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ASPETTI SOCIALI E ORGANIZZATIVI DEL PROBLEMA FORESTALE

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1984 (pagine 53-57)

Giovanni Romolo Bignami

PREMESSA

Nel contesto dell'assestamento socio-eco-nomico delle zone montane occupa un po-sto preminente, accanto alle altre compo-nenti, il problema forestale.

Si può anzi affermare che una corretta e razionale utilizzazione dei boschi può esse-re l'elemento economico che esse-rende ancora possibile un certo tipo di agricoltura mon-tana.

Questo perché in molte zone una raziona-lizzazione della coltivazione e dell'alleva-mento non può soltanto sorreggersi su nuove tecniche e su rinnovate forme orga-nizzative, ma deve trovare momenti stagio-nali e talvolta anche annuali di integrazio-ne poliattiva o pluriattiva per la formazio-ne di un valido bilancio economico azien-dale e quindi familiare.

La consistenza delle varie voci componenti questo conteggio varia a seconda delle ca-ratteristiche delle zone e di conseguenza dell'organizzazione economica che è possi-bile prevedere di porre in atto.

Comunque il bosco è sempre elemento di estremo interesse e prima ancora di parlare della sua utilizzazione occorre iniziare il discorso a monte.

Si tratta cioè di studiare un modo pratico e attento quale è l'effettiva situazione delle singole zone e quali iniziative sia necessa-rio porre in atto per ottenere la possibilità di consistenti e costanti utilizzazioni. Il discorso assume un interesse del tutto particolare specialmente per le vaste fasce dei cedui talvolta oggi sottoposti a limitate e irrazionali utilizzazioni e che se ben cu-rati potrebbero talvolta portare il loro ren-dimento ettaro/anno da meno di 1 me a 3/4 me.

E evidente che questo discorso oltre ai noti interventi tecnici, poggia sulla presenza di una valida organizzazione umana.

Quest'ultima nelle varie fasi della vita del bosco (dall'impianto — al miglioramento — all'utilizzazione) può,trovare interessan-ti occasioni di lavoro, capaci di integrarsi con le altre possibilità di monetizzazione. Accanto all'indispensabile miglioramento dei prati, dei pascoli, alla razionalizzazio-ne delle colture complementari, alle nuove forme d'allevamento, all'attività di agritu-rismo, di turismo popolare, di artigianato specializzato di produzione, deve essere

considerato il bosco, quale elemento di protezione e di produzione.

Le prospettive economiche che esso può offrire sono tali da rendere attuabili e cre-dibili altri tipi d'intervento.

Il bosco, così inteso, è una delle possibili-tà economiche capaci di mantenere alla montagna un'attiva copertura umana, proporzionata s'intende alle effettive pos-sibilità di reddito e nelle condizioni socia-li confacenti.

Difficoltà tecniche per la concretizzazione di tale discorso non ne esistono o sono su-perabili; quelli che invece devono essere attentamente considerati sono i problemi di organizzazione umana ai vari livelli. Uno degli aspetti più interessanti di questa problematica è costituito dai boschi cedui, per i più ravvicinati tempi d'utilizzazione; inoltre se vengono considerate zone di una certa ampiezza, in presenza di impianti di-sctanei esiste una certa continuità di pro-duzione.

Essa può essere ben organizzata e calcolata con una razionale rete di piani economici interessanti le varie zone.

Per i boschi cedui si pone però un difficile discorso organizzativo umano, perché in genere si tratta di proprietà private e tal-volta anche molto frazionate.

Una parte dei proprietari non è più presen-te sul posto e comunque dimostra scarsa propensione a volersi interessare a proble-mi d'utilizzazione boschiva, che nel conte-sto dell'antica economia d'autoconsumo, non sono mai stati considerati produttori di redditi consistenti.

Occorre quindi affrontare il discorso a monte partendo dalla promozione di ini-ziative di ricomposizione fondiaria, pas-sando attraverso azioni associative di mi-glioramento e di successivo esbosco, per giungere alle forme di utilizzazione consor-tile dei prodotti del bosco stesso.

La strada da percorrere non è breve, né agevole, ma occorre anche tener presente che in molte zone si può constatare una rinnovata presa di coscienza locale, che la-scia bene a sperare; con la dovuta pro-grammazione e la necessaria assistenza tec-nico-sociale si possono mettere in atto le indispensabili forme organizzative.

