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Atteggiamenti e modi di porsi

Verbale del Consiglio Presbiterale sessione del 25-26 febbraio 2019

6. Atteggiamenti e modi di porsi

Coltivare la pazienza, come atteggiamento adeguato in questo contesto:

- di profonda frattura del legame tra generazioni nella trasmissione della fede (Gr1);

- di erosione di ogni figura autorevole e con un immaginario collettivo ali-mentato spesso da immagini che tendono ad assolutizzare gli errori, tra-lasciando il bene (Gr1,4).

Non cadere nella rassegnazionedi non avere più preti giovani nel prossimo tempo o nell’illusione di risolvere il problema puntando solo su una maggiore cor-responsabilità tra preti e laici. L’animazione vocazionale, infatti, è stata e deve con-tinuare ad essere una preoccupazione principalmente dei preti, che su questo de-vono continuare a tener viva l’attenzione e l’iniziativa (Gr 2,3). È necessario non stancarsi di pregare perché il Padre mandi operai alla sua messe (Gr2).

Documentazione

SULLA SECONDA DOMANDA

Tutti i gruppi concordano sulla bontà del trasferimento del Comunità voca-zionalea Cendon per consentire ai giovani in ricerca di vivere in un ambiente a misura familiare e meno connotato istituzionalmente, pur sapendo che la diffe-renza la fanno le persone. Essa risulta un’opportunità perché oggi un giovane non ha chiarezza circa l’interrogativo vocazionale che porta in sé ed ha bisogno di conoscere un’esperienza di ricerca vocazionale mediante il contatto con chi la sta vivendo, per cui La comunità di Cendon può svolgere il servizio che un tem-po svolgeva il gruptem-po diastem-pora (BUSO).

Pur comprendendo le ragioni dell’urgenza di tale scelta, per molti, avendo avuto più tempo, si poteva sfruttare l’occasione per mettere a tema la questione vocazionale in una riflessione condivisa. In ogni caso sarà necessario condivide-re le motivazioni con tutto il pcondivide-resbiterio e lavoracondivide-re in sinergia con La Pastorale Giovanile, facendo attenzione che la casa non risulti isolata. Per questo sarà uti-le continuare a coinvolgere uti-le comunità parrocchiali affinché avvertano maggio-re vicinanza e familiarità al seminario (Gr4).

SULLATERZA DOMANDA

Circa la necessità di un ripensamento della Pastorale Giovanile vocaziona-le, emerge chiaro che la questione va collocata nel crescente divario tra preti e giovani e tra giovani ed esperienza cristiana ed ecclesiale (Gr2). Va evitata la ten-tazione di rassegnarsi e va tenuta desta la preoccupazione per comunità che non sembrano interessate e in dialogo con i giovani e che devono essere rese nuova-mente consapevoli del proprio compito di cura delle vocazioni e dei cammini di fede (Gr1, RIZZO). In generale si apprezza quanto il seminario ha prodotto fino ad ora ma si puntualizza che la pastorale vocazionale non appartiene al Semina-rio, ma è compito della pastorale giovanile diocesana e dunque sarebbe necessa-ria una pastorale giovanile con orientamento vocazionale, coinvolgendo tutte le forze che lavorano per i giovani, con la pastorale familiare e scolastica, coordi-nate dall’Ufficio di Pastorale Giovanile (Gr3,4).

In particolare sono stati suggeriti alcuni orientamenti e attenzioni pastorali:

1. Curare spazi di condivisione di vita con i giovani, magari nelle settima-ne comunitarie anche a livello di Copas (Gr1), o uscendo dai contesti tra-dizionali come tenta di fare la Comunità Teologica con la Settimana Vo-cazionale (Gr2).

2. Scegliere di non far cambiare destinazione troppo in fretta ai preti (Gr2).

3. Nei percorsi di formazione delle figure educative, mettere a tema la ca-pacità di essere testimoni propositivi di una vita di fede e attenti alla di-mensione vocazionale.

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SULLA QUARTA DOMANDA

Per instaurare un rapporto più fecondo delle comunità cristiane con il Se-minario, è bene innanzitutto conoscere e far conoscere le attuali proposte che ri-sultano, secondo molti, varie e qualificate (Gr4).

