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Ascraeo poetae L’aggettivo Ascraeus si trova quasi esclusivamente in poesia, e sempre in riferimento a Esiodo Nonostante tutti i commentatori individuino in

NIC. ther. 11s. Ἀσκραῖος Ἡσίοδος il primo caso noto, è piuttosto in HERMESIAN.fr.7

Powell (= 3 Lightfoot = ATHEN. 13.597B) 21-23 φηµί ... Ἡσίοδον ... Ἀσκραίων

ἐσικέσθαι ἐρῶνθ’ Ἑλικωνίδα κώµην; sappiamo infatti che Nicandro è successivo, o almeno più giovane (cf. SCHOL. NIC. ther. 3 = HERMESIAN.test. 1). Come che sia, in

entrambi i casi l’aggettivo è usato a proposito di Esiodo, alla cui poesia entrambi i poeti fanno riferimento all’interno della propria4. L’operazione è di sapore metapoetico, specialmente all’interno del poema didascalico di Nicandro, ed è semmai in questo senso – cioè per il fatto di nominare Esiodo come ‘patriarca’ della poesia didattica – che Nicandro si può considerare il primo modello dei poeti latini che usano l’aggettivo

Ascraeus. In particolare, la prima attestazione latina è in VERG. buc. 6.70 Ascraeo seni

(con il comm. ad loc. di CLAUSEN 1994, 203: «Not so much a local as a literary

reference, to Callimachus and his conception of Hesiod»), poi in georg. 2.176

Ascraeumque cano Romana per oppida carmen, che ritengo essere il modello diretto del

nostro passo, poiché ancora una volta si tratta delle laudes Italiae (v. il comm. ad loc. di THOMAS 1988, I.190: «The adjective Ascraeum refers primarily to Hesiod ... his

influence, however, has by now receded somewhat, and there is a secondary, and ultimately more important reference, to him as the model favoured over Homer by V[irgil]’s Alexandrian models, chiefly Callimachus and Aratus. The epithet ... first appears in the Hellenistic period, in Nicander (ther. 11) and in Greek epigram, and given Callimachus’ interest in Hesiod, he may well have used it first; if so, the double allusion here will have been clearer. Propertius’ use of Ascraeus [PROP. 2.10.25] ...

constitutes a clear reference to Callimachus ... in the complex and allusive laudes Italiae a subtle reference to Callimachus is fully in place here, at its very end»; tutto questo resta vero anche se va precisato che la prima attestazione è in Ermesianatte). L’aggettivo è anche spesso in Properzio, sempre in contesto di professione poetica e attestazione di genere: cf. PROP. 2.10.24s. nondum etiam Ascraeos norunt mea carmina

fontes | sed modo Permessi flumine lauit Amor (con il comm. ad loc. di FEDELI 2005,

330ss), 13a.4 (Amor) iussit et Ascraeos sic habitare nemus eqs. (v. ibid. 367ss.), 34.77

tu (sc. Vergili) canis Ascraei ueteris praecepta poetae, | quo seges in campo, quo uiret uua iugo (v. ibid. 999s.); quest’ultimo passo è particolarmente importante per il nostro,

poiché nel v. precedente (almeno per come il testo è tramandato dai mss.) si trovano anche le Amadriadi (v. n. v. prec.) e inoltre il nesso Ascraeus poeta (l’errata lezione

4 Relego in nota il caso di LOBO epigr. p. 143.15s. Crönert Ἑλλάδος εὐρυχόρου στέφανον καὶ κόσµον

ἀοιδῆς | Ἀσκραίων γενεὴν Ἡσίοδον κατέχω; di questo poeta, i cui epigrammi sono in parte editi da CRÖNERT 1911 (alle cui pp. si fa riferimento) e in parte nel Supplementum Hellenisticum (504-526), non si conosce esattamente la data di nascita e floruit, e preferisco non esprimermi sulla sua eventuale anteriorità o posteriorità rispetto a Ermesianatte e Nicandro; ad ogni modo il suo uso del nesso Ἀσκραῖος Ἡσίοδος emula o uguaglia il loro.

poeta di tutti i codd. più antichi, corretta in poetae dai recenziori, farebbe perdere il

nesso collegando poeta a quisque) si trova soltanto nel nostro passo e in questo5: dato il carattere fortemente metaletterario dell’elegia properziana resta possibile un’allusione diretta da parte del poeta del Culex, allusione incrociata con quella al passo virgiliano, a sua volta presupposto anche da Properzio. Non diverso è l’uso di OV. am. 1.15.11 uiuet

et Ascraeus dum mustis uua tumebit eqs., ancora una volta in una rassegna della

letteratura greco-latina, e ancora una volta all’interno del genere elegiaco, dove Esiodo è rappresentato come il parco descrittore di campi (v. il comm. ad loc. di MCKEOWN

1989, II.398); l’Ascraeus senex, insieme a Omero (come già nel passo degli Amores), e

insieme allo stesso Virgilio che viene evocato proprio tramite il nesso Ascraeus senex da lui primamente usato, viene contrastato all’elegia in OV. ars 2.3s. mea carmina ... |

praelata Ascraeo Maeonioque seni, e ancora una volta in fast. 6.13s. ecce deas uidi, non quas praeceptor arandi | uiderat, Ascraeas dum sequeretur oues, dove è evidente la

connotazione metaletteraria del preferire “nuove dee” diverse dalle “capre di Ascra”, cioè la rude musa di Esiodo (v. anche il comm. ad loc. di LITTLEWOOD 2006,10ss.). Al

verso delle Georgiche che abbiamo detto essere l’immediato ipotesto del Culex, allude pure Columella, che chiude il proprio poema con le parole e l’esaltazione di Virgilio, che viene preso a modello e presuppone il più antico modello esiodeo: cf. COLVM.