Un esempio di tutto interesse può essere fornito da una recente iniziativa francese, sorta nel comune di Jausiers, nel diparti-mento delle Alpi dell'Alta Provenza. In tale comune una concreta

collaborazio-ne fra il Consiglio comunale e la popola-zione ha dato luogo alla creapopola-zione di una società a capitale misto, pubblico e priva-to, per la realizzazione di due centrali elet-triche.

Con l'energia prodotta da dette centrali, si fanno funzionare l'impianto d'irrigazione e uno stabilimento (avente sempre la stessa base societaria) per la fabbricazione di im-ballaggi e di pannelli di truciolato, il tutto ricavato dal legname dei boschi della zona. È interessante notare che gran parte del macchinario è stato fornito e montato da industrie italiane.

GLI S T R U M E N T I OPERATIVI

Gli strumenti operativi che possono essere ipotizzati per il particolare settore dell'atti-vità forestale possono essere di vario tipo e si collocano nei rispettivi punti della scala organizzativa necessaria per animare que-sto settore.

Devono infatti essere considerate le carat-teristiche dello stesso e le conseguenti esi-genze organizzative.

Possono essere previste forme di consorzio, di cooperativa, di società per azioni a capi-tale pubblico o misto.

La scelta del tipo di strumento vi è da rite-nere che vada rapportata a due ordini di fattori e cioè:

— il tipo dei problemi da affrontare — il livello di preparazione della base umana interessata, la sua composizione so-ciale e il conseguente grado d'interessa-mento e di coinvolgid'interessa-mento al problema. In taluni casi potrà accadere, che tutti que-sti aspetti si sovrappongano e allora le so-luzioni risulteranno molto più facili. Nell'affrontare tali problematiche non bi-sogna mai essere dogmatici, ma bensì mu-nirsi della necessaria, indispensabile elasti-cità, che permette sempre di considerare in modo obiettivo l'effettivo stato delle cose, adattando alle stesse le ipotizzate soluzio-ni, con tutte le varianti del caso.

Ci si può trovare dinanzi a proprietari di boschi cedui non più presenti sul posto, non partecipi nell'oggi o nel domani all'e-conomia della zona, ai quali, al massimo è possibile richiedere l'interessamento, sor-retto da una politica di contributi pubblici,

per il miglioramento dei loro boschi, in una pura visione di mantenimento in esse-re di un capitale.

Una forma di associazione di fatto o di consorzio semplice suffragato da un atto notarile di costituzione può essere suffi-ciente a organizzare la fase del migliora-mento e dei successivi interventi colturali prevedibili per un certo numero di anni. Ognuno regolerà invece la fase dell'utiliz-zazione attraverso atti economici diretti. Se invece questi proprietari di boschi pos-sono, anche per la loro forma mentale e le possibilità economiche, essere interessati alla partecipazione a forme non solo di mi-glioramento, ma di successiva utilizzazione economica dei prodotti del bosco, dovran-no essere poste in atto delle strutture orga-nizzative diverse.

Si potrà pensare alla cooperativa di pro-prietari fondiari legati da un piano comune di conduzione e di utilizzazione o a una società per azioni con capitale pubblico e privato.

La partecipazione pubblica potrà attuarsi attraverso quote azionarie sottoscritte da una mobiliare di valle, che potrebbe funge-re da portafoglio finanziario degli enti pub-blici, cioè quale detentrice delle quote azionarie di partecipazione alle varie ini-ziative di una zona, dalle agricole, alle fo-restali, alle turistiche.

Nel caso della cooperativa ci si potrà tro-vare dinanzi a due tipi di soci e cioè, tutti apportanti il capitale terra e alcuni parteci-pi anche, quali lavoratori della cooperativa stessa.

E ancora da precisare che le due forme «cooperativa e società per azioni», non siano da scegliersi in alternativa, ma bensi possano sussistere entrambe, in fasi diverse del ciclo cooperativo e produttivo.

