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L’IMPATTO GENERATO DALLE ATTIVITA’ CULTURAL

3.5 La stima dell’impatto indiretto e indotto

3.5.2 Il sistema contabile input-output

Dal momento che il modello input-output tende a descrivere le interdipendenze che si sviluppano nell’economia di un intero paese, la contabilità input-output è venuta ad interagire con i sistemi di contabilità nazionale (Costa, Marangoni, 1995).

Ogni tavola input-output può essere vista come la rappresentazione, compatta e disaggregata allo stesso tempo, di tre dei conti nazionali fondamentali (il conto della produzione, il conto dell’equilibrio dei beni e servizi e il conto della distribuzione del valore aggiunto) e quindi come rappresentazione, oltre che delle transazioni intersettoriali, delle relazioni che legano struttura produttiva, ripartizione delle risorse disponibili tra le componenti della domanda finale e distribuzione del prodotto sociale netto.

Infatti, un sistema di contabilità nazionale può esistere anche senza la tavola input-output, ma la sua presenza come elemento essenziale del sistema dei conti assicura il rispetto del vincolo di coerenza tra le rilevazioni differenti e quindi una maggiore affidabilità di tutta la base informativa fornita dalla contabilità nazionale55 (Costa, Marangoni, 1995).

La tavola intersettoriale costruita per un determinato anno di riferimento riproduce l’immagine del sistema economico nelle sue relazioni interindustriali così come si sono venute consolidando per effetto di una serie di eventi di carattere strutturale e congiunturale. La tavola dei flussi svolge di conseguenza una funzione esclusivamente descrittiva in quanto non dice niente sul modo e sulla dinamica che hanno condotto a tale configurazione e neppure sulle possibili alternative produttive che avrebbero potuto condurre agli stessi risultati economici. Nella sua essenza principale si tratta quindi di uno strumento di esclusiva registrazione delle entrate e delle uscite in termini di beni e servizi delle singole unità d’indagine (Casini, Grassi, 1985).

Pertanto, il rapporto tra tavola e modello cioè tra sistema contabile input-output e analisi economica input-output, non è del tutto scontato. Infatti, una buona conoscenza delle caratteristiche e della qualità del sistema contabile è condizione essenziale per costruire e utilizzare i modelli. Sistemi contabili diversi, o caratteristiche diverse degli stessi, possono portare a differenze sostanziali nel modo in cui le tavole descrivono le tecnologie e, di

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Costa e Marangoni (1995) sottolineano che in quasi tutti i Paesi nei quali si è avviata la compilazione delle tavole input-output dopo che si era consolidato l’uso di un qualche sistema di contabilità nazionale, si sono dovute constatare discrepanze, anche notevoli, tra le stime del reddito nazionale ottenute con o senza la tavola. Sono queste discrepanze, e la indissolubile maggiore affidabilità delle stime del reddito di origine input-output, che hanno reso evidente la necessità di integrare la tavola nel sistema di contabilità nazionale.

conseguenza, alla derivazione dei coefficienti tecnici di valore e significato non confrontabile (Costa, Marangoni, 1995).

Di conseguenza, è molto importante la qualità del sistema contabile adottato per poter costruire e utilizzare successivamente i modelli che derivano da queste tavole.

In merito a ciò le caratteristiche degli schemi contabili input-output che hanno maggiori probabilità di influire sul valore e sul significato dei coefficienti tecnici sono l’unità elementare di indagine e lo schema di classificazione delle merci e delle industrie, il livello di disaggregazione settoriale, il tipo e l’anno di riferimento dei prezzi ai quali sono valutati i flussi e il trattamento delle importazioni (Costa, Marangoni, 1995).

Per l’analisi economica, da un punto di vista ideale, il mondo input-output dovrebbe essere costituito da uno spazio di sole merci, nel quale ogni merce è prodotta con una tecnologia unica e stabile, con date, e solo quelle, quantità di merci input per unità di merce output. Il settore dovrebbe coincidere con la merce o, al più, con un gruppo di merci omogenee rispetto alla tecnologia e quindi alla struttura degli input (Costa, Marangoni, 1995).

Nella realtà esistono quasi solo unità produttive che producono congiuntamente, per motivi tecnici o economico-organizzativi, più merci (che si potranno distinguere in merci primarie se costituiscono la produzione prevalente dell’unità produttiva, secondarie se costituiscono la produzione principale di un altro settore e ausiliarie) e una stessa merce viene spesso prodotta da più unità produttive che si differenziano per la diversa composizione, mix di merci, del loro output.

