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L’IMPATTO GENERATO DALLE ATTIVITA’ CULTURAL

3.1 Aspetti general

Per molto tempo le organizzazioni e le attività culturali non sono state oggetto di specifiche ricerche da un punto di vista economico. Infatti, fino agli anni ‘60 del Novecento la valutazione dell’impatto economico delle istituzioni culturali non ha suscitato particolari interessi di ricerca. Tale situazione è stata causata da diversi fattori, come la mancanza di dati statistici a lungo termine sulle organizzazioni e attività culturali e la mancanza di metodologie di valutazione economica che fossero applicabili alle industrie culturali a causa della loro specificità. Altre cause sono state la mancanza di un dialogo tra le industrie culturali e il settore economico e le difficoltà dovute alla misurazione degli effetti economici delle attività culturali. Inoltre la concezione tradizionale che un’analisi economica del settore culturale non fosse coerente con il settore culturale stesso, ha contribuito alle poche ricerche nel settore dell’economia della cultura. Infatti, il settore culturale era concepito come espressione di attività meramente estetiche e spirituali e pertanto la sua analisi non poteva essere associata all’ambito economico. Infine, nel settore culturale gli investimenti per le analisi dell’impatto che esso stesso generava erano scarsi perché la domanda culturale era considerata come un bene pubblico (UNESCO Institute for Statistic, 2012)20.

Verso la fine degli anni Novanta invece i risultati delle ricerche condotte in diversi Paesi hanno dimostrato che le industrie culturali e creative contribuiscono con una percentuale piuttosto alta al PIL e del tasso di occupazione della nazione di appartenenza.

Pertanto è emerso che il settore culturale ha la potenzialità di generare ricchezza per tutto il Paese, infatti attira forza lavoro molto qualificata, innovazione e investimenti che contribuiscono a migliorare la competitività del Paese. Di conseguenza negli ultimi anni gli studi riguardanti la misurazione dell’impatto economico generato dalle istituzioni culturali e dalle loro attività sono aumentati (UNESCO Institute for Statistic, 2012).

20 Measuring the Economic Contribution of Cultural Industries è un report realizzato dall’UNESCO Institute for

Statistics nel 2012. L’obiettivo di questo report è fare una rassegna e valutazione delle metodologie che sono utilizzate per la misurazione della performance delle istituzioni culturali.

Il tema della cultura come un sistema di produzione con delle ripercussioni economiche e sociali è stato preso in considerazione per la prima volta dagli studi degli anni Sessanta e Settanta di Baumol e Bowen nei quali gli autori analizzano la posizione economica delle performing arts negli Stati Uniti (si veda Baumol e Bowen, 1965). Tuttavia, solo dalla metà degli anni Ottanta si è sviluppato un vero interesse per l’impatto generato dal settore artistico e culturale. Ad esempio uno studio che può essere considerato una pietra miliare riguardo a questa tipologia d’indagine è di Myerscough nel 1988 perché per la prima volta la questione dell’impatto generato dall’arte entra a far parte dell’agenda politica (si veda Myerscough, 1988). Inoltre per la prima volta i benefici generati dal settore culturale in termini di sviluppo, occupazione e di produzione di reddito in un certo territorio, sono misurati con l’utilizzo di prove empiriche e dati diffusi21. Pertanto si può affermare che dagli anni ’80 la situazione è cambiata con la realizzazione di un numero sempre maggiore di studi e ricerche dedicati a mostrare la relazione tra l’economia e il settore culturale e la relazione tra le industrie culturali e i loro impatti economici22 (UNESCO Institute for Statistic, 2012).

Durante gli anni Ottanta gli studi si sono concentrati sulla misurazione dell’impatto delle istituzioni culturali in termini prevalentemente economici. In questo periodo è emerso come le industrie culturali e creative generano un elevato tasso di crescita del PIL e dell’occupazione. Infatti, potenzialmente hanno le caratteristiche di un settore che può generare una crescita dell’economia generale. Queste considerazioni hanno provocato un dibattito economico, politico e accademico molto intenso riguardo al contributo che le industrie culturali generano in termini di sviluppo economico, portando anche a un’analisi sugli sviluppi strutturali e sui cambiamenti dell’economia.

Negli anni Novanta, dopo circa un decennio in cui gli studi sull’impatto delle istituzioni culturali si erano concentrati prevalentemente sull’aspetto economico, è stata affrontata la questione dell’impatto generato dalle istituzioni culturali in un certo territorio da un punto di vista sociale. Infatti, negli anni Novanta gli studiosi erano arrivati alla conclusione che il tentativo di quantificare il valore della cultura utilizzando gli studi solo sull’impatto economico era riduttivo perché questi ultimi non mostravano gli aspetti di crescita sociale,

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Lo studio di Myerscough (1988) ha valutato il contributo economico che le arti apportano nell’economia britannica come pari a 10 miliardi di sterline con 496.000 persone direttamente impiegate in questo settore (il 2,1% sul totale della popolazione) e un effetto moltiplicatore dell’occupazione che varia dal 1,8 al 2,7 in base all’area di riferimento.

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In UNESCO Institute for Statistic (2012) sono menzionati gli studi di Heldon e Shanahan fatti agli inizi degli anni ottanta nei quali hanno trattato il tema dell’economia della cultura e degli effetti economici delle discipline artistiche, dando un importante contributo per gli studi futuri relativi alle connessione tra l’economia e l’arte. Infatti, proprio tra gli anni Ottanta e Novanta negli Stati Uniti sono stati realizzati i primi studi sul tema dell’economia della cultura, superando un’ideologia che prima era più conservativa riguardo a queste tematiche.

che sono intrinsecamente legati all’attività di qualsiasi istituzione culturale o che opera nell’ambito non profit.

Uno dei primi studi che ha affrontato la questione dell’impatto delle istituzioni culturali da questo punto di vista è stato quello di Materasso (1997) perché ha costruito un modello per la valutazione dell’impatto sociale (si veda Bollo, 2013). Le istituzioni culturali sono diventate sempre più delle parti importanti della moderna economia e della società per il contributo che generano in termini di sviluppo e arricchimento della società stessa.

Pertanto si può sostenere che il settore culturale genera due tipi d’impatto, quello economico e quello non economico. Gli impatti non economici che le istituzioni culturali possono avere sullo sviluppo della società possono essere ricondotti all’interno della coesione sociale e integrazione di minoranze etniche, della costruzione di un nuovo sistema di valori, dell’affermazione della creatività, dei talenti e dell’eccellenza, dello sviluppo della diversità culturale, dell’identità nazionale e delle identità dei diversi gruppi culturali e infine, della promozione della creatività e dell’innovazione (UNESCO Institute for Statistic, 2012).

Di conseguenza, dagli anni Novanta in poi, si è verificato uno spostamento dell’attenzione dall’aspetto prettamente economico per catturare una più profonda comprensione di come l’arte e la cultura contribuiscono al miglioramento sociale della comunità in cui si trovano (Holden, 2004).

Dall’inizio degli anni duemila gli studi sull’impatto generato dalle istituzioni e dalle attività culturali sono stati caratterizzati per la ricerca di un approccio più completo che prendesse in considerazione anche aspetti legati alla sostenibilità dell’istituzione stessa. Riguardo agli studi sull’ambito museale si è verificato un interesse per l’impatto che queste istituzioni generano in termini ambientali. Tuttavia, questa tipologia d’impatto è analizzata inserendola in un contesto più ampio e dinamico che include gli aspetti economici, sociali, culturali e ambientali.