Dato poi che organizzazioni di questo tipo interessano aree molto vaste dal punto di vista territoriale — onde poter disporre in modo costante dei quantitativi necessari di materiale di lavorazione — è evidente che nel contesto dello stesso comprensorio operativo, potranno sussistere, per le di-verse fasi e per soddisfare situazioni sociali differenti i vari tipi di organizzazione, dal consorzio o associazione di proprietari, alla cooperativa agro-forestale esecutrice dei programmi di miglioramento di fore-stazione e di esbosco, alla società per azio-ni, trasformatrice dei prodotti boschivi. Vi potranno poi essere concatenate forme

di partecipazione che permettano la pre-senza di tutte le forze sociali (soltanto pro-prietari, soltanto lavoratori, proprietari-lavoratori, piccoli risparmiatori locali, im-prenditori locali) all'ultima fase operativa, nella quale si può verificare la partecipa-zione pubblica. Questa potrà essere azio-naria (a mezzo, come si è detto, dello stru-mento della mobiliare) o con contributi o mutui a tasso agevolato.

Da quanto esposto emerge chiaramente che vi sono fasi operative ben distinte, il che però in presenza di favorevoli condi-zioni sociali potrebbe dar luogo a una per-fetta simbiosi, nello strumento unico di una cooperativa agricolo-forestale.

Questo tipo di struttura è atto ad affrontare anche su un territorio vasto tutte le contin-genze tecniche e organizzative connesse con questo tipo di operatività e forse, se ben organizzato, è il modo giuridicamente e socialmente più semplice e aderente alla realtà locale.

LA FILOSOFIA

DELL'AGGREGAZIONE

Gli uomini nel fare le loro cose si aggrega-no per necessità ed è questa la forma più elementare e scontata di unione. Altre vol-te associano al necessario il senso morale della solidarietà e della fratellanza.

E questa l'ipotesi migliore, quella destinata a non essere episodica e a cementarsi quin-di nel tempo perché supportata non soltan-to da motivi materiali, ma da un'etica che, se posta alla base di ogni rapporto umano, lo pone su un piano diverso dalla sola rea-lizzazione, pur necessaria, di un utile eco-nomico.

Non appaia fuori luogo questa breve dis-sertazione di filosofia dell'aggregazione, perché essa è fondamentale per rendere va-lide nel tempo le problematiche che prima si sono esposte.

Procedere uniti nella concordia e nella giu-stizia distributiva dell'utile economico è la base fondamentale di una corretta e frut-tuosa impostazione della vita della società. Talvolta è la stessa méssa in crisi di certi valori che sollecita gli uomini ad unirsi per affrontare in modo meno periglioso il pro-cedere delle umane vicende.

Nelle zone più difficili a causa della conco-mitanza di certi fattori geografici, si evi-denzia in maggior misura l'esigenza di unirsi e di aggregarsi per risolvere determi-nati problemi.

Questo fenomeno sociale, comunemente indicato con il termine di cooperazione, va chiaramente detto che deve essere adegua-tamente preparato e non va inteso come una tavola di salvezza temporanea.

La cooperazione è un modo d'essere e di pensare, che trova il suo fondamento nel-l'esigenza naturale dell'uomo di aiutare e di essere aiutato in un clima di reciproco rispetto.

La cooperazione ha come meta la costitu-zione di una struttura sociale nella quale l'unico obiettivo non è soltanto la scelta del profitto fine a se stesso.

eli buon governo e la razionale utilizzazione di questi boschi sono affidati non soltanto alle norme tecniche, ma all'organizzazione della base umana ».

Si tratta cioè di un antico, ma sempre nuo-vo, modo di costruzione dell'autogestione nella responsabilizzazione piena e comple-ta del singolo individuo, quale cellula vicomple-ta- vita-le e cosciente di più ampi ed armoniosi contesti comunitari.

La cooperazione è quindi una risposta in positivo alla crescente domanda di parteci-pazione.

Occorre però evitare di adoperare della cooperazione, quale solo intervento di soli-darietà in favore di gruppi socio-eco-nomici, che il sistema in atto emargina. La cooperazione non può e non deve svol-gere il ruolo di organizzazione temporanea di realtà, che si trovano in condizioni mar-ginali e subalterne.

La cooperazione è giustizia e difesa nell'u-nione della personalità di ogni singolo par-tecipante all'intrapresa.

