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C ARLO L EVI DIRETTORE DELLA «N AZIONE DEL P OPOLO » 1 Come funziona una redazione

D I NUOVO IN I TALIA

C ARLO L EVI DIRETTORE DELLA «N AZIONE DEL P OPOLO » 1 Come funziona una redazione

Gli Alleati autorizzano la ripresa della uscite della “Nazione del Popolo” a partire dal 30 agosto, mentre resta in vigore il divieto di stampare giornali o periodici di partito. Alla guida del quotidiano c’è la commissione stampa del CTLN. Carlo Levi rappresenta il PdA; per la Democrazia cristiana c’è Vittore Branca; per il PCI comincia Bruno Sanguinetti, poi gli subentra Luigi Sacconi; Alberto Albertoni, socialista, e Vittorio Santoli, liberale, prendono il posto rispettivamente di Arturo Bruni e di Giacomo Devoto, che avevano lavorato nella commissione clandestina1.

Il PWB disponeva di una particolare forma di censura: controllava l’approvvigionamento della carta e di conseguenza la tiratura della “NdP”. Ancora sul giornale del 31 gennaio 1945, una nota non firmata ironizza sul fatto che nella capitale – dopo le ultime autorizzazioni – uscivano 25 quotidiani, mentre a Firenze si continuava a fare i conti con il razionamento della carta2. Dal primo febbraio a metà aprile, la “Nazione” esce in formato ridotto. Il “Corriere del Mattino”, l’altro quotidiano di Firenze, che proprio in quel periodo passa dal controllo diretto alleato a quello del Comune, ha gli stessi problemi3.

C’era anche una censura vera e propria: il giornale doveva essere approvato in bozza dai servizi alleati. Il 24 settembre, Tristano Codignola interviene nella riunione dell’Esecutivo del PdA, chiedendo “schiarimenti circa l’incarico dato a Branca di tenere contatti con la Commissione Stampa del C.T.L.N. e le Autorità Alleate”. Un compagno gli risponde che “Branca fu richiesto dagli Alleati stessi, i quali desideravano un collegamento fisso responsabile”. La questione era già stata discussa nelle riunioni del CTLN4.

1 La ricostruzione si basa su Branca, Ponte S. Trinita cit., pp. 33-34; Id., Nascita di un giornale di

popolo cit.; Ballini, Il Comitato Toscano di Liberazione cit., pp. 41-42, nota 22.

2 Roma è sempre Roma. Mangiatori di carta, “NdP”, 31 gennaio 1945.

3 Sul “Corriere del Mattino” del 31 gennaio 1945 si annuncia la riduzione del formato in una nota

senza titolo; a differenza di quanto accade per la NdP, qualche numero esce ancora in formato grande, che però riprende regolarmente solo a metà aprile. Sulla riduzione delle tirature, cfr. Ballini, Il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale cit., p. 43, nota 24.

4 Archivio ISRT, PdA, b. 27, “Verbali di Sedute del Comitato Esecutivo, anni 1944-45-46”, verbale

del 24 settembre 1944. Il 20 settembre, Levi aveva comunicato al CTLN che gli Alleati desideravano un responsabile unico per le relazioni con la stampa; il giorno dopo il CTLN aveva confermato la nomina di

Gli uffici del PWB e la redazione della “NdP” si trovano nello stesso palazzo, in via Ricasoli 8. Ogni giorno il caporedattore Romano Bilenchi porta le bozze alla censura alleata; le controlla “un colonnello dell’esercito inglese. Era un anglo-egiziano, enorme, peloso, di nome Harari; un tipo curioso, un po’ benevolo, un po’ truce”. Una volta, Harari si arrabbia “fino a tirar fuori dal cassetto della scrivania una pistola, con la quale aveva minacciato una parete della stanza”5. Il motivo di tanto furore era un

corsivo in cui il partigiano “Vipera” – ossia Sandrino Contini Bonacossi – spiegava perché aveva “sempre avuto, istintiva e inesprimibile, una fiera antipatia per l’Arma” e perché diffidava di questa tutrice della “Legge”.

Sorvoliamo sulla difficoltà che in ogni Carabiniere sorge quando si tratta di stabilire quale sia la legge da difendere. Capisco che in animi non abituati alla valutazione, ma allevati alla “cieca obbedienza” sia questo un troppo grave dilemma. Però, e qui sta il punto, il Carabiniere non è mai in grado di tutelare da solo; ha sempre bisogno di qualcuno che lo sorregga.

