• Non ci sono risultati.

consumatori, regolamentazione e mercat

Nel documento Il Pensiero di Giovanni Anania (pagine 75-77)

Nadia Cuffaro, Marina Di Giacinto

Questo articolo è la riduzione in italiano dell’articolo “Credence goods, consumers’ trust in regulation and high quality exports pubblicato sull’ultimo numero di Bio-based and Applied Economics (Bae)

Introduzione

Il lavoro analizza il ruolo dell’efficacia della regolamentazione sulla qualità nello sviluppo del mercato interno e estero di beni la cui vera qualità è difficilmente accertabile dai consumatori (ad esempio per caratteristiche di salubrità, di impatto ambientale, di modalità di produzione come “bio” o “equo”) anche dopo il consumo, ovvero beni cosiddetti “fiducia” (trust o credence

goods).

Nel modello, prodotti di qualità diversa possono essere venduti come di alta qualità nel senso di un prodotto che rispetta lo

standard specificato; la qualità attesa dai consumatori è

funzione delle loro convinzioni riguardo all’efficacia della regolamentazione interna. I consumatori esteri, che hanno minori informazioni rispetto a quelli interni, fondano in parte le loro aspettative su uno stereotipo basato sul livello di sviluppo del paese esportatore.

regolamentazione, stereotipo negativo e bassa fiducia dei consumatori possono causare fallimenti nel mercato di questi beni, fallimenti a cui sono particolarmente esposti i paesi meno sviluppati. Migliorare l’efficacia della regolamentazione interna favorisce lo sviluppo dei mercati, il benessere interno e le esportazioni. La definizione e implementazioni degli standard da parte di attori esterni, come supermercati, o Organizzazioni non governative (Ong) nel caso di alcuni mercati etici di nicchia del tipo fair trade, è vantaggiosa.

Mercati, regolamentazione e fiducia: il dibattito

Le percezioni e la fiducia dei consumatori in merito all’efficacia della regolamentazione sulla qualità dei prodotti in un paese è generalmente importante per lo sviluppo dei mercati interni e esteri. Tali percezione e fiducia diventano cruciali quando i consumatori non possono realmente valutare alcuni o tutti gli attributi di un prodotto, soprattutto quelli di processo: potrebbe essere proibitivo accertare se un prodotto è realmente ecologico, biologico o completamente salubre. Perciò le aspettative sulla qualità e la domanda dei consumatori dipendono dal loro grado di fiducia nella regolamentazione e nei meccanismi di law enforcement .

La classificazione dei beni in base alla possibilità di valutarne la vera qualità prima del consumo (search goods), o solo sulla base dell’esperienza (experience goods), o neppure dopo il consumo (credence o trust goods) è originariamente dovuta a Darbi e Karni (1973). Da allora si è sviluppata un’ampia letteratura sul funzionamento dei mercati di beni e servizi del tipo “fiducia” (es. Emons,1997). L’esistenza di tali mercati è fortemente dipendente dalle garanzie sulla qualità da parte di soggetti terzi che definiscono e implementano gli standard. Nel settore degli alimenti molti prodotti possono essere considerati “esperienza” o “fiducia” e di conseguenza in economia agraria esiste una significativa letteratura sul tema. La maggior parte dei contributi ha analizzato congiuntamente l’economia di questi beni e la loro “etichettatura” per lo più adottando l’ipotesi di certificazione perfettamente credibile1. Le implicazioni dell’informazione sulla qualità per il commercio internazionale sono state meno indagate (con alcune importanti eccezioni tra cui Bureau et al., 1998); poco indagato in economia anche il tema delle preferenze dei consumatori per i paesi d’origine (Lusk et al., 2006) sul quale invece vi è un ampio dibattito nella letteratura di business e marketing.

Il modello descritto nel paragrafo successivo2 ha tre caratteristiche: considera il mercato dei beni fiducia con monitoraggio imperfetto, come in Anania e Nisticò (2004) che si concentrano sulla credibilità della regolamentazione (beni che non rispettano gli standard di prodotto in questi mercati possono essere venduti come beni che invece li rispettano3; estende l’analisi al commercio internazionale; include un effetto “paese d’origine”.

Il tema degli standard ha importanti implicazioni di agribusiness e sviluppo. In primo luogo perché la tendenza degli standard a diventare strumento strategico di competizione nei mercati dei prodotti differenziati e la crescente importanza degli standard di processo è stata particolarmente pronunciata nel settore. In secondo luogo perché diversi filoni di letteratura hanno segnalato una relazione crescente fra grado di sviluppo e efficacia degli standard, soprattutto quelli pubblici.

Infatti, la letteratura sulla “privatizzazione” degli standard di

agribusiness negli anni ‘90 indica che nei Pvs la diffusione di standard privati per la qualità e salubrità degli alimenti è stata

soprattutto una risposta strategica a standard pubblici mancanti o inadeguati (Reardon et al. 2009).

