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C ATALOGO DELLE OPERE DI INCERTA ATTRIBUZIONE E RESPINTE

Nel documento Antonio Gai (1686-1769) (pagine 159-167)

III) C ATALOGO RAGIONATO 1) C ATALOGO DELLE OPERE AUTOGRAFE

2) C ATALOGO DELLE OPERE DI INCERTA ATTRIBUZIONE E RESPINTE

A1

Arcade, Villa Sicher Bernabò

Busto di gentiluomo con la parrucca Arcade, Villa Sicher Bernabò

Pietra tenera

Proveniente da Nervesa, Villa Soderini Berti fig. 190

L’attribuzione di questo busto al Gai si deve ad Andrea Moschetti (1932) che lo ricordò, assieme ad alcuni vasi, tra le opere provenienti dalla distrutta villa Soderini Berti a Nervesa. Camillo Semenzato (1966) non accettò la proposta di Moschetti, mentre la bibliografia successiva non ricordò più il busto. La villa Sicher Bernabò è attualmente una residenza privata e non è stato possibile sapere se l’opera fosse ancora presente; quest’ultima, nota tuttavia grazie ad una fotografia pubblicata dal Moschetti, si rivela di modesta qualità e non sembra effettivamente riferibile alla produzione del Gai.

Bibliografia

MOSCHETTI 1932, pp. 249, 254; SEMENZATO 1966, p. 131

A2

Cristo redentore

Già Firenze, collezione Salvatore e Francesco Romano (2009) Bronzo

Cm 52,5 fig. 192

Questo Cristo redentore, proveniente dalla collezione dei fratelli Salvatore e Francesco Romano, è recentemente passato sul mercato antiquario con un’attribuzione ad Antonio Gai. L’attribuzione è stata giustificata con una presunta somiglianza del perizoma di Gesù col panneggio dell’Allegoria della Geometria del Conservatorio Benedetto Marcello (cat. 6, tuttavia identificata in questa sede come Allegoria della Pittura e per via del suo probabile acquisto dal gallerista veneziano Salvadori verso il 1960.

Il bronzo, pur essendo sicuramente di buona qualità, non sembra tuttavia presentare molte affinità con le opere del Gai, si consideri in particolare il vaporoso e vigoroso panneggio che ricorda esiti barocchi alieni dalla produzione consueta dello scultore veneziano.

Biblografia

Salvatore e Francesco Romano… 2009, lotto 236

A3 Vescovo Bronzo

Già Goito (Mantova), 2007 48,5 cm

fig. 191

Questo bronzetto è recentemente transitato due volte sul mercato antiquario con un’attribuzione ad Antonio Gai, peraltro non motivata all’interno dei cataloghi (2006; 2007). Per via dei pochissimi esempi noti della produzione bronzea dei Gai appare difficile trovare termini di confronto; va nondimeno precisato che i volti dei due Angeli appartenenti rispettivamente all’Ashmolean Museum di Oxford e alla collezione Danny Katz (cat. 53-54) presentano chiaramente i caratteri fisiognomici delle figure di Gai, assenti invece in questa figura di vescovo.

Bibliografia

Importanti mobili… 2006, lotto 44; Mobili, arredi… 2007, I, lotto 349

A4-A5

Gorizia, chiesa di Sant’Ignazio, facciata San Giuseppe e San Giovanni Battista Stucco

fig. 193-194

Solo in tempi recenti queste due sculture sono state oggetto di dibattito a partire dall’intervento di Sergio Tavano (1991) che la ha assegnata a Francesco Cabianca,

passando poi per Paolo Goi (1996) con un riferimento a Baratta. A queste proposte sono seguiti due saggi di Massimo De Grassi (1998; 1999) che ha rifiutato entrambe le attribuzioni a favore di Antonio Gai; secondo lo studioso, le opere paleserebbero tangenze con sculture della prima fase dello scultore, come le Allegorie di Noventa Padovana o le statue decoranti la facciata della chiesa di Sant’Antonio Abate ad Udine (cat. 4-5, 16-17). Alcuni dubbi sono stati in seguito espressi da Matej Klemenčič (2005), che ha considerato quest’attribuzione poco convincente. Nonostante vi sia effettivamente qualche consonanza riscontrabile nelle opere indicate da De Grassi, si confronti ad esempio l’avvilupparsi del manto del San Giuseppe con quello dell’allegoria della Carità di Udine, tali somiglianze appaiono tuttavia epidermiche e non risolutive. Va infine ricordato che le due sculture sono in stucco, materiale mai impiegato dal Gai nelle sue opere. Il quesito relativo all’attribuzione delle due statue è quindi ancora aperto.

Bibliografia

TAVANO 1991, p. 88; GOI 1996, p. 105; DE GRASSI 1998, pp. 96-98; DE GRASSI 1999, pp. 313- 314; KLEMENČIČ 2005, p. 261

A6-A8

Mirano,

Villa Tiepolo Duodo, Grande Vulcano, Arianna, Venere fig. 195

L’attribuzione di queste sculture ad Antonio Gai proposta da Elena Bassi (1987), è stata riportata da Matej Klemenčič nella sua voce biografica (2005). I soggetti delle tre opere attualmente presenti nel giardino della villa non corrispondono tuttavia a quelli indicati dalla Bassi, ad eccezione della Venere; una Vecchia sembra invece identificabile con una Donna in preghiera che la stessa Bassi attribuiva ad Antonio Bonazza. Nonostante il pessimo stato di conservazione della sculture renda difficile un’analisi stilistica, non sembra ravvisabile la mano del Gai.