E un mettere in atto un rapporto uomo-uomo in una società di persone coscienti e pensanti, nell'equilibrata combinazione dei fattori della produzione e con l'effettiva de-terminante partecipazione delle volontà personali.

Da quanto sinteticamente illustrato sulla filosofia che presiede al fenomeno della cooperazione, emerge in tutta la sua evi-denza il fatto che la scelta di uno strumen-to operativo rispetstrumen-to ad un altro non è un fatto puramente tecnico, ma bensì di etica morale, di modo di pensare e di agire. Ricette e determinazioni fisse e rigide non è possibile il proporle, perché la comples-sità delle situazioni che devono essere af-frontate può dar luogo all'opportunità temporanea o permanente del dosaggio delle soluzioni, giungendo nelle prime fasi propedeutiche dell'organizzazione a forme

miste, capaci di gradualmente evolversi verso le auspicate soluzioni finali.

È però importante avere delle idee ben chiare sulle mete da raggiungere, sugli obiettivi da conseguire, che non vanno mai persi di vista nel più o meno lento proce-dere delle varie fasi organizzative. Questo perché certe scelte non devono es-sere imposte, ma ampiamente discusse e il-lustrate dando luogo al più vasto dialogo possibile, suscitando nelle fasi preparatorie tutte le prevedibili difficoltà e trovando per le stesse le soluzioni adeguate.

In tal modo la cooperativa al momento della sua costituzione sarà giovane per un inevitabile fatto temporale, ma disporrà già di uno scheletro morale solido, atto a razionalmente svilupparsi e preparato ad affrontare le difficoltà che sorgeranno tal-volta sul suo cammino.

Quindi è evidente che accanto ai boschi, ai problemi tecnici degli stessi, se si vogliono affrontare le situazioni prima dette e orga-nizzare i fatti economici, è indispensabile creare una coscienza e una volontà senza delle quali anche le migliori prospettive economiche sono destinate non a fallire, ma neanche ad avere inizio.

LA COOPERATIVA AGRICOLA-FORESTALE

Con riferimento a quanto in precedenza il-lustrato si può affermare che la cooperati-va agricola-forestale è la struttura atta ad affrontare nel modo più compiuto la pro-blematica relativa ad un ciclo completo di utilizzazione forestale.

Essa infatti può partire dalla considerazio-ne di una gestioconsiderazio-ne forestale-pastorale-agricola, nel senso di coltivazione dei ter-reni dei soci, completando il quadro con terreni di terzi — pubblici o privati — pre-si in affitto o nelle altre forme previste dalla legge, dagli usi e dalle consuetudini locali. Nasce così il piano comunitario di condu-zione e nel contempo una simbiosi fra le attività forestali, dell'allevamento e della coltivazione.

Il piano generale di conduzione comunita-ria per evidenti esigenze tecniche si deve suddividere in tre parti a seconda della na-tura dei terreni e cioè vi sarà:

a) un piano forestale alla cui base vi deve

essere lo strumento di programmazione economico-temporale dell'uso dei boschi cioè il piano di assestamento forestale. b) un piano di uso dei pascoli collegato a forme collettive o meno di allevamento bo-vino-ovino.

c) un piano relativo ai terreni coltivabili che avrà in massima parte un indirizzo fo-raggero.

Quest'ultimo dovrà appunto essere com-pletato dai necessari interventi relativi alle coltivazioni complementari e agli alleva-menti minori.

Le attività forestali potranno interessare tutto il vasto ventaglio delle stesse, dalle operazioni d'impianto, a quelle di pulizia, alla costruzione di piste forestali alle ope-razioni di esbosco.

Una particolare attenzione dovrà essere dedicata al settore dei vivai e dei piantonai per le esigenze dirette della cooperativa, e per sviluppare un'interessante attività commerciale.

Un attento censimento dei terreni abban-donati potrà offrire ulteriori possibilità di lavoro.

Il quadro generale d'attività può essere completato da iniziative di raccolta e di trasformazione dei frutti del sottobosco e delle coltivazioni complementari. Queste prospettive di lavoro permettono di ipotiz-zare l'impiego dei vari componenti dei nu-clei familiari, interessando mano d'opera di età e di sesso diversi.

