabria è nota. Le aree interne individuate in Calabria rappresentano il 78% dei comuni, la metà della popolazione (58,54%) e il 79% della superficie territoriale calabrese. La definizione di aree interne evidenzia un divario tra centri e aree interne all’interno della regione che deve essere modificato se si vuole una più equa redistribuzione della popolazione sul territorio. In soli 14 comuni che compongono i poli (poli e poli intercomunali) è localizzato il 31% della popolazione complessiva e se ai poli viene aggiunta l’area di cintura la popolazione raggiunge quasi il 50%.

Tabella 1 – Distribuzione dei comuni, della popolazione e della superficie per tipologia di area (superficie in ettari)

Fonte: nostre elaborazioni, su banca dati aree interne, Dps

La maggior parte dei comuni di queste aree è al di sotto dei 5.000 abitanti. L’incidenza di questi comuni è pari all’87% nelle aree periferiche e all’82% in quelle ultra-periferiche. Forte è anche l’incidenza dei comuni con meno di 2.000 abitanti e al di sotto dei 1.000.

Tabella 2 – Incidenza dei comuni al di sotto dei 5000 abitanti per tipologia di area (%)

Fonte: nostre elaborazioni, su banca dati aree interne, Dps

Negli ultimi quarant’anni, lo spopolamento è stato pari al 18% nelle aree periferiche e al 10% in quelle ultra-periferiche e solo all’1,73% nelle aree intermedie, quasi in linea con il dato regionale complessivo (-1,48%).

Figura 1 – Variazione percentuale della popolazione nel corso degli ultimi trenta anni per tipologia di aree interne

Fonte: nostre elaborazioni, su banca dati aree interne, Dps

L’incidenza della popolazione con oltre 65 anni è più che raddoppiata (passando dal 10% al 20% circa).

Figura 2 – Incidenza dei residenti con oltre 65 anni su residenti totali per tipologia di aree interne

Fonte: nostre elaborazioni, su banca dati aree interne, Dps

La superficie agricola utilizzata è diminuita, rispetto al 1971, del 25% circa nelle aree periferiche e ultra-periferiche e del 21% nelle aree intermedie.

Aree Comuni Popolazione Superficie Comuni (%) Popolazione (%) Superficie (%) A. Polo 9 529.987 836,8 2,2 27,1 5,5 B. Polo intercomunale 5 78.676 456,0 1,2 4,0 3,0 C. Cintura 77 354.428 1.915,3 18,8 18,1 12,6 D. Intermedio 155 552.951 5.541,4 37,9 28,2 36,4 E. Periferico 134 362.860 4.988,6 32,8 18,5 32,8 F. Ultraperiferico 29 80.148 1.484,0 7,1 4,1 9,7 Totale Calabria 409 1.959.050 15.222,0 100,0 100,0 100,0 Aree Incidenza comuni < 5.000 abitanti Incidenza comuni < 2.000 abitanti Incidenza comuni < 1.000 abitanti Incidenza comuni < 5.000 abitanti Incidenza comuni < 2.000 abitanti Incidenza comuni < 1.000 abitanti A. Polo 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 B. Polo intercomunale 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 C. Cintura 75,3 28,6 6,5 17,7 11,7 6,8 D. Intermedio 82,6 47,7 21,9 39,1 39,4 46,6 E. Periferico 87,3 56,0 21,6 35,8 39,9 39,7 F. Ultraperiferico 82,8 58,6 17,2 7,3 9,0 6,8 Totale Calabria 80,0 46,0 80,0 100,0 100,0 100,0

Figura 3 – Variazione percentuale della superficie agricola utilizzata nel corso degli ultimi trenta anni per tipologia di aree interne

Fonte: nostre elaborazioni, su banca dati aree interne, Dps

Queste aree non hanno mai avuto tanta attenzione nei programmi comunitari (Dematteis, 2013) se non nell’ambito della cosiddetta “indennità compensativa” che garantiva un premio alle aziende agricole localizzate nelle aree montane e svantaggiate.

Oggi si apre una fase nuova che regioni come la Calabria devono cogliere. Intervenire con i programmi comunitari e con tutti i fondi, strutturali e ordinari, in queste aree significa dare risposte positive all’economia, ma anche agli aspetti sociali e allo spopolamento di queste aree.

Nel documento Il Pensiero di Giovanni Anania (pagine 88-90)