Serve poi un ascolto ampio dei preti e delle comunità parrocchiali per sen-tire che cosa dicono e pensano del seminario oggi, dedicando appositamente tempi e luoghi come per la crisi degli anni ’70 (Gr3).

Serve considerare la tipologia dei seminaristi che aderiscono alla proposta vocazionale e capire come valutare insieme la qualità del percorso formativo lo-ro rivolto, anche aperti a rivedere la plo-roposta perché sia maggiormente in dialo-go con gli stili di vita attuali segnati da maggior mobilità per lo studio o per la-voro, e in dialogo con il nuovo volto di Chiesa che va delinea dosi (GENOVESE).

Questo percorso di ascolto ampio potrebbe aprire una riflessione e una con-divisione di esperienze circa la formazione dei giovani alla fede, che coinvolga le parrocchie, le aggregazioni già esistenti (Gr2), in particolare le figure educati-ve e le famiglie (Gr2), educati-vero grembo generativo alla fede e ad ogni risposta voca-zionale (Gr3).

Il RETTORE, ascoltate le sintesi, riconosce che il tema Vocazionale costringe ad aprire altri orizzonti senza i quali è impossibile trattarlo. Condivide che il pro-cesso iniziato con il presente scambio debba continuare e, assieme al Vicario Ge-nerale, chiede suggerimenti sulle modalità. Ribadisce le motivazioni di urgenza che, in accordo con il vescovo, hanno spinto a decidere il trasferimento della Co-munità Vocazionale già da quest’anno.

QUESTIONE DELLA FEDE. Il numero esiguo dei seminaristi ci dice che le comu-nità cristiane stanno trascurando qualcosa di importante riguardo la fede (LAZ

-ZARI) per cui sono in crisi anche le altre forme di risposta vocazionale e di impe-gno ecclesiale (MARANGON). Dobbiamo tuttavia chiederci se anche il seminario non stia trascurando allo stesso modo aspetti importanti della fede nelle sue pro-poste vocazionali o nei suoi cammini formativi (LAZZARI).

Il seminario potrebbe mettere a fuoco il tema della trasmissione della fede, aiutando la Diocesi a riflettere su come si generano i credenti (MARANGON).

STILE DI VITA DEI PRETI. La crisi numerica del seminario interpella anche il profilo e l’identità di noi preti nel rapporto non sempre sereno tra ‘essere’ e ‘fa-re’ il prete, tra esigenza di condivisione con le persone e rischio di essere coin-volti da una mentalità secolarizzata (SALVIATO).

VESCOVO. La possibilità dell’annuncio vocazionale dipende da un volto di Chiesa che si riscopre chiamata all’evangelizzazione. Il contesto ecclesiale a li-vello giovanile si sta impoverendo e ne risentono anche i chiamati al ministero ordinato. A livello spirituale, la relazione con Cristo è al di fuori dell’esperienza Documentazione

dei giovani, anche di quelli che frequentano l’“Ora X”. Riporta le difficoltà di qualche parroco che non si trova nelle condizioni di fare una proposta, che chie-derebbe una relazione di fiducia e di dialogo con il giovane chiamato, per cui spesso c’è la paura di dire una cosa fuori posto.

Se è senz’altro difficile trovare le persone giuste per una chiesa che testi-monia con stile evangelico, a volte la tentazione del numero può prevalere. Il ve-scovo ricorda tuttavia che il papa, in questo tempo di crisi, invita ad una più ac-curata selezione dei candidati perché siano un giorno preti in sintonia con il van-gelo e con quanto egli propone nel suo magistero. Se vogliamo ancora preti e una chiesa immobile, vogliamo qualcosa che è contraddittorio.

Il RETTOREaggiunge all’attenzione l’interrogativo circa il numero minimo per garantire una vita comunitaria significativa ed educativa. Potremmo essere indotti infatti a pensare ad un seminario interdiocesano. Già ci sono collabora-zioni a livello di studio teologico.