10.1.433-436 Hactenus hortorum cultus, Siluine, docebam | siderei uatis referens

praecepta Maronis, | qui primus ueteres ausus recludere fontis | Ascraeum cecinit Romana per oppida carmen. Anche in età flavia l’aggettivo avrà una vita simile: cf.

STAT. silu. 5.3.26s. Maeonium Ascraeumque senem non segnior umbra | accolis (sc.

pater), dove Stazio presenta il padre come propria fonte di ispirazione, con il duplice

retromodello epico di Omero e didascalico di Esiodo (v. il comm. ad loc. di GIBSON

2006, 277s.); l’idea è ripetuta similmente a 150s. Maeonides ... Ascraeus Siculusque

senex (secondo i commentatori, il “siciliano” è Epicarmo: v. ibid. 3226). Conclude la

5 Le poche altre attestazioni sono esclusivamente in greco e in prosa tarda.

6 Se conosceva questo passo staziano, lo intendeva diversamente l’autore di Anth. Lat. 536 Riese2 (= PLM

4, p. 130) Sicanius uates siluis, Ascraeus in aruis, | Maeonius bellis ipse poeta fui. | Mantua se uita

praeclari iactat alumni, | Parthenope famam morte Maronis habet. L’epigramma varia infatti catal. 15 uate Syracosio eqs., dove il riferimento è chiaramente a Teocrito (v. a questo proposito STOK-BRUGNOLI 1996, 114). Il riuso di Ascraeus non depone necessariamente a favore del recupero staziano in questo caso, visto che è anzi Virgilio a essere l’oggetto e il modello della composizione; soprattutto, in Stazio il

Siculus è senex, mentre Teocrito non ha questo tipo di connotazione, e lì si parla di poemi didattici;

rassegna SIL. 12.411s. ‘... resonare docebit | hic (sc. Ennius) Latiis Helicona modis nec

cedet honore | Ascraeo famaue seni!’, dove Apollo esalta Ennio, suo rappresentante e

crogiuolo di tutte le ispirazioni greche e fondatore di quelle latine: curiosamente quest’ultima attestazione in poesia latina ci riporta agli inizi della stessa letteratura latina, e al suo indiscusso tributo nei confronti della tradizione ellenistica e di quella esiodea a cui la prima voleva variamente imparentarsi7. Successivamente, l’aggettivo ricorre anche in AVIEN. Arat. 500 Ascraeas ualles, AVSON. epist. 9.211s. Hesiodea

pinguis Ascrae | ... carmina, e nel già citato Anth. Lat. 563.1 Riese2. L’unica attestazione in prosa latina è in VARR. rust. 1.1.9, ma proprio a proposito di Esiodo

(Hesiodus Ascraeus), mentre si limita a ripetere e spiegare il lemma virgiliano il comm. di SERV. buc. 6.70 e georg. 2.176.

Va da ultimo rilevato un cortocircuito peculiare al nostro verso, giacché Esiodo è invocato come modello non di un poeta e cioè di un genere letterario, bensì di un pastore, la cui eventuale attività letteraria non è calata in un discorso metapoetico come invece avviene in tutti i passi che precedono e seguono il Culex. In qualche modo, la menzione dell’Ascraeus poeta e il linguaggio che la informa restano sopra le righe del discorso generale, e riducono quasi paradossalmente quello che doveva sentirsi come un modello poetico a un modello di vita pastorale, apparentemente scevro da contestuali e sbandierate scelte di genere letterario.

sibi quisque L’unico modo per intendere questo sibi, che ha tutto l’aspetto di una zeppa metrica o persino di una lieve corruttela, è di prenderlo come dat. di vantaggio retto da securam (“una vita sicura per se stesso”). Non è impossibile che l’intero gruppo sibi quisque sia corrotto, e nasconda un precedente aggettivo al nom. coordinato a aemulus (cioè aemulus x-(is)que) oppure un sostantivo o altro ancora. La frequenza della sequenza sibi quisque, spesso in questa stessa posizione (Ennio 1, Lucrezio 2, Virgilio 2/1, Orazio 2, Tibullo 2, Ovidio 4/4, Manilio 3/2, Lucano 3, Petronio poeta 2, Stazio 5/2, Silio 6/1, spesso nei tardoantichi), e in generale di quisque

catal. a proposito di Teocrito) rispetto all’arcaico poeta ascreo abbastanza marcato, da potere indurre al

ricordo del pur diverso passo di Stazio. L’epigramma è ora edito in FRIEDRICH 2002, 52 (#68) e ivi commentato a 157.

7 Su questo passo siliano si possono vedere i recenti CASALI 2006, MANUWALD 2007 (spec. 74-82),

in cesura bucolica, potrebbe avere facilitato la corruzione di una lezione difficilmente leggibile o comprensibile.