E così, ci siamo a poco a poco abituati a vedere il Carabiniere e il Milite Fascista, il Carabiniere e il Soldato Tedesco, il Carabiniere e il Soldato Alleato. Io ho visto perfino il Carabiniere e il Partigiano (questa è una grave accusa per il Partigiano). In conclusione: non ho mai visto il carabiniere solo. Quando non trova proprio nessuno con cui andare, va con un altro carabiniere6.

Bilenchi esce incolume dall’incontro con Harari, ma deve ritirare il pezzo. Levi conservò il manoscritto di Vipera tra le sue carte.

Ne L’Orologio Levi ha ricordato la fondamentale collaborazione dei tipografi. Accettavano di “rifare una pagina, di notte, quando, a lavoro finito, l’obeso censore militare inglese, troppo pieno di whisky e di regolamenti, tagliava, senza ragione, a caso, un articolo o una notizia”. E poi “ci aiutavano, complici e solidali, a nascondere i

Branca, indicato dalla Commissione stampa (cfr. Archivio ISTR, CTLN, b. 31, verbali del 20 e del 21 settembre 1944).

5 Cfr. R. Bilenchi, Il duca, gli altri e una rivista, in Cronache degli anni neri cit., pp. XIII-XXIX, in

part. pp. XV-XVII. Questi ricordi sono pubblicati con lo stesso titolo e alcune lievi modifiche in R. Bilenchi, Amici, Rizzoli, Milano 1988, pp. 216-235. Per i rapporti con la censura alleata, si veda anche Branca, Ponte Santa Trinita cit., p. 40.

rotoli di carta e a alterare le cifre della tiratura, che era il doppio di quella consentita dalle gelose autorità alleate”7.

Stampare è sempre un mestiere rischioso: a metà settembre 1944, gli Alleati arrestano due tipografi della tipografia “Artigianelli”, e sequestrano un giornale del partito socialista. I due si difendono – e con loro anche il partito – dicendo che si trattava di un giornale destinato alla distribuzione interna tra i soli iscritti. Democrazia Cristiana e Partito d’Azione precisano che la loro stampa, trovata in tipografia nel corso della stessa perquisizione, risale a molti mesi prima della Liberazione8.

In novembre, viene arrestato il tipografo Lato Latini per aver stampato senza permesso il giornale anarchico “Umanità Nova”. Un mese dopo, un trafiletto della “Nazione del Popolo” informa che il processo si è concluso con una condanna a cinque anni di reclusione9. Latini aveva collaborato con i partiti antifascisti durante il periodo

clandestino10. Dopo la sentenza, il CTLN approva un tiepido ordine del giorno. Si specifica che “Umanità Nova” non è un periodico legato al CTLN, poi si passa a un generico appello perché le autorità alleate ripristinino la completa libertà di stampa. La “Nazione del Popolo” non lo pubblica.

La cautela del CTLN è comprensibile: ci sono le tensioni per il conflitto in corso col prefetto; anche il suo quotidiano e i periodici dei singoli partiti membri sono sottomessi all’autorizzazione e alla censura. Nello stesso mese di dicembre 1944, a Lucca, sono arrestati e condannati dalle autorità alleate due tipografi legati direttamente al CLN locale, in seguito a una polemica sul controllo del giornale che si stampa a Lucca. Carlo Levi è incaricato di trattare il caso11.

D’altra parte, chi era fuori dal CTLN – come Latini e gli altri anarchici di Firenze – poteva avere l’impressione di godere di poche garanzie democratiche. “Umanità Nova” ospitava spesso articoli polemici nei confronti della “NdP”, del CTLN e del CLN, definito “federazione cooperativistica di buon sapore fascista, fucina bene

7 Levi, L’Orologio cit., p. 180.

8 Archivio ISRT, CTLN, b. 31, verbale del 18 settembre 1944.

9 La condanna dell’editore di «Umanità Nuova», “NdP”, 11 dicembre 1944.

10 Sul ruolo dei tipografi nel periodo clandestino, cfr. Branca, La stampa clandestina in Toscana cit.,

in cui si ricordano le tipografie Dall’Omarino, degli Artigianelli, Latini, Castrucci, Ortolani, Ariani e Meucci di Prato (p. 446).

11 L’odg del CTLN in Archivio ISRT, CTLN, b. 31, verbale del 16 dicembre 1944; l’incarico a Carlo