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Consiglio collaboratori pastorali

Con decr. vesc. prot. n. 839/19/PG, in data 10 maggio 2019 è stato rinnovato il CONSIGLIO DELLA COLLABORAZIONE PASTORALE DI MARTELLAGO, composto dai se-guenti membri:

MILANIdon TARCISIO, parroco di Olmo di Martellago, Coordinatore GAROFALOdon FRANCESCO, parroco di Martellago

ZORZIdon SIRO, parroco di Maerne

GALLINAdon LORIS, vicario parrocchiale di Maerne PASTROdon OSCAR, vicario parrocchiale di Martellago BELLOTTIMARIO, della parrocchia di Olmo di Martellago BORAFEDERICO, della parrocchia di Maerne

CAMPAGNAROLORETTA, della parrocchia di Martellago CARNERAROBERTO, della parrocchia di Martellago CORÒMASSIMO, della parrocchia di Maerne

FINOTELLOALESSANDRO, delegato dell’Azione Cattolica SEMENZATOsuor MARCELLINA, religiosa

TONIOLO MARIA, della parrocchia di Olmo di Martellago

Con decr. vesc. prot. n. 842/19/PG, in data 10 maggio 2019 è stato rinnovato il CONSIGLIO DELLACOLLABORAZIONEPASTORALE DIVOLPAGO, composto dai seguenti membri:

LAZZARIdon MASSIMO, parroco di Volpago e Venegazzù, Coordinatore ROSSIdon ANGELO, parroco di Selva del Montello e S. Maria della Vittoria BONESSOBENIAMINO, diacono

BARDINEUGENIO, della parrocchia di Volpago DALPAIMARTA, della parrocchia di Volpago GAZZOLAMAURO, della parrocchia di Venegazzù

MARTINULISSE, della parrocchia di S. Maria della Vittoria MAZZAROLOROBERTO, della parrocchia di Selva del Montello SIMEONIMATTEO, della parrocchia di Volpago

SPAGNOLLISA, della parrocchia di Venegazzù, delegata dell’Azione Cattolica

GROTTOFIORENZA, della parrocchia di Selva del Montello

Atti della Curia Vescovile

Nomine Consigli Parrocchiali per gli Affari Economici

Parrocchia S. Liberale in Treviso, con decr. vesc. prot. 615/19/PG, in data 3 aprile 2019.

Parrocchia S. Paolo Apostolo in Treviso, con decr. vesc. prot. 617/19/PG, in data 3 aprile 2019.

Sacerdoti defunti

Don Giovanni Bertollo, nato a Salvarosa il 22 settembre 1931, viene ordinato sa-cerdote nella chiesa di San Nicolò di Treviso il 26 giugno 1955 da S.E. mons, An-tonio Mantiero Vescovo di Treviso.

Dall’ottobre 1955 all’agosto 1966 è Cappellano prima a San Zenone, poi a Ner-vesa della Battaglia e poi a San Giuseppe di Treviso.

Dal settembre 1966 all’agosto 1970 è Economo del Seminario vescovile e dal set-tembre 1970 al dicembre 1971 è presta servizio come Cappellano all’Ospedale ci-vile di Montebelluna.

Nel gennaio 1972 viene nominato parroco di Possagno, ricoprendo, dal marzo 1981 al marzo 1986, l’incarico di Delegato per la zona di Asolo.

Nell’ottobre 1985 viene nominato Presidente dell’Istituto Diocesano di Sostenta-mento del Clero.

Nel luglio 1987 rinuncia alla parrocchia e va a vivere a Musano.

Nell’aprile 1992 viene nominato Assistente Ecclesiasticodell’Istituto Secolare “Fi-glie di Sant’Angela Merici”, risiedendo a Treviso.

Dal dicembre 2006 è Canonico Penitenziere presso la Cattedrale di Treviso;

Dal marzo 2013 risiede presso la Casa del Clero. Muore il 18 maggio 2019. Le ese-quie, presiedute dal Vescovo Gianfranco Agostino Gardin, sono celebrate nella chiesa Cattedrale il 23 maggio 2019. La salma viene tumulata nel cimitero di Sal-varosa.

Don Abramo Dal Colle, nato a Castagnole l’1 gennaio 1930, viene ordinato sa-cerdote nella chiesa di Piombino Dese l’8 agosto 1954 da S.E. mons. Giuseppe Carraro, Vescovo Ausiliare di Treviso.

