2.6.Taylor sul superamento dell’incommensurabilità
2.6.3. L’‘argomento dell’unidirezionalità’
Sebbene Taylor dichiari di non essere un relativista radicale, l’argomento ‘a partire dalla condizione umana’ non riesce a fornire le risorse necessarie ad esprimere giudizi validi in un ipotetico confronto fra sistemi etici di differenti culture, in un modo che non consista semplicemente nell’applicare gli standard di una cultura alle pratiche dell’altra. D’altra parte, l’argomento cosiddetto della transizione non è accettato da entrambe le tradizioni scientifiche a confronto, e anche qualora si riuscisse a far condividere la propria visione all’altra cultura, questo non avrebbe alcun valore probatorio. Affinché la transizione sia epistemicamente razionale -rispetto al semplicemente subirla- è necessario un qualche criterio o modello che sia indipendente dal nostro punto di vista.
Taylor tenta di formulare un simile criterio partendo dalla constatazione che alcune transizioni sono vissute necessariamente come un miglioramento. Per esempio, lo sviluppo del discorso razionale, forse l’aumento del numero degli abitanti delle città, l’invenzione della scrittura, sono tutti casi in cui coloro che affrontano il processo di transizione tendono senza alcuna riserva a considerarlo come un progresso.138 Mentre è assolutamente impossibile, secondo
Taylor, che il processo di transizione sia vissuto come un progresso nella direzione opposta.
Il fatto che la transizione possa essere vissuta come un miglioramento solo in una direzione (sebbene l’assoluta superiorità di una condizione rispetto a un’altra possa essere appurata solo dopo aver affrontato la transizione) serve a spezzare la simmetria che, come
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Levy osserva, sembrava compromettere l’argomento, e a fornirci un qualche standard che potrebbe dimostrare incontrovertibilmente la superiorità di una pratica su un’altra. Oltretutto si tratterebbe di uno standard applicabile sia alle controversie fra paradigmi scientifici sia a quelle fra prospettive morali in conflitto tra loro.
Dal momento che sembra essere applicabile a qualsiasi caso, Levy assume come tipologie di transizione a senso unico, rispettivamente la transizione dal paradigma scientifico aristotelico a quello galileiano e la transizione da una cultura che pratica la schiavitù a una che la vieta.139
La transizione da una cultura che pratica la schiavitù a una cultura che promuove l’uguaglianza, per lo meno formale, la transizione da una cultura che ammette la tortura giudiziaria a una che ha promulgato i diritti umani inviolabili, così come la graduale estensione del campo di interesse dell’etica, dai soli concittadini della ‘polis’, a tutti gli adulti umani, fino a tutti gli esseri umani e perfino ad alcuni animali, costituiscono tutte un progresso in senso assoluto. Si tratta, cioè, di una convinzione, di un sentimento universale. Per questa ragione è impossibile, per Taylor, passare da un campo di interesse dell’etica più ampio a uno più ristretto.140
L’approdo di una cultura a una posizione successiva può essere spiegato anche attraverso la nozione di approvazione culturale.
139 In Communitarianism and its Critics, Daniel Bell si spinge fino ad affermare che questo tipo di ragionamento può dimostrare la superiorità di alcuni alimenti rispetto ad altri. Possiamo passare - sostiene Bell- dal preferire il Cheddar fuso al preferire del buon Brie, ma non viceversa (Cfr. D. BELL, Communitarianism and its Critics, Oxford: Oxford University Press, 1993).
140 Tuttavia, in alcuni Paesi islamici, prima che si precipitasse, con la Rivoluzione Islamica del 1979, in un clima di oscurantismo che costringe le donne sotto un anonimo burka, la condizione femminile aveva conosciuto un momento di grande progresso. Il caso dell’Iran e dell’Afghanistan è emblematico del fatto che una conquista purtroppo non è mai definitiva.
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Non possiamo immaginare di tornare a una società in cui la tortura giudiziaria sia ampiamente e apertamente praticata, semplicemente perché il principio che la tortura è sbagliata è approvato culturalmente.
L’argomento della transizione di Taylor sembra però trascurare di supportare la sua affermazione secondo cui la superiorità di alcune posizioni possa essere dimostrata per ragioni che non consistano in una mera petitio principii.141
Se accettiamo, come fa Taylor, che gli argomenti di natura etica siano ad hominem142, perché si basano su uno sfondo di valori, norme, pratiche condivise, non abbiamo modo di aggirare completamente il relativismo che questa posizione implica.