RAZIONALIZZAZIONE DEGLI AMBIENTI DEDICATI AD ATTIVITÀ DIOCESANE

Nella seconda parte del pomeriggio, dopo la pausa, Il rettore presenta alcu-ne considerazioni circa gli ambienti del seminario conseguenti alla riduzioalcu-ne nu-merica dei seminaristi che costringe a ripensare la distribuzione degli spazi, in particolare quelli dedicati alle comunità formative.

Attualmente il seminario ospita 70 seminaristi e 20 preti. Mette inoltre a disposizione diversi spazi per attività diocesane e culturali.

Il costo del personale, 14 assunti e 17 volontari, è di 462 mila euro annui. Le offerte per la giornata del seminario sono in diminuzione, ma si continuano a ri-cevere offerte straordinarie da parte di preti e laici.

Il rapporto tra entrate ed uscite nella gestione ordinaria segnala un divario per cui diminuiscono le entrate e aumentano le spese. Dal 2001 al 2017 la Dioce-si è intervenuta complesDioce-sivamente con 7 milioni 430 mila euro, perché il semi-nario non ha un patrimonio redditizio.

Il rettore ritiene necessario innanzitutto scorporare le entrate e le uscite real-mente attribuibili alla formazione dei seminaristi, distinguendole da quelle at-tribuibili ad altre attività, per rappresentare in modo realistico i costi effettivi do-vuti alle attività istituzionali del Seminario.

Risulta inoltre urgente ripensare gli spazi collocando in una zona le attività culturali, la biblioteca e il museo, eventualmente inserendo anche la Biblioteca Capitolare o l’Archivio Diocesano. Una zona potrebbe essere messa a reddito, e la più adeguata pare essere il quadrilatero di San Teonisto. Un’altra zona po-trebbe ospitare gli uffici diocesani.

Avviata questa riflessione, sarà necessario valutare se attribuire all’ente dio-cesi parte dell’immobile.

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Le comunità formative, Teologica, Ragazzi e Giovanile andrebbero colloca-te in ambienti distinti ma attigui per otcolloca-tenere spese, soprattutto dovucolloca-te ad ucolloca-ten- uten-ze e personale, più ridotte. Questa scelta permetterebbe inoltre agli educatori di avere maggiori spazi e occasioni di dialogo anche informali.

Il rettore propone di attivare un processo per individuare delle soluzioni.

Da una prima indagine curata da uno studio di architetti, risulta che la spe-sa per la messpe-sa a norma è in ogni caso ingente.

Monsignor VESCOVO interviene collocando la questione relativa agli am-bienti del Seminario nel più ampio contesto della questione attinente al com-plesso dei volumi attualmente dedicati ad attività pastorali e ad istituzioni dio-cesane, volume che risulta sovradimensionato rispetto alle esigenze e con una gestione onerosa, mentre le offerte dei fedeli nelle parrocchie sono generalmen-te in calo e il sisgeneralmen-tema dell’8 per mille potrebbe non dare in futuro le sgeneralmen-tesse ga-ranzie di oggi (FARDIN).

Informa che è stata istituita una commissione anche a fronte di una manife-stazione di interesse da parte dell’Usl ad avere in locazione parte del quadrilate-ro San Teonisto.

Serve, a giudizio del vescovo, un progetto complessivo frutto di attenta riflessione affinché rimanga valido nel tempo, per cui meriterebbe dedicare un Consiglio Presbiterale straordinario e una consultazione a livello diocesano, non solo con i preti.

Il VICARIO GENERALEfa notare che tra le strutture da considerare c’è anche la casa del clero che negli ultimi anni riesce a chiudere con gestione in pareg-gio soltanto grazie alle eredità altrimenti il disavanzo ordinario ammontereb-be a 350 mila euro.

Il consiglio, all’unanimità, approva la proposta del vescovo di avviare una valutazione complessiva dei volumi immobili attualmente destinati ad attività diocesane per giungere ad un progetto di razionalizzazione mediante redistri-buzione delle stesse ed eventuale messa a reddito o alienazione di parte del pa-trimonio immobiliare come ad esempio Casa Toniolo, previa seria valutazione dell’effettiva convenienza.