Bibliografia

A9-A11

Stra, Villa Pisani “Barbariga”, pilastri del cancello d’ingresso Apollo e Dafne

Pietra tenera fig. 196-197

Questa coppia di sculture venne assegnata ad Antonio Gai da Elena Bassi, all’interno di uno studio sulla dimora di Stra appartenuta ai Pisani Moretta, ricordando come lo scultore fosse già stato alle dipendenze della nobile famiglia scolpendo varie statue per loro villa ad Este (1987). Tale proposta, sulla quale già Klemenčič ha nutrito forti dubbi (2005), è stata in seguito rifiutata da Simone Guerriero (2008), sulla scorta di documenti di archivio che fissano la campagna decorativa di Stra tra il 1769 e il 1773, quando il Gai era già deceduto. Le carte a cui fece riferimento lo studioso sono pagamenti versati a quattro scultori; Giuseppe Bernardi, Giambattista Locatelli, Carlo Tagliapietra e infine il figlio di Antonio, Francesco. Nonostante i documenti non permettano di individuare la paternità di ogni statua (alcune delle quali disperse), Guerriero ha condivisibilmente riferito per via stilistica Apollo e Dafne alla mano dell’ancora poco noto Giambattista Locatelli.

Bibliografia

BASSI 1987, p. 203; MASSIMI 1998, p. 296; KLEMENČIČ 2005, p. 261;S.G. [GUERRIERO] 2008, pp. 282-285, 290

A12

Torino, Musei civici di Palazzo Madama Album di disegni

Per una discussione su quest’album di disegni passato sotto il nome di Antonio Gai si rinvia al paragrafo dedicato alla sua attività di intagliatore.

Bibliografia

TEMANZA [1738-1778] 1963, p. 32 nota 3; DE GRASSI 2000, p. 54 nota 95; DE VINCENTI 2002, pp. 247, 280

A13

Ubicazione ignota

Ritratto di Giovanni Emo in veste di bailo Marmo

fig. 200

Questo bel busto è stato recentemente pubblicato da Simone Guerriero (2009) che, dopo averne ricordato una precedente attribuzione a Filippo Parodi, lo ha riferito all’attività giovanile di Antonio Gai, identificando l’effigiato con Giovanni Emo, bailo di Costantinopoli dal 1720 al 1724. Tale riferimento sembra tuttavia necessitare ulteriori verifiche, dal momento che non appaiono ravvisabili i caratteri tipici dello scultore, vista anche la scarsa conoscenza della sua attività ritrattistica, che impedisce confronti più pertinenti.

Bibliografia

GUERRIERO 2009, pp. 210, 255

A14-A15

Venezia, chiesa di San Barnaba, presbiterio San Pietro (?) e San Paolo (?)

fig. 198-199

Queste due sculture sono state avvicinate in via dubitativa al Gai da Lina Salerni (1994), proposta ignorata dalla critica successiva. Di fattura modesta, non sono ascrivibili alla produzione dello scultore.

Bibliografia

SALERNI 1994, p. 114

A16

Venezia, chiesa di San Francesco della Vigna, Cappella Sagredo Busto del doge Nicolò Sagredo

Storicamente attribuita alternativamente ad Antonio Gai o al figlio Zuanne, quest’opera è stata in tempi recenti riferita condivisibilmente a Giusto Le Court. Per la vicenda critica si rimanda a cat. 43.

Bibliografia

ZUCCHINI 1785, p. 187; MOSCHINI 1815, I, p. 47; LECOMTE 1844, p. 426; SELVATICO 1847, p. 450; ZANOTTO 1847, II, parte seconda, p. 254; SELVATICO, LAZARI 1852, p. 133; ZANOTTO 1856, p. 232; CERESOLE 1877, p. 107; PULIN, MOLMENTI 1881, p. 239; LORENZETTI 1926, p. 368; CASANOVA 1958, pp. 25-26, 34, 71; SEMENZATO 1966, p. 132; BASSI 1967, p. 588; BARCHAM 1983, pp. 104-105, 119; MASSIMI 1998, p. 297; BACCHI 2000, pp. 738-739; ZUCCHETTA 2003, pp. 25-26, 34; MAZZA 2004, pp. 16, 40, 370-371; KLEMENČIČ 2005, p. 261; GUERRIERO 2009, pp. 210, 254

A17-A18

Venezia, chiesa di San Simeone Profeta, presbiterio San Giovanni Evangelista e Sant’Osvaldo

Queste due opere sono state attribuite a Antonio Gai soltanto da Lina Salerni (1994), senza che venisse tuttavia proposto nessun confronto. Lo stile di questi due santi impedisce di accettare l’attribuzione, a sfavore della quale gioca anche il silenzio delle fonti che riferiscono allo scultore , all’interno della chiesa, due Angeli posti ai lati dell’altare maggiore poi alienati a fine Ottocento

Bibliografia

SALERNI 1994, p. 259

A19

Vicenza, Parco Querini Arianna (o Carità) fig. 202

Avvicinata inizialmente da Franco Barbieri ad uno scultore vicino al Gai (1962), quest’opera è stata successivamente riferita dallo stesso studioso all’artista veneziano. Il non ottimale stato di conservazione che si riscontra nel viso non favorisce un’analisi della scultura e si preferisce mantenere una certa prudenza riguardo all’attribuzione.

Bibliografia

Nel documento Antonio Gai (1686-1769) (pagine 159-167)

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