Pertanto sono state escogitate soluzioni diverse che hanno portato ad adottare delle convenzioni contabili alternative, al fine di conciliare le esigenze della contabilità con quelle dell’analisi economica e per ovviare il fenomeno della mancata corrispondenza biunivoca tra merci e unità produttive o loro raggruppamenti.

Le due principali convenzioni sono la SNA (System of National Accounts) raccomandato dall’ONU e il SEC (Sistema Europeo dei Conti Economici Integrati), adottato dai paesi aderenti all’Unione Europea (Costa, Marangoni, 1995).

Le principali differenze tra i due sistemi riguardano le scelte diverse in tema di unità elementare d’indagine e in tema di schema di classificazione.

Infatti, nel sistema SNA l’unità elementare d’indagine è costituita dallo stabilimento mentre nel sistema SEC è costituita dall’unità di produzione omogenea. Inoltre il sistema SEC utilizza uno schema di classificazione quadrato con una sola tavola intestata a branche bi- univocamente coincidenti con un raggruppamento di tutte le unità di produzione omogenea che hanno un’attività produttiva della stessa natura e con il gruppo omogeneo di merci che ne

costituiscono le produzioni prevalenti. Il sistema SNA invece utilizza uno schema di classificazione rettangolare, pertanto il numero di merci può essere diverso dal numero delle industrie, che si fonda su due tavole, la tavola make (industrie x merci) e la tavola use (merci x industrie)56.

In Casini, Grassi (1985) il sistema dei conti economici integrati , SEC, è definito come “il più aggiornato sistema contabile europeo che sulla base di definizioni e classificazioni omogenee si pone l’obiettivo di una descrizione quantitativa e corrente dell’economia dei Paesi membri”.

Il SEC57 si articola in tre serie di conti concatenati e interdipendenti rappresentati dai conti economici e finanziari dei settori istituzionali e del resto del mondo e dalla tavola delle interdipendenze strutturali per l’appunto.

Il cuore del sistema SEC è la matrice Z delle transazioni. Si tratta di una matrice quadrata (n x n) le cui righe e colonne sono intestate alle branche. Letta per righe la matrice Z indica come la produzione (prevalente) di ciascuna branca si distribuisce tra tutte le altre branche. Ciò che non viene reimpiegato nel processo produttivo è destinato alla domanda finale ed è registrato nel vettore degli assorbimenti, o vettore della domanda finale, e. La somma di ciò che è reimpiegato nel processo produttivo e ciò che viene assorbito dalla domanda finale costituisce la produzione totale, che viene registrata nel vettore q.

Figura 3.3 – La tavola SEC

Z e q

v' g' t' q'

Fonte: Costa, Marangoni (1995)

56 Inoltre in Costa, Marangoni (1995) è precisato che la metodologia SNA, al contrario della metodologia SEC,

rende esplicito il dualismo tra merci ed industrie considerando che ogni unità produttiva, corrispondente ad una unità di rilevazione, è caratterizzata oltre che da una particolare struttura di costi, anche da un insieme di prodotti.

57 Di seguito sarà spiegata la metodologia SEC perché è quella adottata dai Paesi dell’Unione Europea e quindi

Si può scrivere:

e Zi

q= + (3.5.17)

Dove i è un vettore colonna i cui elementi sono tutti uguali ad uno. Zpuò essere definito come il vettore della domanda intermedia (Costa, Marangoni, 1995).

Leggendo la matrice Z per colonna si individuano gli input di ciascuna branca, cioè gli elementi di costo intermedio. A questi vanno aggiunti i costi degli input primari, non producibili, che costituiscono gli elementi del vettore del valore aggiunto v’ (si tratta di un vettore riga, cioè un trasposto di un vettore colonna). Si può scrivere:

' ' ' i Z v

g = + (3.5.18)

Dove g’ è il vettore della produzione effettiva, cioè della produzione effettivamente realizzata da ciascuna branca. I vettori q e g non sono uguali perché non esiste, come scritto in precedenza, una corrispondenza biunivoca tra merci e settori, essendo ciascuna branca individuata da una produzione prevalente. La differenza tra i due vettori è data dal vettore dei trasferimenti intersettoriali di produzione t, per cui si avrà: q'=g'+t'.

Pertanto, nel sistema SEC, attraverso il vettore dei trasferimenti t’ si registrano i trasferimenti di merci dalle branche per le quali sono prodotti secondari alla branche per le quali sono invece prodotti principali. Il vettore t’ trasforma il vettore delle produzioni effettive g’ nel vettore delle produzioni distribuite, o produzioni totali, q’58.