Inoltre gli standard dei Pvs sono stati molto discussi nella letteratura sul commercio internazionale, spesso in base all’assunzione che il caso “standard come barriera alle esportazioni” fosse più probabile per gli esportatori in via di sviluppo. In particolare la diffusione di stringenti standard privati è stata indagata sulla base di preoccupazioni sulla possibile esclusione dei paesi e produttori più poveri, considerati meno in

grado di implementarli per carenze tecniche e finanziarie (Maertens e Swinnen, 2007; Swinnen e Vandeplas, 2011). Infine, un’indicazione indiretta della relazione tra standard e livello di sviluppo viene da una vasta letteratura sul coordinamento delle catene di valore (value chains), nella quale l’innalzamento degli standard è generalmente visto come uno dei principali vantaggi dell’integrazione per i Pvs (Cuffaro e Liu, 2008; Bart Minten et al., 2009).

Un modello interpretativo: descrizione

In analogia con Anania e Nisticò (2004) si assume che i mercati siano competitivi e vi siano produttori di alta qualità e produttori di bassa qualità che cercano di imbrogliare (cheaters o contraffattori). Di conseguenza l’offerta è la somma di offerta di alta qualità e offerta dei contraffattori e l’efficacia della regolamentazione è rappresentata dalla probabilità di essere “scoperti” a imbrogliare e eliminati dal mercato.

Dal lato della domanda, riguardo alla qualità, si formulano tre ipotesi principali sulle aspettative dei consumatori. La prima è che la qualità attesa sia funzione delle convinzioni dei consumatori in merito all’ efficacia della regolamentazione. La seconda è che i consumatori interni ed esteri possano avere convinzioni diverse. I consumatori interni conoscono l’efficacia della regolamentazione interna e basano su questo le proprie aspettative, i consumatori esteri hanno informazioni meno complete e sono influenzati anche da uno stereotipo.

Sebbene le trasformazioni dell’economia abbiamo reso il tema del “paese d’origine” molto complesso, la ricerca di marketing e

business ha ampiamente mostrato che i consumatori usano il

“paese di origine” come segnale di qualità, specialmente quando l’informazione sulla qualità è ambigua4. Più specificamente, le valutazioni negative dei consumatori sulla base dell’”immagine” del paese sono barriere significative per le imprese dei paesi meno sviluppati. Anche in economia agraria molti studi indicano che i consumatori preferiscono e mostrano disponibilità a pagare un premio per alimenti con un’etichetta di paese d’origine, sebbene l’entità del premio sia variabile fra studi, prodotti, paesi e metodologia (Grebitus et al., 2010).

Lo stereotipo potrebbe anche formarsi in modi diversi e/o complessi, ad esempio sulla base di associazioni positive prodotto-paese, ma per semplicità si assume il caso generale in cui è basato sul grado di sviluppo; la fiducia dei consumatori nella regolamentazione interna di un paese cresce in funzione del livello di sviluppo dello stesso.

Per la funzione di domanda si assume che i consumatori concordino con l’ordinamento delle preferenze, ovvero tutti preferiscono la qualità alta per un dato prezzo, ma abbiano diverse intensità di tale preferenza. Sebbene questo approccio implichi un trade off tra qualità e prezzo, si può anche utilizzare in un contesto in cui i consumatori sono interessati solo alla qualità alta nel senso di un prodotto che rispetta lo standard specificato, ma la qualità è attesa, ovvero è una media dei valore assegnati a “alta” e “bassa” ponderati con le probabilità che il bene sia effettivamente della qualità annunciata e desiderata dai consumatori (ad esempio bio o con caratteristiche “etiche”) oppure no. Queste probabilità a loro volta dipendono dall’efficacia della regolamentazione che è nota ai consumatori. Dunque la domanda è funzione decrescente del prezzo e crescente della qualità attesa. Questa a sua volta è crescente nell’efficacia della regolamentazione.

Assumendo che non vi sia apprendimento o un apprendimento molto lento sulla vera qualità da parte dei consumatori in questo tipo di mercati prodotti di qualità diversa si possono vendere in equilibrio come prodotti di alta qualità, nel senso che rispettano lo standard specificato.

Estendendo il modello al commercio internazionale si ipotizza che vi siano due regioni, che il paese d’origine dei prodotti sia noto e che i prodotti siano perfetti sostituti eccetto per quanto riguarda le aspettative dei consumatori riguardo alla qualità. I

Abstract degli articoli pubblicati sul Vol. 4 No. 2 (2015) del Bae oltre a quelli per i quali Agriregionieuropa ospita una versione italiana in questo numero

Nel documento Il Pensiero di Giovanni Anania (pagine 75-77)