Conseguita la Licenza in Teologia Universa alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, dall’ottobre 1954 insegna presso la Scuola Media del Seminario Vesco-vile di Treviso ed è Cappellano festivo a Paderno di Ponzano; nel 1956 inizia gli studi di Licenza al Pontificio Istituto Biblico di Roma e nel 1957 consegue la Li-cenza in Scienza Biblica;

dal settembre 1958 è Insegnante di Teologia nel Seminario Vescovile di Treviso;

dall’ottobre 1964 è Assistente diocesano della FUCI;

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è nominato Assistente diocesano del MEIC e lascia l’incarico alla FUCI;

il 17 ottobre 1988 è nominato Vicario parrocchiale a San Nicolò di Treviso con in-segnamento e residenza nel Seminario Vescovile di Treviso;

dal 12 novembre 1994 al 4 giugno 1995 è Amministratore parrocchiale a Sant’E-lena di Silea;

il 5 giugno 1995 è nominato Parroco di Sant’Elena di Silea;

il 17 giugno 1995 prende possesso come Parroco a Sant’Elena di Silea;

dal 16 luglio all’ 1 settembre 2011 è Amministratore parrocchiale a Sant’Elena di Silea;

al 13 novembre 2011 è residente a Treviso in Casa del Clero.

Muore il 15 giugno 2019. Le esequie, presiedute dal Vescovo Gianfranco Agosti-no Gardin, soAgosti-no celebrate nella chiesa di Sant’Elena di Silea il 19 giugAgosti-no 2019. La salma viene tumulata nel cimitero di Castagnole.

Atti della Curia Vescovile

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Omelia di mons. Cevolotto nel funerale di mons. Giovanni Bertollo

n Cattedrale, 23 maggio 2019

Alla luce di quanto ha vissuto, creduto e celebrato quotidianamente, cioè il mi-stero pasquale, l’ultimo atto dell’esistenza terrena di don Giovanni rappresenta l’estrema testimonianza di speranza. Il legame con Gesù morto e risorto inaugu-rato con il battesimo apre ora a don Giovanni il compimento della sua esistenza e della sua persona. Proprio nel momento della sua morte egli può partecipare in pienezza alla Pasqua del Signore. Alla sua vittoria.

Per questo motivo il tempo pasquale nel quale siamo immersi è la cornice di fe-de più afe-deguata per celebrare il congedo da questa vita. Don Giovanni ha dis-pensato e si è nutrito del Pane, disceso dal cielo, in forza del quale ci è assicura-ta la viassicura-ta eterna. Possiamo testimoniare che quesassicura-ta fede ha illuminato e sostenu-to la sua vita sacerdotale, che in quessostenu-to momensostenu-to vogliamo raccogliere e conse-gnare al Padre della misericordia. La sua è stata un’esistenza affidata, consegna-ta nelle mani del Signore.

Una lunga ed esemplare vita sacerdotale, di quasi 64 anni, della quale negli ulti-mi tempi, lui, di natura poco propenso alle confidenze, amava raccontare. Si sof-fermava sulle diverse esperienze maturate nei molteplici e diversi servizi. Una vita sacerdotale distesa in un arco di tempo contrassegnato da grandi cambia-menti. Ma quello che balza agli occhi, anche solo scorrendo la sequenza dei suoi incarichi, è di essere davanti ad una parabola dell’obbedienza che lo ha messo dentro a continue sfide personali ed ecclesiali, che ha accettato di vivere con fi-ducia, confidando che i superiori potessero vedere oltre le sue valutazioni.

La prima sfida è stata l’obbedienza alla storia. All’inizio del suo ministero è tra coloro che si trovano a fare i conti con il Concilio, dovendo discernere cosa tene-re e cosa abbandonatene-re o modificatene-re della formazione ricevuta e della tradizione pastorale nella quale era cresciuto. In questo impegnativo esercizio ha saputo co-gliere la novità dell’evento conciliare e, già dentro l’esperienza di cappellano a S.

Giuseppe (dov’era giunto dopo S. Zenone degli Ezzelini e Nervesa), vale a dire durante i lavori conciliari, ha cercato di porsi con freschezza e vivacità, assu-mendo il clima diverso che il Concilio stava alimentando. E proprio per questo suo tratto fu apprezzato e ad oggi ancora ricordato.

Con il successivo incarico di Economo del Seminario dovette misurarsi con

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cosa di nuovo ed impegnativo, anche per le tensioni che il nostro Seminario si trovò a vivere in quegli anni. Dimostrò saggezza ed equilibrio, rimanendo rife-rimento positivo e fedele alla linea formativa del Rettore.

Ed ecco che, chiamato al servizio di Cappellano dell’Ospedale Civile di Monte-belluna (anche in questo caso accettato non senza fatica), si deve confrontare con un altro mondo, quello della sofferenza.

Dovrà attendere ancora qualche anno prima di ritornare in parrocchia, come par-roco a Possagno. Dal suo testamento, nel quale ricorda esplicitamente i Possa-gnesi, si capisce che la permanenza per 15 anni a Possagno lo segnò profonda-mente. I suoi ex parrocchiani li porterà con sé fino alla fine, dimostrando la sua predilezione per il servizio pastorale parrocchiale.