Dopo questa prima fase può essere prevista quella relativa alla trasformazione indu-striale dei prodotti forestali con la conse-guente costruzione dei necessari impianti. La struttura sociale della cooperativa non ha limiti nel numero dei soci e può interes-sare persone fisiche e giuridiche; possono comunque essere soci tutti i proprietari di terreni, che li conducano direttamente o meno.

Lo statuto può prevedere la presenza di enti pubblici regionali o locali purché pro-prietari di terreni a vocazione forestale, ubicati nella zona interessata all'iniziativa. La cooperativa può aderire ad iniziative dello stesso tipo al fine di costituire organi-smi consortili di secondo grado.

Potrebbe essere questa l'ipotesi per dar luogo a raggruppamento di più cooperative di base in una struttura consortile al fine di realizzare un complesso industriale di tra-sformazione.

La cooperativa agricola-forestale è da orga-nizzarsi a responsabilità limitata.

Gli organi di governo della cooperativa sono quelli classici previsti dalla legge e cioè:

— l'assemblea dei soci alla quale per un assetto veramente democratico della vita della cooperativa sono attribuiti tutti gli ef-fettivi poteri deliberanti e quindi decisio-nali.

— il consiglio che è un organo esecutivo salvo le esplicite deleghe operative deri-vanti da deliberazioni dell'assemblea. — il presidente che ha in sé la rappresen-tanza legale della cooperativa e con la col-laborazione del consiglio dà attuazione alle deliberazioni dell'assemblea.

— il collegio dei sindaci al quale è deman-dato per legge il controllo finanziario con-tabile dell'andamento della cooperativa. — il collegio dei probiviri il quale ha il compito di dirimere le vertenze che doves-sero sorgere fra i soci e la cooperativa. La vita regolare di una cooperativa, parti-colarmente quando i suoi compiti statutari sono molto impegnativi, è strettamente le-gata all'effettiva operatività dei suoi organi di governo.

Nel rispetto e nell'applicazione della lette-ra dello statuto essi devono con impegno svolgere la loro funzione dando, ai vari li-velli e secondo le rispettive competenze, le risposte più valide ed efficaci agli ideali dell'unione e della solidarietà.

UNA STRUTTURA

A PARTECIPAZIONE PUBBLICA

Nei piani di sviluppo di molte Comunità montane è stata prevista fra gli strumenti operativi la società mobiliare di valle con la struttura della classica società per azio-ni.

La caratterizzazione consiste nella presen-za in maggioranpresen-za di capitale pubblico e nelle motivazioni statutarie.

La prima particolarità la si realizza con la sottoscrizione del capitale azionario da parte di strumenti finanziari della Regione (Finanziaria regionale), dell'Amministra-zione provinciale, della Comunità monta-na, dei Comuni interessati.

Una parte delle azioni può essere riservata all'azionariato privato delle zone nelle quali prende le mosse l'iniziativa.

La seconda caratteristica è insita nelle ta-vole statutarie, là dove vengono indicati gli scopi e i fini societari.

La mobiliare, come già detto, agisce quale strumento di promozione e di potenzia-mento delle attività economiche, che sono state evidenziate e programmate nel piano di sviluppo della Comunità montana inte-ressata.

In assenza di privati capaci di assumere l'i-niziativa, di scarsa propensione all'aggre-gazione, anche a causa della situazione umana esistente, la Comunità montana, a mezzo della sua mobiliare, dovrebbe susci-tare l'iniziativa stessa, dandole la forma della società per azioni e assicurando alla predetta struttura il necessario capitale con la sottoscrizione maggioritaria o minorita-ria, a seconda delle circostanze, di quote azionarie usando, quale suo portafoglio fi-nanziario, della mobiliare di valle. E evidente che questa impostazione neces-sita della presenza di una mentalità im-prenditoriale, controllata, ma sufficiente-mente libera da intralci di pura natura bu-rocratica.

Nel caso specifico, nell'attesa che abbiano a verificarsi, le aggregazioni spontanee di base per il miglioramento e il potenzia-mento del patrimonio forestale la società di trasformazione può iniziare la sua atti-vità instaurando un rapporto commerciale corretto con la base popolare proprietaria dei boschi, lasciando spazio e opportunità a ulteriori aperture.

La stessa base popolare, usando dello

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1984 (pagine 53-57)