Il vettore t’ è a somma nulla mentre i vettori g’ e q’ hanno la stessa somma. (Costa, Marangoni, 1995).

Pertanto le componenti in cui si articola la metodologia SEC sono rappresentate dalle branche produttive, che vengono descritte nella loro duplice funzione di soggetti produttori e acquirenti di beni e servizi sul mercato59 (Casini, Grassi, 1985).

58 Per spiegare questo concetto in Costa, Marangoni (1995) è fatto l’esempio di un’azienda che produce cavi di

gomma e scarpe. Si può ipotizzare che delle due branche che esistono, cioè la branca gomma e la branca scarpe, la branca gomma sia quella principale perché i cavi di gomma sono la produzione principale dell’impresa. La colonna gomma della matrice Z registra tutti gli input dell’impresa perché non si può stabilire la parte di questi input impiegati nella produzione di scarpe o di cavi. Se invece si considerano le righe della matrice Z, cavi e scarpe sono due prodotti perfettamente identificabili. Pertanto le scarpe, prodotto secondario della branca gomma, sono prodotto principale della branca scarpe e quindi sono trasferite della prima alla seconda branca.

59 In Casini, Grassi (1985) è spiegato che per branca produttiva si intende un aggregato di unità produttive

omogenee per tipo di produzione e per tecnica produttiva adottata, che produce per il mercato quei beni e servizi descritti nella classificazione. La classificazione adottata dal SEC è la NACE-CLIO (Nomenclatura delle Attività nelle Comunità Europee/Classificazione Input-Output) e prevede circa duecento branche produttive originarie.

La lettura verticale della matrice mette in evidenza il modo in cui vengono acquisite le risorse disponibili per il sistema preso a riferimento e cioè sia attraverso la produzione all’interno sia attraverso il commercio con il resto del mondo. La lettura verticale privilegia l’ottica produttiva dei settori intestatari (Casini, Grassi, 1985).

La lettura orizzontale della tavola mette in evidenza la natura funzionale dell’impiego delle risorse rese disponibili dal processo produttivo interno e dalle importazioni dall’esterno e cioè l’utilizzo, a scopo di produzione corrente, di consumo finale, di accumulazione e da parte del resto del mondo. La lettura orizzontale della tavola privilegia l’ottica dell’utilizzo dei beni e servizi prodotti e importati (Casini, Grassi, 1985).

La matrice e il modello input-output possono essere applicati per realizzare diversi tipi di analisi cioè l’analisi strutturale, di previsione e d’impatto (Casini, Grassi, 1985).

Sotto la definizione di analisi strutturale possono essere comprese svariate tipologie di utilizzo della matrice input-output. Una forma di analisi strutturale è la stima, attraverso l’inversa di Leontief, dei coefficienti di attivazione (i moltiplicatori) dei singoli settori. Infatti consente di mettere in luce i percorsi e le intensità con cui determinati impulsi esogeni si trasmettono nel sistema economico, con effetti complessivi diversificati a seconda del punto di applicazione dello stimolo iniziale (Casini, Grassi, 1985).

L’analisi di previsione60 rappresenta l’aspetto più avanzato delle analisi possibili mediante la matrice input-output e il relativo modello. Questo tipo di analisi presuppone che il modello input-output sia accompagnato e integrato con un modello econometrico integrato che sia in grado di prefigurare l’andamento delle componenti economiche che governano l’evoluzione del sistema (variabili esogene come l’export, spesa pubblica, le forze di lavoro ecc…) e la configurazione della struttura tecnologica del sistema (Casini, Grassi, 1985).

L’utilizzo dei modelli input-output per l’analisi d’impatto ha come obiettivo la valutazione degli effetti prodotti, sul sistema economico osservato, da modifiche che intervengono su alcune soltanto delle variabili inserite nel modello, fermo restando le altre condizioni61 (Casini, Grassi, 1985). In altre parole, secondo gli autori, nell’analisi d’impatto l’oggetto di

Qualsiasi versione di matrice disaggregata risulta da un’aggregazione delle branche originarie della classificazione NACE-CLIO.

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A tal proposito, L’IRPET (l’istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) ha messo a punto un simile modello e i risultati raggiunti formano la struttura portante del modello dell’economia toscana che va sotto il nome di SMART (Sistema di Modelli per l’Analisi della Regione Toscana).