Ma ad interrompere l’esperienza di parroco fu la nomina a Presidente del neo-nato Istituto diocesano per il sostentamento del clero, a causa del quale dopo due anni dovrà rinunciare, non senza dispiacere. Ancora una volta viene chiamato ad affrontare qualcosa di nuovo e non solo per lui. In seguito alla revisione dei pat-ti concordatari, era stato cospat-tituito l’Ispat-tituto per il sostentamento del Clero. Una novità in una materia particolarmente delicata. Subito si gettò a capofitto, dimo-strando una perizia particolare, grazie anche alla scelta di validi collaboratori, perseguendo con determinazione quanto veniva proposto a livello centrale, al punto da portare il nostro Istituto diocesano a livelli eccellenti.

In questo lungo lasso di tempo (ben 14 anni) gli furono affidati anche altri servi-zi (collaboratore a Musano, Assistente della “Compagnia S. Orsola - Figlie di S.

Angela Merici”). Infine approdò, possiamo dire, in Cattedrale. Dobbiamo rico-noscere che nel servizio di 20 anni come confessore prima e poi come Peniten-ziere manifestò la sua maturità spirituale e pastorale. Ancora una volta un cam-bio di prospettiva: da un ruolo gestionale, amministrativo alla cura delle perso-ne, nella forma dell’accompagnamento spirituale. Questo ministero coincise con la sua nomina a membro del Capitolo della Cattedrale, vissuto come ministero dell’intercessione per la nostra Chiesa particolare e per la Chiesa universale.

Molti di noi hanno raccolto, in questo ultimo periodo, testimonianze di affetto, di riconoscenza e di stima per il suo servizio di penitenziere, diventato nel tem-po riferimento per tante persone e sacerdoti. L’invito che S. Paolo fa con passio-ne scrivendo ai cristiani di Corinto: “lasciatevi riconciliare con Dio” don Gio-vanni l’ha raccolto e annunciato con la passione e con il tempo trascorso in con-fessionale. Si faceva scrupolo di essere presente fin dal mattino presto per favo-rire tutti, anche chi poi doveva andare al lavoro. Il Vescovo, accettando le dimis-sioni, gli attestava la gratitudine per “aver assicurato per tanti anni questo mini-stero di misericordia (…) dono per tante persone, per la nostra stessa Chiesa e anche per la Cattedrale, luogo simbolo della Chiesa diocesana”. In modo tutto particolare è entrato nel mistero della misericordia, ne è stato attraversato, ne ha gustato la bellezza, ha goduto con tanti fratelli e sorelle della gioia del ritorno. Si può ben dire che egli ha toccato con mano la potenza della grazia del Signore,

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pace di aprire veramente un futuro nuovo. Per questo scrive nel suo testamento di affidarsi alla misericordia e all’infinito amore di Dio.

E dal suo testamento scopriamo ben presente in lui un tratto del ministero pre-sbiterale: la preghiera di intercessione. Infatti egli assicura ai suoi parenti di aver-li amati, e, scrive, di aver “pregato sempre per loro, come per tutte le anime che ho servito”. Egli prolungava nella preghiera la cura delle persone che incontra-va. E che fosse radicata in lui tale attenzione, lo conferma l’indicazione di cele-brare “delle sante messe in suffragio mio, dei miei cari e delle persone che ho co-nosciuto e servito”. Quasi a voler assicurare, dopo la sua morte, la custodia di chi aveva amato, in un’ideale staffetta di intercessione.

Dobbiamo riconoscere che don Giovanni aveva un carattere riservato, era di po-che parole, per cui non sempre rivelava quello po-che aveva in sé. Ma dallo scarno testamento si coglie la qualità interiore del suo animo. Egli si ricorda dei poveri motivando così la sua decisione: “quanto in possesso è frutto del lavoro pasto-rale e quindi della Chiesa e dei poveri”. Tale sensibilità, ci viene da immaginare, sia stata l’anima della sua vita sacerdotale. Non si trova alla fine della vita ciò che non era già presente e vissuto. Si è rivelato così un ‘buon amministratore’ delle cose preziose agli occhi di Dio: la Chiesa e i poveri.

Per questo ci viene spontaneo ritrovare don Giovanni tra quei servi che il padrone, tornando dalle nozze trova desti. Desto a custodire ciò che il Signore gli ha affida-to di prezioso. Allora è motivo di consolazione la promessa che troviamo nella para-bola evangelica, che vogliamo credere si stia realizzando anche per don Giovanni:

il Signore si cingerà del grembiule, passerà a lavare i suoi pedi impolverati nel cam-mino della vita e lo farà prendere posto al banchetto, insieme a tutti i suoi cari e al-le persone che ha incontrato e servito nel suo ministero sacerdotaal-le.

Documentazione