Se siamo il tipo di persone che siamo in virtù della nostra cultura, se siamo mossi dai valori che ci vengono inculcati fin dalla nascita, se le nostre credenze derivano dalla ricerca intellettuale che si svolge ‘intorno a noi’, sarà naturale che consideriamo le nostre pratiche, i nostri valori e le nostre credenze superiori a quelle diverse dalla nostra e a quelle di altri tempi. È una conclusione, quella a cui giunge Levy nel verificare la validità dell’argomento tayloreano che non si discosta da quella del relativismo etico, secondo il quale non esistono principi e valori morali immutabili e universali, validi cioè in ogni tempo e in ogni luogo: i valori dipendono dal contesto storico e sociale in cui sono generati e prodotti.
141 L’espressione nel testo originale è «question-begging», che si può tradurre per l’appunto con
petitio principii: in logica, si tratta di un ragionamento fallace nel quale l’affermazione da dimostrare è supposta implicitamente o esplicitamente nelle premesse; viene data per scontata durante il ragionamento che dovrebbe dimostrare che è vera. Es. “L’oppio causa sonno poiché ha qualità soporifere”.
142 Si tratta di una strategia retorica che mira a distogliere l’attenzione dall’argomento centrale per portarla su temi marginali o estranei alla discussione. È una sorta di diversivo.
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Anche se fossimo in grado di dimostrare, utilizzando gli argomenti del filosofo canadese, la superiorità oggettiva di qualche credenza o pratica sulla rivale, potremmo solo aver dimostrato la superiorità “dimensionale” di uno schema etico su un altro. Come osserva Taylor, i beni realizzati da tradizioni rivali possono essere altrettanto validi. Il fatto che siano contingentemente o necessariamente incompatibili non dimostra che l’uno o l’altro sia falso e illusorio. Al contrario, il conflitto tra visioni rivali del bene “presuppone la loro validità”.143
Lo stesso Taylor riconosce che sebbene alcune transizioni rappresentino un reale progresso, ognuno di questi sviluppi potrebbe allo stesso tempo precludere altre possibilità di sviluppo. Potrebbero persino rappresentare un progresso in una dimensione (per esempio, aumentare il controllo tecnologico) e un declino in un’altra (sintonia con il cosmo, o saggezza). La nozione di progresso ci impone di individuare un insieme di reali potenzialità per gli esseri umani, ma parlare di potenzialità non significa ipotizzarne un insieme unitario.
«Possiamo, e sempre più spesso lo facciamo, riconoscere diverse linee di possibile sviluppo, alcune delle quali sembrano incompatibili tra loro […] è sbagliato pensare che dobbiamo scegliere fra due letture della storia, come progresso o declino, adempimento o perdita. La tesi più plausibile sembra essere che la storia contiene elementi di entrambi».144
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Cfr. C.TAYLOR, ‘Comparison, History, Truth’, p. 163.
144 «We can and increasingly do recognize diverse lines of possible development, some of which seem incompatible with each other…..It is wrong to think that we have to choose between two readings of history, as progress or decline, fulfillment or loss. The most plausible view seems to be that it contains elements of both» (Cfr. C.TAYLOR, Ibidem, cit., p. 149, traduzione mia).
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Nella migliore delle ipotesi, perciò, in campo etico possiamo individuare solo una superiorità ‘dimensionale’, e mai globale, di un sistema su un altro.
Utilizzando un’espressione di Nietzsche, Taylor ci invita a lottare per la “tranvalutazione”145 (rivalutazione, sostituzione dei
valori). Il che significa non accontentarsi del fatto che l’incompatibilità fra beni è un fatto necessario (è così e non potrebbe essere altrimenti), ma lottare per un sistema etico nel quale potrebbe essere realizzato integralmente il maggior numero di questi beni.146
L’unico modo in cui l’incommensurabilità può essere definitivamente superata è, in ultima analisi, attraverso la storia.
145 Cfr, F.NIETZSCHE, L'anticristo. Maledizione del cristianesimo, Adelphi, Milano, 1977. 146 Cfr. C.TAYLOR, ‘Charles Taylor Replies’.
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