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In Casini, Grassi, (1985) è spiegato che le analisi più ricorrenti, dal punto di vista dell’impatto, sono rivolte alla stima degli effetti prodotti da singole componenti della domanda finale, cioè consumi privati o collettivi, investimenti ed esportazioni, o dalle loro parti, cioè consumo dei turisti, esportazione dei prodotti tipici, singoli progetti d’investimento o, nel caso del modelli chiusi, da interventi sulle variabili esplicative della domanda finale come l’effetto di un aumento delle imposte dirette o di una modifica del tasso di cambio.

studio si sposta dalle valutazioni degli effetti prodotti dall’intera domanda finale, alla stima degli effetti di una quota parte di quest’ultima o di quelli di una sua variazione nel tempo. Infatti uno degli scopi principali dell’analisi input-output è di valutare gli effetti su un sistema economico dei mutamenti delle variabili esogene in un periodo di tempo limitato al breve periodo.

Nel lungo periodo o per vasti cambiamenti sorgono problemi legati alla stima del vettore della domanda autonoma e dei coefficienti tecnici, che non si possono considerare costanti (Costa, Marangoni, 1995).

Tornando all’argomento della matrice delle interdipendenze strutturali, per passare dalla sua funzione di semplice strumento di registrazione a modello della struttura economica considerata, occorre avanzare tre ipotesi cioè: i) la classificazione adottata (ossia l’aggregazione in branche di attività) sia economicamente significativa, nel senso che si accetta l’ipotesi della rappresentatività dell’economia attraverso un sistema di aggregati produttivi intermedi, ii) che l’anno di costruzione della tavola non sia caratterizzato da particolari eventi anomali (ad esempio scioperi di grande rilevanza per alcuni settori, calamità naturali, ecc…), iii) che non si manifestino nel sistema rilevanti economie o diseconomie di scala e che quindi la tecnica produttiva non muti al variare del livello di produzione richiesto (Casini, Grassi, 1985).

Se si accettano queste ipotesi, è possibile considerare la matrice delle interdipendenze settoriali come una stima significativa delle tecniche di produzione adottate nelle singole branche del sistema economico ed è quindi possibile passare da una semplice struttura dei flussi intersettoriali a una tavola dei coefficienti tecnici per ogni branca, dalla quale poi si possono ottenere i moltiplicatori (Casini, Grassi, 1985).

L’utilizzo della tavola input-output come schema contabile può essere esteso, senza modificarne la logica di lettura, anche a sistemi economici suddivisi in più unità territoriali tra loro interconnesse, Stati o regioni che siano e in questo caso si parla di tavole multiregionali (Casini, Grassi, 1985).

Nell’esempio proposto dagli autori, cioè considerando un sistema economico composto da due sole regioni (Toscana e Resto d’Italia) e da quattro settori (agricoltura, industria, edilizia e servizi), completamente chiuso verso l’esterno, la tavola (in questo caso biregionale) presenta una configurazione riconducibile a quella già descritta all’inizio di questo paragrafo62.

62 Questa tavola è stata realizzata nell’ambito del progetto SMART e risponde all’esigenza di misurare anche le

interdipendenze tra sistema regionale e sistema nazionale, allo scopo di poter valutare gli effetti di programmazione, nel duplice senso dal resto dell’Italia alla Toscana e dalla Toscana al resto dell’Italia. Infatti il

Essa è composta dalla tavola centrale nella quale sono riportati i flussi di interscambio tra le diverse branche delle due regioni, con indicazioni cioè, della regione di provenienza e di destinazione di ciascun flusso intersettoriale63.

La tavola è poi composta dalla cornice laterale, che riporta i flussi di beni e servizi destinati agli impieghi finali, cioè le vendite che vanno a soddisfare le diverse componenti della domanda finale suddivisi sulla base della regione di provenienza del bene.

Infine nella tavola è presente una cornice in basso, che riporta i pagamenti effettuati ai fattori primari da parte delle singole branche delle due regioni e che vanno a comporre il valore aggiunto regionale.

La tavola, come scritto in precedenza, può essere letta in senso orizzontale o verticale. Nel primo caso, si possono individuare le vendite che ciascun settore di ciascuna regione fa ai singoli settori delle due regioni. La tavola biregionale consente quindi, di conoscere in modo dettagliato i flussi di interscambio commerciale tra le due regioni.