Il parere positivo è accompagnato dalla raccomandazione a tener conto di alcune attenzioni:

- Che nel frattempo si giunga a definire quali criteri sono prioritari per il ri-pensamento in oggetto (CECCHETTO).

- Che il criterio di fondo su cui elaborare il progetto di redistribuzione sia quello di garantire un’adeguata collocazione alle comunità formative, con ambienti, interni ed esterni, che consentano una sufficiente autonomia e ta-li da assicurare ai seminaristi le necessarie condizioni di vita, in modo che non abbia a patirne l’azione formativa (MARANGON, CECCHETTO, BUSO);

- Che lo studio del progetto sia frutto di una visione organica complessiva che abbia come orizzonte almeno il medio periodo (PIGOZZO, FARDIN);

Documentazione

- Che il processo di studio e progettazione sia condiviso almeno con i Con-sigli Diocesani (PESTRIN).

- Valorizzare al massimo l’attuale sede del Seminario, considerato il suo va-lore simbolico per l’intera diocesi (TOSIN).

S

EDUTA DI MARTEDÌ

26

FEBBRAIO

2019

Martedì 26 febbraio la seduta ha inizio alle ore 9.15.

Don Luca PIZZATOintroduce tre laici chiamati a portare una loro risonanza a partire dalla lettura della Regola di Vita del prete diocesano: Il dott. Dino SCAN

-TAMBURLO, Francesca CARAMEL, cooperatrice Pastorale Diocesana; il prof. Andrea POZZOBONe la moglie Daniela BRUNIERA, condirettori dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare.

Il dott. Dino SCANTAMBURLOnel suo intervento richiama alcuni cambiamen-ti, riscontrati negli ultimi decenni, nel modo di essere del prete e nella percezio-ne dei fedeli rispetto alla sua figura, cambiamenti corrispondenti al venir meno della parrocchia come centro e riferimento culturale oltre che spirituale.

Fa emergere la figura di un prete che fatica in questo trapasso e che ancora tende ad identificarsi con la comunità cristiana. Dall’altro lato, proprio in tal mo-do la gente ancora lo individua, caricanmo-do su di lui molteplici attese, molte del-le quali non sono direttamente attinenti al suo ministero.

Ritiene che il prete debba innanzitutto essere significativo come uomo di fe-de capace di lettura spirituale fe-della storia, capace di discernimento, disponibile alla vita comune e a favorire la corresponsabilità nell’impegno apostolico, impe-gnato soprattutto a formare adulti nella fede con i quali instaurare relazioni si-gnificative, con uno stile evangelico anche nell’uso e nella gestione dei beni.

Francesca CARAMELin riferimento a testo dell’attuale RdV, fa notare l’inten-zione di fondo di ricordare i fondamenti dell’essere prete e alcune attenzioni per poter essere presbiterio nella complessità dell’oggi, ma con un linguaggio ispi-rato al ‘dover essere’. Ritiene necessaria, più che una semplice rilettura, una ri-scrittura che tenga conto del modo di comprendere e di vivere il contesto attua-le che cambia con grande rapidità, caratterizzato a livello eccattua-lesiaattua-le dall’istitu-zione delle Collaborazioni Pastorali e dalla necessità di orientarsi alla corre-sponsabilità con uno stile sempre più sinodale.

Propone alcuni ambiti di approfondimento:

1. L’uso dei mezzi di comunicazione. Innanzitutto per quanto essi incidono nella gestione del tempo da parte del prete, chiamato ad essere consapevole di

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potenzialità e di rischi ad essi connessi quanto all’evasione da impegni e rela-zioni. In secondo luogo per le modalità d’uso che tendono ad amplificare l’e-sposizione del prete come persona pubblica e si pongono di fatto come una del-le modalità di espressione e definizione dell’identità personadel-le ed eccdel-lesiadel-le.

Inoltre come strumenti possibili di evangelizzazione ed infine una riflessione sull’aspetto economico connesso alla sobrietà che ancora deve caratterizzare la vita del prete.

2. La realtà delle Collaborazioni pastorali, novità più rilevante dal tempo in