Nel secondo caso, cioè con la lettura in senso verticale, si ottengono informazioni sulla struttura dei costi di ciascun settore delle due regioni. Ad esempio si può sapere quanto la produzione effettiva agricola toscana abbia necessitato, nel senso di acquisti, di fattori provenienti dal settore agricolo toscano, dal settore industriale toscano, dal settore terziario toscano, dal settore agricolo del resto d’Italia, dal settore industriale del resto d’Italia e dal settore terziario del resto d’Italia. Anche in questo caso, gli acquisti dai settori del resto d’Italia rappresentano le importazioni toscane dal resto d’Italia. Però nella lettura per riga vengono descritte le importazioni del bene indicato in quella riga, nella lettura per colonna vengono invece definite le importazioni effettuate dal settore indicato in quella colonna64 (Casini, Grassi, 1985).

Una tavola multiregionale rappresenta uno schema contabile coerente, disaggregato per settori e regioni, del sistema economico nazionale. Pertanto, data una tavola biregionale del sistema economico nazionale è sempre possibile risalire alla corrispondente tavola nazionale

modello biregionale sembra il metodo più idoneo per analizzare appropriatamente l’effetto di politiche nazionali o di eventi internazionali in un quadro economico produttivo così regionalmente differenziato come quello del nostro Paese (Casini, Grassi, 1995).

63 In Casini, Grassi (1995) A titolo esemplificativo, le vendite dell’agricoltura all’industria sono suddivise in

vendite dell’agricoltura toscana all’industria toscana, vendite dell’agricoltura toscana all’industria del resto d’Italia, vendite dell’agricoltura del resto d’Italia all’industria toscana cioè esportazioni del resto d’Italia in Toscana e vendite dell’agricoltura del resto d’Italia all’industria del resto d’Italia.

64 In altre parole in Casini, Grassi, (1985) è spiegato che una tavola multiregionale rappresenta uno schema

contabile coerente, disaggregato settori per settori, del sistema economico nazionale. Data quindi una tavola biregionale del sistema economico nazionale è sempre possibile risalire alla corrispondente tavola nazionale attraverso semplici operazioni di aggregazione. Con il procedimento inverso, disponendo di una tavola nazionale e di una tavola regionale, si può costruire la corrispondente tavola bi regionale infatti, i dati per il resto d’Italia possono essere ottenuti per differenza.

attraverso delle operazioni di aggregazione (Casini, Grassi, 1985). Ad esempio, per quanto riguarda la tavola centrale, si può risalire alla tavola nazionale sommando tra loro le quattro sub-Tavole che costituiscono la tavola centrale nello schema biregionale; relativamente alla cornice laterale, sommando tra loro le quattro parti in cui è suddivisa nello schema biregionale; infine relativamente alla cornice in basso, sommando tra loro le cornici relative alle due regioni.

Con il procedimento inverso, disponendo di una tavola nazionale e di una tavola Regionale, si può costruire la corrispondente tavola biregionale, ed è questa la procedura che gli autori hanno utilizzato per la costruzione della tavola biregionale Toscana-Resto d’Italia65.

Per quanto attiene al calcolo dei coefficienti tecnici regionali, il passaggio dalla tavola multiregionale ad un modello input-output richiede le stesse assunzioni, scritte in precedenza, necessarie per il passaggio dalla tavola nazionale al modello input-output nazionale. Pertanto, sotto queste ipotesi, si può passare dalla tavola dei flussi interregionali alla tavola dei coefficienti interregionali di scambio.

3.5.3

I moltiplicatori della produzione

Il concetto di moltiplicatore si è sviluppato nell’ambito dell’economia keynesiana grazie a un interesse nei confronti degli effetti prodotti dalle variazioni della domanda sul reddito e sull’occupazione66. L’analisi input-output prende in considerazione gli effetti settoriali e intersettoriali che scaturiscono da una data variazione della domanda o della sua struttura. In letteratura sono individuati vari tipi di moltiplicatori, cioè i moltiplicatori delle vendite, i moltiplicatori del reddito, i moltiplicatori dell’occupazione e quelli del valore aggiunto (IRER, 2006).

I moltiplicatori delle vendite sono quelli più comunemente utilizzati nella valutazione degli impatti economici. Essi prendono spunto dalla quantità di spese dirette (equivalente al valore dei beni e dei servizi acquistati all'interno dell'area di riferimento dalle istituzioni e dai visitatori) e calcolano in quale misura la spesa diretta ricircoli all'interno dei tessuti economici locali.

65

In questo caso la Tavola biregionale Toscana-Resto d’Italia si riferisce all’anno 1978 ed è stata realizzata dall’IRPET (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana).

66 In Bianco, La Bella (1991) è precisato che la teoria della domanda effettiva ipotizza e, successivamente,